Hey Smaug, come stai? Sono Zoey, finalmente ci si rilegge dalle recensioni! E questa volta nell’account in comune, wow, chi avrebbe mai detto che questo profilo fatto alle medie sarebbe effettivamente tornato utile, un giorno? Perciò, credo che Hel ti abbia già spiegato qualcosa, ognuna di noi recensirà a capitoli alterni, in modo da non lasciarti mai a mani vuote, ma senza mollarti due papiri parecchio lunghi e troppo simili tra di loro. Poi, se riusciremo effettivamente a far funzionare questo sistema, è tutto da vedere, nel frattempo, vediamo di partire:
Vorrei iniziare dicendo che, anche se a te appare come lungo e che respinge la voglia di recensire, trovo che questo capitolo sia di una giusta dimensione. È sicuramente corposo, non è scialbo, con uno scopo riempitivo, bensì, lascia il lettore appagato, portando al desiderio di proseguire senza però distrarre, se non per il solo scopo di commentare con qualcuno ciò che sta avvenendo. Mi sono ritrovata, ben presto, con il forte desiderio di discuterne e ragionarci su, perché in fondo non sarebbe stato un lavoro scomodo o faticoso. In sostanza, ritengo che la sua lettura sia molto piacevole, con le caratteristiche che portano alla giusta memorizzazione degli eventi e senza alcuna parte che può essere ritenuta non necessaria o superficiale, non so se ho spiegato bene il concetto.
Adesso, comunque, è meglio passare alla parte più interessante, almeno a parer mio. Tieniti pronto perché, come l’altra volta, non avrò ritegno:
• Rigel Cleremont: Il tuo personaggio è il primo che abbiamo l’occasione di vedere e, ad essere sincera, non vedevo l’ora, considerando che nella recensione per il capitolo due non avevo avuto occasione di parlare di lui. Innanzitutto, mi sembra di aver notato quasi tre Rigel differenti all’interno del capitolo, uno appartenente al flashback, due nel presente, già questo mi sembra dir molto sul tipo di persona che abbiamo davanti. In alcuni casi, in effetti, un’affermazione del genere può quasi apparire come negativa, ma non credo che questo sia il caso, perché è evidente il modo in cui hai tentato di mostrarci le sue differenti facce e che non si tratta di un più banale errore di scrittura: no, Rigel è cambiato molto nel corso degli anni e lo stesso contesto in cui si trova modifica i suoi atteggiamenti, portandolo a scegliere di mettere in atto o meno un comportamento aggressivo e respingente.
È sufficiente partire dal flashback per capire quanto, effettivamente, sia rotto. Sono convinta che, in quanto si tratti di due tuoi OC, avrai avuto un sacco di momenti significativi in mente, che avrebbero potuto condizionare per sempre la vita di Numero Uno, ma è indubbio che questo sia il più potente che potessi scegliere. In una qualsiasi famiglia, un evento come l’omicidio da parte di uno dei figli avrebbe avuto conseguenze totalmente diverse. So di genitori che farebbero di tutto per i propri bambini, quindi non dubito che, nonostante tutto, in molti casi lo avrebbero comunque continuato ad amare, le circostanze, poi, avrebbero attenuato la situazione (era pur sempre un tentativo di difendere Esme, il suo), ma questo non vuol dire che non ci sarebbero state delle conseguenze. In una famiglia normale, i genitori avrebbero visto un figlio cambiato per sempre, macchiato e rovinato, per così dire, da quest’azione, un qualcosa che non avrebbe mai potuto superare, non importa i loro mille tentativi di aiutarlo, la terapia, il sostegno. Ci sarebbero state delle conseguenze, ma sarebbero state differenti.
Di fronte a un Rigel intimorito, da se stesso, da ciò che ha fatto, da come il resto del mondo possa vederlo, Octavius sembra quasi premiarlo, nel tentativo di ricevere la sua totale fiducia. Lo manipola, portandolo a credere di essere totalmente nel giusto e, per dimostrargli che ne vale la pena, che non ha sofferto così per nulla, gli dona un po’ di quell’affetto che i suoi figli cercano in modo così disperato. In questo modo, cambia definitivamente il destino di Rigel e lui stesso ne è pienamente consapevole. È arrivato a un punto a cui, evidentemente, i suoi fratelli non si erano mai avvicinati e questo ha provato una certa distanza tra di loro: il nuovo Rigel, sta sfruttando la forza del padre, nel tentativo di renderla sua e prendere solo il meglio di quest’esperienza a dir poco traumatica.
Perché infondo, cosa si sarà aspettato? Probabilmente delusione, rabbia, indifferenza, aveva provato a fare il bene, ma in questo caso avrà sentito di aver fallito, ma invece Octavius si è dimostrato così dannatamente fiero del giovane uomo che aveva davanti, che non è difficile comprendere il perché suo padre aveva assunto anche il ruolo di ancora, a cui legarsi per non naufragare definitivamente.
Come tutti, però, anche lui è cresciuto e sei stato egregio nel mostrarci a cosa, questo ricordo, abbia portato. Durante la sua conversazione con Alexis, è come se avesse provato a limitare i suoi rancori e la sua sofferenza, come se, desiderando ottenere il silenzio di suo fratello e un aiuto per curare la ferita, si sia comportato di conseguenza, impedendosi di essere troppo brusco nei suoi confronti. Si può notare, ugualmente, una certa tensione, si rivolge a Numero Nove con fare quasi provocatorio, come se desiderasse che sia lui a scattare o a cedere, per dargli una scusante valida per fare lo stesso, ma questo non avviene mai. Al contempo, quel «ti piace la verità?», sembra gridare “Hai visto quanto ho sofferto, quanto sono stato male? Ti rendi conto in che cosa mi avete abbandonato? Se ci fosse stati, se fossimo stati tutti insieme e non solo la metà, non sarebbe stato così”.
Una cosa che io ed Hel abbiamo notato di Rigel, in effetti, è che sembrerebbe essere molto concentrato sulla sua sofferenza. Quello che ha vissuto ha sicuramente portato con sé molto dolore e l’aver vissuto situazioni differenti da quelle dei suoi fratelli sembra quasi comportare il non rendersi conto di ciò che, invece, hanno patito gli altri. Le sue esperienze sono state traumatiche, certo, ma in una maniera diversa, che lo deve aver portato in modo inconscio e involontario a sminuirei i sentimenti degli altri ragazzi. Da parte sua, è stato molto presente il concetto del mi avete abbandonato, avete abbandonato la nostra famiglia, c’è stato anche un mio padre a un certo punto: la bolla che ha creato, non si limita al proteggerlo dai suoi stessi sentimenti, ma ha lo scopo di isolarlo del tutto, impedendogli di comprendere le ragioni dietro le azioni altrui, perché troppo diverse da quelle che la sua storia personale lo ha portato a compiere.
È come se non prendesse neanche in considerazione l’idea che dietro l’allontanamento dei suoi fratelli ci siano delle valide ragioni, che potesse essere il loro modo per salvarsi da una vita di disperazione, ma bensì, è quasi convinto che sia stato tutto un dispetto nei confronti suoi e di Octavius. Non fraintendermi, non è il migliore dei comportamenti, sicuramente non uno che ammiro, ma posso scorgere bene le ragioni dietro a questo, ha senso che il rapporto con il padre lo abbia danneggiato in modo tale da dargli una visione del tutto distorta del normale scorrere degli eventi, perché infondo in qualsiasi famiglia, a un certo punto, arriva il momento in cui i figli lasciano il nido. È stata una scelta coraggiosa la tua, non posso essere certa di aver interpretato in modo corretto ogni cosa che tu abbia scritto, ma in caso sia andata anche lontanamente vicina, non posso che farti i complimenti, perché una mossa del genere può mettere davvero in brutta luce un personaggio, ma la coerenza con il resto che abbiamo potuto constatare lo salva su ogni fronte.
Potrei parlare della parte di lui, già mostrata in precedenza, più portata verso il controllo di tutto ciò che lo circonda, ma per questo dovrei fare un riferimento molto più attivo al contenuto vero e proprio del capitolo, in particolare dell’ultimo paragrafo, quindi direi che può essere lasciato per un altro momento. Nel ambaradan di roba che ho elencato fino a questo momento, comunque, stavo tentando di parlare di quel Rigel più burbero, che non vuole condividere le informazioni con i suoi fratelli e risponde in modo sgarbato ad Alexis a tavola (e anche su questo torneremo dopo), come se agisse per ripicca, ma in parallelo ci è stato mostrato anche il lui più rilassato e affettuoso.
Accennando in più momenti alla sua passione per i biscotti allo zenzero e cioccolato, ma anche tramite le foto sul muro della camera, ci hai nuovamente fatto avvicinare a un ragazzo più normale, tutt’altra persona rispetto a colui che sembra essere pronto a prendere a pugni ognuno dei fratelli. Questo, infatti, sembra aver ammesso a Caesar di desiderare tornare come ai vecchi tempi, forse con la nostalgia del grande via vai che doveva essere presente in casa e, alla fine, non si fa poi troppi problemi nel diventare parte della conversazione che gli altri stavano portando avanti, una volta chiamato in causa.
Questo è il Rigel che, piuttosto che essere arrabbiato per lo scioglimento dell’Umbrella Academy, è semplicemente triste e leggermente sconsolato, rassegnato al suo destino da solitario. La linea che lo separa dall’altra faccia della medaglia è davvero sottile, il passaggio è senz’altro stato veloce, nel corso della conversazione che aveva protagonisti lui, Caesar ed Esmeralda, ma credo che sia chiaro che il mio preferito è proprio quest’ultimo. In questo caso, infatti, non c’è bisogno di lunghi ragionamenti e teorie nati dal nulla, perché è molto semplice ciò a cui ci stai ponendo davanti: solo un ragazzo che desidera avere la sua famiglia vicino a sé, anche se non lo ammetterà mai davanti a loro.
• Alexis Cleremont: Si passa subito al caro Alexis, che è stato anche protagonista del flashback dello scorso capitolo. Di ciò che è successo in quello, ovviamente, ne parlerà Hel, ma ha avuto il suo bel ruolo anche questa volta, per cui direi di cominciare! Posso dirti che, conoscendo bene com’è fatto e la sua storia, lo stai rendendo in modo egregio, anche nei più piccoli particolari. Sono dell’idea che sia necessario guardare i dettagli per comprendere al meglio le sfaccettature di una persona, quelle cose che la caratterizzano e, tra queste, io amo osservare il modo in cui si siedono le persone, complice il fatto che, a meno che non mi ritrovi in un’occasione formale, io e le posizioni composte siamo su due mondi paralleli. Ciò per dirti, in sostanza, che il dettaglio delle gambe incrociate, mentre si trova seduto a terra ad ascoltare Rigel, è stato apprezzato, perché lascia fuoriuscire la parte più infantile di lui, in netto contrasto con la serietà del momento, che è costretto ad assecondare, almeno in minima parte.
In particolare, credo tu sia stato in grado di rendere davvero bene la sua forte sensibilità ed empatia, senza tuttavia distruggere il tipo di dinamiche che abbiamo visto in precedenza tra Numero Uno e Numero Nove. Non sarebbe stato strano se, questo tipo di caratteristiche molto forti in Alexis, ti avessero portato a scrivere una scena del tutto diversa, ma così facendo avresti corso il rischio di cancellare tutti i trascorsi che sono presenti trai due, in favore di un momento di riappacificazione avvenuto troppo presto. In questo modo, invece, hai lasciato una netta distanza a dividerli, la comprensione è solo unilaterale e ha portato a una tregua di una manciata di minuti, dovuta alle necessità del momento, perché c’è davvero troppo da dirsi perché possano risolvere in una sera.
È stato bello poterlo vedere comprendere, comprendere quanto ancora era accaduto in seguito alla sua scelta di allontanarsi del tutto, ma anche comprendere quanto Rigel sia uscito danneggiato dalla vita nell’Umbrella Academy, probabilmente arrivando solo alla conclusione di non aver fatto altro che bene ad andare via di casa prima che la situazione degenerasse ulteriormente. Ha letto in modo corretto i segnali che gli venivano lanciati, senza cedere alle provocazioni, ma bensì mostrando una serietà che non gli è mai appartenuta, come se cogliesse al volo la sfida del fratello e gli rispondesse in modo differente da quanto questo si aspettasse, come se gli dicesse “no, non ti darò questa soddisfazione, non ti darò motivo per dimostrare che non merito di sapere”.
D’altra parte, l’Alexis che vediamo a colazione è tornato pienamente al suo solito spirito vivace e canzonatorio che tutti noi amiamo, cancellando la sera prima con un colpo di bacchetta, e anche sta volta è perfetto: l’essersi alzato tardi, le risposte divertite e provocatorie, insieme a quel «Dici così solo perché non ricordi come stava a me», gli rendono pienamente giustizia e posso assicurarti che Hel, nel leggere quest’ultima frase, ha finito per scoppiare a ridere, perché essere così vanesio è proprio da lui. Si può notare perfettamente la differenza del suo rapporto con alcuni suoi fratelli e con altri, sono presenti quelli più socievoli e caotici con cui pare essere entrato subito in armonia, scherzando e ridendo, mentre altri, più seri e in certi modi distanti, con cui si è notata all’istante una sorta di tensione, nonostante lui non sia mai il primo ad agire.
Sul modo in cui l’hai trattato, comunque, ci sarebbe davvero tanto da dire. Alcune cose, preferisco vederle meglio nella parte dedicata al contenuto del capitolo, perché come capirai con il tempo per questa storia sto sviluppando un modo non del tutto coerente per recensire, ma piano piano spero di riuscire a parlare di tutto, per adesso lo confermo ancora una volta, stai andando alla grande con la caratterizzazione di questo ragazzo.
• Antoine Cleremont: È il momento di passare a Tony, al mio bambino. Non c’è niente da fare, sono davvero soddisfatta di come lo stai rendendo, è lui. Sono molto impressionata, sinceramente non credevo potessi muoverti così bene con lui, anche se sarebbe stato per un errore mio e non per colpa tua: sai già che la stesura della sua scheda è stata parecchio difficoltosa, con la rottura del mio pc e il periodo scolastico particolarmente intenso, ragione per cui dovetti stringere i tempi nella stesura del suo carattere. Tuttora, non sono affatto soddisfatta di ciò che ho scritto in quel campo, perché mancano alcune cose e sento di non aver reso a dovere quello che tentavo di dire. Ad ogni modo, evidentemente non ti piace scrivere in modo errato un personaggio, perché sei stato in grado di capire anche da solo.
Tra le cose che ho finito per sacrificare, è presente il concetto del di solito non parla, ma quelle poche volte in cui lo fa, lo fa in modo sarcastico, ma tu in questo capitolo hai messo in atto proprio questo, andando contro ogni mia aspettativa. “Tony inarcò le sopracciglia e si risparmiò un commento acido, un po’ per amor del quieto vivere e un po’ perché erano ancora a colazione: la giornata era appena iniziata e ci sarebbe stato tanto tempo per battute sarcastiche.”, con questa frase mi hai davvero stesa, ho dovuto tentare il soffocamento con il lenzuolo, perché è stata come la dimostrazione che il tono delle sue risposte fino all’arrivo del resto dei suoi fratelli non era casuale. So che può apparire come una cosa parecchio superficiale, da nulla, ma in questo maniera sei stato in grado di renderlo ancora più simile a come lo immaginavo, senza che io ti dessi una vera e propria indicazione, ed è davvero piacevole quando qualcuno capisce e basta. Poi boh, magari ti piace semplicemente scrivere risposte di questo genere, ma il mio momento di emozione non me lo toglie nessuno, ahaha.
Le cose che mi sono piaciute nelle parti in cui era presente, in effetti, sono parecchie. Ho adorato il fatto che, sentendo la risposta imperativa di Artemis, l’ultima prima dell’arrivo del resto della sua famiglia, si sia quasi spento, perché è sempre stato succube alle loro parole e, su questo non possono esserci dubbi, la lontananza non è sicuramente sufficiente a far sparire le vecchie abitudini. Ho adorato osservare tramite i suoi occhi le differenze che sono venute a crearsi in un atto semplice come il prendere posto a tavola, perché sicuramente hai scelto lui soltanto per seguire il precedente filo di pensieri, ma io non posso fare a meno di pensare a quanto devono essere stati lunghi, secondo il suo punto di vista, i pasti a casa Cleremont.
Ho adorato il modo in cui sia praticamente sparito durante il corso della colazione, intervenendo a voce solo una volta e ritornando quindi alle vecchie dinamiche dell’Umbrella Academy: riesco ad immaginarlo perfettamente, mentre ascolta ogni parola, in silenzio, cercando di non farsi notare, limitando le sue reazioni a mere espressioni facciali e non toccando nient’altro che il suo thè, perché infondo non lo noterà nessuno.
Che dire, stai portando avanti un magnifico lavoro con lui, perciò, ora come ora, posso soltanto consigliarti di proseguire in questo modo.
• Artemis Cleremont: Adesso, passiamo ad Artemis. Temo che sarà molto più faticoso di quanto sperassi: non lo negherò, la mia opinione su di lei è cambiata parecchio rispetto a due capitoli fa, in quel momento avevo ancora bisogno di mettere in ordine alcuni pezzi del puzzle e, con questi due capitoli, sono riuscita a comprendere meglio la nota che stonava, anche se manca ancora tanto lavoro da fare. Già dal capitolo tre, ma di questo ti parlerà più nel dettaglio Hel, si è iniziato a individuare qualcosa di “strano” nel suo atteggiamento, nel modo in cui si rivolge agli altri ragazzi e agisce all’interno della casa, ma comprendere nel dettaglio di cosa si trattasse è tutt’altra storia.
Lo hai dichiarato tu stesso infondo, la cara Numero Sette è un personaggio complesso: a primo impatto ci ha ingannati tutti, con il suo modo di fare dolce e amorevole, sembra la ragazza perfetta, una sorella amorevole che vuole soltanto trascorrere un po’ di tempo con i suoi fratelli dopo una lunga lontananza, è necessario aguzzare la vista per essere in grado di notare alcune crepe su quella bella maschera. La verità è, a parer mio, che non ha mai imparato pienamente a relazionarsi con le altre persone, anch’ella ben protetta da una bolla, che però è assai diversa da quella che abbiamo visto in precedenza con Rigel.
Artemis sembra nascondersi dietro una grossa dose di positività, che in questo caso, però, finisce solamente per avere un’azione tossica, questa ha effetto su lei e ciò che la circonda. Avevamo già stabilito in precedenza che si trattasse della principessa di casa, sembrerebbe aver avuto una vita, all’interno dell’accademia, molto più facile di altri, non rimanendo particolarmente scottata; certo, qualcosa deve esserci pur stato, ma in linea di massima, complice il rapporto positivo che aveva con Octavius, tutto mi fa supporre che sia stata bene durante quegli anni, sentendosi veramente a casa.
In seguito, è arrivato il momento in cui il forte controllo che il padre aveva sulle loro vite deve aver iniziato a pesare anche per lei, quindi, spinta dalla curiosità nei confronti del mondo esterno, è partita, si è allontanata dalla casa paterna come desiderava, deve aver avuto modo di sperimentare la vita vera di prima mano e così è rimasta scottata. La perfezione che un tempo aveva caratterizzato la sua esistenza deve aver perso, probabilmente in modo neanche così graduale, il suo valore, portandola a comprendere quanto sia tutto più difficile di come inizialmente credesse, è proprio questo che ci porta dove siamo adesso.
Una volta rientrata tra le mura della villa dei Cleremont, ha avuto modo di constatare che i suoi fratelli si sono adattati alla realtà decisamente meglio di quanto potesse immaginare, ma, allo stesso tempo, si è resa conto che aveva ancora l’occasione di mostrarsi abbastanza forte da provare che per lei non era stato diverso. Qui, inizia a far capolino la sua positività tossica, un costante negare o ignorare situazioni sgradevoli, che potrebbero distruggere, danneggiare e mettere a rischio il suo perfetto siparietto. Per dimostrare che sta bene, non solo a sé stessa, ma anche agli altri, deve prendere in mano la situazione, rendere tutto esattamente come desidera, per tornare all’antico splendore.
In effetti, credo che le grandi similitudini tra Rigel e Artemis siano due, il bisogno di avere in mano le redini della situazione e il basarsi esclusivamente sulla propria esperienza per stabilire che tipo di emozioni dovrebbero provare le persone che li circondano. La nostra fanciulla, come possiamo notare dal suo dialogo con Tony (lo vedremo meglio al momento giusto), desidera ricostruire l’immagine di una famiglia che era tale solo nell’immaginario e, a suo modesto parere, non è un risultato ottenibile se non le si sta al gioco. Crede che, essendo lei stata bene quando erano ancora l’Umbrella Academy, per gli altri sia stato lo stesso, ragione per cui i sentimenti negativi che alcuni di loro rivolgono verso questa sono immediatamente da eliminare, altrimenti non sarebbe possibile proseguire nella costrizione a questa bugia.
Mi è piaciuta, in particolare, una frase di Alexis riguardo a lei, «Se avessi voluto una bella storia, l'avrei chiesta ad Artemis». Può sembrare una cosa detta così, tanto per fare, ma personalmente ci vedo molto di più, descrive al meglio quello che io stessa ho provato a esprimere finora. Artemis si sta raccontando una splendida fiaba, desidera costruire attorno a sé uno scenario perfetto e, a questo punto, è convinta che sia tutto esattamente come lo vede lei, non percependo il marcio che, pian piano, finirà per soffocarla, esattamente come stava facendo con i suoi fratelli. Vive in una realtà tutta sua, nella certezza che è necessario per il suo benessere, perché Octavius avrà insegnato molte cose ai suoi figli, ma tra queste non ci sono certamente dei sani meccanismi di coping, da creatrice posso dire che basta vedere Tony per averne un esempio.
Non sono convinta di essere stata pienamente chiara nell’esprimere il concetto ma, ad ogni modo, spero davvero che possa diventare ancora più semplice da comprendere quando parlerò del testo vero e proprio. Tutto questo, comunque, era necessario solo per portare a una constatazione: non mi sembra più dolce come prima e, in realtà, nel suo modo di tenersi vicini i fratelli vedo quasi qualcosa di spaventoso, una semplice conseguenza dell’inconsapevolezza delle condizioni altrui. Sembrerebbe, in ogni caso, un personaggio ben costruito, ma devo confermare il fatto che non si tratta di uno dei miei preferiti, nonostante ciò mi incuriosisce davvero molto, quindi spero di poterla comprendere meglio, in futuro.
• Caesar Cleremont: È il turno del nostro amato Caesar, perché, insomma, chi non lo ama? Inizio ponendoti una domanda, probabilmente stupida, ma che mi tormenta da un po’: il suo nome, va pronunciato alla latina o all’inglese? Okay, so che sembra non avere senso, ma il suo diminutivo è molto più “vicino” alla pronuncia originale, piuttosto che a quella usata nei paesi anglofoni. Dettagli a parte, si tratta di uno di quei personaggi che ci stai facendo conoscere poco a poco, suscitando soltanto la curiosità nei suoi confronti.
Per adesso, sembra restare coerente con il personaggio che ci hai presentato solo due capitoli fa, ma non credo che passerà molto tempo perché tu ci mostri delle caratteristiche ben differenti, le persone, solitamente, hanno una parte più in luce e una che tendono a nascondere e, mi sembra chiaro, i Cleremont non fanno eccezione. Attualmente, posso dire che il suo modo di relazionarsi con i fratelli e l’accademia sembra totalmente diverso da quello degli altri, tra cui, al contrario, si possono notare più similarità, credo che il modo in cui ha lasciato l’Umbrella Academy sia un fattore portante in questa differenza. La verità, in effetti, è che non l’ha mai abbandonata realmente.
Ci hai parlato apertamente di come fosse convinto di tornare a casa presto, di come fosse una certezza per tutti, che è andata man mano a sfumare, al momento della sua partenza c’erano cinque dei suoi fratelli ad attendere il suo ritorno e deve essere stato uno shock, venire a conoscenza dell’allontanamento di ognuno di loro, che non erano più lì ad aspettarlo. Sappiamo che dei problemi con l’accademia, in effetti, erano presenti anche per lui, ma non avevano nulla a che vedere con la sua famiglia, a cui sembra essere totalmente devoto. Da ciò che abbiamo potuto vedere, io ed Hel abbiamo ipotizzato che doveva trattarsi di uno dei ragazzi che, nel momento in cui l’Umbrella Academy ha iniziato a sgretolarsi, più che con rabbia ha reagito con tristezza, pieno di speranza affinché non tutto andasse distrutto.
Mi da come l’impressione di star provando a superare tutti di un colpo gli anni di solitudine, la sua esperienza nel mondo esterno ha sicuramente avuto molti aspetti positivi, ma dubito fosse quello che cercava o di cui avesse totalmente bisogno, per cui desidera prendere da questa solamente il meglio. Allo stesso tempo, però, non vuole negare totalmente quel periodo della sua vita, probabilmente è consapevole di poter imparare da esso, e così facendo rende le sue interazioni con gli altri molto più genuine. In un certo senso, è consapevole di non essere mai andato veramente via, nonostante da un punto di vista pratico sia proprio ciò che è accaduto, e questo gli permette una maggiore disinvoltura. È chiaro quello che sto dicendo? Sì? No? Forse? Vabbè, ormai lo avrai capito, non sono mai certa di come sto esprimendo i concetti, a questo punto conto sulla tua capacità d’interpretazioni.
Ad ogni modo, la cosa che mi piace più di lui sono le interazioni con i fratelli, così pure e reali. Un suo commento è stato in grado d’ispirare Alexis, dando il via a una reazione a catena che li ha catapultati in uno scenario molto più familiare di quanto lo fosse la colazione in famiglia di per sé. È stato al gioco, proseguendo con lo scherzo che avevano iniziato, ed è stato subito evidente come si sentisse a suo agio in questa situazione che, in maniera contorta, significava affetto. Mi ha fatto quasi tenerezza il modo in cui è intervenuto dopo che Rigel è andato contro ad Alexis: gli altri, per via dell’atteggiamento brusco di Numero Uno, si sono dimostrati piuttosto contrariati nei suoi confronti, ma le sue parole sembravano trasudare il semplice e puro desiderio di non vedere i propri fratelli discutere tra di loro, evitando il conflitto.
Anche per lui, c’è ancora molto da scoprire, ma attualmente mi sembra uno dei personaggi più interessanti, quindi non vedo l’ora di arrivare al momento del suo flashback, per poter scavare più affondo.
• Esmeralda Cleremont: Esmeralda si conferma come la mia preferita tra le fanciulle di questa famiglia, senza neanche particolari sforzi, ad essere sincera. Amo la sua grinta, da l’impressione di essere impossibile da abbattere, nonostante tu ci abbia già rivelato la presenza di precedenti per niente facili da affrontare, che dimostrano soltanto il suo essere ancora più forte di quanto sembri. But, guess what, anche di questo ti parlerà Hel, ormai sta assumendo il ruolo di motto questa frase!
Abbiamo già stabilito, più di una volta, che una parte dei ragazzi appare entusiasta di essere nuovamente riunita, nonostante le circostanze che in un’altra famiglia sarebbero apparse solamente triste, questi vedono il tutto come l’occasione perfetta per demolire gli ultimi muri pericolanti di questo rapporto e ricominciare da fondamenta più stabili, mentre un’altra queste mura vuole sfruttarle per nascondersi meglio e tornare, il prima possibile, a fingere che non sia mai accaduto nulla. Esme rientra chiaramente nel primo gruppo, ma nonostante il suo carattere focoso sembra essere molto più pacata sull’argomento, come se non volesse essere troppo invadente con le sue emozioni, decidendo che è una delle situazioni particolari in cui il suo temperamento andasse mantenuto sotto controllo.
Credo che, questo comportamento, possa essere dovuto al fatto che abbia avuto una relazione al di fuori della famiglia, anche se negativa, apparentemente abbastanza “importante”, cosa che non credo sia avvenuta per molti altri, soprattutto se vogliamo prendere in considerazione solamente coloro che stanno spingendo per continuare a trascorrere del tempo insieme. È consapevole che c’è la possibilità di una vita al di fuori della famiglia che stanno tentando di tornare ad essere, perché sono passati anni e non si può pretendere che le esistenze degli altri fratelli vengano interrotte totalmente da un’idea che per alcuni parrà impossibile da realizzare, ciò la porta a richiedere solo qualche giorno, prima che possano premere tutti il tasto play.
Apprezzo ugualmente il fatto che, questo suo limitarsi, non si sia protratto per tutta la durata della colazione, dandoci invece un’altra possibilità di vederla interagire con leggerezza insieme al resto del branco Cleremont, ho amato particolarmente il suo intervento nella discussione sulle ragazze in bikini, ma in effetti l’intera conversazione era d’oro.
Tra le cose, non credere me lo sia lasciato sfuggire, ho notato che anche le circostante del suo allontanamento sono state particolari, anche se sicuramente molto diverse da quelle di Caesar. I personaggi hanno dichiarato che è stata messa alle strette, che non c’era poi tanto che poteva fare per allontanarsi dalla suddetta situazione, quindi, logicamente, mi viene da pensare a un’incongruenza di visione con Octavius, anche se non sono particolarmente convinta. Se così fosse, il ritorno a casa dovrebbe risultare più facile adesso e se l’è cavata magnificamente nella discussione con Rigel, facendo la saggia scelta di non alzare troppo la cresta, ma dimostrando di non essersi pentita di nessuna delle sue scelte, perché l’hanno aiutata a crescere e a diventare la donna che è adesso. Insomma, mi piace davvero tanto e le circostanze mi rendono abbastanza convinta che non cambierò idea su di lei molto facilmente.
E anche questa è finita! Mi spiace non essere stata particolarmente equilibrata nel parlare dei vari personaggi, dedicando ad alcuni decisamente più spazio che per altri, ma purtroppo non sono riuscita a fare in altro modo, essendo anche presenti in maniera differente all’interno del capitolo, spero solo di aver compreso quelli di cui ho parlato almeno un po’. Come avrai notato, invece, non ho nominato Nasheeta e Gideon neanche per sbaglio, ma la ragione è molto semplice: il paragrafo dedicato a loro è davvero molto dinamico, ma in un totale testa a testa, per così dire, ragione per cui mi sembrava piuttosto inutile analizzarli singolarmente, trovo più giusto, piuttosto, parlarne in relazione l’uno con l’altro nello spazio dedicato al contenuto del capitolo. Al contrario, la scelta di tagliare Oliver, Levi ed Ezra non è stata del tutto volontaria, come ti ho accennato nel messaggio, se non l’avessi fatto la recensione sarebbe stata tagliata ed essendo i meno presenti erano anche quelli di cui ho avuto meno da dire, anche se mi dispiace. Adesso, comunque, mi sembra giusto proseguire questo lavoro, così potrò finalmente lasciarti stare. Vogliamo iniziare?
• Il capitolo inizia, come al solito, con un flashback, probabilmente il più potente e significativo che tu ci abbia mostrato finora, per qualche motivo ho anche la sensazione che non sia stato un momento facile da scrivere, ma ovviamente potrei sbagliarmi. Comunque, andiamo con ordine: la prima cosa che mi salta all’occhio è la capacità di Octavius di pensare sempre nel modo sbagliato al momento giusto. È perfettamente consapevole di quanto sia avvenuto la sera prima, anche soltanto per via dei racconti, probabilmente vaghi e insicuri, dei suoi altri figli, eppure, nell’attimo in cui si trova davanti Numero Uno, il suo primo pensiero va all’abbigliamento un po’ malandato e, sicuramente, per niente consono ai suoi oliti standard.
Ormai però non dovrei sorprendermi, da ciò che abbiamo visto, anche con l’aiuto del rewatch della prima stagione della serie, io ed Hel siamo arrivate alla conclusione che, probabilmente, Octavius sia un genitore ancora più freddo e distaccato di quanto fosse Reginald Hargreeves, del resto, questa è solo una considerazione osservando ciò che è avvenuto finora, per cui è ancora tutto da vedere. Resta il fatto che, per qualche motivo, non riesco proprio ad essere preparata ai suoi modi di fare nei confronti di questi ragazzi che, in teoria, dovrebbe chiamare figli, ma spesso preferisce definire soldati.
È stato straziante immaginare Rigel in quel modo, totalmente terrorizzato da ciò che ha fatto e vissuto, probabilmente anche dall’idea di cos’è in grado di fare, bisognoso soltanto di qualche parola di conforto, di sentirsi dire che andrà meglio, un giorno, ma con la consapevolezza che queste potrebbero non arrivare mai, perché sa bene che suo padre non è il tipo da abbracci e parole dolci. Alle paure precedenti, sembrano sommarsi quelle di deluderlo, si è appena concluso l’anno scolastico che era stato caratterizzato dal suo momentaneo ritiro da Hogwarts e, in un momento di fragilità tale, sentirsi privato di quel poco amore da parte dell’uomo, a cui si aggrappava così disperatamente, sarebbe stato solo l’ultima goccia per far traboccare il vaso, qualcosa di cui, questo è certo, non aveva affatto bisogno.
Riesco a immaginarlo perfettamente, le labbra socchiuse come se stesse per parlare, mentre nella mente cerca di riordinare i momenti caotici e spiazzanti che l’hanno visto protagonista la sera precedente, alla disperata ricerca delle parole giuste per esprimere il tutto senza spezzarsi definitivamente. Ho la sensazione che, in qualche modo, l’iniziale rifiuto di dire quelle parole, l’ho ucciso, non hanno davvero nulla a che vedere con il padre ma, bensì, sia più una paura di ammetterlo a sé stesso, perché si sa che dire qualcosa ad alta voce, sentire le parole scivolare via e rimanere impresse a fuoco nella mente, la rende sempre molto più reale.
Ho sentito il cuore farsi pesante, nel momento in cui a parlare è stato Octavius, “«Ripetimi con calma cos'è accaduto, Numero Uno. Io sono dalla tua parte, no?»”, come se avesse dimenticato per l’ennesima volta di aver davanti suo figlio e, l’unica cosa importante in quel momento, fosse dimostrargli la sua posizione riguardo alla questione. La verità è che quest’uomo non è affatto preoccupato di come l’evento possa segnare il ragazzo che ha davanti, anzi, l’obbiettivo pare essere, solo e unicamente, di inquadrare meglio la questione, per comprendere se sia necessario lavorare maggiormente su di lui.
Lo sta manipolando, dal primo all’ultimo secondo e, anche se ne ero perfettamente consapevole, resta ugualmente brutto vederlo accadere, questo momento ha dato davvero molti spunti di riflessione a me ed Hel. La tranquillità che pone a fronte della notizia di un omicidio è disarmante, tant’è che mi fa pensare che provocasse la sua rabbia più un brutto voto, che una cosa di questo tipo. Posso comprendere alla perfezione il punto di vista “stavi cercando di proteggere tua sorella”, non ci è dato sapere, adesso, se avrebbe davvero potuto agire diversamente, ma il capofamiglia dei Cleremont non sta dando valore a ciò che prova Rigel, non gli sta dando l’occasione di esprimere i suoi pensieri sull’accaduto e venire a patti con esso, bensì, preferisce tentare di imporgli il suo modo di vedere le cose, considerando quasi una bambinata l’avere rimorsi su ciò che è avvenuto.
Ovviamente, non c’è neanche bisogno che te lo dica, ma ciò che è avvenuto all’interno di quello studio è malsano sotto troppi punti di vista. La cosa più spaventosa è la sua consapevolezza su quanto quel preciso incontro avrebbe segnato per sempre il percorso di Rigel, decidendo se avrebbe seguito le orme dei fratelli, allontanandosi gradualmente, o se si sarebbe incatenato a lui. Octavius sa e non ha né vergogna, né paura, nello sfruttare la fragilità di suo figlio per legarlo a sé per sempre, non ha rimorsi mentre gli ricorda il suo legame, mentre gioca su similitudini costruiti solo per avere un po’ di amore.
L’unica cosa che importa, in quel momento, è far vedere a Numero Uno che nessuno può amarlo quanto faccia lui, perché è quello di cui sembra avere bisogno, nonostante dietro ci sia molto più di così. È comprensibile che, dopo tutto questo, Rigel sia semplicemente stato un’altra persona, cercando di soffocare tutto ciò che restava dei sentimenti non approvati dal padre. Che posso dirti? Stai facendo un fantastico lavoro nell’esprimere tutto questo.
Un’ultima menzione, credo che vada al dettaglio della prima ombra che ha iniziato a seguirlo, appartenente alla sua vittima. Da una parte, è dolorosa la calma che è riuscito a tirar fuori parlandone, dimostrando quanto l’atteggiamento tossico di suo padre lo avesse rassicurato, dall’altra, come lettrice, non posso che adorare l’idea di venire a conoscenza di momenti così significativi della vita di un personaggio, sotto moltissimi punti di vista. Agli occhi di Octavius, adesso, Rigel è un vero uomo, diverso da tutti i suoi fratelli e ancora più degno del ruolo di secondo in comando, adesso iniziamo a vedere la nascita dell’uomo che abbiamo conosciuto negli ultimi capitoli, fa sempre un grande effetto pensare a come, la piccola azione di un momento, possa condizionare irrimediabilmente la vita di qualcuno.
• Questo è un tipo di scena parecchio difficile da scrivere. Quando ci sono le spiegazioni, il pericolo è di rendere il tutto un mappazzone indefinito d’informazioni, rischiando sia di annoiare il lettore, che di essere poco chiari, nonostante ciò sei riuscito ad equilibrarti in modo corretto. Non hai presentato un monologo unico, che avrebbe potuto spingere facilmente verso la distrazione, ma si tratta di un dialogo dinamico, con degli interventi anche da parte di Alexis, che però non spezzano il ritmo in modo eccessivo, completando in maniera efficace i concetti iniziati dal fratello o dandogli l’input necessario per proseguire il discorso.
Ammetto che, essendo un paragrafo con lo scopo di farci rimettere a posto i pezzi del puzzle, non sono sicura di cosa dire. Hai deciso di iniziare introducendoci all’organizzazione in modo generale e leggermente più tecnico, ma non posso fare a meno che concentrarmi su ciò che viene detto riguardo l’Umbrella Academy, avendo già le idee un po’ più chiare su di loro. Se da una parte, il fatto che Rigel non avesse sufficiente fiducia sulla fedeltà di Ezra nei confronti della famiglia dica molto sul loro rapporto, ritengo che la parte più importante sia quella relativa all’incidente.
Lo abbiamo già visto nominato nel capitolo precedente, nella conversazione tra Levi ed Ezra, ma adesso abbiamo qualche informazione in più per capire di cosa, effettivamente, si stesse parlando. L’idea, abbastanza vaga, ad essere sinceri, è che ci sia stato un problema che riguarda i loro poteri: guardando la situazione in maniera pratica e oggettiva, il “colpevole” della situazione deve essere stato lui, che però si è ritrovato in pericolo di vita, ma da un punto di vista, forse più morale, anche lei avrà avuto un ruolo importante in ciò che è accaduto, portandola a non poter ignorare la sua parte di colpa. Con questi sentimenti, quindi, lei ha scelto di allontanarsi dall’accademia e ha smesso di utilizzare i poteri e anche lui, senza più una ragione per restare, ha abbandonato il nido. Spero, a questo punto, di essermi avvicinata almeno un po’ alla verità!
Si viene a conoscenza, però, di queste informazioni in più, solo nel grande schema legato alla missione di Caesar. Sappiamo ancora ben poco di quale fosse il suo scopo, ma il fatto che fossero tutti convinti sarebbe durata un lasso di tempo relativamente breve e che avrebbero potuto riunirsi molto presto appesantisce soltanto la situazione, che di per sé è tutt’altro che leggera. Suppongo, comunque, che prima o poi colmerai i vuoti a riguardo, anche perché su questa cosa, nello specifico, non me la sento di proporre particolari ipotesi.
Ti ringrazio, piuttosto, per averci dato subito uno sguardo migliore sulla storia tra Rigel e lo Zar, anche se è solo dal punto di vista del primo. La cosa più interessante, in effetti, è osservare tutto ciò dallo sguardo di Alexis, che tenta di seguire le spiegazioni che gli fornisce Numero Uno e, allo stesso tempo, di studiare il linguaggio del suo corpo, per capire quei sentimenti che, probabilmente ne sono tutti consapevoli, reprimerà da anni. Non è sicuramente un racconto che lo pone come eroe senza macchia e senza paura, anzi, aggiunge solamente veli di oscurità sopra il suo volto, ma Numero Nove è abbastanza sensibile per ricordare che non è sempre stato così e che nella sua calma, nella sua postura, nella sua voce, si può leggere tutto ciò che non dirà mai, non davanti a qualcuno.
Credo tu abbia fatto bene ad alleggerire un po’ le cose eliminando il dialogo e riassumendo, ancora più brevemente, i punti chiavi, in questo modo hai dimostrato per l’ennesima volta di saper sfruttare il testo. Allo stesso tempo, è stata del tutto inaspettata la rivelazione di Rigel riguardo alle vacanze natalizie. Era ormai scontato che, per un motivo o per l’altro, finiranno per rimanere tutti quanti a casa Cleremont per le feste, ma non mi aspettavo proprio che potesse essere lui stesso a spingere affinché ciò accadesse, soprattutto dopo il modo in cui ha dato di matto nel capitolo precedente. Ovviamente, era condizionato dal momento, essendo stato ferito e probabilmente anche nervoso, ma credevo che sarebbe servito Caesar per convincerlo, anche se ehi, non mi lamento mica, così è decisamente più facile.
Vorrei concludere la recensione a questo secondo paragrafo parlando, invece, della questione di Artemis: la mia impressione è che, ai tempi dell’accademia, fossero davvero molto vicini. Erano entrambi legati ad Octavius, potevano capirsi, da questo punto di vista, e forse lei vedeva in lui una sensibilità che invece, per altri, era decisamente più nascosta. Credo che quella potrebbe essere stata la prima volta in cui Rigela abbia ucciso in modo semplicemente cruento, senza alcuna necessità a guidarlo, o forse Numero Sette non aveva mai avuto modo di vedere spietatezza dietro agli assassinii sulla coscienza di Rigel, ma infondo, anche in questo caso, mi toccherà aspettare un po’ per capirci di più.
• Ora, vediamo un po’ l’unico paragrafo che ha come protagonisti i nostri cattivi preferiti che, in questo caso, neanche sono al completo, ma apprezzo comunque, trattandosi Nasheeta e Gideon di quelli, trai quattro, che mi stanno più simpatici. Vorrei partire subito dicendo che ho amato il contrasto, portato avanti per tutto il corso del capitolo, trai due personaggi. Sono dell’idea che, questi due, siano davvero molto diversi tra di loro, ma abbiano una base caratteriale simile, che potrebbe portarli ad essere davvero molto in sintonia, come sembra stiano facendo. A mio parere, ciò che potrebbe essere identificato a pieno come la causa di tale differenza, sarebbe proprio l’entrata a far parte dell’ordine.
Il caro Apollo, me lo hai accennato tu stesso, è uno dei Cavalieri del Vetro da abbastanza tempo da conoscere i loro sistemi, ma non da abbastanza per essere condizionato nel valutarli, ragione per cui sono portata a credere che non vi sia entrato nell’immediato, una volta conclusa la scuola, ma abbia piuttosto iniziato a sperimentare sulla proprio pelle la vita comune, prima di quel momento. Al contrario, l’inizio di questo capitolo mi fa pensare che la Sfinge, di tempo di conoscere il mondo esterno, non ne abbia ancora avuto, probabilmente osservandolo da lontano durante l’adolescenza, legata ai propri genitori da qualche responsabilità, ma non abbastanza libera da poter fare vere e proprie esperienze, soprattutto se vogliamo considerare da che paese dovrebbe provenire.
La scelta di Nasheeta di diventare membro dell’ordine ha tutto il potenziale di averle bruciato del tutto la gioventù, come credo stia facendo con la stessa Kasumi, ma l’atteggiamento di Gideon dimostra che una piccola via di fuga da quel rigido mondo c’è ancora e lui, semplicemente, non ha intenzione di abbandonarla lì. Posso comprendere alla perfezione le ragioni dietro la sua iniziale autocommiserazione, insomma, chi di noi non ha mai desiderato essere inghiottito dal proprio letto dopo aver fallito clamorosamente, sfigurando anche di fronte a qualcuno che si voleva impressionare? È evidente che per lei questo ruolo ha un valore importante, sarebbe un ottimo trampolino di lancio per la sua carriera, per cui il desiderio di portare avanti tutto alla perfezione è quasi obbligo.
È come se avesse subito iniziato a ragionare in un’ottica lavorativa, in cui, anche quando si dovrebbe staccare e andare semplicemente avanti, si continua a rimuginare sullo stesso problema, nella vana speranza dell’arrivo di un’illuminazione divina. Non ha mai conosciuto altro e questo, di conseguenza, la porta ed essere quasi sorpresa dalla serenità del compagno, perché ha già dimenticato un mondo in cui non tutto girava attorno al suo lavoro.
Gideon, al contempo, è libero da questo peso, sa di essere giovane e che ciò che è accaduto non può essere modificato, adesso, per cui è semplicemente meglio superarlo e andare avanti. Sa di aver svolto a dovere il suo compito, la considerava una missione suicida fin dall’inizio, per cui, probabilmente, non sarà affatto deluso da ciò che è successo, un po’ perché è la dimostrazione che aveva ragione, un po’ perché, probabilmente, immaginava un esito negativo fin dall’inizio. Mi piace, in generale, proprio come concetto, l’idea di quest’uomo che nella sua particolarità quasi agli estremi, riesce a percepire in modo oggettivo alcune delle cose più essenziali del mondo con cui viene a contatto ogni giorno, portandolo a cercare di coglierne solo il meglio, come avviene nel momento in cui dichiara “«Ho acceso un paio di candele profumate alla vaniglia e alla lavanda, mi sono fatto una maschera rinfrescante alla menta e ho usato quello strano sapone che sapeva di peonie. Amo la vita negli hotel di lusso».
In questo momento, vediamo le differenze tra una ragazza che sta venendo a patti con una delle sue prime grandi delusioni sul lavoro, si vergogna e colpevolizza, senza essere in grado di lasciare andare tutto ciò, mentre dall’altra parte c’è un uomo, che di delusioni, probabilmente, ne ha già provate e non ha voglia di lasciare che la stanchezza per la giornata prenda il sopravvento su di lui, perché di vivere davvero ne ha diritto, infondo. Il contrasto, si può notare nel modo stesso in cui i due affrontano la questione del nome. Posso dire che, in qualche modo, mi venga facile comprendere quello che sta provando la Sfinge in quel momento, perché io stessa tendo a colpevolizzarmi per ogni singola stupidaggine, tant’è che mia madre riesce a sfruttare questo mio modo di essere anche soltanto per convincermi a stare con lei, mentre guarda un film che non è minimamente di mio interesse. Quando sei portato ai sensi di colpa, è davvero difficile scamparne, per cui non diventa affatto complicato immaginarla sguazzarci dentro, soprattutto se vogliamo anche tenere conto della situazione affatto facile in cui si trova attualmente.
Credo che l’atteggiamento di Nasheeta sia proprio di qualcuno che è nuovo in un posto e, per questa ragione, cerca di seguire ogni singola indicazione alla lettera, non ancora consapevole di cosa, in effetti, potrebbe essere ignorato, ma che probabilmente non farebbe finta di nulla neanche se lo sapesse. Gideon, d’altra parte, queste formalità le ha già superate, forse non si è mai trovato ad affrontarle, a dirla tutta, ma non ha intenzione che qualche stupida regola irrealizzabile lo limiti in questioni di pura quotidianità.
All’inizio, nelle loro interazioni, nel modo decisamente affettuoso e invadente con cui lui le si relazione, si potrebbe scorgere del tenero, le tracce di un flirt, insomma, ma non credo che sia questo il caso. Hanno davvero delle belle dinamiche, credo siano un duo che stia piuttosto bene insieme, ma per come stanno ora le cose, non riesco a vedere il loro rapporto in nessun altro modo che non sia di amicizia, per cui in cuor mio sto sperando di averci visto giusto e che, semplicemente, Apollo abbia molti modi di fare notoriamente espansivi e al limite dell’intimità.
Ciò che mi ha sorpresa, in effetti, è come è stato trattato l’argomento Zar trai due, il fatto che lei sia arrossita distogliendo lo sguardo, alla menzione del fatto che lui la stia condizionando molto, mi fa pensare a una sorta di cottarella, nulla di troppo seria, qualcosa che può avvicinarsi alle emozioni infantili di una studentessa nei confronti di un professore, qualcuno che, in questo caso, ha il suo fascino e possiede un forte ascendente nella sua vita, condizionandola sotto più punti di vista. Un’ipotesi un po’ azzardata, non c’è che dire, ma dubito mi staccherai le mani solo per questo, quindi posso tranquillamente rischiare.
Ad ogni modo, posso dirti che, anche se la recensione di questo paragrafo è stata alquanto spastica, ho apprezzato davvero l’accoppiata che hai creato, due spiriti sicuramente energici messi a confronto tra di loro sono sempre un bello spettacolo, quindi credo sia giusto tu sappia che non schifo per niente l’idea di rivederli interagire in maniera simile presto, ecco, ahaha.
• Onestamente? Non riesco a biasimare Alexis per la sua reazione nel sentire Rigel dire «Ora puoi ricucirmi», perché insomma, non te lo aspetteresti nella vita normale, figuriamoci nel mondo magico. Mi sono sentita molto in sintonia con lui, perché davvero, sarei la persona peggiore a cui chiederlo e, in effetti, mi sorprende leggermente il fatto che non abbia semplicemente provato a fare da solo, perché sono dell’idea che la consapevolezza che sì, quella è la sua gamba, avrebbe potuto dargli abbastanza fermezza da fare un lavoro decente. Comunque, non posso sicuramente condizionare i suoi pensieri e quello che è accaduto, in più, la parte più cattiva di me, è parecchio divertita dall’idea di Alexis che fa fatica anche soltanto a infilare il filo nell’ago, per cui va bene così.
Non credevo che Rigel sarebbe stato il tipo di persona che tappezza il muro della sua camera di foto che, per lui, hanno un valore, ma è una cosa che mi piace davvero tanto, per cui sono davvero contenta di questo dettaglio che ci hai svelato. Allo stesso tempo, hai utilizzato la questione in modo molto intelligente, sfruttandolo per evidenziare maggiormente le loro differenze: anche sta volta, conosco la sua storia e non posso dir molto, ma l’arrivare a non esprimere la propria personalità all’interno della sua camera, per via della convinzione che al padre non sarebbe mai, effettivamente, stato d’accordo con ciò che avrebbe potuto vedere, è molto triste. Il problema più grande, però, è che tu ci butti lì le cose e io non so mai se prenderle sul serio o meno. Adesso nel primo cassetto, per come ce l’hai messa te, potrebbe esserci qualcosa come dei preservativi o qualcosa come i documenti che stanno cercando, ma non mi è dato saperlo e sarò costretta a soffrire in silenzio, ugh. Queste, caro mio, sono le cose che succedono quanto le tue lettrici stanno sveglie a orari improbabili per finire le recensioni.
La nomina del Protocollo 21, comunque, è riuscita a distruggere del tutto l’atmosfera. Mi sto chiedendo con tutta me stessa perché diavolo continuo ad esserne sorpresa, quest’uomo aveva cresciuto dei soldatini, non dei figli, è ovvio dovessero sapere come comportarsi in caso uno di loro fosse morto lì sul posto, inoltre, dubito fosse l’unica cosa di questo genere.
Mi sembra giusto aggiungere che sono contenta che Alexis sia effettivamente riuscito a fare un lavoro decente, perché non era affatto scontato e credo che non avrebbe voluto avere Rigel sulla coscienza solo perché non ha mai imparato a cucire, certo, per ovvi motivi non è stato preciso quanto Bizzie, ma apprezziamo tutti lo sforzo. Un vero peccato, tuttavia, il fatto che Numero Uno non cosca abbastanza il fratello da sapere che quello non era il complimento adatto, ma anche in questo caso preferisco apprezzare lo sforzo, si sono entrambi impegnati per rimanere civili ed è così che si dovrebbe fare quando siete due uomini adulti che devono vivere sotto lo stesso tetto.
Concludo, dicendo che la frase finale di Alexis era, ovviamente, molto d’effetto, non tanto per la teatralità del momento, ci sono un sacco di cazzate che avrebbe potuto dire solo per uscire di scena in modo spettacolare, ma per il semplice fatto che si tratta della verità, almeno dal suo punto di vista: mentre Alexis ha sempre fatto di tutto per allontanarsi dal padre ed evitare che questo avesse troppi effetti sul suo modo di vivere ed essere, Rigel si è costruito ad immagine di Octavius, desiderando essere come lui e rinunciando a fin troppe cose, soprattutto, ma ormai di questo potrebbe iniziare ad essere conscio lui stesso, alla sua identità.
• Questo paragrafo finale sarà la mia morte, io già lo dico. Va bene, proverò a vedere solo i momenti che più hanno colpito me e Hel e stringere con i tempi, perché altrimenti potrei davvero andare avanti all’infinito e la recensione diventerebbe alquanto pesante. Prima di tutto, mentirei se ti dicessi che non speravo di leggere una scena con tutti loro a tavola, prima o poi, anche se sono alquanto convinta che Tony mi odierebbe per questo. Resta il fatto che, è innegabile, i pasti sono uno dei momenti di ritrovo più frequenti per le famiglie, per cui sembra una situazione alquanto naturale, nonostante, alla fine, non lo sia per niente.
Ho sorriso come una scema all’idea di Antoine che viene quasi placcato da Artemis, che la osserva, stanco morto e rimpiangendo tutte le scelte che lo hanno portato ad essere lì in quel preciso istante. Vorrei dire che riesco a comprendere perfettamente la fatica ad alzarsi che lui e altri della famiglia provano, ma ho passato una settimana a svegliare Helen entrando nella stanza in cui dormiva con la musica al massimo, perché ero in piedi da un’ora e volevo fare colazione, per cui probabilmente mi ucciderebbe, quindi diciamo che sono più in sintonia con la parte mattiniera.
Essendo il mio OC, ammetto che un po’ mi è dispiaciuto per lui, messo alle strette per prendere parte ad un pasto per cui non prova il minimo interesse, per il semplice fatto che so quanto la situazione lo avrà messo a disagio, ma il punto che ha attirato la mia attenzione è un po’ più avanti. Il suo tentativo di trovare una falla nel concetto di colazione in famiglia che Artemis aveva espresso è stato senz’altro ben pensato, così come le risposte pronte e sicure di lei, come se avesse già pensato a questo evolversi della conversazione. All’interno del loro scambio, però, ci sono due frasi che mi hanno fatta raggelare, prima e dopo l’intervento di Caesar, che mi hanno costretta a mordermi la lingua per non avere reazioni troppo vistose.
Da una parte c’è il “Vedi, Tony, in fondo non è cambiato poi molto dai tempi in accademia. Vi ho ancora tutti in pugno”, detto, molto probabilmente, con le intenzioni più pure, ma che non ha comunque il migliore degli effetti, evidenziando, in qualche modo, il concetto del controllo che devono avere l’uno sull’altro per restare a galla all’interno dell’accademia, dall’altra, invece, possiamo trovare quel “Sii carino e mangia tutto quello che ti metto nel piatto, okay?”. Ora. Lo hai fatto di proposito? È un semplice caso e non ci avevi neanche pensato? Io non ne ho la minima idea, ma che sia volontario o meno, qui si ritorna perfettamente al mio discorso sul fatto che, a parer mio, Artemis non sia mai riuscita a imparare veramente come relazionarsi con tatto alle persone.
È stata lei che, nel primo capitolo, ha evidenziato il fatto che Tony sembrasse più magro, eppure è riuscita a dirgli, in un tono tutt’altro che rassicurante, la cosa più sbagliata, quella che, insomma, non andrebbe detta. Sto davvero sperando che tu fossi conscio di star lanciando una bomba, perché la faccia che ho fatto dopo aver letto per la prima volta deve essere stata impagabile, non so quante volte, pensandoci, io abbia dichiarato che non posso crederci.
Andando oltre ed evitando di fossilizzarci troppo su questo dialogo, passiamo al momento della colazione, perché ho notato che è il Bullizziamo Caesar Day”. Credo che questa, fino ad ora, sia una delle cose che fa più sentire il fatto che, alla fine, si tratti di una famiglia. Non è raro che un gruppo di persone che, anche se in modo contorto, si vuole bene, una volta riunito tenda a trovare qualcuno tra di loro da rendere vittima principale di battute e prese in giro, ovviamente con affetto piuttosto che con cattiveria, ho quindi apprezzato molto l’atmosfera che si era creata, nonostante Numero Sette sia riuscita a spezzarla abbastanza in fretta.
Mi è piaciuto anche, a dirla tutta, il particolare delle reazioni di Tony, Alexis e Rigel, ma questo credo sia dovuto al fatto che so con certezza i motivi del disagio dei primi due, mentre non mi viene difficile immaginare che per quest’ultimo il problema, più che la situazione di per sé (considerando che aveva lui stesso confessato ad Alexis di desiderare che restino tutti per Natale, in modo da tenerli al sicuro) sia stato il fatto che sia stata lei a toccare la questione, privandolo del ruolo di padrone di casa che offre, per così dire, ospitalità.
La conversazione che segue, partendo da coloro che concordano con la sorella e continuando sulla strada dei ricordi, è stata davvero piacevole, ma adesso mi tocca segnalarti un’altra delle reazioni di Hel, che è rimasta particolarmente scandalizzata da come Artemis abbia ignorato completamente il commento sul fatto che, alla fin fine, dovevano subirsi una serata di gala dopo l’altra, nonostante i mille allenamenti. Adesso, so che ormai questa recensione sembrerà il gioco buttiamo giù Numero Sette mostrando tutti i momenti in cui sembra sfoderare della positività tossica, ma ti giuro che non lo faccio per antipatia nei confronti del personaggio, sto solo cercando di ritrovare i vari momenti che ci hanno dato modo di ragionare meglio sulla natura di questo personaggio.
Ad ogni modo, dopo una parte di conversazione più tranquilla, ovviamente, non poteva mancare una bella discussione, prima concentrandosi sulla nostra Bizzie, che pare dispersa, e poi ampliandosi per andare a trattare la particolare situazione in cui si trovano. Sarò pienamente sincera, non ho particolari idee che possano aiutarmi a comprendere dove Rigel possa averla mandata, non saprei neanche dire se ho semplicemente perso i segnali per strada, oppure tu non abbia ancora rivelato a sufficienza, ad essere del tutto sincera. In compenso, posso dirti con assoluta certezza che “«Hai intenzione di dirci chi erano i tizi che ieri hanno imbavagliato me e Levi, distrutto il salotto e quasi sterminato l’intera famiglia mentre tu facevi yoga nelle cripte?» «No»” emana da ogni parola i vibes del meme “No, I don’t think I will”.
Lo so, in teoria avrebbe dovuto essere una scena seria, piena di tensione dovuta alla complicata situazione a cui sono stati costretti, ma qui si parla di due adolescenti che leggevano insieme il capitolo, il collegamento a questo meme è arrivato prima ancora che potessimo pensarci.
Ad ogni modo, credo che abbiano gestito la situazione di dramma in modo egregio. Alcuni hanno scelto saggiamente di starsene in silenzio, evitando di tirar fuori commenti che avrebbero potuto solo complicare la situazione, altri, invece, sono intervenuti in maniera efficace e hanno saputo riconoscere un limite, accontentandosi anche se non pienamente soddisfatti. Insomma, si potrebbe dire che hanno fatto un ottimo lavoro di squadra, peccato che non siano stati in grado di mantenere questo quieto vivere per poi così tanto tempo.
Mi ha fatto davvero tenerezza Caesar, così devoto a suo fratello, nel tentativo di dimostrargli quanto, per lui, sarebbe importante ritornare a casa, anche e soprattutto dopo tutto il tempo che ha passato lontano da essa. Mi è piaciuta la sua osservazione sul fatto che rimanere lì non sia per forza rinunciare totalmente al resto, un tempo deve essere stato così, con Octavius al comando, ma spero che Rigel sappia capire quando è il momento di fermarsi.
Un’infinità di punti in più, invece, per la conversazione sulle ragazze in bikini, oserei quasi definirlo come il momento migliore del capitolo! Non lo so, è uno scenario davvero bello, a suo modo, Caesar che cerca sostegno da parte dei fratelli, Ezra e Tony che si sottraggono dalla conversazione, tentando di mimetizzarsi con l’ambiente, Alexis che sorry not sorry, ma non sono interessato e Oliver che non riesce a dargli pienamente codarda e, alla fine, fra tutti è proprio la ragazza bisessuale quella che trova giusto mettere in chiaro che, questa volta, Numero Tre ha ragione (tra le tante cose, un grande sì anche per il famosissimo testamento di Caesar, che se dovesse essere effettivamente modificato ogni volta che lo tira in ballo, ormai avrebbe visto ognuno di loro come intestatario).
Purtroppo, in questa famiglia non si può rimanere tranquilli per più di cinque minuti di fila, quindi Numero Uno doveva necessariamente andare sulla difensiva, vedendo il suo equilibrio venir messo in pericolo da Esmeralda. Capisco, in parte, il suo punto di vista, ma ci sono un paio di cose che proprio non me le doveva dire, perché il muro si faceva sempre più invitante. “«E a te cosa importa della nostra famiglia?» replicò Rigel, gelido «Conoscendoti, sei qui solo per il testamento»”. Tipo… boi, cosa minchia stai facendo? So che per com’è fatto il personaggio e con la discussione in corso, questo commento aveva perfettamente senso, ma probabilmente se mi fossi trovata in quella stanza con loro avrei finito per urlargli contro qualcosa tipo ma perché!? Ti avrebbe ricucito se non gli fosse fregato nulla!? A parte tutto, suppongo tu possa capire lo stato d’animo del momento.
L’altra frase, invece, era rivolta ad Esme: “«Se torni, voglio essere sicuro che non te ne andrai mai più»”. La questione è che, a questo giro, sta chiedendo davvero tanto, e sembra che non se ne rendano neanche conto. Forse sono io a leggere la questione in modo troppo drammatico, ma in questo modo sta rischiando di compiere anche lui gli stessi errori del padre, ma voglio davvero sperare per il meglio.
L’ultima cosa che ha attirato l’attenzione mia e di Hel, perché in questo paragrafo non c’è stata abbastanza disapprovazione per il comportamento delle persone, è stato il commento di Artemis riguardo al fumo. Non che non abbia ragione, sia chiaro, semplicemente speravamo che, in quanto paladina della famiglia perfetta, avesse più considerazione dell’intelligenza di Alexis e pensasse che, magari sarebbe effettivamente uscito, senza che dovesse ricordarglielo lei.
CE L’HO FATTA! Okay, no, contegno. Scusa, credevo che non avrei mai più finito di buttare giù i pensieri su questo capitolo, la recensione è venuta il doppio del previsto, alla fine ho dovuto anche togliere delle cose per non farla venire tagliata e pensavo di impazzire. In generale, è inutile dire che ho amato questo capitolo, la storia sta davvero prendendo una bella piega e sono fiera di poter dire che il mio Tony ne fa parte, come Hel è fiera per quanto riguarda Alexis.
Spero abbia tutto un senso, mi rendo conto che in alcuni casi sono praticamente partita per conto mio, ma desideravo farti capire al meglio tutti i ragionamenti che mi passano nella testa, nel vano tentativo di psicoanalizzare ogni personaggio che mi piazzi davanti, continuando così non ho idea di quanti strafalcioni finirò per fare, sinceramente. Adesso direi che posso lasciarti stare, mi starai già odiando a sufficienza. Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare a breve, da quello che hai detto, quindi suppongo… a presto?
Baci
;*
Zoey (e Hel)
PS. Devo proprio dirlo? Se qualcosa non ha senso, dai pure la colpa al mio cervello che ha deciso che è arrivato il momento di liquefarsi totalmente, non ho la forza per rileggerla ancora |