Tutti conoscono Loki come il dio degli inganni, delle malefatte o, più ufficiosamente, lingua d'argento. Nomi utili a mettere in guardia da un uomo apparentemente senza cuore, con una mente subdola quanto brillante, capace di piegare gli altri al suo volere.
Thor e Frigga, però, continuano a credere nell'esistenza di qualcosa di buono in quel cuore di ghiaccio, anche se, col susseguirsi degli anni, questa speranza ha finito per tramutarsi in una vana e utopica fantasia.
Nessuno poteva aspettarsi che una giovane entrasse all'improvviso nella vita del principe dannato, nel modo più assurdo e paradossale possibile, almeno per i suoi canoni.
Quella che all'apparenza sembrerebbe una semplice ragazza, nasconde molto di più di un caratterino pungente, capace tener testa ad una creatura come Loki; possiede qualcosa in grado di stravolgere tutti gli equilibri e la vita del dio degli inganni.
Ma che cosa? Sarà stato davvero una coincidenza il loro incontro? E lei, finirà per essere vittima degli inganni di Loki, come gli altri, o la vita ha in serbo altre sorprese per queste due anime tormentate?
La storia inizia a seguito del primo Avengers
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La sua lunga gonna di tulle frusciava sul pavimento d'oro del palazzo di Asgard, mentre il ticchettio dei suo sandali produceva un suono cadenzato e regolare.
In lontananza, si udivano ancora i rumori della festa che stava volgendo al termine: i musici stavano rilasciando nell'aria le ultime dolci note e le dame e i cavalieri ballavano le loro ultime danze.
Sorrise nel vedere alla fine del corridoio che stava percorrendo una massiccia porta, anch'essa d'oro, con la superficie interamente coperta da complicati intagli e bassorilievi.
Bussò.
Dopo pochi secondi i pesanti cardini si mossero ed essa si aprì di alcune spanne; due profondi occhi di un verde brillante si scontrarono con i suoi, colore del mare.
Si sorrisero a vicenda.
"Ce ne hai messo di tempo", disse il dio.

" La odiava. Odiava il modo gentile con cui gli parlava,la schiettezza delle sue parole,la gentilezza dei suoi gesti. Ancora di più odiava il suo corpo,il fatto che ne fosse dipendente come l'acqua per un assetato , che la sognasse ogni notte e che avesse bisogno di lei per recuperare le proprie forze.
E sopra ogni cosa odiava che altri uomini posassero i loro occhi su di lei. "
Cosa sarebbe successo se dopo l'invasione di New York Loki non fosse stato rimandato ad Asgard? E se a vegliare su di lui fosse un moderno avatar mutante ?
Un mix, spero per voi piacevole, di Thor , Avengers , X - Men , i guardiani della Galassia
PS se riuscite a passare i primi quattro capitoli forse ( e dico forse ) potrebbe piacervi

Tratto dal testo:
“Come hai fatto ad entrare? Che cos'hai in mano?” domando di getto, allarmata, riferendomi a quella specie di bastone dorato, dalla punta ricurva e in cui è stata incastonata una pietra celeste. Lui però non mi risponde, continua a fissarmi in modo strano, mantenendo il suo ghigno divertito. Peccato che io non mi stia divertendo per niente, anzi, ogni secondo che passa divento sempre più allarmata, per non dire spaventata. “Come ti chiami?” domando, non perdendo neanche uno dei suoi movimenti, perché adesso mi si sta avvicinando, piano, come se non volesse spaventarmi, ma lo ha già fatto, ponderando se rispondermi o meno. “Loki." mi risponde alla fine.

Loki ha bisogno di un gancio per portare avanti il suo piano, quello che non sa è che il suo gancio è una ragazza dannatamente irritante e logorroica.
-Bene, tutte le volte che ho provato a scrivere una FF seriamente, è andata male, quindi questa volta scriverò tutto ciò che mi passa per la testa senza badare troppo alla forma o alla profondità dei dialoghi.

S''interruppe bruscamente, trasferendo tutta la sua attenzione sull'uomo della scalinata. Lo vide scendere le scale con studiata lentezza ed un'innata eleganza nei movimenti, appoggiandosi ad un bastone finemente lavorato. Vestito né meglio né peggio degli altri, ma con un portamento insolito per un uomo così giovane. Non doveva avere più di trent'anni. I suoi occhi emanavano un'eccitazione febbrile. Lo seguì con lo sguardo, mentre un brivido le percorreva, gelido, la spina dorsale. Qualcosa in quello sguardo le trasmetteva una strana inquietudine.
[...]
Il sedicente dio la guardò, come si guarda una preda braccata, un animale ferito incapace di difendersi.
«Se non vuoi inginocchiarti dinanzi al tuo Re, lascia almeno che ti spieghi cosa significa esser inferiori, sottomessi, succubi. Ti dimostrerò che non puoi fare altro che arrenderti al mio volere. Sono il tuo dio e come tale posso disporre di te come meglio mi aggrada. Hai osato sfidarmi? Ora ne pagherai le conseguenze.»