Recensioni per
Storia di un debole
di letyourcolors_burst
Interessante la parte in cui il vecchio di rivela più ostico del previsto, riuscendo a sconfiggere l'agilità con l'astuzia per poi addivenire a un accordo che bene o male dovrebe basarsi sulla mutura utitlità per le parti in causa, mi sembra comunque un po' strano (sempre che il racconto del vecchio corrisponda al vero) che in quasi un quarto di secolo di permanenza colà non abbia trovato traccia di abitanti "indigeni", di qualsiasi tipo e natura possano essere (forse vivono su un piano di esistenza diverso da quello del mondo di fuori, ma in tal caso lo dovrebbe essere anche la loro città, che invece sembra essere di natura indubbiamente fisica, oppure questo è solo una specie di gioco che hanno, ovvero catturare esseri da fuori e vedere come si comportano in quella realtà) o altri sventurati in qualche modo attirati dalla strana "forza" che poi li imprigiona se non fosse per quella specie di "libera uscita" che quel mondo, a mo' di essere senziente, concede ai suoi ospiti involontari. |
I due protagonisti sembrano molto arguti e intelligenti, forse per questo sono riusciti a trovarsi nonostante alcune difficoltà iniziali non propriamente marginali, credo proprio che ne avranno un bisogno estremo, dato che si trovano a che fare con qualcosa di così apparentemente vicino eppure radicalmente diverso. |
Mi è parso di capire (ma potrei anche sbagliare) che la virtù (intendo qui non in senso solo morale, ma proprio come trasmissione all'italiano del latino "virtus") della ragazza sia qualcosa di famiglia, il modo in cui i suoi genitori non entrano nelle vicende sentimentali della ragaza ha un che di ammirevole, specie se si pensa a cosa è avvenuto qualche settimana prima, non saprei dire se altri genitori sarebbero stati contenti di vedere che il ragazzo che sia pur suo malgrado in quella maledetta faccenda vi era entrato non dico continuasse a vedere la figlia, ma anzi ne dividesse la stessa città. |
Una delle parti che più mi ha incuriosito di questo capitolo è stato proprio l'inizio, che mostra come la vitalità dei due protagonisti sia stata piegata ma non spezzata, anzi mi sembra (ma potrei anche sbagliare) che in due settimane siano riusciti se non a tornare alla normalità (che sarebbe estremamente difficile dopo quanto avvenuto), almeno a non piangersi troppo addosso, del resto credo dipenda anche dall'ambiente, in un quartiere di periferia di una grande città (davvero una bella scelta stilistica dire che il quartiere dove abitano è molto distante dalla Londra "bene" e conosiciuta dai turisti o comunque che fa parlare di sé al mondo, ma la capitale inglese come qualsiasi altra città del globo non ha solo questo lato luminoso...) o si affina l'istinto di sopravvivenza oppure si soccombe, e questo sembrano averlo capito perfettamente le interlocutrici del protagonsta, che con un'arguzia e una saggezza che a lui sono ancora sconosciute gli fanno capire che non è cosa per lui pensare agli altri, specie se questi sono incancreniti nel loro mal fare, ma pensare a sé stessi (visto non come egoismo, ma come via per uscire da una situazione di vita incresciosa e insostenibile) magari in compagnia delle persone giuste. |
Se posso esprimermi con una metafora, questo capitolo mi sembra simile a un uccello ferito che viene soccorso e rimesso in grado di volare, ma mentre sta per spiccare il volo arriva una scarica di pallini peggiore della prima, oppure si potrebbe pensare al famoso proverbio sugli "amici" che possono essere più pericolosi dei "nemici" (ma il tanghero in questione non poteva essere definito tale, se non con molta buona volontà), o ancora alla banalità del male o come possono avvenire casi da cronaca nera nelle periferie degradate delle grandi città, dove il contatto umano e la solidarietà diventano beni sempre più aleatori e dove i simboli dell'ordine costituito (in alte parole, la polizia e l'ambulanza) arrivano quando ormai non c'è pù nulla da fare se non stilare dei referti. |
A mio parere, hai operato un'ottima divisione strutturale nel capitolo in oggetto, a parte il momento dell'incontro finito con i soliti prevedibili risultati (anzi stavolta più gravi del soltio se si è dovuto ricorrere alle prestazioni ospedaliere) il testo è strutturato come una scena agonale tra i due ragazzi, tra uno che non è un pavido che pensa solo a disperarsi contro il destino cinico e baro (come dice non lo fa per divertiesi, ma evidentemente non è tagliato per il Fight Club..., a meno di non fare lo sparring partner o per usare un termine caro al wrestling, il jobber) ma che non riesce a guardare nemmeno oltre il proprio naso (fin quando è integro...) mentre dall'altra parte la ragazza cerca di farlo rinsavire dai suoi propositi, a prima vista tale suo filosofeggiare potrebbe essere preso per le parole di chi vive un'esistenza più facile rispetto a quella del suo interlocutoe, o ancora per un caso della famosa (e famigerata) sindrome della crocerossina, ma credo che alla base del suo agire vi sia qualcosa di più profondo, anche dei sentimenti che evidentemente prova per il ragazzo, si tratta o dovrebbe trattarsi della sua forma mentis, un modo di guardare la vita decisamente invidiabile, un ottimismo di fondo che specie nei momenti di crisi è raro da trovare. |
In primis grazie per la segnalazione ;) |
Bellissima!!! E' la seconda storia che leggo, e mi ha colpito tantissimo, credo che Austin ed Avalon formino una coppia fantastica!!! |
oddddddiooooo! |
oh mio dio... questa storia è troppo toccante. |
devo dire che sono quasi colpita. |
devo dirtelo: la tua storia è una delle più toccanti, profonde, piene di significato e meglio scritte che io abbia letto... |
Ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!!!!!!!!!!!!!XDXDXDXD
Piacere io sn dayana :3
La tua ff è stupenda *^*
finirà di sicuro fra le mie preferite!!!!!!!!!!!!!!!!!!!XDXDXDXD
L'adoro *---*
Non vedo l'ora che tu aggiorni :))))))))))
Sciau e a presto!!!!!!!!!!X3X3X3
Daya :)))))))))))))))
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