Ora, c'è da avere un po' di comprensione nei confronti di Sherlock. È vero, non è che loro non abbiano mai parlato, e poi lui è quello che si vanta continuamente di poter dedurre le cose più nascoste dai minimi indizi, per cui no, non si può dire proprio che per Sherlock questa sia una sorpresa. I segni c'erano già tutti, e anche da tempo. Dopo cinque anni di convivenza (niente affatto rosea ma sicuramente interessante sotto ogni punto di vista), sfociati da qualche anno in un'appagante relazione sentimentale, Sherlock ha potuto collezionare una notevole raccolta di prove del fatto che a John non dispiacerebbe per niente legalizzare la loro situazione.

“ Come ho fatto a non pensarci prima! Non devo chiamare quell’imbecille, ho la soluzione qui”.
La voce di Sherlock lo risveglia dai suoi pensieri. Il consulente investigativo ha gli occhi che lanciano scintille e John sa ancora prima che inizi a parlare che la soluzione migliore sarebbe uscire di casa e non so, farsi coinvolgere in una rissa.
“ Riprodurremo la scena del crimine qui in soggiorno. Tu farai la vittima, ovviamente.”
[...]
“ Ancora una manciata di centimetri più in basso e saresti morto.” Mentre lo dice nella voce di Sherlock c’è la stessa incertezza che ha percepito quando erano al telefono sul tetto del Barts. La stessa umanità.
“ No.”
“ No?”
“ Non potevo morire, non ti avevo ancora incontrato”
Di scene del crimine nel tuo soggiorno, cicatrici sulla spalla, carezze al buio e gettarsi da precipizi insieme.

"Quando sei rimasto con le nudità al vento nel bel mezzo di una riunione del consiglio, ti si è buttato addosso e entrambi vi rotolavate per terra" continuò, imperterrita.
"Stava cercando di aiutarmi ad alzarli" ribatté.
"Era sotto il tuo letto!" esclamò, forte delle sue convinzioni.
"Si nascondeva lì per sfuggire a Kathrina!" spiegò, sempre più sconcertato... peccato che Artù ricordasse benissimo cos'era successo una volta trovato Merlino sotto il suo letto...
"Hai insistito nel venire quando Kainen razziava il suo paesino" sorrise vittoriosa.
"Sei venuta anche tu" sgonfiò le sue speranze Artù.
"Hai rifuggito un suo abbraccio, quando lo volevi più di ogni altra cosa!" lo riprese lei.
"Non è vero. Sai quanto odio abbracciare la gente che conosco da poco!" disse lui come fosse ovvio.
"Lo conoscevi da due anni!" ribatté lei incredula.
"Non importa, non sono un tipo affettuoso!" se ne uscì lui.
"Era geloso di Cedric!" continuò Morgana.
"Era geloso del suo posto da servitore!" la corresse Artù.
"Eravate da soli nei sotterranei reali!" gli appuntò la ragazza.
"Stavamo cercando di stanare un ladro!" spiegò lui.
"È geloso di Ginevra!" esclamò lei con un tono alquanto ridicolizzante.
"Non è vero! Non è vero! Non è vero!" sbottò lui come un bambino.

«Po… potresti ripetere?» la voce che gli usciva con una nota molto più bassa rispetto al solito.
Sherlock roteò gli occhi e scosse la testa esasperato.
«Sai quanto io detesti farlo. Comunque, cosa vorresti sentirti ridire, esattamente?»
[...]
«Che vieni a letto con me solo per tenermi qui.»
Sherlock fece schioccare la lingua contro il palato, il sopracciglio lievemente inarcato.
«Non ho detto propriamente questo.»
«No, ma questa è la sostanza.»

Un brusco risveglio e una scoperta molto particolare. // E questo portò John a fare due importanti considerazioni: numero uno, il suo coinquilino una volta tanto dormiva VERAMENTE; numero due, la vista del suddetto completamente nudo gli stava provocando un’erezione di proporzioni epiche e dalle conseguenze addirittura peggiori.

«Credo che Sarah mi ucciderà.»
«Perchè dovrebbe fare una cosa simile?»
Domandò confuso ma straordinariamente tranquillo, come se non fossero stati mezzi nudi e avvinghiati nel suo studio.
«Beh, perchè sono chiuso nel mio ufficio con il mio ragazzo da almeno mezz'ora durante il mio orario lavorativo, tu che dici?»
Sherlock ridacchiò per un attimo.
«E tu dille che mi sentivo male e perciò sono venuto a farmi visitare.» Ribattè allegramente.
John annuì con enfasi, fintamente convinto.
«Sì, potrebbe andare. Ma non ci crederà mai.»
«Probabilmente no, ma non sarà in grado di dimostrare il contrario.»

Reichenbach spoilers.
John Watson non era gay.
E non perché non si fosse mai posto il problema. Amava le donne. Le loro forme, le gambe affusolate, le dita agili e le loro risate acute. Sapeva conquistarle facilmente e non se ne stancava mai. Durante l’adolescenza, dopo aver scoperto Harry serratamente avvinghiata ad un’altra ragazza, si era concesso un momento per definire la propria identità sessuale: una corta minigonna, due gambe nude e l’improvviso scorrere del sangue verso le sue parti basse gli avevano fornito la risposta definitiva.

Anche quando le cose non vanno e si rompono, è meraviglioso.
(post-Reichenbach) (married!John)

-20 flessioni, soldato-
John, che tanto stupido non era, aveva afferrato il contesto e decise che la cosa gli stava al quanto bene.
-le flessioni però le faccio su di lei, signore-

«Vuoi ancora giocare a Cluedo, John?»

“Smettila di guardarmi in quel modo!” John rise e Sherlock con lui, sommessamente nella luce soffusa della camera di Sherlock.
“Quale modo?”
“Quel modo.”
“Ti sto semplicemente guardando, Sherlock. Non è nulla di eclatante.”
“E’ inquietante e ambiguo.”
“Non lo trovi intrigante?” John rise di più, buttando un cuscino in faccia a Sherlock per poi rifilargli un bacio, labbra contro labbra. Sherlock lo fissò per un paio di secondi, sbattendo le sue lunghe ciglia nere.
“No, no, credo di trovarlo soltanto inquietante.” Quando tornò a casa, John fu soddisfatto di aver lasciato un livido sul braccio candido del suo migliore amico, come premio per quella sua uscita triste.

SasuNaru. AU. Lievemente OOC (Almeno spero lievemente).
Dal testo:
«Non ti facevo un tipo per uomini».
«Eh perché?» Domandò Naruto, sbattendo le palpebre bionde in modo confuso.
«Perché gli omosessuali sono tutti carini! E si mettono con uomini altrettanto carini»

Scritta per il p0rnfest indetto da Fanfic Italia.
John crede di conoscere i limiti affettivi di Sherlock, ma si sbaglia. E sbaglia anche sui suoi, finchè non è spinto a superarli.
Sherlock gli sorride sollevando appena un angolo della bocca. Gli piace lo sguardo liquido negli occhi di John, il modo in cui lo accarezza con tenerezza. Ha sempre amato la personalità di John, il suo cuore, il modo in cui ragiona, la pazienza con cui lo comprende.

«Che stai facendo?»
«Ti porto a letto.»
«Proposta indecente, dottor Watson» commentò con un sorrisetto malizioso. John roteò gli occhi, ma era arrossito.
«Io mica intendevo... Lascia stare.»

«Allora?» chiese Sherlock. Il suo cuore – nell'ipotesi surreale che ne avesse avuto uno – avrebbe potuto emettere un battito di troppo e segnalare un sovradosaggio di adrenalina. Così non fu, ovviamente, ma Sherlock sentì ugualmente un formicolio fastidioso all'altezza del petto.
John si schiarì la gola. Impiegò qualche secondo prima di dare una risposta. Chiuse il giornale, piegandolo in quattro parti perfette, poi lo ripose affianco alla Abat-jour, tra il violino di Sherlock e la tazza di Sherlock.
«Allora cosa?» domandò John, alzando gli occhi verso il proprio coinquilino «Non posso dire di non averlo mai pensato, Sherlock»