I
personaggi non mi appartengono e sono di
proprietà della Meyer la storia è scritta senza
fini di lucro ma solo per puro
divertimento.
Capitolo
3
Si,
viaggiare! Il modo migliore per scoprire
il nostro vero essere.
Ero
in macchina che guidavo da non so quanti
giorni senza una meta precisa, era passato un anno da quando avevo
commesso il
piu grande errore della mia vita, avevo lasciato Bella e come se non
bastasse
le avevo fatto una promessa: sarebbe come se non fosse mai esistito.
Poche
parole solo per dirle che volevo che lei mi dimenticasse per sempre il
problema
era che lei forse un giorno l’avrebbe fatto davvero, avrebbe
avuto dei figli e
dei nipoti e non avrebbe piu pensato a me troppo presa dalla sua vita e
un
giorno sarebbe morta e allora io l’avrei raggiunta, questa
volta per sempre.
La
mia mente, nonostante la profonda
convinzione che quello che avevo fatto era la cosa giusta continuava a
ripropormi le immagini di noi, della nostra felicità e
quello mi bastava per
continuare a non vivere. La mia famiglia la vedevo nei giorni buoni,
ovvero
quasi mai, non suonavo il piano da quel maledetto giorno, avevo anche
provato a seguire
le traccia di Victoria
per fare ancora qualcosa per lei ma non ero capace neanche di quello.
Dopo
quei primi mesi in cui l’affanno della
caccia mi aveva riempito le giornate e ho finalmente capito che era
inutile che
la mia non era una ricerca ma un passatempo per non pensare, e tornai a
casa,
il mio ritorno durò solo pochi giorni visto che Alice mi
insultava sia con il
pensiero che con la voce, la sua era una rabbia cieca contro di me e
contro la
mia decisione. la persona che mi sorprese e mi fece ripartire fu
Rosalie che un
giorno senza volere mi rivelò un pensiero che mi fece capire
di aver fatto male
non solo a lei e a me ma anche alla mia famiglia.
‘Sei
solo un egoista, non hai pensato che
tutti loro come te erano innamorati di quella fragile umana, la sua
vicinanza
gli ricordava quei sentimenti che un tempo avevano provato anche loro.
L’hai
portata a casa, hai permesso che entrasse nelle loro vite e adesso solo
perché
TU HAI DECISO, l’hai allontanata. Credi che lei ti
dimenticherà? Lo spero per
lei, dal profondo del cuore che non ho, vorrei che lei ti dimenticasse
che
trovasse una persona che le voglia bene veramente, che non
l’abbandoni come hai
fatto tu. So per certo, Alice te lo può confermare, che lei
non sta bene. Sei
un egoista con il tuo comportamento hai fatto del male a lei, a te e a
loro e a
che pro?’
Mentre
diceva queste parole era intenta a
controllare la mia macchina, era lei la meccanica di casa, aveva fatto
lei
tutte le modifiche alle nostre auto, il mio meccanico di fiducia.
“Non
pensavo che tu eri cosi arrabbiata con me”,
le disse, lei alzò il viso dal vano motore e mi disse:
“Emmet
per giorni non ha parlato con Jasper
perché all’inizio credeva che lei aveva avuto
paura di quello che era successo
e ti aveva
allontanato. Per fortuna
Alice e Esme gli spiegarono come stavano veramente le cose e fu allora
che lui
decise di ucciderti, la nana era talmente contenta che canticchiava a
tutto
spiano. Devi ringraziare la tua buona stella che sono riuscita a farlo
cambiare
idea altrimenti saresti già un mucchietto di
ceneri”.
La
guardai per un istante: “secondo te sono
ancora in tempo?”
“Non
credo che ti vorrà con sé: è passato
un
anno e Alice dice che da circa un mesetto non riesce più a
vederla”.
“Non
dicevo quello, dici che Emmet mi
ucciderebbe se glielo chiedessi?”
Rose
alzò di nuovo la testa dal vano motore.
“Ho
cambiato l’olio e fatto un po di
manutenzione e Emmet non ti toccherà altrimenti
sarà lui a finire male.
Ora
se vuoi un consiglio sali su questa
macchina che ora è perfetta e vai lontano lascia passare
qualche decennio e poi
torna forse per allora Alice non vorrà la tua testa
imbalsamata”. Chiuse il
cofano e diede un leggero colpetto alla carozzeria. “Devo
dire che ho fatto un
ottimo lavoro anche se credo sarebbe meglio pensare
cambiare questa macchina ormai ha fatto
troppi kilometri”.
Quel
giorno seguì il consiglio di Rosalie e mi
misi di nuovo in strada, mi fermavo giusto il tempo di nutrirmi e poi
ripartivo. Il rimprovero di Rosalie continuava a rimbombare nella mia
mente
insieme al viso perfetto di Bella. Ogni giorno lottavo contro la voglia
di
tornare da lei solo per vedere come stava per poter sentire il suo
dolce
profumo ancora una volta e magari accarezzare la sua pelle ancora una
volta,
insomma ero ossessionato e per distrarmi pensavo alla mia macchina, era
una
cosa frivola e stupida lo so ma avevo il bisogno di trovare qualcosa
che non
era collegato a un ricordo di Bella il problema è che dopo
qualche giorno mi
ritrovai a pensare a cosa avrebbe potuto fare Rosalie con il pickup
rosso
stinto, c’era un non so che di inquietante nella mia
ossessione, non lei
direttamente ma qualcosa che era talmente legato alla sua persona da
non poter
essere separato da lei. In tutta quella storia c’era solo una
conclusione: ero
pazzo, pazzo d’amore per la persona che avevo allontanato da
me e potevo fare
tutti i kilometri del mondo, tutte le strade sulla terra, ma questo era
un dato
di fatto che non avrei potuto cambiare e dovevo trovare una soluzione,
aspettare la sua morte per poterla raggiungere era una idiozia, un modo
per
difendere il mio ego spropositato.
Questo
ego maledetto che mi ha allontanato dall’unica
persona che volevo vicino a me e tutto questo perché? Per
una mia stupida
convinzione che cosi facendo l’avrei prottetta dal mostro che
ero ma non avevo
pensato alle conseguenze. Nei mesi passati con lei il mostro si era
eclissato
lasciando posto ad un nuovo Edward, per protteggerla ero pronto a tutto
anche a
lasciarla, in realtà non avevo mai pensato al male che avrei
causato ai miei
famigliari, Bella d’altronde con il tempo mi avrebbe
dimenticato ma loro
avevano l’eternità da passare insieme a me con i
mei sbalzi d’umore; era anche
vero che il mio era un non vivere a con una data di scadenza, da
consumarsi
entro e non oltre la vita di Isabella Marie Swan.
Senza
rendermi conto ero a
Forks e senza volere
era
proprio il giorno del suo compleanno: l’anniversario di
quell’episodio che mi
ha costretto a stare lontano da lei. Mi fermai davanti alla nostra
vecchia casa
e correndo andai da lei, quel pomeriggio senza
volerlo avevo preso una rosa. Salì verso la solita finestra
ma non c’erano sue
tracce mi accorsi dopo che la macchina di Charlie non c’era
probabilmente erano
fuori a cena a festeggiare, aprì la finestra e respirai il
suo profumo appoggia
la rosa sul comodino e tornai alla macchina, ero pronto per partire
quando una
idea mi folgorò: avevo chiesto a lei di dimenticarmi, le
avevo promesso di scomparire
della sua vita e quel giorno mi sono presentato a lasciarle una rosa
sul
comodino ero proprio un tonno!
Era
certificato Edward Cullen era un tonno.
Sopresa! Non volevo chiamare subito in causa il succhisangue che tutte vorremo ma senza volerlo si è presentato e l’ho lasciato sfogarsi quindi ecco a voi un piccolo assaggio di un pov di Edward.
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