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Autore: Sheep01    09/11/2014    6 recensioni
E dire che gli mancavano meno di tre mesi alla pensione. Meno di tre fottutissimi mesi. Aveva programmato tante di quelle cose da fare per soffocare l’angoscia di finire come tanti ex colleghi che andavano a smaltire gli ultimi, pigri anni di vita in qualche bettola, a sfondarsi lo stomaco di whisky a giocare a carte, a raccontare le storie dei bei tempi andati, a lamentarsi del tempo e del degrado della gioventù odierna. E invece guarda un po’ che cosa gli doveva capitare.
Una di quelle robe che era sicuro di non aver visto nemmeno in Vietnam quando non era che un ragazzino irascibile, strafatto di canne. Morti ne aveva visti tanti, certo. Morti che ritornavano in vita e sembravano guardarti come fossi un cheeseburger, proprio mai.
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Atlanta: un misterioso esperimento scientifico si conclude bruscamente con un incidente dalle conseguenze inaspettate.
Nel giro di pochi giorni, un'epidemia mondiale prende a serpeggiare per il paese, cominciando a decimare la popolazione...
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

 

Sto trasmettendo su tutte le frequenze in onde medie. Sarò al porto di South Street tutti i giorni a mezzogiorno, quando il sole è più alto nel cielo. Se ci siete, se c'è qualcuno da qualche parte, posso offrire cibo, posso offrire riparo, posso offrire protezione. Se c'è qualcuno, chiunque sia, ti prego, non sei solo.

(Io Sono Leggenda)

 

*

 

Albany, Georgia

 

Maria Hill teneva le mani sulle cuffie, cercando di intuire su che canale dirigere le trasmissioni.

“Prova con il tre…”

Coulson, dietro al mixer, provava a capirci qualcosa, libretto di istruzioni alla mano.

“Se avessi voluto fare il DJ a quest’ora sarei…”

“Morto.” Lo sceriffo Fury sembrava aver raggiunto il limite massimo di pazienza.

Avevano guadagnato la postazione della radio locale quella mattina e adesso, a sera inoltrata, si chiedeva se non fosse il caso di levare le tende e tornare alla loro base operativa.

In quella porzione di città che erano riusciti a ripulire e a proteggere dagli zombie.

Avventurarsi per le vie di Albany non era sicuro di notte, con la scarsa visibilità e tutto il resto.

A meno che non avessero deciso di restare rinchiusi lì dentro fino alla mattina successiva: l’idea non lo allettava. Le scorte d’armi, munizioni e cibo erano dall’altra parte della città. E gli snack alla macchinetta e quella brodaglia che si ostinavano a chiamare caffè, non avrebbe certo sopperito alle loro esigenze.

L’idea di riattivare la radio locale era stata ponderata dopo una marea infinita di discussioni.

E dopo aver riscontrato l’appoggio dell’intera comunità.

Perché sì, lo sceriffo Fury si era trovato per le mani una bella gatta da pelare il giorno in cui almeno una decina di individui diretti ad Atlanta avevano deviato per Albany in cerca di protezione. Vinti dagli stessi legittimi dubbi sulla credibilità delle notizie sparse in giro dai telegiornali, giorni prima.

Se li era visti capitare addosso fra capo e collo, un’intera famiglia, un quartetto di individui solitari e un paio di ragazzi in fuga e, con la loro collaborazione, era riuscito a isolare una porzione della città attorno al commissariato.

 

Il fatto era che di tutte le persone che avevano visto sciamare in esodo di speranza verso Atlanta, non ne avevano vista tornare nessuna, fatta eccezione per loro. E la soluzione a quell’intricato caso poteva essere di molteplici interpretazioni.

Una su tutte che il centro di raccolta avesse avuto un successo straordinario. Che tutti lì vivessero felici, nutriti e al sicuro.

L’altra, che riscontrava molto più facilmente l’appoggio di Fury, era che ad Atlanta fossero tutti morti. E le sue deduzioni non arrivavano certo da un eccessivo pessimismo, ma da una serie di logiche considerazioni.

Se i primi giorni dopo il contagio non avevano fatto altro che registrare un via vai piuttosto consistente di mezzi di trasporto militari, aerei e forze dell’ordine (che si erano persino preoccupati di renderlo partecipe della situazione della zona) in arrivo direttamente da Washigton, da dove, a quanto pareva, avevano preso il via tutte le operazioni, da almeno una ventina di giorni non si era registrata più alcuna visita volante o via terra in quel senso.

Vero era che persino le carovane di persone in viaggio verso la città dei desideri si erano assottigliate di parecchio.

E quindi si interrogò su quante probabilità avesse una così consistente massa di persone di sopravvivere a stretto contatto, senza mezzi di sopravvivenza adeguati. Quanto tempo ci sarebbe voluto per finire tutte le provviste dell’esercito? O di trovarne da altre parti?

Ma questo poteva voler dire tutto e niente, il caso più clamoroso che alimentava la sua incertezza arrivava direttamente dal terrificante episodio della settimana prima.

C’era stata un’esplosione. Un boato che aveva svegliato tutti quanti. Erano usciti a guardare la luce che si riverberava nel cielo notturno, il cuore in tumulto, la paura nelle viscere. Erano rimasti svegli ad attendere qualcosa, qualsiasi cosa… e poi non era successo niente. Fino al giorno successivo.

Quando si erano trovati a dover far fronte a un gruppo consistente di mostri di ritorno dalla statale.

Le prospettive non sembravano più tanto rosee.

Per questo la radio.

Per questo le comunicazioni.
Non avrebbero potuto monitorare la strada verso Atlanta per sempre e il modo più semplice per avvisare la gente, oltre a spargere cartelli in ogni dove, era quello di prendere a trasmettere messaggi più o meno espliciti, nella speranza che qualcuno fosse in ascolto.

Fury si era sentito in dovere di farlo. In dovere di salvare il salvabile.

 

“Sarei morto, ma magari avrei goduto del successo per qualche anno. Una villa, una bella macchina…”

“Ed ora hai un’intera città e un numero spropositato di macchine a disposizione.”

“Non è la stessa cosa, sceriffo…”

“Sono in onda…” la voce di Maria a interromperli, “Se ci fosse qualcuno in ascolto. Sono l’agente Maria Hill di Albany. A tutte le persone dirette ad Atlanta…”

Fury aveva sentito quel messaggio così tante volte da averne la nausea.

“Ancora un paio di tentativi e poi ce ne andiamo.” Si era rimesso in piedi, la mano a grattare la bandana improvvisata per tenere a riparo l’occhio ormai in via di guarigione.

La rabbia ancora mal repressa al ricordo di quello sciocco episodio.

“I ragazzi si staranno preoccupando a non vederci rientrare.”

“Vado fuori a controllare che sia tutto a posto”, Coulson era scattato, senza nemmeno aspettare un cenno d’assenso dello sceriffo.

Maria concluse rapidamente il messaggio per la seconda volta, prima di chiudere definitivamente le trasmissioni.

“Secondo lei qualcuno ci ha sentito?”

Fury si strinse nelle spalle. Non aveva nessuna soluzione a quel tipo di domande.

“Nel caso ci fosse ancora in giro qualcuno per ascoltarlo… lo spero.”

L’espressione di Maria si era fatta cupa.

“Torniamo. Sono sicuro che Bess ha pensato a tenerci in caldo qualcosa per cena.”

“Bess ha un debole per lei, signore…” il sorriso di Maria lo aveva sollevato, ma lo fece altresì stomacare. Non che Bess non fosse un cuore d’oro, ma non era esattamente quella che potresti definire con leggerezza una donna gradevole. Buona a farci due chiacchiere per intrattenere buoni rapporti di vicinato, ma… niente di più.

“Giusto le casalinghe disperate.”

“Di questi tempi…”

“Non mi sono mai sposato per un’ottima ragione. E non vedo come un’epidemia mondiale possa farmi cambiare idea a riguardo.”

“Non si sa mai. Le vie del Signore sono infinite…”

“… e piene di fottutissimi zombie.”

Uno sparo all’esterno richiamò bruscamente la loro attenzione.

“Merda. Coulson”.

Si erano lanciati giù per le scale, le mani che già stringevano le pistole d’ordinanza. Fury un Winchester preso in prestito da qualcuno che non ne aveva più bisogno.

Le porte non avevano ancora finito di sbattere alle loro spalle che individuarono immediatamente la fonte che aveva provocato tutto quel clamore: un gruppo consistente di zombie, rigurgitati direttamente dalle vie circostanti, si stava riversando in piazza e Coulson era l’unico essere umano vivo a tener loro testa là in mezzo. Poco distante dalla loro vettura.

“Non ho fatto in tempo ad avvisarvi, signore!”

Le scuse erano l’ultima cosa di cui lo sceriffo avesse bisogno. Prese a sparare, cercando di limitare i danni e abbatterne un numero sufficiente per garantire loro una rapida fuga.

Maria, al suo fianco, aveva cominciato a scaricare su di loro il caricatore della sua arma. Se li ritrovarono ben presto dappertutto. L'idea di tornare indietro, alla stazione radio, nemmeno da prendere in considerazione. Un gruppetto di zombie aveva già preso posizione di fronte alle porte.

In tre, spalle contro spalle a seminare cervella per le vie di Albany mentre il cerchio attorno a loro cominciava a diventare sempre più stretto, sempre più opprimente.

 

*

Autostrada attraverso il Kentucky

 

Clint aveva preso il posto di guida.

I fari del pick-up a illuminare la strada deserta di fronte a loro. I finestrini leggermente abbassati a far passare un po’ d’aria e la musica appena accennata di un cd ripescato sotto al cruscotto. Qualcosa di country. Clint non apprezzava granché il genere, ma il solo fatto di aver della musica ad alleggerire l'atmosfera lo metteva di buon umore. Era da un sacco che non ne ascoltava. Un po’ per prudenza. Un po’ per scarsità di mezzi.

Barney, alle sue spalle, dormiva della grossa da almeno mezz’ora dopo aver guidato praticamente tutto il pomeriggio. Ogni tanto arrivava qualche sommesso grugnito.

La notizia della radio li aveva animati di una certa fretta. Quale che fosse la verità dietro quella stramba comunicazione, la priorità ora era arrivare ad Atlanta. Cosa fare una volta arrivati… ci avrebbero pensato a tempo debito.

Con la coda dell’occhio vide Natasha allungare le gambe a stiracchiarsi. Doveva essersi svegliata.

“Dove siamo?” Uno sbadiglio mal represso.

“Non ne ho la più pallida idea.”

“Incoraggiante.”

“La strada è tutta dritta. Sarei veramente un coglione a sbagliare.”

Natasha si era voltata nella sua direzione con un’espressione che Clint intuì non essere troppo lusinghiera.

“E’ la direzione giusta.” Rimarcò con un certo fastidio nella voce, “se hai fame c’è qualcosa nella borsa dietro.”

Natasha scosse la testa.

“Sono a posto”, meglio. Non era particolarmente ispirato nell’assistere di nuovo allo spettacolino di un ago nelle parti molli, per quanto minuscolo. “Hai bisogno di un cambio alla guida?”

“No. Non sono stanco. E poi...” la mano. Che ancora perdeva sangue. Barney aveva fatto del suo meglio ma il punto croce non era esattamente il suo forte.

Lei dovette intuire la fine della frase perché rispose con una certa urgenza: “La mano sta bene. Ne ho passate di peggiori...”

Clint stentò a crederlo. Poi gli tornarono alla mente tutti i motivi per cui non era ancora riuscito a inquadrarla.

“Peggio di una freccia conficcata in una mano?”

“Molto peggio.”

Voltò appena la testa per guardarla e poi di nuovo sulla strada per evitare di intercettare il suo sguardo.

“Cosa sei, una teppista? O un poliziotto? Un militare?”

“Al momento non sono niente.”

La risposta sembrava decisamente voler evitare qualsiasi tipo di confronto. Perfetto. Se non aveva intenzione di fare conversazione non sarebbe stato necessario farne. Allungò una mano e alzò l'autoradio su un assolo particolarmente ispirato.

Cosa che Natasha non sembrò gradire: l'istante successivo fu la sua, di mano, ad abbassare la manopola del volume.

“Ehi... stavo ascoltando.”

“Avevi detto che ti faceva schifo il country.”

“Non l'ho mai detto.”

“Lo hai detto a tuo fratello...”

Non se lo ricordava, ma probabilmente era vero. Era solita registrare tutte le conversazioni e riportarle per fargli girare i coglioni?

Serrò le mani sul volante, restando in silenzio. La musica la poteva sentire lo stesso. Magari doveva solo concentrarsi su quella e tanti saluti.

“Non sembrate dotati di un grande arsenale”, l'improvvisa constatazione di Natasha mandò a benedire i suoi buoni propositi di estraniarsi, “perché arco e frecce?”

Clint avvertì una vaga accusa nella voce e la cosa non gli fece granché piacere. Quella conversazione era nata decisamente male.

“Perché sono armi silenziose.”

La risposta sembrò bastarle per una frazione di tempo sufficiente a concludere quella strampalata canzone che raccontava di un amore perduto.

“Ma non abbastanza veloci.”

“Questo lo dici tu.”

“Non sono pratiche a distanza ravvicinata.”

“Le frecce possono essere usate in mille modi anche da sole.”

“Mi sembra comunque una scelta singolare.”

“Non c'è una scelta. Si usa tutto quello che serve.”

Natasha lo guardò di nuovo, ma stavolta sembrò concordare.

“La prima volta ho usato un martello”, la confessione non gli sembrò così strampalata.

“Eri già avanti. Io ho usato una statuetta kitsch di una contadina.”

Ancora lo ricordava con una nitidezza piuttosto sconcertante. La violenza con cui l'aveva abbattuta sul cranio del vicino di casa, il sangue, la puzza di marcio. L'urto di vomito che ne era seguito.

“Ci ho messo un po' a capire che bisognava fracassargli la testa.”

“Io non lo avevo capito”, un'ammissione di debolezza, finalmente? “Me lo hanno suggerito.”

“Chi?”

“Una persona che è morta...”

“Ah. Mi... dispiace.”

“A me no.” quel tono freddo, gelido. Sempre così gelido. La sensazione di non arrivare a comprendere quella ragazzina si moltiplicò all'istante, tornando a fargli girare le palle.

“Hai sempre viaggiato da sola?” il desiderio improvviso di vederci più chiaro. Era abituato a convivere con Barney. Una persona le cui emozioni trasparivano anche dal modo in cui camminava. Tutta quell'ambiguità non riusciva granché a digerirla.

“Sì.”

“E' straordinario come tu sia riuscita a sopravvivere.”

“Grazie per la fiducia.”

“Non sto scherzando. Ha dello straordinario. Ho visto persone grosse il doppio di te, crollare come pugni di mosche.”

“Forse proprio perché erano il doppio di me.”

“Hai un'opinione smisurata di te stessa, mh?”

“Non è un'opinione. E' un dato di fatto.” Fantastico. Persino megalomane: “Sono stata addestrata ad affrontare situazioni del genere.”

“Ad affrontare le Ganasce?”

Natasha si era voltata nella sua direzione.

“Le Ganasce?”

“Sì, insomma...” si maledì all'istante. Dannato Barney, “quei cosi morti.”

“Gli zombie...”

“Sì... gli zombie. Anche se zombie suona peggio di Ganasce se me lo concedi.”

“Te lo concedo”, la sentì sospirare, “No, comunque. Non loro.”

Le diede il tempo per proseguire con la frase, ma non sembrava affatto sul punto di concluderla.

Scrollò le spalle.

“Quanti anni hai, Natasha?”

La sentì muoversi nervosamente sul sedile.

“Ha importanza?”

Forse no, non ne aveva ma... doveva scacciarsi di dosso quella sensazione, immediatamente.

“Sono rimaste poche le cose ad avere davvero importanza di questi tempi”, rispose ancora prima di capire dove volesse andare a parare, “per quanto mi riguarda il mondo aspettava solo una stronzata del genere per fotterci tutti e non riesco a dargli torto sulla decisione”, si prese un istante di pausa per assicurarsi che lo stesse ascoltando.

“Sono stato risparmiato fino ad ora, per non so che grazia divina o extraterrestre... e lo stesso vale per mio fratello. Non siamo mai stati due stinchi di santo e, tanto vale dirlo, forse facevamo parte di quella feccia che avrebbe fatto bene a sparire dal mondo ma... siamo rimasti. E siamo qui, vivi, a farci il culo ogni giorno”, la musica aveva ripreso con una ballata sulle grandi praterie, “Barney è una delle poche cose che per me ha davvero importanza di questi tempi. Siamo stati lui ed io fino ad ora, capisci?” le aveva scoccato un'occhiata significativa. “Sei entrata nel nostro giro. All'improvviso. Non ho voglia di stare a girarci intorno e te lo dico chiaro e tondo: preferirei circondarmi solo di gente di cui posso fidarmi. A maggior ragione in tempi come questi. Quindi... forse no. Non ha davvero importanza sapere la tua età. Ma continuare a viaggiare con noi significa fidarsi. Chiunque tu fossi o tu sia stata prima, nella vita precedente a questo... non mi interessa. Voglio solo sapere se posso fidarmi ora. In questo momento. E se anche avrò solo il minimo sentore di non poterlo fare, mi vedrò costretto a lasciarti andare. Perché non farai parte delle cose che hanno importanza.”

La vide raccogliere le gambe, ed accovacciarvisi contro. Si preparò a una qualsiasi reazione che però tardò ad arrivare. Gli sarebbe persino bastato vederla aprire la portiera e lanciarsi fuori dal furgone in corsa, o gridargli in faccia in modo infantile, tutto, ma non... il silenzio.

Serrò le mani al volante e accelerò per istinto.

“Hai capito quello che ho detto?” smozzicò fra i denti, il nervosismo palpabile.

“Ne ho ventuno”, le parole di Natasha appena soffiate, soffocate dalle labbra a premere sulle ginocchia.

“Come?”

“Ho ventun anni.”

Bene. Aveva ventun anni. Ma di tutto quello che aveva detto che cosa aveva recepito? Solo il latrato di un cane particolarmente rissoso?

“Fantastico... questo significa che...”

“Che potete fidarvi di me.” la voce aveva assunto una sfumatura che non aveva mai colto fino ad allora. Che per un attimo, aveva scalfito il ghiaccio delle sue corde vocali.

“Okay... ma...”

“Nessun ma. Non vuoi sapere cosa facevo prima e mi sta bene non raccontartelo. Ma se mi chiedi se ci si può fidare di me. Sì, ci si può fidare. Non mi sarei unita a voi... se non avessi compreso l'importanza di un... gruppo.”

Le parole erano state pronunciate con una razionalità e logica del tutto ineccepibile.

“E poi mi hai salvato la vita.”

Adesso era perplesso e vagamente in panico.

“Veramente ho tentato di ucciderti.” si affrettò a specificare. Come se poi ce ne fosse stato veramente bisogno.

“Già”, appuntò, “questo smorza un po' il debito che ho nei tuoi confronti allora. Ma per il resto... me l'hai salvata comunque.”

“Non hai nessun debito... nei miei confronti.” di cosa diavolo stava blaterando?

“Come ti pare. In ogni caso non frego le persone di cui sono debitrice.”

Clint decise di prendere quella confessione un po' come veniva. Il dubbio su chi fosse quella ragazzina restava. Quello se fidarsi di lei... si lasciò più di uno spiraglio aperto. E un pizzico di positività, che non faceva mai male.

“Bene... allora... siamo d'accordo, immagino.”

“Siamo d'accordo.”

Tornò a calare il silenzio, misto a un vago disagio a cui non seppe dare un nome. Forse era più facile avere a che fare con persone che non ti dovevano un bel niente. Se non un cazzotto nello stomaco.

“La vuoi sapere qual è la cosa che a me manca di più dal giorno in cui abbiamo cominciato a scappare da quei mostri?” le domandò allora, come a darle un secondo di tregua, ad alleviare quell'attimo di tensione, ripescando il quesito di cui Barney, fra l'altro, non aveva ancora dato soluzione.

“Spara.”

“Il caffè caldo ogni mattina.”

Natasha lo stava fissando e per un attimo si sentì proprio stupido. Forse non era stata una grande idea quella di imitare i disinvolti tentativi di Barney. Finché non la sentì rilassarsi e allungare di nuovo le gambe.

“A me manca il mio cuscino.” la sentì dire.

“Il tuo cuscino?”

“A-ah... non hai mai avuto un cuscino preferito?”

“A dire la verità no, ma... il cuscino.” annuì, come a prenderne atto.

“Caffè e cuscini?” Barney era improvvisamente balzato fra i due sedili anteriori, provocandogli di fatto una sbandata e mezzo infarto “Che scelte del cazzo!”

Clint riportò il pick-up a un'andatura quantomeno decente, il cuore a mille.

“Sei un deficiente...” disse a mezza voce, troppo preso a farsi passare l'attimo di panico, per gridargli in faccia.

Da quanto tempo li stava ascoltando?

“Non è tempo di cambiare quella merda di CD?”

“Ma tu non stavi dormendo?”

“Tu continuavi a parlare...” gli aveva dato una strizzata alla spalla e uno sguardo d'intesa.

“Ehi guardate...” li distrasse per un istante, il braccio puntato dritto di fronte a loro.

Avevano appena superato il confine col Tennessee.

 

*

Albany, Georgia

 

Fury aveva male alla spalla. Il continuo rinculo del Winchester alla lunga aveva minato alle sue giunture già compromesse dall'età.

Aveva tirato fuori la sua pistola e aveva ripreso a far fuoco, non del tutto sicuro che sarebbero riusciti a cavarsela comunque.

Erano tanti. Erano troppi. L'unica cosa di cui si rammaricava (non lo faceva sempre?) era il fatto di aver coinvolto le uniche persone che avrebbe voluto lontano da lì.

“Signore... ho f-finito le munizioni.” la voce di Coulson adesso gli arrivava distorta, disperata.

Abbassò la mano e fece passare la pistola nell'altra.

“Prendi questa.” gli disse solamente.

“Signore ma... è la sua unica pistola.”

“Ho detto prendila.”

“Che sta facendo, sceriffo?” anche Maria non suonava granché padrona della situazione, ormai.

“Vi do una via di fuga.” aveva preso ad arrotolarsi le maniche della camicia. A imbracciare il Winchester scarico come bastone. Nonostante la frescura della sera, aveva cominciato ad avere caldo.

“Non faccia stronzate! Non è armato! E sono in troppi.”

“Appunto per quello. Appena mi avranno preso di mira, dovrete guadagnare la macchina e scappare il più lontano possibile.”

“No!”

“Non è una richiesta, Maria. Questo è un ordine.”

“Forse allora è arrivato il momento di dare le dimissioni, signore, perché non mi sembra in grado di prendere decisioni razionali.”

Fury le lanciò uno sguardo nervoso che venne ricambiato con furore.

“Non ha senso che crepiamo tutti e tre!”

“Non ha senso che crepi lei!”

Coulson aveva sparato un altro paio di colpi che però vennero inghiottiti dal rombo sordo che all'inizio parve loro quello di un tuono.

Eh già, ci mancava solo un temporale del cazzo.

Il cielo però brillava impassibile e sereno sopra le loro teste, mentre quel rombo...

“Che cos'è?” anche gli zombie sembravano disorientati.

“Non lo so. Forse si è finalmente aperta la voragine dell'inferno ad inghiottirci tutti quanti.”

“Occristo, guardate!” Coulson aveva allungato un braccio, non prima di aver fracassato la testa di uno zombie in avvicinamento: l'ombra di un grosso mezzo stava avanzando dalla via principale.

“Ma quello è...”

“Porca puttana.”

Un carro armato.

Un grosso, enorme, massiccio, fottutissimo carro armato. Era dai tempi della guerra che Fury non ne vedeva uno di quelle dimensioni.

Stava venendo verso di loro, facendosi largo fra i corpi di quei cadaveri, senza preoccuparsi di passargli sopra come fossero formiche. Una visione tanto disgustosa, quanto distensiva.

Si fermò proprio in mezzo alla piazza, a pochi centimetri da loro, prima che il portellone si aprisse.

Ne sbucò la testa di un uomo di colore. E poi il corpo di un... militare di colore. Che brandiva un mitra.

“Un po' di rock and roll, gente?” lo sentirono urlare, prima di cominciare a far fuoco tutt'intorno a maciullar cervelli senza discernimento.

Un esaltato del cazzo.

Fury, che non aveva smesso un solo istante di assistere a quella visione del tutto surreale, nemmeno si era reso conto che un altro uomo era uscito dal grosso mezzo e stava loro gridando qualcosa.

“Signore! Signore dobbiamo muoverci!” Maria lo aveva appena scosso mentre una mano si tendeva verso di lui.

Il suo unico occhio andò a fissarsi sul viso del secondo uomo che sembrava esser appena sceso dal cielo per salvarli.

“Sceriffo...” doveva aver riconosciuto... la stella, “Sono il Capitano Steve Rogers.”

Fury scoccò un'occhiata a quel viso rileccato e bonario e solo allora si decise ad allungare una mano per farsi issare sul mezzo: “Ti sembra che in questo momento possa fregarmene qualcosa di come cazzo ti chiami, ragazzo?”

Il ringraziamento migliore che poteva aspettarsi.

 

___

 

Note:

Ecco svelato il mistero dei due nuovi personaggi in arrivo. Il gruppo principale è praticamente al completo, ancora dispersi per gli Stati Uniti ma sulla via di Atlanta. E a parte salvar sceriffi orbi e incazzosi, il Cap avrà il suo ruolo nella storia, quanto prima. Non nascondo però che probabilmente ci saranno ulteriori sviluppi sul fronte personaggi, ma non voglio anticipare niente. Solo metto in guardia, e apro il toto personaggio in arrivo, per chi volesse cimentarsi. No, purtroppo non c'è niente in palio...
Con questo passo agli importanti ringraziamenti di rito. Alla beta socia Sere, sempre presente e utilissima e tutti i lettori e recensori che ringrazio tanto per l'entusiasmo. Ed è tutto. Ora scappo al cinema a vedere Interstellar. E... ci sentiamo alla prossima!

  
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