Chiudiamo un ricordo in un armadio... chiudiamo il dolore, ma esso non ci abbandona.

Ambientato dopo alcuni anni dalla fine della serie animata; per quanto riguarda il manga, è tra la fine del manga e l'episodio "The garden with holy light", entrambi all'interno del 19° volume.
Osservazioni di Sing su Eiji e sul suo rapporto con Ash.
SPOILER se non avete letto tutto il manga The garden with holy light" compreso.

Eiji non riesce a non pensare al vero nome di Ash.
Missing moment.

[AshxEiji]
Questa os è stata scritta per il WritOber indetto da Fanwriter.it
***
Tratto dalla storia:
Non si sapeva come. Non si sapeva quando, ma era successo.
E Ash era stato costretto a fuggire di nuovo, a nascondersi nel buio per chissà ancora quanto tempo.
Una sera, Eiji era tornato a casa trovandola completamente vuota. Ogni traccia di Ash era scomparsa, ogni cosa che lasciasse intendere che lui vivesse lì era stata rimossa.
Il cuore di Eiji aveva smesso di battere in quel momento.

"Non riuscivo a concentrarmi perché ogni cosa mi ricordava lui, il suo essere se stesso, il suo voler aiutare e proteggere tutti, il suo viso buono e gentile che ormai mi ero abituato a vedere, il sorriso sincero che mi rivolgeva sempre e che mi scaldava il cuore"
Una piccola FlashFic sulla AshxEiji^^
Avvertenza: contiene spoiler della serie

I couldn't do anything, I couldn't stop him.....
The only thing that I could do was to shout.

*Ambientata dopo We are here now*
Era come un mare in tempesta: indomabile.
Lo sovrastava, lo trascinava fino alla deriva con le sue onde, gli toglieva il fiato, lo lasciava prendere qualche boccata d’aria e poi lo trascinava giù ancora una volta.
Era inutile cercare di fermarlo. Era inutile cercare di contrastarlo.
La lince voleva sfamarsi con il suo corpo ed Eiji era ben felice di lasciarglielo fare.

Per un istante sorridere gli viene istintivo. La sua voce di quasi vent’anni prima ha una cadenza infantile ed innocente che col passare del tempo si è spenta del tutto, sostituita dal tono educato ma distaccato. Il sorriso muore sulle sue labbra quando l’inquadratura si gira – troppo maldestra per comprendere esattamente l’importanza di ciò che sta ritraendo, ciò che sta cristallizzando nel tempo. Ed è allora che ricorda il motivo per cui per anni ha finto che quelle cassette e quella videocamera non esistessero – il motivo che ha voluto ignorare quella mattina, spinto da chissà quale volontà pseudo suicida.
Ash guarda in camera.
(Eiji-centric, post finale)

[Shorter/Yut-Lung]
"Shorter sapeva che c'era appena stata un'imboscata in casa di Dawson.
Sapeva che se non si fosse mosso al più presto per capire cosa stesse succedendo, avrebbero potuto perdere una pista davvero importante.
Sapeva anche che, probabilmente, sarebbe stato opportuno soccorrere la ragazza che giaceva incosciente davanti alla veranda al più presto.
Eppure, davanti a quella minuta figura priva di coscienza, i lunghi capelli corvini che giacevano sull'erba del cortile, per qualche secondo l'unica cosa che riuscì a pensare fu che, davvero, non aveva mai visto niente di più bello in vita sua."
ATTENZIONE: tra gli avvertimenti ho specificato tutti i temi forti che vengono affrontati, ma molti di questi sono solo impliciti o vengono al massimo fatti vaghi riferimenti, quindi non sono presenti descrizioni esplicite.

Non è infanzia credere che tutto si possa comprare? Che la vendetta sia il centro motore delle nostre azioni?
Non è infanzia chiudere gli occhi e cercare l'uomo nero?
Il senso di colpa. La consapevolezza delle proprie azioni e, nonostante questo, la sola possibilità di proseguire lungo l'unico sentiero che si conosce davvero.

«Se avessi paura di potermene pentire, non te lo avrei nemmeno chiesto. Per chi mi hai preso?! Ora vieni. Per la cronaca, non stavo scherzando sul milkshake al cioccolato con doppia panna.» sorrise, strofinandosi l’indice sotto il naso con l’altra mano. «A proposito, spero che Alex abbia custodito i miei occhiali da sole, mi sento nudo senza.»
«Lo spero anch’io.»
«Uh?»
«Aiutano a coprire parte della tua brutta faccia.»
«Sapevo che l’avresti detto!»

“Non credevo che fossi diventato talmente perfido da affamare il tuo cane!”
Quella voce.
Si voltò verso la direzione del suo interlocutore con il cuore a martellargli nel petto.
L’aria nei polmoni pareva non bastargli ed un senso di vertigine lo costrinse a poggiarsi ai pensili con una mano per non cadere.
Era lì, davanti a lui, in salute e con un sorrisetto impertinente stampato sulle labbra.

"Dicono che l'anima non voli via, fino a che si hanno dei conti in sospeso sulla terra, ebbene: il mio conto in sospeso sei tu, sono tutte le parole che non ti ho mai detto e che forse, mai riuscirò a dirti."
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[SPOILER WARNING: Ambientata dopo il volume 10 del manga/episodio 24 dell'anime, e dopo Garden Of Light]

Tutto inizia a Central Park, dove Blanca finge di essersi nascosto a leggere nelle ore che precedono il suo volo per Aruba. È li che Ash lo incontrala fatidica, ultima volta. O perlomeno così dovrebbe andare. Tuttavia dico “inizia” perché in questa storia c’è qualcosa di non detto e non fatto che trattiene Blanca a New York, sulla 5th Avenue, davanti alla Biblioteca Pubblica, proprio dove Ash tenta di rifugiarsi quando viene colpito al fianco.

«A-aspetta...» ansimò; aveva già la mano dell'uomo che gli vagava sul petto, sotto la camicia che lui stesso gli aveva rubato dall'armadio per dispetto. L'uomo emise una lieve risata contro il suo orecchio; profonda e sexy, mentre gli pizzicava uno dei capezzoli e Yue tratteneva un gemito, inarcandosi in avanti e poi all'indietro, scattando in quella viscosa eccitazione che lo stava già prendendo senza poterne fare a meno.
[Blanca/Yue-Lung]