Recensioni per
Notti agitate
di Chevalier1

Questa storia ha ottenuto 107 recensioni.
Positive : 107
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
14/07/23, ore 19:49
Cap. 16:

La notte di Saint Antoine è stata per Oscar una delle più pesanti ed angosciose in assoluto, ma anche la più importante della sua vita, quella in cui ha fatto finalmente i conti con sé stessa arrivando ad intendere quello che per André era invece chiarissimo in partenza.
Quando Oscar ha sofferto per Fersen si è verificato una specie di corto circuito per il quale la fuga dalla sofferenza è stata un andare a ritroso. Il giorno prima dello strappo era stata espressa come un desiderio di fuga verso gli anni dell'inconsapevolezza, quando ancora "poteva essere convinta di essere un maschio". Ma poi si rende conto che gli anni dell'infanzia sono passati ed allora dalla regressione passa all'involuzione, parlando di conflitti di guerre, perfino di uccidere... Ed è lì che André inzia a perdere il lume, disperandosi quando si vedrà addirittura aggredito.
Pare che Oscar per maturare abbia bisogno dei traumi. In una vita dove tutto è fissato e tutto quello che ci si aspetta da lei è già chiaro un partenza, deve essere almeno il senso della perdita quello che la smuove e le fa fare i conti con sé stessa. Oscar non è un personaggio che cresce in modo linenare, ma mi fa a gradini, salendo faticosamente e talora dovendo scendere per prendere una nuova rincorsa.
In questa tua opera il rapporto con il generale è molto più franco e disteso sotto molti punti di vista. Il generale interviene spesso come un sostegno postumo, una specie di mentore che adesso, con Oscar ormai adulta, interviene ex post a mettere un suggello ai fatti occorsi.
Io, come sai, l'ho immaginato più conflittuale. Mi hanno detto che il mio generale Jarjayes assomiglia più a quello del film di Demy (altero, distaccato, snob ed infinitamente più classista, ma così mi occorreva) che non a quello dell'anime. Però io non lo farei sedere a tavola a gustarsi una zuppa dopo aver diseredato di fatto la figlia ed aver duellato con lei e con André. Quello no.
Ma questo tuo generale mi piace parecchio, mi è piaciuto anche in precedenti notti agitate e penso che mi piacerà ancora se lo farai apparire.
Ma nel futuro, quale notte agitata ci attende? Quella delle lucciole? Sarebbe una notte agitata anche quella, sebbene si tratterebbe di una agitazione gioiosa. La procellosa trepida attesa (per citare Manzoni) della scoperta che il sentimento di André è ancora intatto e la felicità di potervisi affidare per intero. Quale meravigliosa agitazione sarebbe mai quella per due anime che finalmente possono ritrovarsi?
Ma ovviamente, taccio ed attendo.

Recensore Master
08/07/23, ore 16:25

Altri che "notti agitate": qui abbiamo un "dopo duello agitatissimo"! E così, riempiendo i vuoti dell'anime, tu ci mostri che cosa sia accaduto dopo il mitico scontro con Alain sotto la pioggia. E certo delle varie versioni di Andrè, quella nei panni di infermiere è la più inedita, e, a quanto pare dalla reazione di Alain, anche la meno efficiente; e tuttavia, beh, io una chance per farmi medicare da lui gliela concederei! Grazie per questo capitolo, che arricchisce con plausibilità e delicatezza la storia originale! A presto, D.

Nuovo recensore
03/07/23, ore 06:22

Davvero bella e ben costruita questa notte agitata. Ci fai vedere Oscar in tutta la sua correttezza, intelligenza e, soprattutto, carattere... Non tentenna, non gira intorno alle cose, non si fa supplice, ma tira fuori testa, cuore e "attributi". Bellissima la scena di André che medica Alain

Recensore Junior
02/07/23, ore 15:20

Mi è piaciuta veramente molto questa notte agitata con una Oscar che, di concerto con il colonnello D’Agoult, pianifica una scappatoia ben differente per il povero Lasalle, facendo in modo che essa sia ben più che una mera concessione dal potere costituito con il quale pare che Oscar voglia giocare quasi alla pari. Quanto a D’Agoult, siamo felici dello spazio che gli concedi, essendo un personaggio che purtroppo resta molto sullo sfondo nell’anime, il che è stato veramente un peccato – se solo la produzione avesse concesso dello spazio in più…
In quest’episodio tu rimedi a tutta una serie di “buchi di sceneggiatura” e di cambi di scena un po' troppo repentini non da poco, cambiando modernamente le carte in tavola, ma in un modo provvido e ben calibrato. Mi ero sempre chiesto come mai il povero Lasalle fosse stato individuato tanto velocemente e portato in prigione con una incriminazione così netta da fargli rischiare la condanna a morte per impiccagione. Che Oscar non avesse fatto la spia presso le più alte gerarchia nessuno l’ha mai pensato. Qualche talpa di quelle che per pochi spicci si vendono anche la loro madre? Plausibile. La maggior parte di noi avrà fatto ricorso a questo stratagemma: un commilitone infedele e dalla gola profonda per denaro al soldo di qualche ufficiale sadico e corrotto. Un po’ debole e vaga per la verità, ma eravamo piccolini a quel tempo.
La tua soluzione è invece molto più forte perché, come sempre, introduci degli elementi di realtà dalla logica stringente. Il numero di matricola non abraso dal fucile permetteva benissimo di individuare il latore dell’arma. Lo snodo da te immaginato ha altri due innegabili pregi. Da un lato si stabilisce un rapporto con il colonnello D’Agoult che crea il presupposto di un di un'empatia assai più significativa, ma soprattutto meno arbitraria; infine abbiamo una Oscar che di fronte al Generale Bouillé ha una carta in più da giocare che può mettere sul tavolo verde, senza che si presenti in pratica supplice al suo cospetto e con il cappello in mano a chiedergli di esercitare la sua influenza per salvare un soldato semplice. Per altro assai difficilmente Bouille si sarebbe smosso. Questo riequilibrio dei rapporti e la maggiore ricchezza di dettagli che si porta appresso conferisce un notevole spessore e ci restituisce una protagonista che oltre che abilità, agilità, doti guerriere, nobilità, lealtà e coraggio, usa anche anche la testa e lo fa molto bene, rendendosi non solo una figura eroica da venerare, ma un essere umano da apprezzare a ragion veduta (e da amare, a chi si da il caso che ne abbia buona ragione, sia per destino che per affinità profonda). La cosa bella è che su questo tuo cammino narrativo, stai disseminando una serie di elementi che conferiscono ad Oscar tutto quello spessore che da sempre le abbiamo riconosciuto, ma con una ancora maggiore ricchezza e con una serie di ragioni profonde in una narrativa pienamente adulta e completa. Al di là della estrema piacevolezza della lettura, questo è veramente un eccellente lavoro.
(Recensione modificata il 03/07/2023 - 12:37 pm)

Recensore Veterano
02/07/23, ore 14:02

La nostra oscar coraggiosa e leale . Ha affrontato bulle con scaltrezza e coraggio , dicendogli chiaro quello che lei pensava sia di suo figlio che di lui . Ha salvato lasalle con una furbizia che non tutti si possono vantare e adesso anche il rancio uguale ai suoi soldati . Bellissimo capitolo a presto

Recensore Master
02/07/23, ore 12:43

Oscar ha mostrato acume ed intelligenza nel risolvere la questione di Lassalle, anche grazie all'aiuto di preziosi collaboratori. Bouillet invece è sempre il solito..

Recensore Master
02/07/23, ore 12:26

Veramente molto, ma molto bella, cara Chevalier, la trattazione dell’episodio della scomparsa del fucile di uno degli uomini di Oscar. Con la tua narrazione così pulita e puntuale abbiamo potuto apprezzare davvero, in tutta la sua completezza, le varie azioni che si sono svolte e che hanno portato all’epilogo che conosciamo, cioè il salvataggio del soldato Lassalle. Hai costruito un intreccio che ci ha fatto assaporare ogni istante della vicenda, nonché tutta la tensione sottile che era venuta a crearsi in quel frangente, che avrebbe potuto concludersi in maniera drammatica. Hai dato corpo ad una vicenda che nell’anime è forse passata troppo in fretta per cogliere tutte le sfumature e i colori che tu invece sei stata in grado di donarle.
Abbiamo potuto vedere la grinta con la quale Oscar ha affrontato l’intera situazione, dapprima con lo scontro con Alain, il quale non gliele ha mandate a dire e l’ha sfidata in duello sulla piazza d’armi, nella sua convinzione che quella donna nobile, che era venuta a comandarli, non avesse a cuore i suoi uomini tanto da venderli per togliersi dall’impaccio che una situazione come la scomparsa di un fucile della guardia metropolitana avrebbe significato, e poi, quella stessa donna comandante non è andata a supplicare il suo superiore in ordine gerarchico, ma lo ha affrontato da pari a pari, mettendo in chiaro alcuni punti oscuri della sua persona e del suo comportamento, non certamente ascrivibili ad un soldato del regno, il quale ricopriva posizioni importanti decisionali e di potere. Poche parole dirette che hanno messo a tacere l’alterigia di Bouillè il quale non ha potuto fare altro che ascoltare, senza peraltro riuscire a sbarazzarsi, con i fatti accaduti, di quella donna decisamente ingombrante, forse perché così lontana dall’idea che lui aveva degli ufficiali conosciuti e in netto contrasto con l’integrità dimostrata dal Comandante de Jarjayes.
Oscar non ha lasciato nulla di intentato, chiedendo consiglio e supporto anche al Colonnello D’Agoult, per concertare la migliore difesa per il suo soldato, disponendo i fatti con una logica inoppugnabile per poter affrontare gli eventuali interrogatori di chi di dovere. Oscar aveva così tanto faticato per farsi accettare e per ottenere la stima di quel manipolo di soldati, che per lei erano prima di tutto uomini, che avrebbe fatto di tutto purché non si rimangiassero la fiducia che le avevano accordato e che si era duramente conquistata.
Sempre intensi anche i momenti in cui André e Alain si interfacciano e quest’ultimo, tramite il parlare di André, riesce a capire qualcosa in più di quella donna all’apparenza fredda e insensibile, nonché il trasporto evidente e incondizionato del suo amico verso di lei.
Molto ben concertati anche gli attimi con il colonnello D’Agoult, che ha capito che tipo sia Oscar e, da padre, forse, la vede come una figlia, comprendendo quanta energia e fatica stia mettendo in quel compito difficile, ma che l’ha portata ad ottenere grandi risultati a differenza di tutti gli altri ufficiali che l’avevano preceduta.
Anche la decisione di condividere lo stesso rancio dei soldati fa capire a D’Agoult che Oscar sia una persona decisamente fuori dal comune, che andava dritta per la sua strada senza prendere scorciatoie, cosa che gliela fa apprezzare ancora più di quanto già non faccia.
Ho colto nel tuo racconto il riferimento alla leggenda della Grigna, quando André e Alain sono a colloquio in infermeria mentre viene curato per le ferite subite nello scontro a duello con Oscar, e ho avuto un piacevole ricordo anche delle canzoni che sono nate intorno alla leggenda e cantate dai cori di montagna.
Dopo tutte le vicissitudini di questa intensa giornata, Oscar ha ora tutto il diritto di ritagliarsi una notte di puro e sacrosanto riposo, e speriamo che riesca a goderne pienamente, sfinita ma serena per aver fatto l’impossibile affinché una ingiustizia ulteriore non venisse perpetrata ai danni dei più deboli.
Complimenti ancora una volta per l’appagante lettura con l’augurio di trascorrere una piacevole domenica. A presto!

Recensore Master
25/06/23, ore 23:34

Mia cara Chevalier1,
io credo davvero di non aver mai letto variazione più birichina e graziosa della tua alla battuta con cui Oscar si congeda André prima del ballo organizzato da Bouillet per trovarle un marito. L'idea del codice segreto, della sigla con cui fin da bambini Oscar e André si mandavano messaggi è deliziosa, e l'escamotage con cui Oscar fa in modo che André trovi il suo bigliettino, così stringato eppure così significativo, è davvero geniale: io lo sapevo, del resto, che il nostro Grandier fra le sue mille e mille virtù ha anche la conoscenza perfetta della lingua di Cicerone. Certo che, chi sa come mai, non l'ho mai incontrato un professore come lui a insegnarmi l'ablativo assoluto e i verbi assolutamente impersonali. Dici che potrebbe darmi qualche ripetizione? Ah no? Che dite, Colonnello Jarjayes? Ma no, via, si scherza, riponete quella sciabola, che mi fa impressione.... Ehm, scusa, cara Chevalier, ma ora devo proprio scappareeeeeeeeee! ;)))
Con i miei complimenti,
d

Recensore Master
18/06/23, ore 11:04

Cara Chevalier, le tue notti agitate sono sempre più coinvolgenti e rivelatrici dei sentimenti dei nostri amati personaggi. Mi è piaciuto moltissimo questo passaggio, dove vine mostrata tutta la preoccupazione di Oscar per cercare di tenere indenne dai suoi furiosi compagni André, l’uomo che ha smosso, e continua a smuovere, qualcosa in lei, a piccoli passi. Il compito che ha affidato al colonnello D’Agoult parla proprio in questi termini: senza dare nell’occhio, e con apparente noncuranza, vuole invece prendersi cura di André affinché coloro che lo hanno picchiato non possano prendersi una ulteriore rivalsa. La sofferenza sia fisica che morale ed emotiva sono state abbastanza profonde e lei non desidera che tale sofferenza si riaffacci nella vita di André. D’Agoult, che è un uomo integro, tutto d’un pezzo, ma anche con una sensibilità tutta particolare, ha cercato di comprendere il comportamento del suo comandante in relazione alla spiacevole e dolorosa vicenda del pestaggio in armeria, proprio a scapito di quel giovane che a lui piace molto, in quanto si nota che la vita che si è scelto abbia uno scopo da perseguire anche in quel luogo, che non è propriamente facile da vivere per svariati motivi, ma lui sembra essere granitico nel suo perseverare. Ha anche osservato l’atteggiamento apparentemente scostante del comandante nei suoi confronti fino ad avere l’illuminazione: sta tentando di tenerlo al sicuro, lontano dai pericoli di compagni che lo hanno preso di mira.
Ecco quindi André rispondere alla richiesta del colonnello e ritirarsi nelle stanze spartane dove alloggia Oscar per portare a termine il compito di traduzione che gli è stato assegnato. Per André, inutile dire, quell’intermezzo ha delle connotazioni potenti, poiché si trova negli alloggi di Oscar dove può respirare la stessa aria che avvolge la donna che ama, dove può far scorrere lo sguardo sulle cose da lei sfiorate, insomma può immergersi per qualche ora in quel mondo e pensare. Ma prima il dovere e quindi, aperto il cassetto per servirsi dell’occorrente per scrivere, trova una busta a lui indirizzata nel loro codice segreto con una frase che apre nuovamente uno spiraglio nel cuore e nella mente di André, messaggio con il quale Oscar vuole rassicurarlo che non si sarebbe sposata tanto presto. Solo ora André può iniziare a pensare, con un’altra ottica, ad Oscar andata via per partecipare al ballo, anche se gli pare poco il tempo affinché lei possa prepararsi a dovere per una festa in grande stile per la ricerca di un pretendente alla sua mano. Sarebbero state comunque ore in cui, oltre alla traduzione, la sua mente sarebbe stata impegnata ad immaginare l’intera serata arrovellandosi e tenendo sul cuore un macigno. Ma le ore passano e, finita la traduzione da consegnare, si concede qualche attimo di riposo durante il quale sogna, e nel sogno sente le mani di Oscar su di sé, tremanti come la sera in cui lo aveva curato in infermeria e avverte persino un bacio morbido e delicato posarsi sulle labbra, potere della suggestione, ma vuole godersi il suo sogno il più possibile.
All’alba tutto sta per tornare alla normalità e consegnato il suo lavoro, come da accordi con il colonnello, sente approssimarsi il passo di Oscar ad un’ora inusitata per lei, che si reca nelle sue stanze. Un dubbio lo assilla circa cosa possa essere accaduto durante quel maledetto ballo, ma lui per il momento ha qualcosa di reale a cui aggrapparsi insieme alla speranza che non tutto sia perduto: quel biglietto in codice che lei gli ha lasciato e che tiene gelosamente custodito accanto al cuore, prova tangibile della presenza di Oscar nella sua esistenza.
Complimenti davvero per aver inventato un intermezzo credibile, per il lasso di tempo in cui Oscar era al ballo e non aveva voluto che André la accompagnasse, creando così un filo conduttore con anche gli altri tuoi scritti. Un caro saluto.

Recensore Veterano
17/06/23, ore 18:45

Andrò a leggere la svolta , ma il capitolo questo è molto bello anche se non sembra pieno d amore e di speranza . Oscar si preoccupa di non far mischiare André con i commilitoni quando lei non c è, però una curiosità il bacio immaginato da André è veramente immaginato?

Recensore Master
17/06/23, ore 12:38

André è in una botte di ferro anche se non se ne accorge, Oscar lo protegge in modo discreto ma totale! Certo, il dubbio angoscioso per quello che possa essere accaduto al ballo non glielo può levare nessuno!

Recensore Junior
17/06/23, ore 10:12

Mi piacciono veramente tanto queste notti agitate in cui la presenza di Oscar è sempre viva, anche quando fisicamente non c'è. Avendole concepite come storie autoconclusive, all'interno di una raccolta, non manchi mai di tratteggiare con efficacia il carattere dei comprimari e delle altre figure, come se apparissrro per la prima volta (ciò vale anche per i protagonisti) ed anche in questo caso il colonnello D'Agoult è caratterizzato benissimo. Figura apparentemente distante, ma acutissimo osservatore non ha mancato di rilevare, tanto nel tono della voce tanto nello sguardo di Oscar (pare quasi do vederlo), la sua apprensione per André. D'Agoult deve essere uno di quei silenti conoscitori dell'animo umano che osservano, rilevano, colgono segnali come altri respirano, ma mai giudicano proprio perché sanno, già fin troppo bene, come la natura umana sia intessuta di luci e di ombre, forse per tutti in pari misura, a dispetto di quello che ciascuno di noi per indole o per calcolo, tenta di fare emergere. L'apprensione di Oscar ci intenerisce tanto quel desiderio di pianto di André al pensiero della perdita immane che potrebbe dover affrontare a breve e che egli immagina collocata non in un posto qualsiasi, non davanti al camino o alla luce delle stelle nel corso della notte, ma sul letto di Oscar, respirandone l'odore, o forse addirittura un residuo del suo stesso fiato, condividendo il posto

ove le belle membra pose
Colei che sola a me par donna

Per parafrasare un celebre verso di Petrarca. Io a volte me lo immagino davvero un giovane André intento a leggere Petrarca (la conoscenza della lingua italiana era anche il frutto dell'enorme successo operistico) e sospirare per Oscar come Petrarca sospirava per Laura, con un amore la cui profondità era tale da non potersi accontentare della sola spiritualità degli stilnovisti.
Tutto questo, anche a dispetto di quella pennellata, di chiaro intento realistico, benché pare quasi che ti la voglia buttare lì apparentemente a caso, dell'aula d'acqua di colonia maschile che aleggia per la stanza.
Tutte belle queste notti che ormai non perdo più e che mi regalano cinque minuti di lettura in pace in questo periodo in cui la pace, ahimè, è poca e fin troppi sono gli affanni, per cui qualsiasi cosa io stia facendo, mi fermo e mi prendo quei cinque o dico minuti, magari anche un quarto d'ora che, grazie a te, ridiventa tutto mio.

Recensore Master
06/06/23, ore 12:46

Carissima Chevalier,
mi piace davvero il tono sommesso e intimo di questo capitolo, che illumina i momenti "prima del ballo NON fatale", con il duplice colloquio di Oscar con il padre e con la madre.
Dice molto bene Oscar: se a parti invertite quel ballo fosse stato organizzato per il giovane Generale (all'epoca non ancora tale), forse, come ogni uomo, egli si sarebbe sentito gratificato dal fatto di essere concupito e corteggiato, ma sarebbe stato, in ogni caso, lui stesso a scegliere; avrebbe avuto, cioè, come fai dire a Oscar, il coltello dalla parte del manico, e non si sarebbe sentito una preda messa in palio, un oggetto, prestigioso e ambito, certo, ma pur sempre un oggetto. Molto bella e credibile la tua ricostruzione dell'infanzia del Generale, assai plausibile nel delineare le radici del rapporto che lo lega a Nanny, oltre che il racconto di Madame la Comtesse. E questa Oscar figlia e militare insieme che veglia il padre e insieme un ufficiale di grado a lei superiore, mi riempie di tenerezza e ammirazione. Un saluto caro e a presto,
d

Recensore Master
06/06/23, ore 11:21

Ed ecco un’altra delle tue intense “notti agitate”, che ha permesso il confronto di più personalità e di più pensieri, favoriti da quanto accaduto al generale con il suo ferimento a causa di ignoti.
Ho apprezzato l’intero svolgimento e anche che tu abbia dato ampio spazio a coloro che sono intervenuti durante queste ore, che a tutti saranno parse interminabili e colme di riflessioni e ricordi.
Sempre inappuntabile il dottor Lassonne, che ha prestato le prime cure al generale, ma sempre quanto mai in una particolare sintonia con Oscar, tanto da suggerirle che la sua presenza al capezzale del padre avrebbe potuto fare, in un certo senso, la differenza, proprio perché come ufficiale poteva capire fino in fondo la sofferenza non solo fisica del genitore.
Ho apprezzato lo spazio che hai donato a Marie, che abbiamo potuto vedere come una donna con la mentalità dell’epoca, ligia al suo dovere, rigorosa, ma che è riuscita, con il tempo, a stabilire una sintonia con il generale poiché lo conosceva e lo accudiva fin dalla più tenera età, potendosi permettere di fare e dire cose che ad altri sarebbero state proibite. Abbiamo, così, tramite lei dato uno sguardo all’adolescenza del generale, con un padre anaffettivo, distante sia fisicamente che moralmente, tutto compenetrato nel suo ruolo di ufficiale che aveva come mira creare un suo degno sostituto. Grazie alla vicinanza di una donna come Marie, la quale con poche semplici parole lo aveva indotto a riflessioni ben più profonde, il generale è anche diventato ciò che è, e ha sempre tenuto in grande conto quella donna che sapeva non aveva mai approvato la sua scelta di educazione per la sua ultima figlia, ed ora che si trova in quel letto di sofferenza, è nuovamente a lei che si rivolge per avere un parere o per cercare una soluzione al dilemma che lo attanaglia circa il futuro di Oscar. Marie, che non ha mai avuto peli sulla lingua, con il solito rispetto gli conferma che il proposito, seppur onorevole, non sarebbe facile da portare avanti, poiché Oscar è una donna particolarissima, con un’età alla quale difficilmente si possono imporre le cose, dato che è ormai abituata a decidere e pensare solo con la sua testa, magari chiedendo pareri, ma la decisione finale è sempre e solo sua. Plasmarla nuovamente da capo, oltre che impossibile, sarebbe come voler annientare l’intera sua personalità, atteggiamento che sconfinerebbe nell’ingiustizia, e del generale tutto si potrebbe dire ma non che sia un uomo ingiusto, visto il rigore con cui ha condotto l’intera sua esistenza. Il generale sapeva già cosa Marie gli avrebbe detto, perché fondamentalmente è anche il suo pensiero nonché il suo timore.
Molto coinvolgente quel dialogo notturno muto che padre e figlia hanno instaurato durante la notte trascorsa a vegliare lo stato di salute del generale. Sono stati pensieri che sono passati da uno all’altra, un concerto di idee che, forse, mai si sarebbero permessi di esplicitare a parole, nella realtà dei rispettivi quotidiani, ma ora, in quella singolare situazione, le riflessioni sono potute giungere direttamente alla mente e al cuore dell’altro senza impedimenti di sorta. In quel dialogo c’era proprio tutto ciò che entrambi sono sempre stati, in generale e nei confronti dell’una per l’altro. Oscar obbedirà ancora a suo padre nell’accettare di andare al ballo che altri si sono premurati di organizzare, ma la pantomima finirà lì. La via di fuga che il padre le sta offrendo non è accettabile per il codice d’onore di Oscar, appreso negli anni proprio da quel genitore che ora, per timore di quanto sta accadendo all’intero paese, sta tentando di mettere in atto con una soluzione onorevole per salvaguardare la vita di quella figlia, di quella donna che finalmente ha accettato sia. Oscar non può accettare di barattare la sua vita rinchiudendosi dentro la gabbia del matrimonio che le precluderebbe libertà che ormai lei conosce e delle quali non può e non vuole fare a meno, perché le regalano la possibilità di autodeterminarsi, cosa impossibile per qualsiasi donna di quell’epoca.
Ho apprezzato anche il confronto con sua madre, figura sempre evanescente nella storia originale, alla quale sei riuscita ad impartire un certo qual carattere, perché abbiamo potuto comprendere i pensieri che ha sempre serbato nel suo cuore nei confronti di quella figlia. Entrambe provano un leggero disagio nell’affrontarsi, l’una perché le idee da esporre non sono facili, soprattutto non avendo mai avuto quella confidenza che dovrebbe esistere tra madre e figlia, e l’altra perché non sa come potrebbe controbattere alla lucidità e al rigore di sua figlia, sempre molto decisa e decisionale, a differenza di lei che è sempre stata sottomessa e rispettosa del ruolo che doveva interpretare. La domanda di Oscar la coglie pertanto di sorpresa, ma mi è piaciuto che sia stata sincera e si sia comportata da vera madre che starà dalla parte della figlia qualunque decisione prenderà circa il suo futuro. La prega soltanto di seguire il suo cuore e la sua mente, cercando quella serenità che le possa permettere di vivere in pace con se stessa. All’occhio apparentemente distratto di Madame Marguerite non è passato sotto traccia il gesto e la vicinanza di André subito dopo il ferimento del generale nei confronti di Oscar e dello sguardo intenso che si sono scambiati, comprendendo pertanto prima della figlia quale significato racchiudessero quelle semplici quanto fondamentali attenzioni.
Insomma un altro passaggio davvero intenso che, mostrandoci i personaggi, continua a scavare nelle loro interiorità portando alla luce tutta una serie di particolari che li collocano meglio all’interno della vicenda per come ce la stai dipingendo.
Ancora complimenti e, attendendo il prosieguo, ti auguro buona settimana!

Recensore Junior
06/06/23, ore 01:15

Quale meravigliosa notte agitata ci hai regalato. Vale praticamente per tre. Hai dovuto chiaramente dipingere una Marie Grandier molto più consapevole di quella che veramente è stata, perché sappiamo bene quanto ella è stata donna di ancienne Régime, fermissima nelle sue idee, sia pure nella posizione subalterna di servitrice. Noi siamo abituata a sentirla, con voce garrula, esprimere felicità per la proposta matrimoniale del "giovane Girodelle" qui la ritroviamo in veste di pedagogista moderna con un meraviglioso discorso sulla differenza tra autoritarismo ed autorevolezza che, purtroppo, tanti nostri connazionali non hanno ancora capito dopo 160 anni di storia. E già questo episodio sull'infanzia del giovane generale, chiuderebbe degnamente una partita, ma la situazione è tutt'altro che conclusa.
Il generale reso ormai fragile dalla ferita e da una certa età ingravescente le chiede consiglio su cosa fare con Oscar ed anche qui Marie Grandier rivela una consapevolezza ed una saggezza che non le conosciamo, relegata come è stata al ruolo di macchietta, prima dalla Ikeda e poi da Nagahama, finché Dezaki non le ha dato un minimo di spessore e di serietà, facendone una nonna vera che ha dismesso ormai il mestolo ed ha imboccato la via della parola. MARIE è di quelle nonne che non condividono per nulla il tuo sistema di valori, ne sono distanti mille miglia, ma ti vogliono lo stesso un bene dell'anima e cercano lo stesso di lasciarti, a loro modo, qualcosa di realmente autentico che hanno imparato.
Il secondo momento clou di questo episodio è questo inatteso incontro padre figlia che hai avuto il coraggio di portare fino alle estreme conseguenze. Qui ci sarebbero stati due elementi ostativi, la sofferenza del Generale, cui ogni parola costa fatica, e la naturale ritrosia di Oscar a parlare di sé, specialmente di fronte ad un uomo del quale conosce solo la parte più dura, assertiva ed impositiva. Ecco quindi che quei due soggetti dalla scorza così dura finiscono, per forza di cose, per diversi incontrare e dialogare nei rispettivi sogni, dove notoriamente accadono cose che possono essere assai lontane dalla nostra indole e pure queste finiscono per sembrarci del tutto naturali e plausibili. Resta come segno tangibile di questo incontro quasi metafisico, il risveglio con una mano in una mano. Resta la meravigliosa vaghezza su chi abbia sognato davvero, ma ti prego di non rivelarlo, se lo sai, perché certe cose hanno da restare oscure, a volte. Ma non ancora paga di ciò, ci regali il terzo dialogo, quello di una Oscar che ha perso l'iniziale baldanza, quel suo trovare una prospettiva di nozze con Girodelle semplicemente ridicola ed ora la vede sotto una prospettiva di ancora maggior tristezza, consapevole che non potrebbe mai sottostare ad un uomo che non ama e che non potrebbe accettarla così come è, una volta assurto al ruolo di marito.
Non ti posso nascondere che invece su questa indole così intuitiva della contessa Marguerite, resto perplesso o quanto meno in difficoltà. Del resto, essa è una figura che nell'anime letteralmente sparisce, tanto che se prima si intuiscono i sentimenti protettivi di Oscar nei suoi confronti che tu giustamente richiami, poi, in quella perdita di traccia totale non ci resta che ammettere che Oscar perde una figura potenzialmente capitale. Questa sua assenza ci ha lasciato la libertà di immaginarla sensibile ed intuitiva, sia pure un po' rigida e distante, oppure, all'opposto, totalmente fredda distante ed incostante ed entrambe le versioni sono tutte e due potenzialmente plausibili o l'esatto contrario e funzionano solo se si evita di dipingerle in modo un po' incoerente. Ma questo comunque non è un tuo fallo.