Ho scritto questa fanfic qualche anno fa, ma mi sono decisa a pubblicarla solo ora.
Ispirandomi al film del 2005 di P&P, ho pensato di raccontare la storia non dal punto di vista ben noto di Elizabeth ma attraverso gli occhi e le emozioni di Darcy, cercando di entrare nella sua mente e nel suo cuore mentre gli eventi gli si dispiegavano davanti.
Spero che vi piaccia! ^^

“Rendi la mia vita ordinaria, sai?” Affermò, rompendo il silenzio.
“Beh, grazie” Disse caustico, corrugando la fronte.
“Voglio dire” Gli picchiò il braccio con un colpetto sciacquettante.
“Voglio dire che sei esattamente quello di cui avevo bisogno. La cosa incredibile è che ho addirittura pensato di mettere da parte l’ ambizione, perché credevo di essere stanca di rischiare” Stava parlando da sola, come ogni volta che aveva una rivelazione improvvisa.
“Continuo a non capire come questo possa risultare ordinario” Ribadì perplesso.
“Dallo scorso maggio io sono stata in cerca di risposte” Cominciò, dopo aver riflettuto qualche istante per dare un senso compiuto al suo discorso.
“Quest’ ultimo anno mi ha svuotata, mi ha fatto desiderare profondamente di poter vivere una vita normale, addirittura banale, se avessi potuto avere in cambio un assaggio di tranquillità.
“Quando ieri sera mi hai stretto la mano, entrando in Sala Grande, ho capito che in realtà sei tu che calmi le mie paure, quelle vere. Sei tu che mi regali quell’ ordinario di cui ho bisogno”
Le sorrise, osservando il rossore delle sue guance diventare sempre più acceso.

Marlene si era ripromessa di non amare Sirius molto tempo prima, ma una parte di lei rimaneva ancorata al ricordo di loro due assieme.
Chissà perché, poi.
Forse era tutta colpa del suo sguardo, di quel modo che aveva di fissarla, come se vedesse realmente cosa c’era dietro quella maschera di indifferenza che lei portava ormai da tempo, per tentare, inutilmente poi, di nascondere ciò che provava davvero.
Dicono che gli amori impossibili, platonici o reali che siano, durino per tutta la vita, immutabili nello scorrere lento delle giornate.
Ma non se ne vanno, non ci abbandonano.
Non potrebbero farlo mai, perché diventano parte di noi, si stringono ai nostri cuori in un abbraccio tanto potente, da non poter essere mai sciolto.

"«Di', c'è qualcosa che non sai fare, Mago di Oz?».
Lui rise.
Missing Moment del primo "a me non importa niente", scritto per il prompt 072. Riparato della Big Damn Table.

Remus e Dora dopo il funerale di Silente, un MissingMoment che Zia Row avrebbe dovuto raccontare.
...Tonks, vedendolo crollare sul letto con il viso tra le mani, non potè trattenere un'espressione intenerita, sostituita subito dalla furia più nera.
Beh, l'ispirazione delle due e mezza di notte va ascoltata. Spero ne sia valsa la pena :)
Baci e tanti auguri per un magnifico 2010.
K.

Ricordi fragili ed indefiniti come nuvole; stralci di tranquillità che vedono protagonisti Lily e Harry.
1. Capelli
2. Bagno
3. Pianto
4. Bacio
Quarta classificata a pari merito al 'Come madre e figlio Contest' indetto da LyndaWeasley sul forum di EFP.

« James, sto crollando… » disse la rossa in una esplicita richiesta d’aiuto. Tremava dalla paura, dal dolore e dal bisogno di un abbraccio che sapesse d’amore. […] « Sono qui » rispose lui cullandola stretta a se. Non era una mera affermazione.
Era una promessa.
Ci sarebbe sempre stato.

Ho avuto l'idea per questa One Shot dal sesto libro, pag 300 capitolo "Un Natale Molto Gelato." dove la Rowling accenna a una bravata di Fred, che aveva tentato di fare un Voto Infrangibile con suo fratello Ron di cinque anni. Spero che la mia idea mi piaccia e di ricevere tanti commenti :)
"Prima devi riconoscerci!" gli ricordò Fred e Ron lo guardò in volto ancora più bianco di prima.
"Ma-Ma-Ma..." balbettò "è impossibile!"
"Orsù, fratellino, siamo i tuoi fratelli!" risuonarono in coro i gemelli.
"Ma... nemmeno mamma vi riconosce! Siete troppo uguali!" riprovò il bambino terrorizzato, continuando a fissare la caramella, temendo da un momento all'altro di veder spuntare delle zampe pelose che si dirigevano verso di lui.
"Così ci offendi!" riprese Fred.
"Abbiamo qualcosa di diverso!" Terminò George imbronciato.

Non le chiese di restare, non le domandò di tornare. Aveva menzionato argomenti di cui avrebbe voluto discutere con lei, ma non avevano parlato d’altro che della sua famiglia; domande riguardose, quasi banali. Si chiese che significato avesse quel comportamento. Teddy mugolò qualcosa stringendo i pugni minuscoli contro i bottoni che le chiudevano la veste alla gola e la tenerezza ammansì gli occhi di Andromeda, mitigando il dolore che urlavano in ogni momento tranne che posandosi su di lui, una tranquillità lenta e affossatrice.
Tornerai?- avrebbe voluto chiedere. Perdonerai mai?- ma rimase zitta.

-Dove vai?
Lui sobbalza al suono della mia voce, non si aspettava di trovarmi sveglio.
-Me ne vado, vado da James, da mio fratello..
-E io? Cosa sono io?- la domanda mi affiora alle labbra prima che io possa fermarla.
Lui socchiude la bocca, sorpreso per la malinconia nel mio tono.
Cosa sono io, Sirius?