Peter Pan -James Matthew Barrie
Le stelle
sono belle, però non
possono partecipare attivamente a nessuna vicenda umana: possono
soltanto
guardare giù in eterno, sulla terra. E' una punizione caduta
su di esse per
qualche mancanza commessa tanto tempo fa e che ora più
nessuna stella sa quale
fosse.
Così le più vecchie, le colpevoli, sono diventate
occhiute e taciturne (il
linguaggio delle stelle è il loro continuo ammiccare), le
più piccole si
meravigliano di tutto e tutto vogliono vedere. In realtà non
sono molto amiche
di Peter perchè egli ha il deplorevole vezzo di giocare a
rimpiattino dietro di
loro e di soffiare sopra le loro fiammelle.
Ad ogni modo, si divertono sempre agli scherzi, perciò
quella notte
parteggiavano tutte per lui ed erano ansiose che gli adulti sparissero
dalla
circolazione.
Il
miglior
fantasy è scritto nella lingua dei sogni. È vivo,
proprio come sono vivi i
sogni…più reale della realtà, almeno
per un momento: quel magico momento prima
di svegliarsi.
Il
fantasy è
colorato d’argento e di scarlatto, indaco e azzurro,
ossidiana venata da
delicati lapislazzuli. La realtà è legno e
plastica, fatta di marrone fango e
triste verde oliva.
La
fantasia sa
di peperoncino e miele, cannella e chiodi di garofano, rare carni rosse
e vini
dolci come l’estate. La realtà è
fagioli e tofu, con cenere sul fondo.
La
realtà è un
centro commerciale a Burbank, il fumo di ciminiera a Cleveland, un
parcheggio a
Newark. La fantasia è le torri di Minas Tirith, le antiche
pietre di
Gormenghast, le sale di Camelot.
La fantasia vola sulle ali di
Icaro, la realtà
sulle South - West Airlines.
Perché
i
nostri sogni diventano tanto più piccoli quando finalmente
si realizzano?
Noi
leggiamo
il fantasy per ritrovare i colori credo, per assaggiare forti spezie e
udire le
canzoni cantate dalle sirene.
C’è
qualcosa di
antico e vero nel fantasy, che parla direttamente a qualcosa di insito
in noi:
al bambino che sognava, un giorno, di cacciare nelle foreste di notte,
di
festeggiare al di sotto di cave colline e di trovare un amore che
sarebbe
durato per sempre in qualche luogo tra il sud di Oz e il nord di
Shargri-la.
Tenetevi
il
vostro paradiso: quando morirò preferirei di molto andare
nella terra di mezzo.
Demoni
e meraviglie venti e mare
Lontano
di già s’è ritirato il mare
E
tu
Come
alga dolcemente accarezzata dal vento
Nelle
sabbie del tuo letto ti agiti sognando
Demoni
e meraviglie venti e mare
Lontano
di già s’è ritirato il mare
Ma
nei tuoi occhi socchiusi
Due
piccole onde son rimaste
Demoni
e meraviglie venti e mare
Due
piccole onde per annegarmi.
Il
tuo sorriso
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non
togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.
Dura
è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amor
mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino
al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela
della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.
- Pablo Neruda
"Se
per un istante
Dio si dimenticherà che sono una marionetta di
stoffa
e mi regalerà un pezzo di vita,
probabilmente
non direi tutto quello che penso,
ma
in definitiva penserei tutto quello che dico. Darei valore alle
cose,
non per quello che valgono, ma per quello che significano.
Dormirei
poco, sognerei di più, andrei quando gli altri si fermano,
starei
sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri
parlano
e come gusterei un buon gelato al cioccolato!!
Se
Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei semplicemente,
mi
sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio
corpo
ma
anche la mia anima.
Dio
mio, se io avessi un cuore, scriverei il
mio
odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole.
Dipingerei
con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di
Benedetti
e una canzone di Serrat sarebbe la serenata
che
offrirei alla luna.
Irrigherei
con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle
loro
spine e il carnoso bacio dei loro petali.
Dio
mio, se io avessi un pezzo di vita non lascerei passare un solo
giorno
senza dire alla gente che amo, che la amo.
Convincerei
tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e
vivrei
innamorato dell'amore.
Agli
uomini proverei quanto sbagliano al pensare che smettono
di
innamorarsi quando invecchiano,
senza
sapere che invecchiano quando
smettono
di innamorarsi.
A
un bambino gli darei le ali,
ma
lascerei che imparasse a volare da solo.
Agli
anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma
con
la dimenticanza. Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini!
Ho
imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna,
senza
sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata.
Ho
imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo
pugno,
per la prima volta, il dito di suo padre,
lo
tiene stretto per sempre.
Ho
imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro
dall'alto
al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono
tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non
mi
serviranno a molto, perché quando mi metteranno
dentro quella
valigia,
infelicemente starò morendo”
–GABO-
Lentamente
muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice
sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida
felicità.
(P. Neruda)
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