-Si chiama Isabella...- disse Renée
-Bella...- replicò Edward
-Si è davvero stupenda- convenne Carlisle
-No...- insistette il piccolo -Isabella è troppo lungo... Bella basta...-

Una giovane ragazza, si risveglia dopo settantaquattro giorni dal coma, completamente priva di memoria.
Grazie all'aiuto del suo psicologo, il dottor Edward Cullen, riuscirà lentamente a ricostruire il suo passato, fino a scoprire una terribile verità sulla sua famiglia.
Una storia ricca di intrighi e colpi di scena che vi coinvolgerà e vi terrà con il fiato sospeso (spero).

“Resta. Ti prego, Bella. Resta. Non andartene. Non di nuovo. Resta. Resta con me.”
['Vicini, ancora' è il seguito di 'Vicini', una ff pubblicata dalla fine del 2009 all'inizio del 2010.]

- In patologia , un tumore (dal latino bla bla bla) o neoplasia (dal greco bla bla bla) è, nella definizione di tizio caio e sempronio, una massa anormale di tessuto che cresce in eccesso e in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo. - ridacchio sollevando lo sguardo dallo schermo del mio computer e puntandolo sull’ammasso di muscoli seduto sul mio letto che mi osserva con un’espressione contrariata - Peccato che io non abbia potuto utilizzare Wikipedia al posto di quei mattoni all’università, non pensi? Sembra tutto più semplice , avrei potuto dormire un po’ di più. Ricordi con che occhiaie andavo in giro Emm? - torno ad osservare la pagina web con ancora il sorriso sulle labbra.
Lui non risponde e so che non lo farà. Riesco a vederlo con la coda dell’occhio : seduto in una posizione rigida che continua a fissarmi. Lo ignoro e riprendo a leggere. Dopo qualche minuto di silenzio mi arrendo, punto i miei occhi nei suoi ed attendo. Mi trafigge ancora per qualche secondo con lo sguardo, poi finalmente parla.
- Dovresti smetterla. - questo è tutto ciò che dice.

Mi facevo il mio sonno in dieci minuti a botta durante il giorno, anche se, perfino allora tendevo a respingerlo. Era una cosa difficile da fare, e passavo i miei giorni in una nebbia letargica, ma era sempre meglio che sognare. Sogni pieni di colpi e graffi, urla e nascondigli, lividi e lacrime, e mostri che si nascondevano nel mio armadio aspettando il momento giusto. E questi erano quelli più piacevoli. Quelli della mia mamma, Renee, erano i peggiori. Il suo corpo flaccido e freddo sul divano in una pozza del suo stesso sangue. E i suoi occhi…
...
Proprio in quel momento, Brandon e il suo passeggero scesero dalla macchina e si avviarono verso l’edificio. Non riuscii a vedere la faccia del passeggero perché era nascosta dietro lunghi capelli castani che spuntavano dal cappuccio nero di una felpa. Immaginai che fosse la Cugina Pazza, o Ragazza Nuova. Sembrava trascinare i piedi pigramente mentre camminava verso la scuola.
Stavo per fare altre domande a Jasper sulla ovvia instabilità mentale della Ragazza Nuova, ma la sua attenzione era completamente fissata su Brandon. Sospirai e scesi dalla macchina, avviandomi a scuola.

Chiusero i fantasmi del passato all’interno di cassette di sicurezza. Non l’aprirono per molto tempo, cercarono sempre di scordare, dimenticare, andare avanti. Era difficile, ma ogni giorno quelle immagini si allontanavano, permettendogli di sorridere un po’ di più. Solo la notte restava il momento della giornata peggiore, il buio faceva da cornice perfetta a quei sogni carichi di rimpianti e paure. E anche il destino, che a volte si diverte a giocare e a fare male, prese di mira quel passato che volevano lasciarsi alle spalle. Tutte le cose, allora, si fecero difficili.
La cassetta di sicurezza si aprì, le emozioni esplosero e tornarono quegli incubi tremendi.
E mentre un uomo e una donna cercavano disperatamente di andare avanti con la loro vita, correvano, si agitavano, dimenavano le braccia e le gambe, quelle catene li tenevano lì, legati a quel passato, incatenati a immagini nere e paurose. E, come i fulmini che squarciano il cielo, tornarono anche le grida a spaccare i timpani, nel silenzio di una stanza buia.

Edward torna a casa dopo aver passato quattro anni come volontario in Afganistan.
Il suo ritorno, però, sconvolge drasticamente gli equilibri in famiglia.
Il rapporto tra lui e Bella, sua sorella, già minato da uno stupido gioco proprio prima che lui partisse per la guerra, rischia di trasformarsi in qualcosa di estremamente pericolo e sbagliato.
Si troveranno entrambi a far i conti con sentimenti nuovi, inopportuni, ma anche terribilmente profondi che li porteranno a scoprire, e al tempo stesso nascondere, segreti che mai avrebbero potuto immaginare.

Strinsi le labbra quando vidi chi stava entrando dalla porta.
Era Edward Cullen, che aveva un ranch per cavalli sulla Route 101. Era un tipo silenzioso che non si perdeva in chiacchiere. Sua moglie era morta qualche anno prima in un orribile incidente. Nell’ufficio sul retro c’erano delle foto di lui prima dell’incidente. Erano foto di gruppo prese al Ballo annuale dei Ranchers; me lo ricordo vicino alla sua bella moglie, sorridente.
Lo guardai camminare verso di me, mentre osservava gli scaffali ai suoi lati. Sembrava un uomo diverso.
Via gli abiti stravaganti e le fibbie lucide. Erano stati rimpiazzati da vecchi jeans e giacche a quadri. I costosi stivali di vernice che brillavano, perfino nelle foto, erano stati rimpiazzati da logori stivali da lavoro. La mascella una volta pulita e rasata era nascosta dalla barba incolta e i capelli erano arruffati, e gli scendevano sulle orecchie da sotto il suo vecchio Stetson.

Bella è la figlia di Charlie, il signore di Angels. Quando Edward, signore della Valley, città rivale da più di un secolo, la imprigiona per una strategia militare, Bella è decisa a resistergli ad ogni costo, combattendolo. Edward dal canto suo non è da meno, mal sopportando quella donna.
Ma cosa scegliere quando il cuore si mette in mezzo?

Accosta le sue labbra alle mie, ma non le unisce. « Posso provare una cosa? »
No. Vorrei gridare di no, che non puo' baciarmi. Che io non bacio nessuno, che odio baciare. Vorrei spostarmi, ma non lo faccio. Resto immobile. Lui lo prende come un sì ed annulla le distanze.
Appoggia la sua bocca sulla mia. Combaciano.
Poi scende, piano, morde l’interno del mio labbro inferiore, ed infine lo succhia. Io sono rimasta immobile.
Inerte.
Si stacca da me. Nei suoi occhi sono riapparsi i colori. Quelli veri.
Giallo ambra. Giallo di Napoli chiaro.
Blu polvere chiarissimo.
Verde menta, verde bambù.
« Avevi ragione anche stavolta. »
« Eh? »
« La panna ci sta decisamente bene con la cioccolata. » E se ne va.

Un uomo era in piedi davanti a lei, un uomo così bello che faceva quasi male guardarlo. Capelli ramati e brillanti occhi verdi su un viso cesellato di perfetta simmetria. E aveva … le ali.
Ali bianche con ampie piume. Si fletterono sotto il suo sguardo.
« Bella,» disse, la voce soffice e calda. Si inginocchiò e la prese su, tenendola contro il suo petto. Le avvolse attorno le ali, chiudendo fuori il vento gelido, chiudendo fuori tutto. Abbassò il suo bellissimo viso e la baciò. Bella chiuse gli occhi e lo accolse, schiudendo le labbra mentre la lingua di lui scivolava sulla sua. Forse era morta. Forse Jacob le aveva sparato ed era in paradiso. Ma si sentiva straordinariamente, scandalosamente viva in quel momento.

Edward è il re di una razza morente, il suo pianeta dilaniato dalla guerra civile. Bella viene rapita per diventare sua sposa. Da studente di college a regina ... potrà mai imparare ad amare questo strano personaggio e contribuire a salvare il suo popolo?

Afferrai un quaderno a righe dalla mia borsa e strappai alcuni fogli dalla metà. Tornai di corsa all’aria aperta e ripresi la mia posizione precedente, col cuore che batteva forsennato nel petto.Mordicchiai la penna. Cosa scrivere?Una frase d’effetto? Il mio indirizzo? Una storia?
Mmmm…no.Non avrebbe avuto senso scrivere nulla che non fosse stata la verità.Perché quante probabilità c’erano davvero che qualcuno la leggesse? Quante probabilità c’erano che finisse davvero tra le mani di un essere umano e non distrutta, incastrata tra delle rocce o tra le reti di qualche pescatore e gettata nell’immondizia?
Praticamente nessuna…Potevo essere sincera. Potevo essere me stessa, forse per la prima volta davvero.
Poggiai la penna sulla carta e iniziai.

Dal capitolo 3: -In realtà..- prende una piccola pausa prima di continuare e attira astutamente la mia attenzione. -Volevo farti una proposta..-
E da quelle parole so che non sarà niente di buono, so che mi condurrà a qualcosa di assurdo e impensato eppure voglio ascoltarlo lo stesso.
Resto in silenzio aspettando che continui.
-Tu hai bisogno di soldi, e io posso darteli-
-Non accetto i tuoi soldi-
-Lo so..- risponde in contropiede. -Non avevo intenzione di darti senza ricevere nulla in cambio..-
Non capisco e non voglio nemmeno pensare a quello che sta per chiedermi.
-Cosa vuoi?- lo anticipo cercando di capire il prima possibile.
-Te-

Chicago 1918. “Bella” La voce di papà mi riportò alla realtà. Lui era già sceso sulla banchina mentre io me ne stavo ancora ferma sul gradino.Sembrava euforico.“Vieni Bella” disse “Sento che questa città ti riserverà delle belle sorprese. Fidati di me.”Allungò la mano afferrando la mia. Rincuorata da quel gesto, scesi e lo affiancai, guardandomi attorno spaesata.
Ancora non sapevo quanto papà avesse ragione in quell’istante.
Avrei avuto presto una bella sorpresa; una sorpresa che aveva un nome.
Edward.