Charles incontra E.M. Lehnsherr, il suo scrittore preferito di sempre, in un bar, ma non sa che si tratta proprio di lui. Erik comincia a criticare la propria scrittura di fronte al suo più grande ammiratore

[Cherik, pre-slash] (...) Bianco in e4 è un’apertura aggressiva. È come chiedere a una donna di spogliarsi senza averla prima degnata di uno sguardo.
Forse, a suo modo, voleva punire una scelta che nemmeno avrei detto tale: pretendo il nero perché il bianco mi costringerebbe a pensarlo.
Non puoi vincere la guerra se, per ogni pezzo che muovi, accarezzi la mano del nemico (...)

[ Erik Lehnsherr x Charles Xavier. ]
La finestra di Charles ha un'ottima visuale. Sì, un'ottima visuale sulla camera del suo vicino, Erik Lehnsherr.
Scorge dita deliziosamente lunghe afferrare i bordi di quell'inutile T-shirt sudata e ormai sporca, liberando così dei fianchi stretti e delle spalle larghe e muscolose. Charles ha già visto quella scena un numero spropositato di volte, ma ogni volta è come la prima. I suoi occhi non riescono ad allontanarsi dai muscoli delineati, dalle scapole sporgenti, dalla schiena fin troppo limpida. Come può una creatura essere così assolutamente appetibile? si chiede. Charles vuole infilare le proprie unghie in quella carne matura e lasciare i segni del suo passaggio, ma sa che non succederà mai; per questo si limita a sognare.
Sogna delicate ma ferme mani sul proprio corpo, che lo accarezzano, lo riscaldano ancora di più; sogna quelle mani diventare artigli e strappare la sua pelle, segnare il corpo ancora giovane con ferocia animale. Guarda l'uomo davanti ai suoi occhi e si domanda se potrà mai anche solo parlargli.

Incazzato nero, si diresse a grandi passi verso la palestra accanto a quella dove stava lavorando, e spalancò la porta, pronto a fare una strage.
Invece, l’immagine che gli si parò davanti agli occhi lo lasciò letteralmente di sale.
Una ragazza, una ragazza dai lunghi capelli castani, era in piedi sul cavallo da volteggio e ballava, come fosse stata sul cubo di una discoteca....
Quanti di noi si incarogniscono quando al nostro Logan, come sempre, con le donne non gliene va dritta una? Quanti vorrebbero strozzare la Grey? Bene, quì il nostro eroe preferito incontrerà una persona che saprà dare una bella scrollata al suo universo emotivo...ma prima del finale ne devono capitare di disgrazie! Spero di avervi incuriosito...leggete, e saprete tutto!
Ps: è la mia prima fanfiction, spero di avere tante recensioni che mi aiutino a migliorarmi. Buona Lettura e...siate spietati!
Nota: la Fanfiction siposiziona, almeno all'inizio, tra Xmen 2 e Xmen 3, dopo l'incidente di Alkaly Lake, per poi proseguire di pari passo...con diverse modifiche. In fondo, se una cosa non ci piace...noi ce la riscriviamo!

[Chiedo scusa per il ritardo nell'aggiornamento di Hellfire Club e Brotherhood, problemi personali e tecnici mi hanno impedito di dedicarmi a queste due storie. Sono determinata a concluderle, perciò non mi arrenderò. oOBlackRavenOo] 
Università di Yale, 1960, un periodo di profondi cambiamenti. La presenza dei mutanti al mondo è stata rivelata subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, ma nonostante siano passati quasi vent’anni dalla “Rivelazione” non tutti gli umani si sono abituati alla loro presenza e non tutti i mutanti sono intenzionati a coesistere con loro.
Charles Xavier, mutante e telepate al suo primo anno a Yale, intenzionato a vivere la sua permanenza insieme agli umani in maniera pacifica, sostenitore della coesistenza fra le due razze. Erik Lehnsherr, mutante capace di manipolare i metalli e il magnetismo, studente all’ultimo anno di studi ed anche Leader del gruppo studentesco conosciuto come “Confraternita dei Mutanti” che sostiene la superiorità indiscussa della loro razza, capaci di fare il bello e il cattivo tempo all’università. Due ragazzi completamente diversi, ma il loro incontro stravolgerà non solo le loro vite.
[Erik/Charles; Victor/Wade]

Sei mesi dopo Cuba, Charles ed Erik si ritrovano cinquant’anni nel futuro, dove incontreranno loro stessi più vecchi, gli Avengers e un mondo molto diverso dal loro. Dovranno confrontarsi con i cocci della loro relazione finita, un impareggiabile avversario e cercare di andare d’accordo con Tony Stark.
Charles ed Erik dovranno fare del loro meglio per adattarsi, e allo stesso tempo trovare un modo per tornare a casa..e uno dall’altro.

Non poté impedirsi di pensare se la partita che stavano giocando fosse solo sulla scacchiera e non anche su un campo più intimo e delicato. Così affini e complici da essere ad un passo da toccarsi vicendevolmente l’anima. Cosa di cui Charles aveva molta paura, perché poteva unirli per sempre o distruggerli entrambi.

[Chiedo scusa per il ritardo nell'aggiornamento di Hellfire Club e Brotherhood, problemi personali e tecnici mi hanno impedito di dedicarmi a queste due storie. Sono determinata a concluderle, perciò non mi arrenderò. oOBlackRavenOo] 
Las Vegas, la città del peccato e luogo dove è possibile trovare l'Hellfire Club. Un locale dove ai mutanti è permesso di lavorare e dove la clientela comprende entrambe le razze. Luogo dove accade veramente di tutto.
Charles, mutante dai poteri telepatici abbandonato in giovane età e costretto da allora a cavarsela con le proprie forze, senza sostegno alcuno, si ritrova ad arrivare proprio a Las Vegas con un obbiettivo...trovare lavoro. Ma l'incontro con Erik, mutante e fedele figlio adottivo di Sebastian Shaw il proprietario del Club, cambierà leggermente le carte in tavola.
Entrambi si ritroveranno a riesaminare ogni loro scelta e convinzione...ma non sempre è facile cambiare.
[Erik/Charles]

[Erik/Charles]
“E colpa tua” mormorò il professore, accoccolandosi contro il suo petto. “Pensi troppo forte.”

"Tutti quelli che volevano affittare questo appartamento, dopo un giorno sono scappati a gambe levate! Forse perché il ragazzo si fa chiamare “lo Squalo”...- nel sentire quell’epiteto rabbrividisco deglutendo sonoramente.
-Buffi questi nomi che si danno i giovani d’oggi, non le pare signorino Xavier?- mi chiede con non chalance senza minimamente notare la mia stizza che sta salendo ai massimi livelli storici. Stavo per risponderle che avrei preferito dormire sotto un ponte piuttosto che vivere sotto lo stesso tetto di uno psicopatico “mostro di Frankestein” quando la donna mi batte sul tempo.
-Fortunatamente per me, lei ha già firmato!- mi dice sventolandomi il contratto in faccia che vorrei davvero incenerire se potessi.
-Sua sorella aveva davvero ragione nel dirmi che lei è una persona molto aperta e disponibile e non si fa problemi per nessuno!- Sentendomi davvero con le spalle al muro, le sfoggio un sorriso falsissimo salutandola con un arrivederci, che in realtà nella mia testa suona come un sonoro “vaffanculo” .

Resta con me.
[X-Men: First Class. La notte prima di Cuba. Forse l'ultima. Di sicuro una che Charles non vuole dimenticare.]

[Charles/Erik; missing moment di ciò che avrei sperato accadesse in un hotel a parigi, prima che Erik tentasse di uccidere Raven; angst e fluff a palate]
“Solo qualche drink, insieme, in ricordo dei bei momenti”. Insieme. È solo una parola, un ammasso di lettere che per convenzione significa compagnia, compresenza, unione. Non dovrebbe galleggiargli nel petto e rimestargli ogni convinzione accumulata negli ultimi dieci anni. Fa male, molto male, ma ad Erik non importa, non è mai importato e mai importerà.

Logan torna nel Passato per cercare un giovane Charles Xavier, per convincerlo ad aiutarlo, per prevenire un Futuro disastroso. E per farlo, è necessaria la collaborazione di Magneto. Eppure Logan non sa, ciò che Charles ed Erik hanno condiviso, ciò che si cela dietro agli eventi, ciò che li lega in un vortice perenne. Ciò che si trova nell'animo e nel cuore. Scolpito nella Mente. Senza bisogno di telecinesi.
- Missing Moment tra X-Men First Class ed X-Men Days of Future Past e Pow alternati

"Fai l'amore con me, Erik"
[cherik e, in fondo, valangate di fluff]

"Il libro gli cade dalle mani, ed il segnalibro vola via. "

(X-Men), First Class. Durante il viaggio in cerca di mutanti, Charles si rende conto che Erik mostra una faccia più dura di quello che è, specialmente quando gli incubi dovuti al campo di concentramento gli rendono la vita difficile.
Questa storia partecipa alla challenge indetta dal gruppo Hurt/Confort Italia – Fanfiction & Fanart.

Un nuovo lamento lo costrinse a muovere dei passi non verso la sua strada ma verso dei vecchi cassonetti appena scossi da quel qualcosa, probabilmente un cagnolino, che si nascondeva lì dietro.
La faccia di Erik mutò dalla preoccupazione allo stupore quando scorse nel buio due occhioni blu pieni di lacrime appartenenti ad un ragazzo, forse qualche anno più piccolo di lui, malandato, con un labbro spaccato e le spalle scosse dai tremiti.

“Ho fatto un sogno terribile.”
L’espressione di Charles muta in maniera decisamente preoccupante, ma Erik non ha il tempo di porgli domande.
“Se era una sorta di remake del finale de ‘L’impero colpisce ancora’ in cui tu eri Dart Fener e Pietro Luke, beh, non era esattamente un sogno.”
[post "DOFP"; lievissimi accenni Cherik]

[Logan/Rogue]
La sera del suo diciassettesimo compleanno, parecchie ore dopo la fine della festa a sorpresa che gli altri mutanti della scuola le hanno organizzato, Logan si materializza in camera sua con un pacchetto malamente incartato tra le mani.

Lo vide sbiancare ancora di più se possibile, cereo: "Cosa vuoi fare?" domandò spaventato "Non è la prima volta, Charles. È sempre così: ci incontriamo, ci amiamo e io rovino tutto. Mi dispiace… mio Dio… mi dispiace" "Cosa stai dicendo?" gli prese la destra, così debole, oh, così morbida, e la incatenò alla sua "Fidati di me" disse "Ti troverò" lo baciò mentre teneva la sua mano, lo immobilizzò con quel bacio e prima che potesse fermarlo affondò il pugnale dritto nel suo cuore