PRIMA CLASSIFICATA al Contest 'DIRE CIRCUMSTANCES' indetto da Sagas sul Forum di Epf.
[Attenzione questa valutazione contiene spoiler sullo svolgimento della storia]
Tutto il gin di Calcutta di Old Fashioned – TOTALE: 75/70
Suggerimento: #Lingua d’argento – “armistizio”
Immagine personaggio: 22, 23, 24
Immagine oggetto: 27, 33, 35, 44
Immagine paesaggio: 101, 102, 103, 104
Attinenza al tema ed uso suggerimenti/immagini – 10/10 + 6
La storia comincia in medias res e si attiene perfettamente al tema del contest, ovvero quello dell’acqua alla gola. Il suggerimento scelto di “armistizio” è usato in maniera eccellente non solo nella fase iniziale, ovvero quando il tenente evita di venire sacrificato alla dea Kali, ma anche per quasi tutto il resto della narrazione.
Eldred Grosvenor è una vera e propria “lingua d’argento”; riesce a trovare un commento ironico per qualsiasi situazione, dalle più semplici alle più disperate, addirittura quando parla con se stesso.
Delle immagini scelte sono state conteggiate come valide la 22, la 23, la 24, la 27, la 44 e la 101. Delle altre, o non siamo riuscite a riscontrare la loro effettiva presenza nella trama, oppure ci siamo trovate a non poterle considerare come valide (nel caso della chiave e della bussola) poiché non avevano una reale attinenza con quelle presentate dall’immagine, ma poteva trattarsi una qualsiasi chiave (fatta in qualsiasi modo) e di una qualsiasi bussola, dato che non vengono descritte nel dettaglio.
Contesto/Atmosfera – 10/10
Un contesto perfetto, anche nelle minuzie di dettagli, e un’atmosfera degna dei romanzi di Emilio Salgari, condita con uno sfondo ironico che più volte strappa una risata.
Tutto ciò che accade in narrazione è supportato da una resa del contesto gestita in maniera millimetrica, che si incasella perfettamente nelle vicende storiche che hanno caratterizzato l’India di quel periodo (con tanto di riferimenti culturali spiegati con accurate terminologie, senza sbavature). Non resta alcun dubbio o incomprensione, e le vicende rocambolesche dei personaggi prendono note di colore realistiche nonostante l’assurdità di ciò che gli accade, grazie al lavoro di contestualizzazione svolto.
Alcuni dettagli storici come quello dei pandit sono stati opportunamente romanzati, in un modo che né infastidisce né crea confusione nel lettore, e anzi contribuisce alla resa altrettanto eccellente dell’atmosfera. Le descrizioni del clima umido e degli usi e costumi locali facevano venire voglia di accendere il ventilatore, e bere qualcosa di fresco per far fronte alla calura (magari proprio un gin tonic, ma per rispetto al tenente abbiamo preferito della semplice acqua). L’atmosfera varia di volta in volta da frenetica ad ansiogena, da soffocante a graffiante, creando un ritmo incalzante che non consente al lettore di distrarsi e di perdere la concentrazione, tenuto sul filo del rasoio dei tumultuosi eventi.
Ogni scenario ha la sua particolare “aria”, dal tempio di Kali alla giungla afosa, dalla piccola locanda alla groppa dell’elefante, dal fortino abbandonato ai vagoni del treno. Il tutto è condito dallo humor inglese di Grosvenor, ma anche dagli scambi tra lui e gli altri tre che creano degli adorabili stacchetti comici.
Trama/Intreccio – 10/10
La trama di questa storia è un continuo tumulto di adrenalina e ansia, il tutto mescolato dalla gravosità della missione del protagonista che però non rende la narrazione nemmeno lontanamente pesante.
Tutte le svolte narrative sono risultate fluide, così come i retroscena supportati da un contesto reso alla perfezione, e non è presente alcun “punto cieco” che fa inarcare un sopracciglio al lettore. Tutto ciò che accade è perfettamente realistico anche nell’assurdo, e incasellato in una dinamica credibile nonostante i notevoli colpi di fortuna dei personaggi in gioco (al punto da portare lo stesso tenente a pensare che Sri Ganesha in persona stia proteggendo lui e gli altri da un destino infausto).
Fortuna sì, ma anche perizia: dopo la morte di Chāyā, già nel secondo capitolo, la sorte dei personaggi sembra volgere al peggio. Ma Eldred Grosvenor e i suoi non si perdono d’animo, e chi in un modo chi in un altro contribuiscono tutti alla riuscita della missione, e soprattutto collaborano efficacemente per portare a casa la pelle.
La trama stessa della storia inoltre appare vasta sotto la superficie; vi sono i thug alla ribalta dopo mezzo secolo, spie russe, il Grande Gioco di sottofondo. Ma ci concentriamo solo su questo piccolo episodio e va bene così, e alla fine della storia si spera che Eldred e compagnia possano godersi il meritato riposo al circolo ufficiali, e lasciare il resto a chi è stato addestrato per farlo.
Gli spunti narrativi comici poi sono eccezionali. Più volte le scene sono passate dall’adrenalinico al delirante, come nella parte del treno. Il tenente è arrivato a un soffio dalla morte, e subito dopo vediamo un gigantesco elefante da guerra che sviluppa una fascinazione per il sergente Jenkins, e sembra corrisposto.
Tutti i piccoli colpi di scena sono ben gestiti, come quello finale della bussola, e contribuiscono a tenere il lettore in equilibrio sulla sedia, attento a non perdersi nessun passaggio.
Caratterizzazione dei personaggi – 10/10
Caratterizzazione impeccabile sia per quello che riguarda il protagonista, Eldred Grosvenor, la cui immagine risulta talmente iconica che non si faticherebbe a immaginarlo come il protagonista di una lunga saga di successo, sia per i personaggi secondari. Ognuno di loro resta impresso e tutti hanno una loro particolarità degna di nota; Barrett il piccoletto angelico che “miete pagani come l’Arcangelo Michele”, Thayes l’energumeno burbero ma con un evidente cuore d’oro, Jenkins sempre compito e in grado di recuperare un fazzoletto candido anche dopo aver nuotato nella melma.
Ma anche il personaggio secondario di Chāyā risulta interessante e piacevole da leggere, con un carattere che ne evidenzia le abilità e contemporaneamente la giovinezza. Ci si affeziona a lui in poche righe, e la sua morte difatti dispiace, nonostante si abbia avuto a che fare con lui per un periodo di tempo narrativo molto breve.
Per quello che riguarda le cosiddette “comparse” non è stato possibile un approfondimento ma va bene così: anche se non hanno un ruolo importante non risultano affatto piatti, nemmeno il signor Jaidev che vende Sarkesh ai nostri eroi, e addirittura Kaur, personaggi che compaiono per non più di una scena ma che sono ugualmente ben delineati sullo sfondo della narrazione.
Utilizzo dei POV – 9/10
C’è una generale oscillazione tra narratore esterno e interno.
Non abbiamo sottratto un punteggio elevato da questo parametro perché era tutto perfettamente seguibile e comprensibile, e non abbiamo mai fatto fatica a discernere chi fossero i soggetti parlanti e gli oggetti riceventi, ma ci sono diversi punti della storia in cui sono presenti intromissioni da parte del narratore esterno.
Un esempio: “Ufficiale e sottufficiale reputarono la frase decisamente sospetta.”
Questa frase appartiene ad un paragrafo narrativo che fino a quel momento è stato strettamente POV Eldred, ma è pronunciata chiaramente da un narratore esterno, che conosce l’interiorità di entrambi i personaggi (e per cui sa, di fatto, che entrambi reputarono la frase decisamente sospetta, mentre Eldred non potrebbe saperlo, non leggendo i pensieri degli altri).
Un altro esempio, più semplice, è questo: “Era già voltato verso l’uscita, per cui non si accorse che il cameriere li raccoglieva e se li metteva in tasca.”
Come lo stesso narratore sottolinea, Eldred non può accorgersi che il cameriere aveva raccolto i dadi e se li era messi in tasca, per cui anche qui c’è stata un’intromissione di narratore esterno nel POV di Eldred (che per tutta la storia “racconta” la vicenda dai suoi occhi ed è tramite quelli che sono le sue percezioni, tant’è che quando perde conoscenza, anche per il lettore si fa “tutto buio”).
Ci è sembrata per certi versi una scelta voluta, ma che a tratti è risultata in qualche modo stonata, per cui abbiamo preferito segnalarla.
Gestione dei dialoghi/Gestione dell'introspezione – 10/10
Sia dialoghi che introspezione sono uno dei punti di forza di tutta la narrazione.
Gli scambi di battute tra i diversi personaggi, così come i dialoghi interiori del tenente e le sue riflessioni, sono non solo utili a svelare dettagli di trama, ma creano dei siparietti tragicomici assolutamente deliziosi. Siamo più volte scoppiate a ridere nel leggerli, vuoi per la situazione vuoi per lo humor del tenente.
Inoltre i dialoghi danno forza alla caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quelli dei quattro inglesi, facendoli apparire non solo connotati di carattere e sfumature, ma anche… estremamente inglesi. Se non fossimo assolutamente certe di aver letto questa storia in italiano, quasi ci sarebbe da credere di aver seguito i loro dialoghi nella lingua madre di Eldred Grosvenor.
La loro nazionalità trapela da ogni frase, così come il modo in cui ognuno di loro vive la propria nazionalità (per esempio nella profonda differenza di parlato che c’è tra Jenkins, per cui gli indiani sono tutti dei mangiacurry, e Barrett, cresciuto in una grande piantagione a Darjeeling e difatti parla correntemente bengalese).
Inoltre, nei dialoghi tra il tenente e O’lim, appare chiara la profonda conoscenza della cultura inglese di quest’ultimo, il che gli da una connotazione che non è quella del semplice assassino-spia. È quasi un peccato che fosse dalla parte dei “cattivi”, e che quindi non abbia potuto fare da personaggio parlante, poiché si prospettava anche lui degno di approfondimento per quel poco che è stato possibile vederlo.
Dal punto di vista tecnico niente da eccepire: i dialoghi sono scritti in modo tale per cui non c’è alcuna confusione di soggetti, è sempre chiaro chi stia dicendo cosa e le tempistiche di azione/reazione dei personaggi a una frase o all’altra sono perfette.
Gradimento personale – 10/10
Questa storia è eccezionale. L’abbiamo divorata talmente in fretta che è stato necessario per entrambe rileggerla più volte, consce che non potevamo perderci nessun passaggio, ma l’abbiamo fatto con estremo piacere e ridendo tutte le volte. Abbiamo amato follemente tutti i personaggi, ma con un’ovvia predilezione per lo splendido Grosvenor, che si spera avrà il riconoscimento che merita dopo questa prodezza eroica.
Spiritoso e ironico com’è, non ci aspettavamo di vederlo modesto sul finale, ma è riuscito a sorprendere una volta di più.
Che altro da dire che non è stato già scritto in valutazione? Le descrizioni sono fantastiche, da far credere di trovarsi realmente nell’India di quei tempi, e complimenti per tutte le minuzie culturali che hai aggiunto qua e là, che non fanno mai sentire spaesati. Gli scambi tra i personaggi sono appassionanti e/o fanno piegare in due dalle risate, così come alcune scene che sono davvero impagabili… come quella dei due soldati colti in flagrante con le “brache calate”, letteralmente, e annessa imperturbabilità “british” di Eldred.
Siamo rimaste incollate allo schermo su ogni minuscolo passaggio e li abbiamo amati tutti, così come abbiamo amato i dialoghi, le offerte mentali di Eldred a Ganesha, a cui il nostro beneamato prometteva “tutto il gin di Calcutta”, il coraggio imprevedibile del tenente che sembra proseguire svagato sulla strada della vita, ma che non esita a gettarsi in un corpo a corpo con O’lim per salvare la vita al Governatore, mostrando un coraggio da fiera.
Insomma, complimenti per questo capolavoro. |