Recensioni per
Solanum XXIV
di _ivan
Lascio la recensione anche qui almeno possiamo partire per la montagna tranquilli, senza che mi stretti per tutto il viaggio d'andata con questa storia del 'non mi fai mai sapere cosa ne pensi, sei brutto e cattivo'. Poi non dire che ti odio. |
L'amicizia che mi lega ad Ivan ed il fatto di sapere già in anticipo che se la prenderebbe a morte mi impongono di dire che questo non sia tra i miei racconti preferiti (ndr. tanto non è vero), e che lui sia mooooolto più bravo di te. |
Carina la trovata delle coordinate! Peccato che in india non si vedano bene le cose (non hanno la street view?! ma che razza di paese troglodito è?!?!). Certo, non che si possa dire che è una narrazione alternativa come quelle che avevi presentato tempo fa (come Ignoti e altre cose simili), ma è pur sempre un'idea originale che potrei benissimo rubare nel caso in cui mi dovesse capitare di scrivere qualcosa. Mi piace molto il fatto che tu abbia affrontato le stesse tematiche sia per Shivani che per Shaniqua, presentando oltre che due atteggiamenti diversi di vivere la gravidanza, anche due visioni diverse della religione: da una parte quella occidentale, che reputiamo più civile ma che paradossalmente è molto inquinata dai suoi stessi rappresentanti, e dall'altra la religione orientale, che non sempre è sinonimo di incivilità ma che è anche in grado di fornire spunti per ottime riflessioni sui valori della vita. E poi parliamone, chi non avrebbe fatto come Shaniqua? Sti gran cacchi! |
Penso che troverai la mia recensione e quella di Ely79 squisitamente complementari. |
Okay, è la terza volta che tento di lasciare la recensione. Vediamo se osano ancora interrompermi... |
OH MIO DIO è stato bellissimo! Non ti immagini che emozione e che paura, ma sì, sono sopravvissuta, e ne vado molto fiera u.ù sono pronta per un'apocalisse zombie direi! Tanto per, ti dico le mie scelte: innanzitutto, ho optato per il personaggio scavezzacollo XD perché sì, insomma, ecco, mi ispirava assai. Ed ecco i numeri dei paragrafi che ho seguito: 1, 6, 15, 12, 23, 3 ed infine 19 ^^ no, sul serio, sei un genio. Non scherzo. Questo genere di racconti funziona perché soddisfa il lato egocentrico di ognuno di noi, voglio dire, chiunque ama sentirsi protagonista, e non c'è nulla di più emozionante dello scoprire come va a finire una storia della quale siamo noi stessi protagonisti. Insomma, chi non terrebbe a sapere se alla fine vive o muore? E come questo accade? Io comunque non so che pazienza e che fantasia devi avere per scrivere qualcosa del genere, io non so se ne sarei mai capace, ma mi hai fatto venire voglia di tentare! Magari tra un po' però eh. In caso ti farò sapere e ti manderò il link del mio personale "Racconto Game" :D eee che altro? Ah, sì, hai uno stile di scrittura che mi piace molto: sempre curato, grammatica e sintassi perfette, impaginazione, tutto apposto in una maniera inquietante. Potresti essere un serial killer. Ok, ora la smetto con le ca**ate e ti saluto, al prossimo racconto^^ e scusa se ci ho messo tanto tempo a recensire questo, ma non sono stata molto al computer ultimamente. |
Maratona Solanum, Round…round…uhm, oh ho perso il conto. |
Questo capitolo è stato...emozionante. Sì, decisamente emozionante. Il non sapere nomi, luoghi, la totale assenza di paesaggio invece che stranire creano una sintonia strana, intima, che fa seguire col cuore in gola le righe come una corsa man mano più sfrenata. Nell'assenza di ogni cosa, 'loro' diventano i nostri occhi e le nostre orecchie, lettori in balia si quelle virgolette aperte ad ogni riga. Credo che ognuno si sia infine identificato in loro, nella paura, rassegnazione, lotta alla sopravvivenza.Pur non sapendo chi siano (e forse proprio per questo), provo una fortissima empatia per queste due anime disperse e lasciate a loro stessa, quasi senza speranza (quanta morte nella frase «Magari a Denver…», «È fuori discussione. Le città vanno evitate.», «Perché? Magari qualcuno…», «No. Nessuno.», «Ah. Capisco.»!) |
Un inizio che lascia il segno, senza dubbio. |
Sto ancora cercando un modo corretto di pormi, di manifestare la mia impressione in modo adeguato. Diciamo che sono parecchio ammirato. Insomma, hai una capacità di "tagliare il testo con l'accetta" che non ho riscontrato in nessuno dei racconti precedenti (lasciamo perdere il mio, per evidenti problemi di autoreferenzialità) - non voglio dire che questo lavoro sia superiore agli altri per la precisione chirurgica con cui è stato steso, ma personalmente è quello che ho apprezzato di più, finora. |
Ma come? Dovrebbero essere le mie storie a fare paura, non le mie recensioni! |
Crudo. Direi che è il termine più adatto a definire il contenuto della cassetta. |
la mia valutazione è piacevolmente positiva =). e' sicuramente un racconto fresco(mi vien da ridere a definire un racconto sugli zombie "fresco" ahah ma dopotutto qua gli zombi sono una cornice più che un soggetto) stilisticamente molto pulito e scorrevolissimo. Leggendolo mi echeggiava dentro una sensazione di biancore, come una sorta di limbo dantesco, una senso sospensione generale e una atmosfera luminosa. Non che tratti di argomenti semplici, anzi tutt'altro, tuttavia i mondo di narrarlo, e soprattutto l'introduzione finale del personaggio di Max(ma anche della nonna sorridente) conferiscono una pace(eccola la parola!) a tutto quanto. |
Che dire Ivan (muahahha già, dopo SECOLI stai leggendo una mia recensione. comunque, stavo dicendo:) hai centrato il bersaglio. sarebbe superfluo elogiarti, dopo tutte i complimenti che hai ricevuto? ma certo che no, so benissimo che ti piace gongolare come un matto al suono delle nostre recensioni positive, quindi: diavolo ivan, questo racconto credo che abbia definitamente sancito la tua grande abilità come scrittore(come se ce ne fosse mai stato bisogno(si questa è una lisciata del pelo del tutto gratuita ma ci sta ahah sei stato davvero bravo)). la narrazione procede sempre fluida, vivida, emotiva. il comportamento dei bambini è ottimamente descritto e caratterizzato. e la conclusione....la conclusione è F-A-V-O-L-O-S-A. =D. |
Che schifo. |