Ciao, Maiko, e perdona il ritardo!
Capitolo bello denso, com’era legittimo attendersi: alla consueta altalena fra passato e presente qui si accosta anche un bel po’ di azione!
Per come l’hai costruito, era assolutamente naturale che Isaac provasse a tornare in superficie alla prima occasione disponibile; tuttavia, il discorso che Kanon gli fa poco dopo contiene più di una verità condivisibile.
Come lui stesso afferma, “Gemini junior” sa molto bene cosa significhi venire scartati in favore di qualcun altro; metterci tutto l’impegno possibile, ma arrivare comunque secondi – ultimi.
Con la sottile arte dell’inganno che gli è propria, egli prova a sradicare l’affetto che Isaac nutre per Camus e Hyoga instillando in lui il seme del dubbio, il sentore dell’ingiustizia: grazie alla sua uscita di scena, l’armatura del Cigno andrà inevitabilmente all’unico pretendente rimasto. Sarà stato davvero un incidente, dunque?
Mi è parso quasi di sentirlo il sussurro di Kanon – basso e tentatore come quello con cui, tempo prima, aveva suggerito a Saga di uccidere Atena.
Dal canto mio, se Isaac avesse ceduto a simili lusinghe non l’avrei affatto biasimato; tuttavia, il suo imperituro attaccamento ad Aquarius pare essere più forte di qualsiasi insinuazione, fondata o meno che sia.
Del resto, il sentimento è perfettamente ricambiato: da quel che mi è parso di capire, Camus ha sfruttato il suo particolare potere di viaggiare fra le dimensioni per raggiungere l’allievo in difficoltà.
(Inciso inutile: nonostante Aquarius sia il mio cavaliere preferito, dubito che avrebbe avuto reali possibilità di vittoria contro Kanon di Gemini. Non ho mai creduto troppo alla storiella della Guerra dei Mille Giorni… ok, basta divagare).
Non so se il richiamo sia o meno intenzionale (o se il paragone sia pertinente), ma alcune caratteristiche dei Proteiforma e dei Ghulu mi hanno ricordato un po’ quelle dei Mollicci e dei Dissennatori di potteriana memoria: i primi, infatti, assumono le sembianze delle angosce di chi gli sta davanti, mentre i secondi si nutrono dell’essenza – del cosmo di ghiaccio, in questo caso – degli altri esseri viventi.
Il fatto che Isaac senta l’impulso di proteggere Dégel e Seraphina è indice di quanto il ragazzo si sia già affezionato al vecchio Gold saint dell’Acquario e alla sua compagna: perché entrambi hanno degli aspetti che gli ricordano Camus, sì, ma forse non soltanto.
Nella solitudine del mondo in cui è stato catapultato, i due rappresentano l’unica luce a far da baluardo contro morte e desolazione – il nuovo motivo per cui combattere.
Questa consapevolezza gli arriva soltanto alla fine, a seguito della lotta durante la quale egli ha finalmente potuto affiancare il tanto amato maestro.
É stato triste leggere del ritrovarsi – per poi perdersi subito dopo – fra Isaac e Camus; benché doloroso, però, un simile addio ha dato loro modo di chiarire una volta per sempre i rispettivi sentimenti reciproci. Amore a fronte di amore: non c’è nulla che è andato sprecato e, adesso, entrambi ne sono coscienti.
Entrambi, sì: perché se Camus ora è morto, noi sappiamo che poi tornerà in vita – e certe cose non si dimenticano.
Dinanzi a un incontro tanto definitivo, Isaac è costretto a scegliere se lasciarsi sopraffare dal passato o se, invece, cominciare a guardare avanti.
Da uno come lui non ci si poteva di certo aspettare una resa, ed ecco che quindi, a dispetto di tutto, sul finale assistiamo a una vera e propria rinascita.
Cercando di tirare le somme: quella che ho appena terminato è una storia di coraggio ed affetto. Di sentimenti non detti che, però, riecheggiano uguali nel cuore di tutti i protagonisti: da Camus a Isaac, passando per Hyoga.
É stato bello vedere come i tre, nonostante rimpianti, rimorsi e incomprensioni, custodiscano dentro di loro il ricordo di quegli anni passati insieme come fosse il gioiello più prezioso che possiedono.
Proprio un bel viaggio!
A presto con qualcosa di nuovo, spero!
Un abbraccio,
Irene |