Ecco un esempio di capitolo in cui Manila legge, arriva all’ultimo rigo e dalla sua faccia scompare ogni tipo di espressione. No, non intendo dire che è brutto, semplicemente non mi aspettavo nulla di simile.
Fin dalle prime battute stuzzichi la mia curiosità, perché mi sono sempre chiesta in che modo quei due si siano conosciuto nell’universo di Cheats. L’unico indizio che ci dai è che il legame si è instaurato man mano e non all’improvviso, tipo colpo di fulmine. In continuità con il discorso dell’integrarsi è quello del contatto visivo che non viene mai a mancare: Aerith non perde mai di vista i suoi occhi celesti e sembra accarezzarlo di continuo con i suoi. Non è un semplice osservarsi, ma proprio guardarsi e toccarsi, un contatto che va ben oltre quello tattile. E guardarsi negli occhi significa scoprire l’anima di chi si ha davanti, forse è per questo che si ha l’impressione di maggiore intimità ed è chiarissimo che il loro legame è un particolare incontro di anime.
“Quei pensieri si stavano consumando in un letto sfatto e logoro degli scotti da pagare”
Ritorna il motivo del “letto sfatto”. Forse è una cosa che noto solo io, eppure quello “sfatto” non fa altro che suggerirmi l’ennesimo tentativo di ricostruire un equilibrio fallito. In pratica Aerith e Cloud giacciono sulle rovine dei tentativi falliti, quasi incuranti di cosa ciò potrebbe comportare. Fatto era il letto in cui il ragazzo ha cercato di voltare pagina, lo era anche quello in cui cullava i suoi pensieri verso Aerith mentre Tifa scopriva di aspettare un bambino. Ogni passo avanti viene fatto calpestando macerie di se stessi e dei loro affetti, ma mi chiedo quanto possa essere solido un nuovo palazzo costruito su una base tanto friabile. La scelta dei vocaboli è sublime, come al solito.
Noto anche un sorta di contrapposizione di temperatura, correggimi se sbaglio:
“Erano a bagnomaria in una coltre di pensieri densi e freschi” oppure “Cloud era fin troppo accalorato” , o ancora “ punta gelida del suo naso contro la sua guancia”, un po’ come dire che la situazione si “scalda” e i personaggi trovano refrigerio nei gesti dell’altro.
La scena è molto, molto sensuale, con delle carezze innocenti che nascondono quella che hai giustamente definito “latente bramosia” tra “interminabili fremiti di piacere”, quelli di Aerith, e “borbottii masticati e sgrammaticati”, ovviamente usciti dalla bocca di Cloud. Un vero e proprio amplesso di sensazioni che si mescolano in modo del tutto mentale, l’apoteosi dell’amore platonico ( pensavo ci sarebbe stato un ulteriore passo ma, ovviamente, Columbrina è buona ma non è fessa …).
Continuando sulla stessa riga, abbiamo un Cloud nudo, anzi, messo a nudo, perché non ‘è nulla di peggio che mettersi a piangere per uno come lui. Si è mostrato per quello che è, si sente uno straccio ma Aerith corre il suo soccorso quando glielo fa notare, perché credo che non abbia mai visto nulla di più bello di quelle lacrime che sono uscite proprio da quegli occhi in cui specchiarsi è difficile per chiunque.
Lo scambio di battute suggerisce lo sconfinamento in territori più che proibiti che il dialogo cerca di evitare in tutti i modi. Nessuno dei due è capace di stare al loro posto, ma non è solo una questione fisica, ormai ci sono dentro fino al collo e lo sfiorarsi delle labbra è solo l’estensione di ciò che nella loro testa è ormai già avvenuto. Mi piace la consapevolezza di Cloud rispetto al fatto che in Aerith si trova tutto tranne l’ingenuità, mi da l’impressione di una persona che vuole assaporare un cibo caldo ma senza scottarsi la lingua. La fioraia, dal canto suo, gioca bene con le sue capacità.
“Noi cosa, Strife? Cosa intendi per noi quando parli di me e te?”
“La stessa cosa che intendi tu”
Come il gatto col topo …
“Aerith impiantò il suo sguardo smeraldino ancora più profondamente e penetrantemente nel suo”
Fare l’amore con gli occhi, è proprio il caso di dirlo. E’ inutile cercare di non sconfinare, ormai è troppo tardi, perché anche solo ammettere l’esistenza di un legame speciale significa “tradire”.
“Se ci intendessimo allo stesso modo saremmo già finiti a letto insieme, non ti pare?”
Ci sono già finiti senza rendersene conto. ..E il cappuccio non è rosso a caso, perché Aerith, da buon lupo quale è, certi segni riesce a leggerli meglio di chiunque altro. Sedotta, seduttrice, ormai sono talmente invischiati e mescolati che i ruoli sono del tutto saltati.
Gli occhi cedono il posto all’intreccio di mani, un contatto decisamente più concreto, un abbattimento totale dei famosi confini da non superare. Di nuovo abbiamo “auspicati gemiti, piaceri ininterrotti, e contatti labili”, respiri sul collo, pesi che si sovrappongono, corpi che si attraggono e l’unico vero limite superato restano le mani. L’ultimo gemito di piacere da parte della ragazza e poi la descrizione di un Cloud affaticato, sudato che interrompe il contatto dei corpi e si ritrova seduto e quasi spaventato. Per me è una specie di amplesso platonico, punto.
Il contatto è perso del tutto? Certo che no, perchè gli occhi si cercano di nuovo, quindi le anime si rincontrano nel loro personalissimo spazio chiuso.
Quel “siamo guariti” a mio parere ha una lettura diversa da quel che può sembrare. In una prospettiva diversa lo sono davvero, se teniamo conto che la lontananza, il limitarsi, l’escludersi a vicenda dalla vita dell’altro, il negare di quell’amore avevano come conseguenza uno stato di patologica malinconia. Accettarsi e accettare il legame che li unisce significa guarire, però solo all’interno del loro spazio, perché al di fuori sono belli e fregati.
Gli ultimissimi righi confermano quanto pensavo del letto, quel luogo di cose infrante su cui, ogni volta, si cerca di ricostruire sogni e speranze.
E dagli occhi si ripassa alle mani, perché sono guariti dentro, ma fuori sono irrimediabilmente malati.
Quella bolla comincia a farsi sempre più grande e le pareti si stanno rafforzando …
Sorellina, mi aspettavo un bacio, lo ammetto, ma come al solito sono un’illusa. Il prossimo capitolo potrebbe essere devastante, perché abbiamo lasciato a casa da soli Zack e Tifa, e quei due dell’amore platonico non sanno che farsene. Tuttavia stiamo parlando di te e della tua penna, quindi non do nulla per scontato.
Non vedo l’ora di leggerlo e scusami se il commento è arrivato così tardi.
Ti abbraccio forte e sii buona con me, ho una certa età e mi farai venire un infarto, lo sento!
Bacini.
Manila. |