Recensioni per
Ritratto di un antagonista
di PiscesNoAphrodite

Questa storia ha ottenuto 18 recensioni.
Positive : 18
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
04/10/20, ore 18:58
Cap. 8:

Ci sta che la nota, l’accordo finale – quello che chiude la composizione e segna il tono; quello che echeggia – veda il contrappunto tra Misty e Aphrodite. Fosse anche solo sotto il segno della bellezza, nonché della consapevolezza della propria bellezza – le altre attitudini comuni nel fandom nei confronti di questi due non sono degne di essere ammesse al tavolo della discussione!–, resta un raffronto quasi inevitabile, in un certo senso dovuto.

Mi piace come in due giri di frase imposti una serie di ipotesi che non hanno nulla di necessariamente implausibile: che Dite sia il mentore di Misty; che ci siano cose che succedano o siano successe tra le braccia; che ci sia un legame di sangue, al di là del vincolo cavalleresco e di tutti gli altri vincoli. Mi piace, perché in due giri di frase sintetizzi due personaggi complessi ed una relazione stratificata, con una lucidità arguta e stringata; con uno spessore di veli sovrapposti che ci lasci intravedere, ci lasci immaginare.

E mi piace il contrasto, tra questi due. Aphrodite è tutto lì, in poche parole selezionate alla perfezione. È così deliberato, Aphrodite, così responsabile – nel senso più crudele, più spietato: di chi accetta e si assume le proprie responsabilità, il peso delle proprie scelte, nel bene e soprattutto nel male, in barba al destino. Ed è anche uno che protegge, a suo modo, se necessario prendendosi anche le responsabilità altrui, privando gli altri delle loro scelte. Non c’è niente che si sdilinquisce, in Aphrodite, neanche nelle sue migliori intenzioni. È sempre così che l’ho immaginato; è tutto qui, Aphrodite come dovrebbe essere più spesso.

Grazie ancora una volta di aver scritto questo gioiellino delizioso e rifinitissimo. Ogni frase, ogni parola, ogni virgola, sono stati un grandissimo piacere ed una rivelazione.

Ci rivedremo presto sulla prossima spiaggia! <3

Recensore Veterano
21/09/20, ore 20:28
Cap. 7:

Carissima,

Mi dispiace moltissimo di passare così, in un ritaglino di tempo e, dunque, in un modo che non potrà rendere  giustizia né alla bellezza di questi frammentini né a quanto affondino e risuonino, con ogni singola parola. “Silenzio” è forse il giro di frase che più ha risuonato (ah, gli ossimori gratuiti, di cui dovrei scusarmi, se fossi una persona decente!) con la sottoscritta: c’è quel vuoto dell’anima, così pieno di potere espressivo, così pieno di significato, e che dà un’idea così precisa di come questo guerriero, questo ragazzo, percepisca sé stesso. È un cardine, su cui ruota la porta che ci apri sulla complessità di Misty; perché, ce lo siamo già detto, qualche volta la percezione che si ha di sé è fallace. Ma in quello spazio, tra l’autoriflessione e l’errore, c’è un universo di sottigliezza, di stratificazione: c’è l’essere un personaggio vero, compiuto, e soprattutto interessante, complesso. È quello che mi porterò in tasca, quel vuoto nell’anima, e che mi resterà nel cuore, con tutte queste accezioni. È il fulcro, il nocciolo della questione.

Credo che, se mi presenti Asterion in questi termini, con questo sguardo – così  lucido, così pratico, così consapevole –, anche il mio cuoricino arido potrebbe riscaldarsi per lui, per la sua fedeltà  e la sua fiducia incondizionata. Ma a me e al mio cuoricino arido sono sempre piaciuti i cani. <3

Posso confessare di rimpiangere d’essere quasi alla fine? Ritagliarmi il tempo per riflettere su questi tuoi scorci su quest’uomo è uno dei pochi, grandi piaceri assolutamente nuovi, assolutamente freschi, che ultimamente riesca a concedermi. Grazie di aver messo assieme un mosaico così essenziale e al contempo così ricco e complesso su un personaggio che era, per lo più, un territorio ancora vergine in questo fandom, una meravigliosa provincia inesplorata.

Recensore Veterano
08/09/20, ore 17:42
Cap. 6:

In “Superbia” potrebbe essere in scena Narciso, quello mitologico, chino a contemplare il proprio riflesso sull’acqua, nel più classico locus classicus artistico che lo vede protagonista. L’associazione è immediata, vuoi per la plasticità dell’immagine che delinei con questo giro di frase – che ha una qualità quasi pittorica, vivida, pur nel suo rimanere innanzitutto e fondamentalmente concettuale –; vuoi perché se c’è una percezione comune su Misty, nel fandom come nel canone, è che questo belloccio incarni la controparte saintseiyana di Narciso, tanto se non più di quanto faccia  Aphrodite. Il problema delle percezioni comuni – uno dei tanti, forse il più evidente – è che le percezioni comuni si fermano alla prima apparenza, alla superficie. Ma la superficie, ci mostri tu, è fluida, s’increspa: basta un sassolino, basta un nulla, a mostrare che no, quel riflesso non è stabile e immutabile; e copre profondità altre – quelle che tu ci fai sondare – dove non tutto è necessariamente bellezza e virtù. Poi un grande, sonoro, , dritto dritto dal cuore, alla tematica della maschera (o delle maschere, se vogliamo essere pirandelliani) che tutti portiamo nella vita, con gli altri ma anche e innanzitutto con noi stessi, facendo del nostro meglio per autoconvincerci, per stornare lo sguardo ed il pensiero dalla contezza che il bel riflesso è fragile, che c’è qualcosa di diverso sotto – almeno finché non sia il tempo per il sassolino di cadere e metterci al cospetto dell’innegabile.



“Promessa” è così vibrante d’un lirismo umano – vero, realistico, tutto determinazione e speranza, senza che ci si sdilinquisca in un’idealizzazione fuori luogo – che è difficile lasciare un commento che possa renderle onore. Non so perché, ma mi fa pensare a quanto siano giovani, questi guerrieri; e mi stringe il cuore.

Al di là della maestria e dell’intensità della tua scrittura, che rifulge al di là di ogni possibile dubbio in questi frammenti perfettamente cesellati; ed al di là della veracità, della profondità con cui tratti questo personaggio, su cui credo di essermi già dilungata altrove (perdonami: tendo a ripetermi); quello che mi impressiona e mi riempie di ammirazione, in questo tuo lavoro, è il lucidissimo senso della misura che lo domina, nel modo che hai di rappresentare Misty; nel fluire della prosa; in una bellezza studiata ed armonica,  proporzionatissima – come una sezione aurea.

Recensore Veterano
25/08/20, ore 09:56
Cap. 5:

ma in realtà numerose esperienze vengono rimosse dal nostro vissuto e ci ostiniamo a ricordare solo le più belle…
In fondo, questa è una grande verità, scientificamente  provata, per quanto si possa provare scientificamente qualcosa in un ambito come la psicologia, che analizza la sfera forse  più confusionaria ed insondabile  dell’esperienza umana – che io poi, da brava filosofa campanilista fino al midollo, abbia sempre snobbato psicologia, antropologia, e tutte queste discipline confinanti volte al concreto, è un’altra storia su cui glisseremo bellamente, eh? Il fatto, tuttavia, rimane, o così dicono: tendiamo sempre a ricordare il passato come migliore di quanto non sia stato; i tempi andati sono sempre belli, nella luce gentile dell’età dell’oro – irrimediabilmente persa. Ci si sofferma sempre sul positivo, è quello che le nostre menti sono strutturate per trattenere meglio, per una stramba  impostazione di fabbrica che, a qualcuno, potrebbe sembrare quasi un difetto. Un ottimismo di fondo che guardi sempre all’indietro si trasforma, forse, in un motore e nel carburante dell’azione – presente e futura – sotto le spoglie di una qualche forma di frustrazione e rimpianto. Non lo so. Come per tutti i meccanismi di difesa strutturali, universali, della nostra specie, la ratio rimane misteriosa e a doppio taglio. Ma tu la catturi così bene, questa inclinazione universale a trattenere il bello, a rimuovere il doloroso, in una declinazione marcatamente e squisitamente individuale nel tuo Misty. Non è che non si ricordino le sofferenze; ma bisogna riuscire a metterle da parte, quelle debolezze,  archiviarle in una valigia che ci si porta dietro senza guardarla,  per non rimanere impantanati in questa valle di lacrime.



“Parare”, il secondo frammento, è  di una bellezza che mozza il fiato. Immagino che ciascuno di noi abbia un sottoinsieme di concetti, di situazioni, di idee, che fanno presa immediatamente, affondano come un bisturi tra le costole giuste. Quella che tu  chiami una cortina virtuale, quel senso di  isolamento, di mancata comunanza con i nostri simili, è uno di quei concetti per me. E forse, quella cortina, la si può scostare soltanto abbassando la guardia. È triste ed è vero che, paradossalmente, lo si faccia spesso – come Misty qui – con una lucidità deliberata, col freddo distacco di chi  cerca di osservare la reazione altrui, come in un esperimento controllato usando sé stessi come cavia. Insomma: bello, bello, bello, questo piccolo giro di frase che dice così tanto.


(Recensione modificata il 25/08/2020 - 09:59 am)

Recensore Veterano
09/08/20, ore 10:33
Cap. 4:

Che dici, riusciranno i nostri eroi a fare quello che si erano ripromessi di fare questo fine settimana, nonostante l’accanimento dell’universo mondo?

Ancora una volta, è un piacere scorrere questo tuo lavoro, non solo perché questi singoli giri di frase, in così poche parole, offrono uno scorcio profondo su questo personaggio cui tu stai dando spessore, una tridimensionalità complessa tutta da esplorare; ma anche in ragione di quanto siano significativi gli accostamenti che scelti, di quanto raccontino sulle sfaccettature e le contraddizioni di Misty – che ne risulta credibile, vivo e, soprattutto, interessante.
Dall’accostamento tra questi due frammenti, emerge una tensione tra un senso quasi di vanagloria – nella frustrazione di essere un membro della casta di mezzo, in una mediocritas che non è aurea – ed il peso, prezioso, dell’ideale; dunque della devozione verso Athena, che quell’ideale lo incarna.
Non esalti quest’uomo, no: gli lasci i suoi difetti, i suoi limiti, le sue inconsistenze. Ma, di quei limiti, di quelle inconsistenze, offri ragioni e retroscena, senza mai renderli scuse; ne metti in luce i risvolti positivi, senza mai svincolarli dal resto – sia che si tratti dello spirito di casta, sia che si tratti del senso del dovere e del sacrificio, sia o soprattutto che sia quell’umanità fragile che stai facendo emergere da questo personaggio. Il risultato è incantevole.

Recensore Veterano
29/07/20, ore 17:36
Cap. 3:

Al di là dell’amicizia, dei grandi valori e dei buoni sentimenti, ho sempre avuto l’impressione  che uno dei temi centrali in Saint Seiya fosse la morte, sia perché la stragrande maggioranza di quelli che hanno la disgrazia di imbattersi in Seiya & co di solito muore malissimo, talvolta a seguito della scoperta di una grande amicizia e rispetto reciproco un secondo prima di tirare le cuoia (ah, la logica dello shounen medio! XD); sia perché, alla fine della fiera, sarà la Morte il boss finale del videogioco, l’ultimo nemico con cui i nostri eroi si confronteranno. Nonostante la grandissima confusione che, tanto per cambiare, il Cialtronissimo ha creato per tutto quello che riguardi il post-mortem, sulla fondamentale immortalità dell’anima – o almeno di qualche anima – nell’universo saintseiyano non sembra poterci piovere. E, se la Casa di Cancer ci ha insegnato qualcosa, sembra esserci un momento di passaggio tra l’abbandonare un corpo esanime e l’essere propriamente morti, che dura il tempo di una passeggiata fino alla bocca dell’Ade. Che poi è il momento che hai messo in scena tu, quell’attimo di sbalordimento, della presa di coscienza di non essere più nel mondo dei vivi, del rifiuto dell’essere morti, poi del dubbio e dell’accettazione, in un lutto per sé stessi che appunto si elabora nel corso di una camminata inesorabile fino al non ritorno – occasionalmente  il Cialtrone si imbatte in trovate geniali, in modo del tutto accidentale.

È così delicato, d’altro canto, il contrappunto nel secondo giro di frase, perché alla morte dal punto di vista dei morti è giusto, quasi necessario, che risponda la morte dal punto di vista dei vivi.

…non avrebbe ricevuto né  consolazione né cura. – è una locuzione così finale, così incisiva, di una bellezza lapidaria.

Recensore Veterano
23/07/20, ore 21:05
Cap. 2:

…una dolce serenità in antitesi al suo cuore arido.

Sai, non avevo mai pensato a come la serenità non si addica ad un cuore arido. Eppure, pensandoci, credo che tu abbia tremendamente ragione, quella ragione delle verità profonde: la serenità e l’aridità non sono compatibili, si escludono vicendevolmente. L’aridità dell’anima è un concetto che, a me, fa sempre venire in mente il passo strasputtanato di Tacito nell’Agricola – che sia il potere evocativo di quel solitudinem, deserto, tutto acquisito nello spazio di traduzione? E forse, quell’aridità dell’anima, quel deserto dentro, reale o presunto che sia, può anche ospitare una sembianza di pace, una calma immota. Ma la serenità, quella, è un’altra cosa.

L’idea che formuli in modo così sottile e sfumato nel secondo frammento, ritagliandola su misura per Misty, mi ricorda un passaggio di La guerre de Troie n’aura pas lieu – la scena e l’atto, ora mi sfuggono. Uccidere in battaglia, uccidere un nemico, faccia a faccia, da vicino, lordandosi del suo sangue, è un prendere atto, un rimirare la nostra stessa mortalità, è un uccidere noi stessi. E forse è l’orrore di quanto sia facile morire, di quanto facilmente noi possiamo morire, ad ispirarci un ribrezzo viscerale. Provare schifo di quel sangue, che potrebbe essere il nostro – ed è, in fondo, un’immagine del nostro, indistinguibile – non è un vezzo o un puntiglio vanesio, ma un moto umano, molto più universale.

Recensore Veterano
19/07/20, ore 20:06
Cap. 1:

Carissima,

Non sto qui a dirti da quanto tempo tu sia nella mia lista da autori da leggere, ma siamo nell’ordine degli anni – sì, io sono un pochettino scandalosa di mio e, quando la vita e gli impegni ci mettono lo zampino, questo è il risultato…



Come dicevo, è un po’ che punto la tua bibliografia, perché si concentra sia su personaggi bistrattati e da Kurumada – sommo cialtrone tra tutti i cialtroni – e dal fandom, che quanto a cialtronate di riflesso non scherza affatto; sia su personaggi per cui ho un debole celato male, Aphrodite su tutti.

Del resto, di deboli, io ne ho tanti, inclusa la brevità – narrativa; ahimè, come noterai, nel commentare, tendo a dilungarmi oltre i limiti della decenza, e te ne chiedo venia sin d’ora. La brevità forza chi scrive alla cura per l’importanza del dettaglio e chi legge ad una maggiore attenzione, a cogliere il peso di ogni parola.  Raccontare una storia, evocarla, raccogliere un concetto chiaro e concluso, in un unico giro di  frase è un esercizio di  stile che fa onore a chi ci si cimenti con successo – già ti dico: cheapeau! – e che, soprattutto, arriva al lettore con un’immediatezza che scritti più articolati sovente tendono a perdere. La brevità non fa  sconti, a nessuno. Sarà per questo loro lato così spietato, che le cose brevi tendono a piacermi immensamente.



Comincio, dunque, da qui, perché c’è bisogno di più storie come la tua, di più riflessioni, studi, racconti su personaggi come Misty – su di lui, credo di essermi sinora imbattuta soltanto in un paio di drabble di Francine.

Ho letto questa tua raccolta tutta d’un fiato. È ammirevole come questi tasselli, frammenti di un uomo, singoli giri di frase, vengano assieme in un mosaico per nulla scontato, tratteggiando un ritratto complesso, sfaccettato, di quello che è sì un antagonista – senza scuse –  ma che tu presenti in una luce più sottile, cangiante, di quella che appiattisce gli antagonisti sulla cattivissima cattiveria, in fin dei conti di poco interesse. Ho riflettuto su se  lasciarti un pensiero d’insieme, conclusivo, ma sono giunta alla conclusione che limitarmi a ciò non avrebbe reso onore alla struttura frammentaria di questo lavoro, all’importanza di ogni parola. Farò però del mio meglio per evitare di scriverti un commento interlineare – rischio serissimo: deformazione professionale – un poco alla volta.

Mi piace la tua scelta di caratterizzare il rapporto che Misty ha con la propria bellezza come una forma di consolazione – la sola che conta, in fondo: quella di fronte al pensiero della propria fallibilità e dunque della morte. Mi piace perché, in fondo, è una caratterizzazione che va dritta al sodo. Così come la consapevolezza di un vuoto interiore – di quella che più avanti definirai un’aridità dell’anima –  che quest’uomo ha, assieme alla consapevolezza che è quel vuoto, quel senso di abbandono a spingerlo a cercare amore, ammirazione, la celebrazione della propria bellezza, delle proprie gesta. Qui, però, a me sorge il sospetto che Misty stia prendendo una grandissima cantonata nella propria valutazione di sé, o che sia un caso di autoinganno bello e buono, perché tanta consapevolezza di sé, nel bene e nel male (soprattutto nel male) mal si concilia con l’essere davvero completamente vacui e superficiali. Questo Misty è una contraddizione, come tutte le persone vere, in fondo; e nell’essere così contraddittorio è vero, è vivo, è credibile. Anche solo in un giro di frase.

Recensore Master
06/10/19, ore 19:24
Cap. 2:

Ciao! Molto belle anche queste due drabble. <3

La prima trasmette una bellissima immagine. Mi pare di vederlo, Misty, sulla riva del mare a guardare le onde, (magari con il vento che gli fa svolazzare i capelli *_*) come tante volte l’ho visto ne Gli Eletti, cercando di scacciare la tristezza. Quel mare nel quale più di una volta si è immerso con la sensazione di purificarsi. Lui vive chiuso in se stesso, rapito dalla sua stessa bellezza, ma allo stesso tempo è capace di trarre serenità dall’ambiente che lo circonda; questa caratteristica è una bellissima pennellata che hai dato alla definizione di questo personaggio.

La seconda drabble è molto significativa, penso che racchiuda proprio l’essenza di Misty. È noto il suo disgusto per il sangue, il non volersi sporcare con quello dei nemici come per paura di esserne contaminato. Ha la necessità psicologica di conservare la sua perfezione, la bellezza dalla quale prende forza. È un suo limite, purtroppo, per il quale è sempre troppo concentrato su se stesso anche in combattimento. Per fortuna, imparando a dominare le correnti d’aria, impara a combattere senza aver bisogno di toccare nessuno. :)

A presto!!

Recensore Master
25/09/19, ore 15:39
Cap. 1:

Ciao! Innanzi tutto complimenti per esserti messa in gioco in questa impresa, che secondo me è tutt'altro che facile, nella quale stai riuscendo benissimo. Anche se ogni parte è composta da una sola frase e poche parole, entrambe rendono benissimo il concetto espresso. Non è per nulla facile scrivere periodi così brevi ma allo stesso tempo così pregni, davvero complimenti.

Nella prima parte si legge proprio l’inquietudine di Misty, in una presa di coscienza della verso la morte e lo scorrere del tempo, la sua paura di essere sopraffatto. Sommerso dalle insicurezze, trae dal suo aspetto esteriore la forza per combatterle; la sua bellezza è ciò in cui si rifugia, tutto ciò che sente di avere. È una fotografia perfetta dello stato d’animo di questo personaggio, di ciò che nasconde dietro alla perfezione del suo aspetto.

Nella seconda c’è la consapevolezza di essere amato e ammirato solo per il suo aspetto. Ma è come se la bellezza fosse un guscio, che definisce la sua immagine, funge da protezione, ma dentro il quale sente di avere il vuoto. Di fatto questa bellezza non porta a niente, non è un potere, non è un’abilità e neppure un merito. Ci vedo un po’ i pensieri verso Aphrodite che avevo letto in una delle tue one-shot, dove lo ammirava per quello che era, consapevole che aveva ottenuto la sua posizione per virtù ben diverse dall'aspetto esteriore, e soffriva per questo contrasto con lui che gli portava un senso di inferiorità.

Il tuo stile di scrittura elegante rende questi pezzi ancora più belli, sembrano quasi estratti di poesie. Rinnovo i complimenti, hai fatto un bellissimo lavoro! ❤️

Ciao e a presto!

Recensore Master
12/09/19, ore 16:35
Cap. 7:

Bello come hai reso questi misterioso legame. Lascia un senso di profonda appartenenza. Complimenti. Recensione lampo. Oggi sto di fretta. Ciao :)

Recensore Master
09/08/19, ore 18:24
Cap. 6:

Come sempre apri scorci interessanti. Bella la similitudine del riflesso che si specchia nell'acqua e viene infranto; la seconda parte, però, del bagliore della costellazione, ha in sé qualcosa di più particolare a mio avviso. Magari sbaglio. :) Come al solito, i più vivi complimenti

Recensore Master
02/08/19, ore 11:50
Cap. 5:

Certo che dai una profondità completa a questo personaggio. Quasi si fa fatica a riconoscere solo Misty. La prima parte è quasi il vissuto di una persona normale. La seconda la "debolezza" del guerriero, nel tentativo di lenire la propria solitudine. Bravissima

Recensore Veterano
25/07/19, ore 16:28
Cap. 1:

Fa sempre piacere scovare qualche cosa di interessante in un periodo così 'morto' per questo fandom, ed interessante questa raccolta lo è davvero, che apprezzo sempre immensamente quando qualcuno si prende l'onere di dipingere un ritratto verosimile di personaggi che, talvolta, anche definire secondari pare troppo ardito.

Intanto complimenti per il coraggio di imbarcarti in quest'impresa: non è affatto facile riuscire, in una frase, a creare un concetto rotondo, denso...non lo è con un personaggio come Misty che, assieme al cavaliere dei Pesci, soffre di quel terribile appiattimento dato proprio dall'identificazione esclusiva con la sua Bellezza.
Mi piacciono i toni grevi che hai da subito scelto di dargli, mostrando una sorta di cupo abisso dietro alla sua ammirevole facciata.
In particolare mi colpisce moltissimo la seconda frase, con quel suo senso tremendo di autentica paura, quella che si scopre quando la Bellezza si rivela d'una nullità sconcertante, priva di Potere perché quel potere non procede dalla Virtù prima di tutto, ma da un armonioso accordo di elementi che, a quel punto, paiono quasi Trompe-l'Oeil...allora il Potere risiede ovunque tranne che in quella Bellezza, è solamente in mano ad altri, e questa consapevolezza è come lo sperone infilzato nel fianco dell'animale spaventato che non può fare altro che dannarsi correndo all'impazzata in giro in cerca di sollievo.
E' molto accurata questa piega che ha preso il personaggio, in perfetto accordo con uno dei principi della Bilancia, l' ARmonia fondata sulla Giustizia e quindi sulla più alta manifestazione di Bellezza e Virtù, senza la quale non si riesce almeno in via teorica a vivere di una vita in Pace.
Perdona lo sproloquio, non sono più abituata a scrivere;
il tutto poi per dire che mi piace davvero molto questa corposità che stai dando a Misty, anche in così poche righe...
davvero complimenti.

Recensore Master
22/07/19, ore 15:32
Cap. 4:

Ciao. La prima parte è molto bella, decisamente IC. La seconda, invece, il modo in cui viene giustificata la fede nella dea è davvero potente, azzeccata, una visione a cui, onestamente, visto il protagonista mai sarei arrivata. iC senza per nulla scadere nei cliché, assolutamente. Brava davvero :) spero a presto. Ciao

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