ma adesso, qui accanto a lui, potevo davvero giurare che quell’amore fosse folle, che Bella fosse ossessionata in modo sbagliato da lui, che non poteva esistere una tale dipendenza da qualcuno? Potevo giurarlo cazzo?? Ero così sicura che non fossi io stessa dipendente da lui? Che non avessi bisogno della mia dose quotidiana di Robert per vivere? Che non fossi ormai negativamente assuefatta alla sua voce, ai suoi gesti, al suo odore? E Comunque quanto sarebbe stato pericoloso per me se lui si fosse davvero rivelato essere la mia qualità preferita di eroina? Era sbagliato? Era inquietante? O era solo naturale?

Tutto ciò che avevo sempre considerato attraente in una donna, era in lei. Lo sguardo timido e profondo, verde intenso e luccicante, mi faceva sciogliere di tenerezza e curiosità. La pelle bianca sembrava finta e fragile, sottile come un foglio di seta, avrei dato di tutto solo per poterla sfiorare così a lungo da imprimerne il ricordo nella mente per sempre. Le labbra nervose, morsicate di continuo, erano di un rosso che implorava il peccato. Mi mandava in visibilio, con ogni gesto o parola. Eccitante, ecco la parola corretta per descriverla. O forse no … avrei dovuto considerare l’idea che ai miei occhi non era semplicemente eccitante. Sin dalla prima volta che l’avevo vista mi era entrata nel cervello, come un piccolo tarlo che si dedica al suo ramoscello legnoso, fino a corroderlo del tutto.

Carter, ventidue anni, occhi di ghiaccio e tante cicatrici sul cuore. Darleen, diciannove anni, una vita semplice alle spalle, piccole mani per accarezzare e labbra per lenire le ferite con i suoi baci. Quando due universi si scontrano ed entrano in collisione non importa quanto e quale sia il caos che avranno creato, non importa se gli atomi schizzano impazziti tentando di allontanarsi gli uni dagli altri,sono divenuti una sola unità e tale rimarranno.
“Non riesco …” mi interruppe “ non riesco a dirti come ci si sente, non riesco a spiegarti quello che realmente è, ma so che è come se ci fosse un ponte tra me e la gente e non devo attraversarlo perché se lo attraversassi non riuscirei più a tornare indietro. Ed io non posso permettermelo, non posso fidarmi di qualcuno perché è sbagliato. Ma con te è diverso, tu vuoi che io mi fidi, tu meriti che lo faccia. Ma nonostante mi sforzi, giuro, è difficile. Con te, per venire verso di te, cerco di attraversare quel ponte ma sono delle mura troppo alte quelle che ho innalzato intorno a me e a volte, mentre le demolisco, mi crollano addosso. Tutto ciò che voglio, tutto ciò che devo evitare, è che crollino su di te”.

Chi si dà all'altro come un soldato si dà prigioniero deve prima consegnare tutte le armi. E così privato di ogni difesa, non può fare a meno di chiedersi quando arriverà il colpo.(M. Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere)“E’ sbagliato” sussurrò accarezzandomi una guancia.
“Cosa?” fui solo in grado di dire.
“Questo amore che provo per te” rispose scendendo con la mano fredda lungo il mio collo.
“E’ amore, non può essere sbagliato” ribattei convinta allungando una mano verso il suo fianco per tenerlo più vicino a me.
Rimanemmo a guardarci negli occhi senza parlare.
Non respirava, lo sentivo. La mia mano rimaneva ferma sul suo fianco e la sua sul mio collo.
Poi, lentamente, inaspettatamente, iniziò ad avvicinarsi al mio viso, gli occhi più scuri, i movimenti estremamente misurati.
Mi baciò.
Le sue labbra si adagiarono sulle mie, fuoco contro ghiaccio, pietra contro carne, eppure non mi sembrò che esistesse nulla di più naturale di quel gesto.

Grazie” mormorai appena tenendo ancora le nostre mani attorcigliate.
“A te, Kris. Hai reso la mia vita meravigliosa e continui a farlo, ogni istante. A volte ho paura che …”
Mi sollevai sulle punte e lo baciai forte, imprimendo le labbra sulle sue e facendo sgusciare una risata dalla sua bocca.
“Smettila di dire cazzate!” mormorai senza allontanarmi.
“E tu smettila di dire parolacce davanti al bambino”.
Quelle parole mi colpirono forte per qualche secondo, ma non abbassai la guardai : prendendo un po’ di spazio e mettendo le mani sui fianchi “Rob, sarà anche mio figlio, ricordi? Imparerà prima a mostrare in dito medio e poi a salutare con la manina”.
Mi osservò preoccupato e serio, poi, con un tono estremamente autorevole ad assolutamente esilarante disse “Kristen!!”
Scoppiai a ridere non potendo contenere l’ilarità di fronte all’espressione sconvolta del suo viso “Rob! Ti prego, stavo scherzando”.

Nonostante io sappia perfettamente quanto stia sbagliando, mi sto inevitabilmente innamorando di lei.
E mi rendo conto che questa volta è per sempre. Ho già amato, ho amato tanto, non sono uno che si è mai tirato indietro in amore.
Ho sempre dato tutto me stesso, ed ho sofferto infinitamente, tante, forse troppe volte.
Ma non è mai stato come adesso!
Kristen mi è entrata dentro, scorre nelle mie vene, fa parte di me, dal primo istante in cui ci siamo visti a quel provino.
E io non posso che subire l’effetto che mi fa, rimanere inerme sotto il suo potere.
E sono perfettamente consapevole che mi ha stregato per sempre.
Questa è l’ultima volta che mi innamoro, perché non c’è più spazio nel mio cuore, l’ha invaso con la dolcezza di una gatta e la violenza di un esercito barbaro.(Cap 22)
“Esci da questa stanza ho detto” scherzi indicandomi la porta e fingendo un’espressione seria “Kristen Jaymes Stewart, per favore, non arriveremo mai in tempo se ogni volta che cerco di vestirmi tu mi spogli”.
“Perché? Non ti piace?” chiedo con la voce da gatta spalmandomi sullo stipite della porta della nostra stanza da letto.
“Certo che mi piace” rispondi esasperato “Per questo motivo adesso mi chiuderò in bagno, farò una doccia fredda e pretendo che tu mi aspetti giù in soggiorno”.
“Va bene” borbotto mordicchiandomi il dito.
“Kristen!!” mi richiami dopo qualche secondo “Intendiamoci! Devi aspettarmi vestita!”(cap 25)
La smetteranno quando ci vedranno di nuovo insieme, continuo a ripetermi, illudendomi che qualcuno possa capire quello che proviamo l’una per l’altro, quello che ci unisce. Ma finisce sempre male, perché il nostro mondo è crudele, a nessuno importa di nessuno, e ciò a cui tutti mirano è superare gli altri, avere più fama, più copertine, più paparazzi, più amanti attribuiti. Bene! Perfetto! Io passo! Lascio questo a tutti gli altri, a chi lo vuole. A me basta avere te. Forse mi reputeranno arrogante, presuntuosa, stupida perfino. Ho raggiunto tutto questo e non ne sono felice? Non era quello che volevo. Non che io rinneghi ciò che ho fatto o ciò che ho ottenuto, ma se è vero che tutto ha un prezzo, ed il mio sei tu: io non sono disposta a pagarlo.(Cap 29)

Non mi sentivo in colpa, né maleducata, se ogni tanto perdevo la pazienza ed esplodevo in qualche gesto non propriamente da signorina per bene. Tutti si sentivano in diritto di sbirciare sulla mia vita in qualunque momento, di farmi sentire in vetrina, come un fenomeno da baraccone od un animale al circo perciò che se la prendessero pure, io alzavo il dito, almeno questo restavo libera di deciderlo.

“Non volevo più vivere nel dubbio e ho provato a baciarlo. Mi ha allontanata capisci? Non ha voluto il mio bacio”a quel punto nuove lacrime iniziarono a bagnarle le guance.
Sorrisi abbracciandola forte e baciandole la testa “Nessie, non ti ha rifiutato perché è ancora innamorato di me”.
“E perché allora?”
“Perché sei troppo piccola per baciarlo!”
“Non sono troppo piccola! Approssimativamente ho dodici o tredici anni e lui ha smesso di crescere a sedici”.
“Diciamo anche che non è proprio così! Tu, senza approssimazione, hai cinque anni e lui ventidue”.
“Se la metti così non vale!”
“Se la metto così, tesoro, la metto bene, invece. Jake non può baciarti, nonostante tutto l’affetto che provi per te, non può”.
Mi guardò con i suoi grandi occhioni scuri pieni di nuova speranza “Ma pensi che un giorno, in futuro, mi bacerà?”
“Si, penso di si” ammisi un po’ scocciata da quella verità “E penso anche che quel giorno tuo padre sarà di pessimo umore”.
Scoppiò a ridere con la sua risata contagiosa “Si, lo penso anche io”.

( Cap 1 ) Ho sete ….
Sete di te mi incalza in questa notte affamata .
Ma resisto.
Con un movimento delicato ti avvicini di più al mio corpo.
Davvero troppo avventata piccola mia ...Ebbro di sete, pazzo di sete ….
Sete di metallo ardente che penetra nella mia gola riarsa …
Sete di radici avide che percorrono il tuo corpo pallido ….
(Cap 2)E in un attimo ogni cosa che è stata adesso non è più … tutto ciò che esiste … tutto ciò che sento … non è ciò che ho mai sentito … è nuovo … un mondo mio … l’ho costruito con fatica e devozione e oggi lo tengo tra le mani.
(cap 3)Osservo il tuo corpo di donna immerso nell’acqua, le bianche colline dei tuoi seni rigonfi, le sfioro con la punta delle dita, sono così morbide …
Le cosce magre, pallide, appena dischiuse, le tocco, sono così calde …
Salgo più su, il tuo ventre pieno di una vita sbagliata.
Noi, quelli d'allora, già non siamo gli stessi.
( Cap 5 )Con il tuo profumo e la tua mente muta sei giunta fin qui per farmi scontare tutte le vite che ho reciso e senza fine io t'odio, e odiandoti ti prego di starmi tanto lontana, ma non più d’un palmo per cortesia, perché non sopporto non averti.
(cap 6) E allora forse, anche se non mi è dato sapere, credo di aver capito cosa popola i tuoi sogni, io.
E un’emozione mi coglie, felicità. La felicità di sapere di essere amato.
Mi ami, con la disperazione e la forza di un Dio. In questi momenti ti temo, temo
l’impossibilità di vincerti, perché non posso, perché non voglio.
(cap 7)“Sposami”dico nel vento. Confessando alla Terra la mia folle passione e l’amore smisurato.
E di colpo ti rattristi, come un viaggio che la tua mente ha attraversato lasciandomi solo con te vicina.
“No” rispondi amandomi con le mani.
“Sposami” ripeto guardando i tuoi occhi scuri.
“E’ escluso”.
Il tuo bacio è per me accogliente come una vecchia strada, ti popolano echi e voci nostalgiche del racconto di una vita troppo lontana per avere dei contorni netti e delineati.

E'la storia che S. Meyer ha scritto in new moon però raccontata dal punto di vista di Edward. Ero troppo curiosa di scoprire cosa è successo a lui in tutti quei mesi in cui ha vissuto senza Bella. Spero che vi piaccia. Strinsi più forte le mani intorno al volante, la velocità della macchina aveva raggiunto i suoi limiti, ma non mi soddisfaceva. Tutto in me gridava di tornare indietro, tutto tranne quella parte di me che l’amava più di ogni altra cosa al mondo. La mia Bella, la mia piccola umana. La ragazza che mi ero prefissato di proteggere! Che ingenuo! La mia natura non mi permette azioni positive, non mi permette di fare alcunché per espiare il peccato di essere un sopravvissuto. Tutto ciò che posso, tutto ciò che devo, è andare via da lei prima che sia troppo tardi. “Dio” imprecai con il petto scosso da asciutti singhiozzi “Dio te ne prego donami almeno le lacrime” urlai.

Quando entrai dentro quel piccolo edificio, l’odore umano mi fece soffrire, ma rimasi colpito da un particolare, una piccola donna, forse anzi solo un‘adolescente in erba, si dirigeva verso il bancone con dei passi di danza meravigliosi. I suoi capelli corvini, molto corti e scombinati si muovevano in modo leggiadro insieme a lei. Ancheggiava sinuosa, ma non provocante. Era magrissima e piccola, vidi gli sguardi curiosi di tutti su di lei. La curiosità di vedere il suo volto mi aveva fatto dimenticare anche la sete. Rimasi imbambolato davanti la porta di quel locale, feci un passo avanti per far richiudere la porta dietro di me quando mi accorsi che molte persone mi stavano osservando curiosi. Il suo volto si illuminò quando mi vide e mi corse incontro gettandomi le braccia al collo “ Jasper … finalmente”, accolsi il suo abbraccio ponendole una mano sul fianco minuscolo. Affondò il suo viso nel mio collo per un secondo. Si sciolse subito dall’abbraccio, un po’ vergognata. Abbassai il volto per delicatezza e le chiese curioso “Scusa ci conosciamo ?” e abbozzai un sorriso. “Lo so ma dammi un po’ di tempo, prova a capirmi”. Vidi il suo viso contrarsi in un smorfia di tristezza, gli occhi vagare al di là di quel momento che stavamo vivendo. Non so perché ma la tristezza su quel volto bellissimo mi ferì, non potevo non darle ascolto. Continuò, timida come non era ancora stata “ Quello che vorrei tu capissi è che fino ad oggi ho vissuto aspettandoti, sei tutto ciò che credo di sapere del mio futuro, dammi una possibilità, te ne chiedo una soltanto, e se ti deluderò potrai reputarmi folle e lasciarmi qui, di nuovo sola”.