Recensioni di Chara

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Il Pianista sulle Nuvole - 23/03/16, ore 08:49
Capitolo 1: Eduardo e Michele
Ciao :3
Di solito non passo a leggere le long, perché purtroppo non ho mai il tempo per continuarle, ma ho visto che questo primo capitolo se ne sta lì solo soletto, senza recensioni, e ho pensato che ti servisse un parere... un po' come una spintarella iniziale. Per cui, sono qui.

Ho trovato il tutto abbastanza originale. Inizialmente mi sentivo un po' persa, ché non sapevo dove volessi andare a parare, ma quando sono arrivata alla fine del capitolo mi si è chiuso il cerchio, in un certo senso, e ho capito molte cose.
Ed è un bel personaggio, perché il suo dolore è grande, ma al tempo stesso facilmente comprensibile a tutti. Ci si può immedesimare molto bene in lui, che soffre per la perdita del suo migliore amico e se ne incolpa, sebbene lui non abbia avuto alcuna responsabilità in questo. Però gli è sopravvissuto, e tanto basta.
Complimenti, è un'immagine molto forte... spero non faccia parte della componente "vera" della storia che stai raccontando, sebbene sia a conoscenza del fatto che incidenti come questi capitino molto spesso. Anche un mio amico ha perso la vita in un incidente in motorino, ormai saranno dieci anni, per cui la sensazione che ho leggendo la tua storia è piuttosto vivida.

Vorrei spendere due parole anche per l'originalità del tutto: un pianista? Be', forse torniamo sempre alla componente "storia vera", però credo che non sia facile raccontare una storia così. E, soprattutto, mettere la musica al centro di tutto... il rischio è di non dare il giusto spazio a tutte le componenti affettive di Ed, però mi sembra che come primo capitolo sia abbastanza equilibrato, per cui penso che potresti farcela.

Ci sono solo un paio di appunti che vorrei farti, ma proprio roba di poco conto:
- si dice "Teatro alla Scala" (i milanesi ci tengono parecchio);
- ci sono davvero molti aggettivi, a volte anche poco utili... è vero che aiutano il lettore a focalizzare bene la scena e i personaggi, però al tempo stesso il ritmo della narrazione rallenta molto, e soprattutto all'inizio — quando è necessario catturare l'attenzione del lettore — non è sempre un pregio;
- non vai mai a capo, durante i paragrafi, nemmeno per i dialoghi, e direi che anche questo non ti aiuta, poiché al lettore il testo si presenta come dei mono-blocchi (piccoli, è vero, perché hai inserito diverse scene, ma comunque mono-blocchi) poco accattivanti. Direi che, in linea di massima, potresti almeno andare a capo prima di ogni nuova battuta di dialogo;
- quarta e ultimissima cosa, che unisce un po' le altre due: i mono-blocchi sono delle scene diverse, quindi ogni frame è davvero breve, ma al tempo stesso è, come ti dicevo prima, parecchio descrittivo; credo che ci sia un po' di squilibrio nella narrazione, e potresti, banalmente, "allungare un po' il brodo"... con qualche battuta, o con dei pensieri, ma non con troppe descrizioni fisiche sia dei personaggi che dell'ambientazione.

So che ti ho fatto un papiro solo di appunti, ma in realtà ho detto poche cose e tutte di relativamente poca importanza... è che la mattina sono logorroica ^^
Naturalmente sei libera di seguire o meno i miei consigli, non ti obbligo e sicuramente non mi offendo se non lo fai, però credo che per far partire bene una storia sia necessario far notare tutte le imperfezioni all'inizio, in modo che poi ci si possa incanalare nella giusta direzione.
Spero di esserti stata utile, insomma... sarà che ho voglia di contest :P

A presto,
Chara
Recensione alla storia Shadow - 18/01/16, ore 17:50
Capitolo 1: Shadow
Ciao, sono qui per l'evento "Regala una recensione... a chi vuoi tu!" :)
Questa storia è un po' strana, ma non in senso negativo. Ha un qualcosa di etereo, a tratti anche fumoso... come se i contorni non fossero ben distinti, insomma. Le lettere sono così, danno il punto di vista di uno solo dei personaggi e permettono di vivere le vicende da un solo punto di vista. Questa "ombra" è sicuramente ebbra di Angelique, anzi accecata dalla sua luce (e, a ben pensarci, ha senso che si distinguano poco i contorni delle cose quando una luce punta dritta verso di noi), e un po' lo siamo anche noi.
L'ho pensato più come un satellite che un'ombra... o, meglio, come un pianeta che ruota intorno al proprio sole: anche lui, di riflesso, è sempre stato illuminato; ma non ha mai brillato di luce propria.
Credo che sia un buon "primo tentativo" nel genere, per rispondere alla tua domanda finale. Sicuramente non è esente da pecche (e chi lo è? u.u), o meglio da dettagli che andrebbero limati, ma non è niente che dia fastidio. Se vorrai continuare con il genere, sicuramente non potrai che migliorare.
Intanto, questo è un buon lavoro :)
Recensione alla storia Se solo mi avessi ascoltato... - 09/01/16, ore 09:45
Capitolo 1: Se solo mi avessi ascoltato...
Ciao!
Sono stata attratta dalla tua storia perché, sin da subito, le tematiche mi sono sembrate molto interessanti. Io sono la prima a guardare l’Explorer con una faccia tipo così D: e i miei amici che ci salgono con un’altra ancor più così DDDD: (soprattutto se ci salgono appena dopo cena), per cui ho molto apprezzato l’idea di questa storia.
 
Hai giustamente messo in luce che non si può controllare tutto, e che chi dovrebbe buttare un occhio – almeno quello – all’importanza delle cinture legate non sempre lo fa. Anzi, tutto viene preso sotto gamba, con una leggerezza che a me, certe volte, fa spavento.
Poi di sicuro ci sono anche i casi in cui vengono fatti i controlli adatti, ma io posso solo parlare della mia personale esperienza – che, purtroppo, è molto simile a quella che hai descritto tu: per fare una bravata, i ragazzini corrono dei rischi di cui non capiscono la reale portata. Basterebbe solo legarsi la cintura per evitare il peggio (nel migliore dei casi).
Hai trattato bene le tematiche, senza sfociare nell'assurdo o nel volgare, e l'ho apprezzato. Non è facile mantenere la credibilità in alcuni tipi di racconto, per cui lo sforzo si nota.
Anche la differenza tra i due gemelli è marcata e apprezzabile, perché c'è sempre qualcuno più dell'altro. E se i ruoli si fossero invertiti non sarebbe stata plausibile la scena finale, così toccante e intensa. Anche vera, sebbene i professori non portino mai gli alunni a fare qualcosa di tanto divertente, ahah! Però la cosa ha avuto uno scopo educativo, se così vogliamo chiamarlo, per cui ha avuto senso tutto quanto.
La credibilità l'hai avuta, ecco.
 
Ho trovato particolare il riferimento a Saint Seiya, per i soprannomi dei personaggi. Mi erano familiari, così ho googlato e mi sono ricordata della mia infanzia (anche pre-adolescenza, dai, comunque una bella manciata di anni fa). Ti posso, però, dare un piccolo suggerimento? Ho visto che nelle note hai specificato la quisquilia dell’iniziale del cognome, e l’ho trovata una cosa apprezzabile, molto attenta. Quindi, potresti anche scrivere che ti sei ispirata a quei due personaggi per, almeno, creare i soprannomi; hai effettivamente scritto, nel testo, questa frase: “tante immagini dei Saint dei Gemelli”; ma, sinceramente, lì per lì non me ne sono accorta. Quindi, per i lettori un po’ meno sbadati (o, più precisamente, per coloro che non hanno idea di cosa sia Saint Seiya) ti consiglio di aggiungere un’altra postilla.
 
Ora… ehm, temo di dover passare alla nota dolente della storia.
Rimane una one shot molto interessante, e su qui non ci piove, ma spesso lo stile è acerbo, quasi approssimativo. Hai dato più importanza al prima e al dopo che non alla scena clou, quando invece avresti potuto essere più d’impatto per impressionare ulteriormente il lettore (in questo modo, lo impressioni per la tematica in sé, non per il modo in cui l’hai trattata). Diciamo che ho avuto l’impressione che ti sia fatta prendere la mano, ecco: forse eri presa in ciò che accadeva e non hai realizzato che stavi correndo troppo con la scrittura. Il rischio è un po’ di superficialità, un banale racconto quasi di cronaca, in cui però non approfondisci il lato umano… di chi legge, se non di chi vive.
Per questo posso solo consigliarti di rileggere più volte, per questo e anche per qualche altro errore di battitura – non molti, comunque – che ho trovato disseminati nel testo.
 
Mi sembra che tu abbia una buona capacità di scovare argomenti interessanti, per cui sarebbe un peccato se non la sfruttassi al meglio. Spero quindi che questi miei consigli possano esserti utili, perché non mi impegnavo così tanto in una recensione da un bel po’ ù.u
La bandierina, comunque, te la lascio verde, perché penso che se la meriti.
Quindi, alla prossima!
Chara
Recensione alla storia Hidden - 20/12/15, ore 22:03
Capitolo 1: Hidden
Dio, sotto natale la mia vita è un vortice di disperazione travestita da lucine e regali dispensati come le macchinette del caffè.
Continuo ad aprire e chiudere questa storia, sempre convinta che ogni volta sia quella buona. #einvece
Ma adesso, cascasse il mondo, devo finire questa recensione. Non posso rimandare oltre - e parto già scusandomi, perché sarei dovuta essere qui molto prima c.c
Giusto oggi ho discusso in maniera piuttosto accesa con i miei parenti; si parlava di stupro - oggi - ma, trattandosi di gente bigotta e attaccata alla chiesa, immaginerai che l'omosessualità sia stata uno dei primi argomenti ad aver innescato mie reazioni spiacevoli.
La tua flashfic - il tuo sussurro importante, come l'hai chiamata e come è giusto definirla - mi riporta quindi a quei momenti, ma anche a tanti altri. Alle superiori, una volta mi è stato detto: "Ma quel tuo amico lì...? Sai, noi quando passa ci mettiamo sempre con le spalle contro il muro, per sicurezza..."
Ricordo la doccia fredda di un tale commento, e quell'idiota può solo ringraziare che stessimo parlando su msn e non dal vivo, o un paio di ceffoni glieli avrei rifilati con molto piacere. "Quel mio amico lì" adesso vive in Spagna con il suo fidanzato, dopo aver passato anni a passare le serate perpetrando un suo particolare obiettivo: limonarsi tutte le ragazze della mia classe (pare ci sia riuscito anche con me, ma è successo l'unica, e dico l'unica, volta in cui l'alcol sia riuscito a cancellarmi i ricordi, e quindi vado sulla parola).
Ora, io mi chiedo: non è ostentare anche questo? Ostentare che vuoi le donne, anche se poi non è vero. E dio solo sa quante cose abbia dovuto subire prima di accettare se stesso. Però ha ostentato qualcosa che non gli apparteneva, così come chi prende a pugni il frocio della situazione ostenta disgusto che magari è qualcos'altro.
Non ti sto dicendo molto sulla tua flash, in realtà, però mi fa pensare a molte cose: ci sono molte sfaccettature possibili, reali, ipotizzabili o magari anche non vere dietro una situazione del genere - una doppia situazione, facciamo - e non è facile impedirsi un brainstorming di quelli imponenti, in grado di far mettere a fuoco tutto ciò che di sbagliato sta accadendo riguardo a queste tematiche.
C'è un'espressione che mi hai evocato: "fare il frocio con il culo degli altri". Direi che è volgare, ma è un buon punto di partenza per ciò che ti vorrei dire - o magari no, ma io ci vedo l'esatto significato, e tutto sta alla capacità di esprimere il concetto in modo intelligente. Fondamentalmente, l'omosessualità diventa un problema nel momento in cui lede terzi, ma l'unico modo in cui possa farlo è, per l'appunto, quando si fa il frocio con il culo di qualcun altro. Altrimenti, quando questo non accade, direi che si è liberi di essere ciò che si è. Non sto parlando di amore - ché mi danno l'orticaria anche le coppiette etero, e lungi da me discriminare gli omosessuali - ma di libertà di essere ciò che si è: è un po' quello che hai scritto tu, parlando di amore come mezzo per esprimere se stessi. Ma non è, e non sarà mai, l'amore il punto, come non è la quantità di stoffa che copre la pelle a determinare uno stupro: ho il diritto di essere come sono finché rimango nel mio. Tu non hai diritto di essere come sei se il tuo vero te è lo stronzo che viene a farmi del male.
...
Ho delirato.
Mi dispiace, volevo trovare una conclusione, l'ho cercata disperatamente ma non ce l'ho fatta. Sarà che sono stanca, o che sono davvero di umore tetro questa sera (e tu, con il tuo sussurro importante, assumiti un 5% di colpa per questa sfiducia che nutro verso il genere umano), ma non riesco a dirti nulla che abbia un capo e una coda.
Non ho parlato di stile - che è impeccabile e incisivo - né di grammatica - non che ci sia qualcosa da dire -, ma l'ho fatto perché credo che le cose importanti fossero altre, e ho preferito buttarmi su quelle. Niente recensioni facili su un argomento che sta a cuore.
Però brava, davvero. Hai fatto stare l'impatto di un TIR in autostrada in trecento parole e questo è magistrale.
Ovviamente, è stato un piacere leggerti :)
Recensione alla storia Creed e il soldato - 06/11/15, ore 09:02
Capitolo 1: Creed e il soldato
Settima classificata al contest “Quasi inedite – III edizione”: Creed e il soldato, Triz93
 
Grammatica e stile: 11,9/15.
Quell'ordine venne ripetuto fino allo sfinimento e il presidente Cox aveva promesso una promozione...”
Questa frase non mi convince. Le opzioni sono due, a mio avviso: potresti cambiare i tempi verbali, perché così non coincidono (e nello specifico “aveva promesso” dovrebbe diventare “promise”, ma la cosa non mi convince, perché suona bene anche come lo hai detto tu), oppure potresti inserire una virgola dopo “sfinimento”. So che è prima della congiunzione “e” e potrebbe far storcere il naso a molte persone – magari anche a te, da quel che ho potuto notare nel testo – ma è forse il modo più semplice per separare due frasi che insieme in questo modo non sono propriamente convincenti. (-0,25)
E come molti loro coetanei, anche...”
Dopo “coetanei” hai chiuso un inciso che, però, non hai aperto: quindi ci sarebbe da inserire una virgola subito dopo la “e”. (-0,1)
“...costretto ad ammettere colpe che non aveva in tribunale e poi fatto sparire nel nulla.”
Questo complemento, in questa posizione, non suona bene. Potresti spostarlo subito dopo “ammettere”, magari anche racchiudendolo tra due virgole. Ma questa seconda parte è più gusto personale che altro: vedi tu. (-0,25)
“...il bravo poliziotto, eh?».”
Non sono d’accordo con la doppia punteggiatura. Ci sono casi in cui va bene, tipo quando, chiusa la battuta, la frase continua e può essere corretto separare le due parti con – ad esempio – una virgola, ma il punto interrogativo dentro e il punto fermo fuori cozzano abbastanza (e peggio sarebbe nel caso in cui vi fossero un punto o un punto esclamativo all’interno delle virgolette). Per cui ti consiglio di trovare un compromesso, magari anche sfruttando il documento che ho linkato all’inizio – che pure ammette la punteggiatura come la usi tu, però appesantisce comunque il testo. (-0,1)
“... era convinto che, qualunque cosa avrebbe detto, il suo amico lo avrebbe capito...”
Questo appunto che sto per farti è forse opinabile (secondo me no, ma l’ho visto anche in alcuni libri e a questo punto evito di metterci la mano sul fuoco), ma ti dico che sarebbe meglio sostituire questo “avrebbe” con “fosse”. Se la cosa non ti convince appieno, ti dico che a distanza di cinque parole c’è un altro “avrebbe” e se non per i verbi è da cambiare almeno per evitare la ripetizione. (-0,3)
Nei telegiornali venivano trasmessi in diretta le esecuzioni dei capi delle rivolte, che scoppiavano in continuazione nelle piccole città.”
Trasmesse. (-0,2)
Questo “che” sembra riferirsi ai capi, per cui l’ideale sarebbe togliere la virgola. Però, così facendo, si creerebbe una certa apnea a causa della mancanza di punteggiatura. Per cui vedi tu come fare. (-0,25)
“...una delle ultime frasi che gli aveva sentito pronunciare e Treat se le ripeté muovendo solo le labbra.”
Se “la” ripeté, perché è la frase il complemento oggetto, non le parole o le frasi. (-0,2)
“...al ceppo annerito che una volta era la quercia più grande...”
In questo caso, “era stato” andrebbe meglio, perché l’imperfetto dà una sensazione di continuità che non può andare bene per questo contesto: adesso è un ceppo, non più una quercia, e serve un tempo verbale che releghi la faccenda completamente nel passato. (-0,3)
“... ma qualsiasi cosa accada, non...”
Anche qui manca una virgola: andrebbe dopo il “ma” per aprire l’inciso che hai chiuso dopo “accada”. (-0,1)
E dopo tutti questo tempo...”
Tutto. (-0,2)
Alla fine il colpo arrivò, ma si perse nella confusione della battaglia.”
Credo che questo sia l’unico parametro in cui parlare di una cosa del genere, che volendo rientra un po’ in tutto: dici che il finale è volutamente lasciato aperto, ma la congiunzione disgiuntiva porta il lettore a pensare a un epilogo per forza di cose “favorevole”. Mi spiego: dici che il colpo parte, ma si perde nella confusione; per rendere una vera idea di dubbio e suspense, dovresti usare la congiunzione “e”. In questo modo, il colpo parte e si perde nella confusione, ma non è detto che non raggiunga comunque l’obiettivo. So che il punto più importante di questo tipo di finale è portare il lettore a chiedersi chi abbia premuto il grilletto, ma penso che anche quest’altro aspetto sia importante (-0,25)
Infine un piccolo pro forma, che per me però è sempre importante: il trattino breve (-) andrebbe sostituito con quello medio (–). (-0,1)
Nel complesso, invece, ho notato una cosa (che tra l’altro mi pare di averti accennato anche all’inizio): sei molto fiscale con le virgole: prima del “ma” la metti sempre, prima della “e” la eviti come la peste... cose così. Da una parte apprezzo molto questa cosa perché significa che sei attenta a ciò che scrivi, infatti in generale le imprecisioni nel testo sono poche, però a volte questo tratto ti fa perdere di personalità, o magari dà al periodo una diversa sfumatura di significato. Il consiglio che posso darti è di variare di più con la punteggiatura, inserire anche qualche punto e virgola e “osare” di più con le virgole (chiaramente senza infilarle tra soggetto e verbo; non c’è nemmeno bisogno di dirlo, penso). Anche i due punti nei dialoghi a volte sono troppo metodici. Ti riporto un esempio perché non riesco a spiegarmi molto bene, anche se, parlando del tuo stile, magari hai capito lo stesso cosa intendo:
«Di comportarti così» sbottò Treat irritato: «Da quando hanno...”
Non dico che sia sbagliato fare così, ma farlo sempre dà una nota di prevedibilità al testo che non convince molto. In questi particolari casi, addirittura, penso che il punto stia meglio dei due punti. Treat sbotta irritato anche prima della seconda parte della battuta, per cui inserire i due punti come se sbottasse solamente dopo (perché è questo in linea di massima il significato dei due punti) è concettualmente impreciso.
Sono tutte piccolezze queste di punteggiatura, però è giusto tenerne conto, seppure in minima parte. (-0,5)
 
Caratterizzazione scena e/o personaggi: 9/10.
La cosa che trovo difficile, in storie come questa, è far quadrare tutto in cinque, sei pagine di racconto. C’è un insieme di circostanze, ambientazioni, cause e conseguenze, precedenti... insomma, ci sono mille cose che vanno aggiunge al crogiolo per rendere credibile il quadro della situazione. Tu ne hai citate solo alcune, in particolare hai omesso le cause di tutta questa guerriglia, e in situazioni normali sarei quasi sconvolta dal taglio drastico operato (ti dirò qualcosa anche qualche riga più sotto), ma ammetto e sono felice di farlo che hai costruito tutto su basi molto solide, che, per quanto a tratti invisibili al lettore, sono ugualmente solide. Come la punta dell’iceberg che è solo il 10% del totale. Ed è bello vedere che hai saputo mantenere la credibilità, dare un’identità ai tuoi protagonisti, muoverli secondo delle ragioni ben specifiche, pur mantenendo oscure le origini. Direi che è un’eccelsa capacità di sintesi, per cui ti faccio i miei complimenti.
Un mezzo punto in meno è, e spero che mi perdonerai, per la canzone. Il tipo di sentimento che lega Treat e Sly non è dei più adatti al tema della canzone (che è nata da un racconto di non ricordo quale degli amici di Axl e dei Guns, ma era decisamente più romantico che fraterno, quasi onirico... ma prendimi con le pinze, per carità), per cui ho trovato una vaga disconnessione tra la narrazione e gli intermezzi.
Il secondo mezzo punto in meno, invece, è per una cosa che forse ti sembrerà ingiusta, ma ha la sua parte di importanza: questa storia, per quanto qui non manchi nulla e si legga bene ugualmente, è troppo sacrificata in duemila parole o poco più. Meriterebbe dei capitoli in cui poter sbobinare ogni dettaglio con lo spazio che si merita, perché se c’è una cosa che ho imparato scrivendo e abbozzando trame per anni (anche se poi quasi nessuna ha visto la luce) è proprio che nella testa ci sono mille sfumature che meriterebbero giustizia e attenzione.
 
Gradimento personale: 4/5.
Io vado pazza per le storie di guerra, maledetta me. C’è tutto questo angst che aleggia e potrebbe essere usato per uccidere al posto delle pallottole e delle fucilate. È veramente un terreno pieno di spunti e si potrebbe scrivere all’infinito, nutrendo la fangirl che è in me in mille modi (tant’è che l’ultimo telefilm che ho iniziato è stato Narcos, che praticamente è un disastro, ed è pure tratto da una storia vera, per cui ci vado proprio a nozze). Inoltre, tu sei stata proprio brava a contestualizzare il tutto senza dilungarti troppo o troppo poco e non c’è stato davvero niente di pesante, per cui mi è proprio piaciuto leggerti.
Il punto mancante è dovuto al fatto che sia una songfic, e non una a caso: non mi sono dilungata troppo sulle parole, perché November Rain per me ha un grande significato (basta vedere la mia pagina EFP per capire) e non mi piace proprio quando viene usata come prompt o altro. Pensa che è la mia canzone preferita in assoluto, il mio Zeus nell’Olimpo musicale, e l’ascolterò al massimo cinque o sei volte all’anno. Non posso proprio rischiare che si consumi, che il mio cervello inizi ad abituarsi a essa o altro, per cui la tengo rinchiusa in uno scrigno pieno di feels e al massimo mi concedo qualche gif (rigorosamente di Slash, ma anche questo è risaputo) quando apro Tumblr. Per cui, sebbene indubbiamente sia una canzone forte e adatta a contesti tanto angst, ho sofferto troppo – e non nel modo più appropriato – per cui il mio gradimento personale è stato un po’ intaccato. Mi dispiace, naturalmente, perché sono anche consapevole di non poter avere l’esclusiva su una maledettissima canzone (nemmeno quelli che ne detengono il copyright ce l’hanno, accidenti), ma proprio non ce la faccio ad abbassare la testa.
 
Eventuale bonus per le recensioni: 0,4/1.
 
Totale: 25,3/31.

P.S. A te devo le mie scuse per il ritardo di questa recensione (agli altri no, perché gli altri sono quelli che non hanno commentato la classifica u.u) e anche per aver scritto solamente "Creed" come titolo, quando ho postato la classifica: me ne sono accorta solamente adesso, infatti ho modificato in questa recensione... spero mi perdonerai se non vado a cercare anche la tua valutazione in classifica :P