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Autore: ordinary_people    29/06/2014    5 recensioni
Due cose accomunano Elena Gilbert e Damon Salvatore: la prima è che devono lavorare assieme per lo spettacolo invernale della scuola. La seconda, invece, è una semplice scommessa che nasce a causa del ragazzo dagli occhi azzurri, come dimostrazione che la bella Gilbert è un divertimento come altri.
Dal testo: ““Io ho … ho bisogno di lei, Caroline”
Prende un respiro profondo e mi guarda. Sposta il peso da una gamba all’altra e poi si decide a parlare: “E lei di te, ma non è questo il momento” detto questo, senza lasciarmi la possibilità di proseguire la discussione – o qualsiasi cosa essa fosse – esce, andando a raggiungere una bellissima Elena rannicchiata in un angolino accanto alla porta, con il vento a scompigliarle i capelli e quegli occhi maledettamente rossi, ma Caroline ha ragione … è il momento di darle del tempo, per lei … per riprendersi. Ma una cosa è certa: non la lascerò andare, non se lo merita.
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Storia scritta a quattro mani da _valins e missimissisipi
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo nove


“Dici sul serio?” domando, guardandomi intorno.
“Che cosa c’è che non va?” risponde lui, con un’altra domanda, stranito.
Siamo nel mezzo del nulla, ma proprio, del nulla; il nulla a Mystic Falls è qualcosa di particolarmente frequente, ma questo … questo nulla è davvero vuoto, e insensato.
Una collina, questa è una specie di collina … dalla quale si riesce a vedere l’intera città, a malapena illuminata per via dell’ora tarda; le uniche luci fioche e giallognole provengono da quella che deduco essere la piazza della città nella quale, in questo periodo, allestiscono una serie di bancarelle dell’artigianato. Sicuramente Caroline e Bonnie saranno lì, quest’ultima entusiasta di osservare tutto nei minimi particolari e Caroline che, annoiata, va alla ricerca di un ragazzo da rimorchiare, che puntualmente non trova, ovviamente, considerato che si tratta di una banale "festa di paese".
In ogni caso, l’ambiente è particolarmente buio, ad eccezione della luna che, piena e bianca, illumina malamente il cofano della macchina sul quale siamo seduti ad osservare il cielo settembrino, arricchito da una serie di nuvole grigie che, di tanto in tanto, offuscano la poca luce che ci è concessa.
“Vuoi violentarmi sul cofano della tua macchina?” chiedo.
Lui mi osserva; le pupille leggermente dilatate e maledettamente chiare … come fanno ad essere chiare persino di notte?
“Scherzi vero?”
“Non so – scrollo le spalle – non posso sapere cosa ti passa per la testa.”
Segue un istante di pausa, in cui arriccia le labbra e sbuffa, anzi, sospira, indeciso: “Vengo qui quando …”
“Quando devi uccidere una ragazza innocente.”
“No – mi guarda truce – quando … mi accorgo che la mia vita è uno schifo e ho bisogno di mandare al diavolo il resto del mondo.” Ed è sincero, stranamente. Sincero mentre osserva il vuoto di fronte a sé, avendo seriamente paura di guardarmi negli occhi.
Sorrido amaramente: “La vita di Damon Salvatore fa schifo? Che dici …”
“Pensi che sia tutta rose e fiori solo perché ho l’intero liceo ai miei piedi? … non è … come dire, importante … non quando … insomma, quando la gente tiene a te solo perché ha bisogno di qualcosa.”
“E tu ci stai male?” inclino la testa.
“Io … odio le persone, tutto qua – scuote la testa – e tu – mi punta il dito contro – Elena Gilbert, sei così perfetta come tutti dicono?” accenna un sorriso, spostando gli occhi sulle mie labbra.
“Sono … quella affidabile … a cui si chiedono i compiti, quella che è già stata ammessa al college e quella che è considerata ‘troppo intelligente’ per poterci provare seriamente … che non viene nemmeno presa in considerazione da quelli come te.”
“Perché dici così?”
“Perché io sono quella che si occupa del teatro e che fa la cheerleader, che è negata in chimica e che ha il massimo in spagnolo … non sono quella a cui la gente si interessa … tantomeno tu.”
Lui si avvicina, lo vedo con la coda dell'occhio, che si avvicina.
La mia mano, dapprima posata sul cofano per sostenermi, è ora avvolta nella sua e io le guardo, con il cuore che batte all’impazzata e una serie di crampi allo stomaco estremamente piacevoli e quasi terrificanti.
“Interessi a me …” soffia, a pochi centimetri dalle mie labbra.
Saldo la stretta intorno alle sue dita e mi faccio più vicina, al diavolo i miei principi.
Lui inclina la testa di lato, senza staccare lo sguardo da me,  inumidendosi le labbra con un pizzico di lingua prima di avvicinarsi.
Una suoneria che riconosco essere quella del mio telefono ci fa sobbalzare, sbuffare ed irritare.
La sua mano si allontana rapidamente dalla mia, come se fossimo stati colti in flagranza di chissà quale reato, mentre io afferro il cellulare portandomelo all’orecchio.
Il coprifuoco è passato da mezz’ora, Elena … dove sei?
“Ciao mamma … io ehm … sto tornando” dico, fissando le mie converse che ciondolano giù dal cofano.
Sarà meglio, domani c’è scuola.” Senza nemmeno darmi il tempo di replicare, attacca. AH, Miranda e la sua irascibilità quando non va a letto alle nove in punto.
Mi volto verso Damon, il quale non smette di fissarmi.
“Ti spiace riaccompagnarmi a casa?”
“In realtà, pensavo di lasciarti qui … se non ti dispiace.” Dice, ghignando.

***

“Beh … ci vediamo domani a scuola, allora.” Inizio, voltandomi verso di lui.

Siamo davanti alla porta d’ingresso di casa mia, dopo un viaggio in macchina piuttosto rumoroso e divertente, ora è arrivato, malauguratamente, il momento di salutarci.
“Ci vediamo domani a scuola … e a teatro, e a ripetizioni di spagnolo …” sorride lui.
Mi scappa un sorriso complice, ed annuisco: “A domani.”
“Ehi ehm – ecco che mi afferra di nuovo la mano – mi sono divertito, stasera.”
“Scommetto che lo dici a tutte quelle con cui esci …” dico, sospirando.
“Che tu ci creda o no … io non esco, preferisco rimanere in casa … insomma.” Socchiude le palpebre mentre arriccia le labbra in un espressione soddisfatta.
“Giusto.” Annuisco.
Prima che possa accorgermene, le sue labbra sono già posate sulla mia guancia in un contatto rapido ma decisamente intenso, tanto da portarmi a desiderare che fosse più di un semplice bacio sulla guancia.
“Buona notte.” Soffia, e poi si volta per andarsene. Ed io rimango lì, sulla soglia della porta, fino a quando, risvegliata da uno sbadiglio, mi decido a rientrare in casa.
È tutto confuso, estremamente confuso e bello, particolarmente bello e potrei giurare di non aver mai vissuto un appuntamento più bello; nella sua semplicità.
E lui è così … le sue labbra, il suo sorriso … è così Damon da farmi addormentare sperando che arrivi presto il giorno solo per poterlo rivedere.

Damon

Un bacio sulla guancia.
Mai fatta una cosa del genere.
Eppure, in quell’istante, mi sembrava la cosa più logica, normale.
Un bacio sulla guancia.
Mai fatta una cosa del genere.
Ma lì, in quel momento, davanti a casa sua, non era il momento adatto, non l’avrei baciata per la prima volta sul portico, ma in un posto speciale, degno di lei, e di ciò che è … la semplice e bellissima Elena.
Non è solo intelligente … è anche un insieme di altri miliardi di cose mixate al punto da renderla perfetta, perché maledizione, lo è davvero.
Il problema è che io non dovrei pensare a questo, io sono quello che non prova niente, quello che va a letto con le donne per scommessa e quello che non si innamora, ma per lei, per lei … non so se la casa al lago valga quanto vale lei.
Forse non se lo merita, forse dovrebbe scoprire la verità, ma se la scoprisse non vorrebbe più parlarmi e se non mi parlasse probabilmente lo sprazzo di luce che ha temporaneamente invaso la mia vita torni ad essere nero.

Nero come l’umore di mio fratello non appena mi vede rientrare in casa con uno strano sorriso e una voglia matta di fare cose decisamente non pure con Elena Gilbert che mi tortura la testa da quasi un mese, ormai.
“Dove sei stato?”
“Oh mamma non arrabbiarti – faccio una pausa e torno serio – fuori, Stefan, vuoi un itinerario con riferimenti fotografici a dove sono stato?” lo sfido.
“Sì, se eri con Elena.”
“Non mi sembra che stiate insieme, o sbaglio?”
“No .. ma-”
“Ho la risposta che volevo, Stefan … lasciala a chi sa come farla stare bene.” Ringhio infastidito, buttando la giacca sul divano.
“Lo sai tu?” mi chiede, mentre mi accingo a salire le scale.
“Voglio imparare a saperlo.”

Ed è così, voglio scoprire che cosa la fa stare bene, voglio sapere qual è il suo colore preferito e a cosa pensa durante le lezioni di chimica per avere dei brutti voti; voglio sapere che cosa le piace fare e che libri legge, voglio conoscerla. Sul serio, questa volta.

***

Entro a scuola e prima che possa rendermene conto i miei occhi stanno già cercando Elena, e tirano un respiro di sollievo quando la trovano, intenta a posare un enorme volume di storia dell’arte nell’armadietto.
Sospiro pesantemente prima di avviarmi verso di lei.
“Allora – qualcuno posa una mano sulla mia spalla – come procede?”
“Klaus – mi volto rapidamente verso di lui, cercando di tenere d’occhio Elena che adesso sembra essersi volatilizzata – che cosa?”
“Come cosa, Salvatore … la scommessa – sorride – l’oggetto in questione come se la cava? Ci sta cascando?”
“Lei non è un oggetto, è Elena.” Ribatto, rigido.
“Uh … mi sa che qualcuno qui si è preso una bella cotta, che cosa avrà di speciale quella ragazzina …ah, chi lo sa.” Ghigna divertito, mostrando l'ennesima espressione di sfida, facendomi innervosire.
“Non … non è una ragazzina e io non ho una cotta per lei, sta tranquillo – la scorgo uscire dal bagno mentre si asciuga le mani umide sui jeans e io sorrido, come un dannato idiota – prepara la casa al lago.”
Lui sorride, ancora … pensieroso.
“Ma guarda – dice, guardando oltre la mia figura – Forbes!” esclama, ad alta voce, riferito a Caroline ed io ne approfitto, per raggiungere Elena che adesso sta chiacchierando, decisamente annoiata, con una ragazzina baffuta e con gli occhiali.
“Giorno!” esclamo, avvicinandomi rapidamente, per evitare di vederla scappare ancora.
“Ehi – mi saluta, poi torna a rivolgersi alla ragazza – te l’ho detto Debby, non posso … ho già un bel po’ di casini a studiare da sola e do anche ripetizioni … non riesco proprio ad aiutarti con storia … mi dispiace.” Si stringe nelle spalle, sospirando, più infastidita, che dispiaciuta.
“E chi dovresti aiutare, sentiamo?” la sfida.
“In realtà, me.” Rispondo io.
“Oh – la ragazza, che sembra essersi accorta ora di me, indietreggia di qualche passo e poi allarga le labbra in un orribile sorriso – ciao Damon!”
Sollevo rapidamente gli angoli delle labbra per poi tornare serio, a guardare Elena.
E non so perché, giuro, non ne ho idea, la mia mano cerca la sua, debolmente poggiata lungo il suo fianco e lei, dapprima stupita, ricambia il contatto.
“Sarà meglio che vada." Sento dire a Debby e la cosa non mi importa poi così tanto, anzi, per niente. Sono solo impegnato a scorgere i dettagli più insignificanti sul viso della ragazza che adesso sta accarezzando il dorso della mia mano, senza la minima intenzione di lasciarla andare.
“Mi spiace Debby … sul serio!” dice un’ultima volta, prima di osservare la ragazza andarsene.
“Insomma – comincio – che cos’hai adesso?” lei si volta verso di me e lancia una rapida occhiata alle nostre mani intrecciate - la cosa assurda è che a me sembra una cosa perfettamente normale e a quanto pare, anche a lei.
“Beh ecco spagnolo.” Accenna un sorriso.
“Pranziamo insieme?”
Si sporge, ed il suo sguardo punta dritto verso le sue amiche che la guardano ed annuiscono, come se avessero capito di cosa stia parlando.
“Certo … solo che … c’è teatro dopo”
“Vorrà dire che dovrai sopportarmi per un bel po’; oggi è sabato … devi anche farmi ripetizioni di spagnolo.” Accenno, soddisfatto e contento di passare del tempo con lei. Elena accenna un sorriso e scuote la testa: “Ovviamente – lascia andare la mia mano al suono della campanella – ci vediamo dopo.”

Io la guardo allontanarsi; i capelli che ondeggiano rapidi da una parte all’altra e le gambe che, fasciate da un paio di jeans maledettamente aderenti, si muovono alla perfezione.

Elena

“No, Jamie, quella scena va lì, sul fondo, non davanti! Non vedi che non può stare in piedi?” urla Caroline contro un ragazzo raccattato al primo anno per aiutarci con la sceneggiatura.
Io sono davanti ad una manciata di ragazzi ai quali sto assegnando i testi da imparare a memoria per il musical, inutile dire che Rebekah non ha perso occasione per esprimere le sue opinioni riguardo i riadattamenti ‘scadenti e poco professionali’ dei testi. Come se mi interessasse sul serio cosa pensa.
“Questi sono quelli che devi imparare, per ora.” Le porgo il testo di ‘Summer nights’ e  ‘Hopelessly devoted to you’.
“Devo per forza?” domanda la bionda, schioccando la lingua.
Chiudo gli occhi ed emetto un lungo sospiro.
“Se non hai voglia, puoi sempre cambiare spettacolo, o istituto, o universo.” Damon non mi permette di rispondere a dovere alla ragazza che sicuramente penserà che non sono in grado di ribattere per le rime.
“E come farai a fare sesso con me Damon?” lo sfida lei, arricciando le labbra.
A quell’affermazione, il mio stomaco si contrae, in una serie di crampi che mi fanno irritare per il semplice fatto che, sicuramente, la biondona tutta tette ha affermato solo per aspettarsi una reazione che mi sto sforzando di contenere.
“In ogni caso – comincio – hai ragione, non dovresti per forza impararli, è ovvio che non puoi comparare la voce di Olivia Newton John – faccio una pausa – Harry – gli porgo una copia dei testi – hai qualcosa da dire?”
“Niente, Elena.”
“Ecco e ora mettetevi a lavoro, ho di meglio da fare, io.” Mormoro e mi allontano, intenzionata a cercarmi qualcosa da fare.
“C’è bisogno di me?” domando a Caroline, che nemmeno mi ascolta, troppo impegnata ad imprecare, ancora, contro il povero Jamie che sicuramente non verrà più domani.
Mi volto verso Bonnie, sospirando: “Bonnie, posso fare qualcosa?”
“No grazie tesoro, sto solo sistemando questi arrangiamenti con il pianoforte, prendi pure una pausa.”
Niente pause, assolutamente.
L’ultima spiaggia è Rick, forse troppo impegnato con un giravite a stella, del quale sembra non capire la funzione: “Ehi Rick – lo richiamo – posso fare qualcosa?”
“In effetti sì, dovresti andare dietro le quinte e controllare che tutte le corde alle quali è allacciato il tendone siano avvitate correttamente, ho appena finito ma – osserva ancora una volta il giravite – non credo di averlo fatto correttamente.”
Butto la testa all’indietro e mi trascino verso le quinte, probabilmente dovevo prendere in considerazione l’idea di fare una pausa.
Le quinte, in ogni caso, sono decisamente più silenziose rispetto al caos che c’è al di fuori di esse, i rumori provengono ovattati ed in un certo senso ne sono felice perché fra gli accordi del pianoforte, le urla di Caroline e la voce di Rebekah e … Damon, non so cosa sia peggio.
“Non mi saluti nemmeno? Sono la stessa persona con cui hai pranzato oggi.” Ecco, appunto. Addio momento di pace, benvenuto Damon.
“Me ne sono accorta.” Ribatto, senza guardarlo e prestando particolare attenzione alle corde scure che avvolgono una serie di aggeggi dei quali non so nemmeno il nome.
“Senti – eccolo che comincia con i suoi discorsoni – lei ecco … Rebekah è stata prima di … di te.” La parola ‘te’ viene sussurrata e a dirla tutta non sono nemmeno sicura che l’abbia detta, magari sto impazzendo.
“Non devi darmi spiegazioni, Damon … non stiamo insieme.” Rispondo io, incapace di voltarmi nella sua direzione.
“Invece devo, perché, adesso … io …” si blocca.
A quel punto mi volto, curiosa di vederlo in faccia, per capire, magari, che cosa stia pensando anche se, credo che Damon non lasci trapelare assolutamente nulla di quello che pensa.
“Tu cosa?”
“Voglio baciarti.” Mormora, ed in un attimo è lì, vicino a me, di fronte, per la precisione.
“Chi ti dice che io voglia farlo?” sospiro, già a corto di fiato.
“Nessuno, lo so e basta ed in un certo senso – sorride – ci spero.”
Si avvicina, ancora di più, se è possibile. Siamo a quota due o tre volte in cui ci ritroviamo in questa situazione decisamente compromettente e sulla quale non c’è molto da dire se non che entrambi desideriamo questo momento da chissà quanto, forse da sempre, credo … non ne ho idea.
Con lui non ho idee, non capisco, agisco e basta.
“Damon! Puoi venire qui un secondo?” la voce di Caroline e potrei giurare di non averla mai odiata, in tutta la mia vita, oggi sì.
Butta la testa all’indietro e porta i suoi meravigliosi e surreali occhi azzurri verso l’altro, emettendo un sospiro, misto ad una grugnito di nervosismo.
“Credo che non sia ecco – cerco le parole giuste – destino … il nostro bacio.” Riprendo, con un pizzico di rammarico e consapevolezza.
“Decido io che cosa deve accadere o no, Elena.” Soffia.
E poi accade … maledizione se accade.
È un fuoco d’artificio, un esplosione, una bomba. È la prima bambola regalata per il terzo compleanno, il primo giro in bicicletta … è un mix di cose che non si possono descrivere a parole, o forse si … bacio.
Un bacio … non uno di quelli semplici, che si danno la sera prima di andare a dormire né tantomeno uno di quelli che si danno prima di andare a lezione; uno di quelli che ti fanno domandare come abbia fatto a vivere senza fino a quel momento, uno di quelli che, in un modo o nell’altro, volessi non finissero mai.
In più, non è nemmeno possessivo, o di poco interesse … è tutto ciò che un bacio dovrebbe essere.
La sua mano è posata sul mio viso, che accarezza lentamente con il pollice, mentre le sue ciglia solleticano le mie ad ogni cambio di posizione.
Le sue labbra sono addirittura più morbide di come le avevo immaginate, più dolci di quando avessi potuto sperare e … indescrivibili, sinceramente.
Io sono come pietrificata, incapace, e quasi mi vergono di essere così dannatamente ammutolita di fronte ad una persona che di baci ne ha dati, e anche tanti, troppi e sicuramente, dopo questo, non avrà nemmeno più voglia di vedermi.
Lascio che la mia mano si intrecci alla sua già posata sulla mia guancia nello stesso momento in cui la sua lingua rifresca la mia, così piena di lui e così perfetta da chiedermi se sia veramente una persona normale.
Un contatto timido, forse troppo per lui.
L’altra mano si alza, improvvisamente, per andare ad intrecciarsi ai suoi capelli, folti e morbidi contro le mie dita.
“Damon, maledizione, sei finito all’oltretomba?! Sei qui per punizione, non dimenticarlo! Sono io a decidere quando e come, ok? Muoviti dannazione, quell’incapace di Jamie non riesce a sollevare una scrivania.”
Soffoco una risata, speculare alla sua, contro le sue labbra, allontanandomi, contro voglia, dalla sua bocca.
“Noleggio un film stasera … se compro la pizza posso considerarlo un appuntamento?” sussurra.
In questo momento potrei dire di ‘si’ persino se ciò comportasse la caduta di una bomba atomica sugli Stati Uniti, sono troppo stordita e inebriata per questo.
“Devo aiutarti in spagnolo.” Riesco a sillabare.
“Vorrà dire che ti toccheranno due fette di pizza – sorride, tenendo ancora la mano posata sulla mia guancia – passo a prenderti stasera.” Ed ecco che le sue labbra si posano di nuovo sulle mie.

E io lo guardo andare via.
Sinceramente non ci credo, non ancora, non ho ancora realizzato che Damon Salvatore abbia baciato me, e mi abbia appena chiesto di ‘cenare’, di nuovo, con lui; nonostante il mio bacio sia stato a dir poco disgustoso.
Rimango immobile, fino a quando Rick non mi risveglia dai miei pensieri, e io continuo a fare ciò che avrei dovuto fare anche prima, con un maledetto sorriso ad incurvarmi le labbra ed il suo sapore addosso.

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N\A
Ciao  a tutti! Eccoci qua con questo nuovo capitolo e scusate il ritardo. Ma, penso che dopo questo... sarete disposte a perdonarmi, no? :)
Direi che l'unica "nota negativa" del capitolo, sia stata la presenza di Stefan che, ancora una volta, non si da' per vinto; riuscirà a combinare qualcosa o nulla? Lo scopriremo solo vivendo ahah ok, scusate la parentesi triste.
Come avete notato il capitolo non è ripreso dalla parte in cui è stato interrotto la volta scorsa, ma non è un errore, diciamo che è stato fatto "apposta". Insomma, abbiamo pensato di riprenderlo esattamente da un'altra angolazione.
Vi invito a lasciarci un parere e soprattutto vi ringraziamo per le recensioni e anche coloro che hanno messo la storia tra le seguite\preferite\ricordate!
Se volete passare, i nostri profili missimissipi, e valins. Un bacione e alla prossima settimana!
ps: Risponderemo alle recensioni tra stasera e domani, ma sappiate che le abbiamo lette e amate tutte!

  
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