Recensioni per
Déjà vu
di Watson_my_head

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
16/06/20, ore 16:43
Cap. 5:

Assolutamente protagonisti del capitolo sono i pensieri di John, attraverso i quali abbiamo la visione di uno Sh disorientato e decisamente angosciato. Infatti, il trovarsi di fronte ad una situazione che gli appare assolutamente nuova, contrasta dolorosamente con la sempre più definita consapevolezza che quel luogo, Baker Street, e quell’uomo che si occupa di lui in modo così accogliente, siano una parte importante della sua vita. Il tragico della situazione è che l’amnesia ne ha cancellato tutte le tracce nella sua mente. Secondo me, Sh prova ancora più sofferenza perché, con la difficoltà a relazionarsi con gli altri, lo scoprire di essere arrivato ad un grado così completo di condivisione di esperienze e di reciproca fiducia e di averlo perduto completamente, è un fatto doloroso e frustrante.
Scrivevo più sopra che i pensieri di John sono il filo conduttore di questa storia, nel senso che è attraverso i suoi occhi che vediamo lo Sh che sta lottando contro una situazione che non sa gestire. E se il consulting unico al mondo perde il controllo su ciò che viene a contatto con lui o sulle sue emozioni, allora la crisi è assicurata.
Crisi per lui, e questo lo trovo molto IC, è chiudersi in un silenzio ostinato, rimuginare su ciò che l’ha ferito o, come in questo caso, su quello che lo sta caricando di tensione e di frustrazione.
Molto coinvolgente, credibile ed espressa con convinzione, senza banalità, è l’analisi che, all’inizio del capitolo, John fa, ovviamente nella sua mente, della situazione pesante e difficile che sta paralizzando l’energia al 221b. Infatti tutto sembra sospeso in un’attesa di una qualsiasi espressione di consapevolezza di sè, per quanto riguarda Sh, e ciò costringe John a sentirsi imprigionato in un labirinto senza via d’uscita.
Condensi tutte le speranze di John di rivedere uno Sh finalmente padrone della propria identità, nel suo blog, in quella sequenza di esperienze in cui loro due erano davvero “contro il resto del mondo”.
Riemerge così, dalle “nebbie” del passato, la figura, per me inquietante ed antipatica, di Irene, e Sh ne è subito incuriosito, segnale questo, a mio avviso, che le tracce della sua vita “precedente” non sono state del tutto cancellate e che l’impronta impressa dalla Donna nel suo animo, è indelebile. Anche per John quello è stato un vissuto particolarmente intenso perché, il “caso complesso” d’Irene, come tu glielo fai definire con efficacia, sicuramente ha smosso un sentimento molto prossimo alla gelosia nei confronti di Sh. Quest’ultimo, da parte sua, molto probabilmente per la prima volta, si è sentito, anche se solo per un attimo, impotente e confuso di fronte a delle emozioni ed alla forza deduttiva della Donna.
Mi è piaciuto molto il ritmo serrato e convincente del dialogo in cui, appunto, John cerca di smuovere Sh dalla sua confusione e quest’ultimo si nasconde dietro all’arroganza ed alla negazione cocciuta ed infantile di un qualcosa che ha a che fare soprattutto con l’attrazione che, sicuramente è nonostante l’amnesia, prova per Watson (“...Sono sicuro che ti sei sbagliato...”).
Il momento di profonda crisi che coglie Sh in bagno è davvero ben piantato su una sicura base psicologica che tu metti in risalto senza banalità.
Quello che segue è un fluire incessante di pensieri dell’uno e dell’altro che, inconsapevolmente, s’inseguono come rondini impazzite.
Verso la fine del capitolo, però, un annuire di Holmes relativo all’appetito che è presente in lui, fa aprire uno spiraglio di speranza nel cuore di John. Forse si sta andando verso la tregua, verso la possibilità di comunicare. Sarà possibile?
Una storia più psicologica che costituita da una sequenza di fatti, per questo ti faccio i miei complimenti perché è ben riuscita nella sua oggettiva difficoltà di sviluppo. Brava.

Recensore Master
02/05/20, ore 16:24
Cap. 4:

Ritrovo volentieri il tuo aggiornamento, in quanto la tua storia m’interessa e mi incuriosisce alquanto. È ciò grazie ad un’originalità d’impianto narrativo che trovo molto ben pensata, senza banalità o elementi già letti troppe volte per essere graditi ancora.
Mi sta piacendo molto lo Sh che, capitolo dopo capitolo, sembra essere consapevole di percorrere, nel tentativo di recuperare la memoria, una strada che lo attira verso quel tale John Hamish Watson che condivide l’appartamento con lui. È una scoperta di una persona che colpisce la sua attenzione e ha una, sia pur indistinta, presa anche su quel lato nascosto, dedicato ai sentimenti, di un cuore che è sempre stato chiuso da barricate difensive di arroganza e solitudine.
Ora, invece, Sh si sente curioso di conoscere di più di quella persona che lo interessa e non sa nemmeno lui perché.
Il tuo racconto delle sue ricerche sul pc dello “sconosciuto” coinquilino, è coinvolgente ed, anche dal punto di vista puramente tecnico, mi sembra di rilevare quasi un ritmo nuovo al succedersi delle tue frasi. In confronto a quelle che costituiscono, per esempio, il primo capitolo, qui trovo che spesso siano più brevi, come quando, sul desktop, Sh scopre una cartella con delle foto sistemata in modo da avere una certa priorità alla vista (“...Chi è quella bambina?..”). Qui, come comunque in altri momenti del testo, il tuo modo di scrivere è più rapido, le pause, in questo caso un succedersi di punti interrogativi, sono in una sequenza veloce che caratterizza ciò che hai scritto in modo che trasmette, a chi legge, il senso di curiosità, sempre più dilagante in lui, che lo spinge a volerne sapere di più di quell’uomo che non sta vivendo al 221b inosservato. In un modo così visibile, perciò, hai trasmesso la sua ansia di sollevare il velo dell’amnesia, di poter avere finalmente chiaro ciò che John manifesta di avere in comune con lui. Quelle che la cartella contiene sono foto che Holmes dispone mentalmente , come a cercare di completare un puzzle dai contorni ancora, purtroppo, per lo più indefiniti, in cui avere chiaro il ritratto di John. Una bambina sconosciuta e tre foto di un John in divisa militare, chiaramente in un luogo di guerra, ma sembra felice, e questa felicità, dalla sua espressione, sembra condividerla con qualcuno che gli infonde, appunto, un sentimento di serenità. Qui, dalle tue parole, capiamo che Sh non ha solo curiosità ma, sempre più insistente, percepisce un senso di disagio per essere tagliato fuori da quella che sembra la storia avvincente di un uomo che non gli è per niente indifferente. Fai aumentare il suo sentirsi sempre più interessato a Watson e, soprattutto, al suo passato dimenticato con lui, durante la lettura del blog. Qui Sh trova riferimenti che evidentemente riguardano il loro incontro e l’effetto che lui stesso ha avuto su John. Efficace quella lista di aggettivi con cui il medico fissa le sensazioni che ha avuto, le prime volte, di fronte al suo coinquilino. In effetti hai dato un ritratto di Sh (“...Affascinante...Strambo...”) che si tinge piacevolmente d’IC.
Ma quello che avvince di più è il suo sentirsi attratto da John, anche se la sua memoria perduta in questo momento non lo può aiutare. Sh percepisce che quell’uomo è stato qualcosa d’importante ma, soprattutto, può esserlo ancora? Ripartendo da zero. Una volta l’ha scelto e una seconda volta probabilmente, se ci sarà, lo sceglierebbe ancora. È questa la convinzione che fai emergere nettamente dal groviglio di pensieri di uno Sh disorientato, resettato che, comunque, un John Watson lo attirerebbe di nuovo.
Una storia che si a affermando come originale e coinvolgente. Davvero.

Recensore Junior
29/04/20, ore 23:37
Cap. 4:

Di nuovo complimenti. Mi piace questo capitolo. John dà tempo a Sherlock e lui si sta muovendo nella più giusta direzione. Curiosa degli sviluppi, specie per capire come mai hai scelto nella tua versione un matrimonio non valido con Mary. E poi dove è la piccola? Tante domande... Quindi mi aspetto tanti capitoli. A presto

Recensore Veterano
22/04/20, ore 19:08
Cap. 3:

eih buon giorno allora mi sembra molto molto bella la storia ma l'inizio nel primo capitolo é terribile, non é realistico. Che john scarichi la figlia al primo che passa, il matrimonio non era valido? Come fa un matrimonio a non esserlo, non lo spieghi. Il fatto é che potevi non inserire queste informazioni dato che non le spieghi. Potevi semplicemente dire che non avresti tenuto conto di mery e di rosy nella storia sarebbe andato bene, ma se mi dici che john il più ligio al dovere tra i personaggi lascia sua figlia al tizio che ha avuto una storia con sua moglie dopo che ha verificato che sia una persona normale, io storto un po il naso! Non mi sembra normale ecco, comunque il resto del storia é molto carina mi piace un sacco sherlock un po spaesato, e la perdita della memoria diciamocelo é un evergreen!

Recensore Master
22/04/20, ore 18:10
Cap. 3:

In questo capitolo si fa via via più palpabile la tensione che scorre tra John e Sh a causa del loro stato d’animo. Descrivi efficacemente questo particolare attraverso un sapiente uso dei dialoghi tra loro che non sono prolissi o banali ma che rivelano che, sia l’uno sia l’altro, stanno vivendo quel ritorno a Baker Street con disagio, ovviamente sempre più profondo. Qui, Holmes, nel suo particolare stato mentale, mi ricorda molto il primo Sh, quello del primo episodio, ASIP, che colpisce John per la sua stravagante genialità e che lo assilla con i suoi comportamenti a volte pedanti e particolarmente infantili, che, tuttavia, John sopporta anche perché comincia ad intuire che quel meraviglioso sociopatico sta dando un senso alla sua vita di reduce frustrato. Molto IC, per esempio, quell’insistenza da parte del consulting sul significato dell’ “H” puntata sulla firma che John appone sui documenti dell’ospedale. Un piacevolissimo scambio di battute tra i due che, come prevedibile, si conclude con la resa di Watson (“...È Hamish, comunque...”).
Ci rendiamo conto, assistendo a questo momento, che Sh davvero non ha più la cognizione di chi sia l’altro peró c’è un altro “déjà vu” che lo riguarda, positivo e rassicurante, stavolta, e cioè quel sorprendersi, segretamente compiaciuto, per il modo con cui John non gli dimostri rancore o fastidio per certi suoi comportamenti. Ci rimanda agli sghembi sorrisi stupiti della prima Stagione, quando John gli lancia, con solare sincerità, un meraviglioso “Fantastico!”, di fronte al successo di certe deduzioni.
Hai rappresentato con efficacia, così, il riavvolgimento di un nastro esistenziale che, però, sembra svolgersi allo stesso identico modo di otto anni prima. Il loro primo incontro al Barts, l’espressione colpita ed interessata di Sh che non ignora John, come sarebbe stato normale per lui di fronte al resto dell’ “umanità”, da lui giudicata stupida e noiosa. No, quell’ex soldato che emana malinconica rassegnazione ma anche sicurezza e disponibilità, lo colpisce, davvero. La stessa cosa fai succedere anche qui e ciò l’ho trovato coinvolgente. Un testo interessante e riuscito, il tuo, supportato da uno stile sicuro e scorrevole.
Ben rappresentata da te la frequente esitazione con cui John tiene a freno l’impulso continuo di manifestare apertamente ciò che prova per lui, e quindi lo vediamo trattenersi, per esempio, nel prendere una mano a Sh: il medico è consapevole che un gesto, per lui naturale, potrebbe scatenare una reazione negativa in Sh provocargli un ulteriore trauma .
Un momento in cui l’equilibrio sembra rompersi è quando i due parlano delle loro vite sentimentali: John accenna alla propria e Sh risponde, esitante, nello stesso modo in cui l’abbiamo visto nel ristorante di Angelo, durante le indagini sul tassista killer, in ASIP. Ritroviamo le stesse parole, lo stesso clima. Che malinconia per me, scene che ormai fanno parte del passato.
Comunque, tornando alla tua storia, noto che ci fai efficacemente seguire il silenzio su certi argomenti e la moderazione nei gesti che John si è autoimposto. Se non è amore questo...
Il capitolo si chiude con quello che potrebbe essere un prezioso ponte di comunicazione tra due persone che devono ritrovarsi. Infatti John invita Sh a leggere il suo blog, nella speranza che ciò che vi é scritto possa richiamare alla memoria del consulting ciò che, ora, sembra essere del tutto svanito. E non sono cose poco importanti quelle che Sh non ricorda: è vita, non può finire così. John sta male perché lui “non può lasciarlo di nuovo”, abbandonarlo un’altra volta. E come metti bene in evidenza tu, comincia a serpeggiare nell’animo del medico il terrore di dover rinunciare alle speranze ed a ciò che Sh ha significato per lui. Impossibile riprovare a ricostruire, questa volta. Un bel capitolo, questo, di una storia davvero di qualità. Complimenti.

Nuovo recensore
22/04/20, ore 01:17
Cap. 3:

Hello!
Devo ammettere che già il titolo di questa fict mi aveva incuriosita parecchio, appena l'ho adocchiato, ma la lettura è stata ancora più piacevole. Lo stile è coinvolgente, scorrevole, mi piace il modo in cui scrivi ed anche l'idea che hai avuto. Ci si immedesima facilmente sia in John che in Sherlock, in questo caso, ed è davvero bello vedere come stiano soffrendo a modo loro ed in due modi completamente diversi. Li trovo anche molto IC, che è qualcosa di davvero rarissimo nell'ambito delle fanfiction, quindi i miei complimenti <3
Non vedo l'ora di leggere il seguito!

Recensore Master
21/04/20, ore 15:22
Cap. 2:

Un capitolo, questo, che ci fa entrare dritti dritti nella realtà impagabile del 221B. E quello spazio ha sempre avuto qualcosa in più, come se fosse dotato di una vita sua. In effetti sappiamo benissimo che Holmes e Watson sarebbero un po’ meno loro due senza Baker Street.
In questo luogo tanto importante, a dire il vero, John ci spera, perché fa entrare Sh a casa sperando che la vista di un ambiente vissuto e familiare lo possa aiutare a tornare con la mente alla realtà, a recuperare otto anni perduti, densi di avvenimenti fondamentali il cui valore e la cui importanza, rispetto a ciò che riguarda loro due, sono inequivocabili.
Per quel che riguarda la tua tecnica narrativa, trovo davvero molto efficace il modo con cui alterni il POV di Sh e quello di John, servendoti di una coinvolgente introspezione psicologica ed un’altrettanto acuta focalizzazione delle emozioni e dei pensieri che fluiscono nella mente dei due, l’uno di fronte all’altro, in questa nuova, allucinante situazione.
“Allucinante” perché il problema, sia pur con accezioni diverse, si presenta, fin dall’inizio, impegnativo e frustrante per entrambi. Infatti, metti con lucidità in risalto il disorientamento di Holmes e la frustrazione di John. A proposito di quest’ultimo, hai davvero saputo rappresentare il suo stato d’animo, pieno di speranza e di attesa che, poi, vengono puntualmente oscurate da qualche riferimento alla situazione, espresso da Sh, che manifesta, in modo desolato per Watson, il vuoto assoluto rispetto a tutto ciò che riguarda la loro vita precedente. Vita precedente che non si può certo riassumere in due parole, ciò Watson lo sa perfettamente, in quanto gli otto anni trascorsi dal
loro primo incontro, sono stati come una pazza ma magnifica corsa sulle montagne russe, tra forti emozioni. Intanto, nel suo ingresso al 221b, il consulting ha riconosciuto il suo violino, ha il ricordo netto e preciso del fratello, della signora Hudson, della sua tavola periodica...ma dell’appartamento no e nemmeno ciò che il suo corpo ha impresso e cioè le circostanze in cui si è procurato quella brutta ferita al torace.
Quindi sembra aver rimosso completamente il vissuto che riguarda John, perché anche il 221b fa inequivocabilmente parte della loro storia. Tutto questo sospinge John in un altalenante senso di frustrazione, d’impotenza come di chi si trovi quasi sulla cima di un monte che ha scalato con fatica ma, improvvisamente, ne venga risospinto giù, di nuovo, vanificando tutto il vantaggio e la fatica usata per raggiungere quella metà così importante ed ardua. A questo proposito, in un clima comunque di quasi serenità che caratterizza la cena, fondamentale ma drammatico è il momento in cui John ha paura di rendersi conto di dove ricominciare tutto dall’inizio, di dover azzerare otto anni indimenticabili, nel bene e nel male, della sua vita. È quando Sh, di fronte alla tavola periodica, afferma di ricordarla solo perché stava nell’altra casa, quella in cui abitava con un certo David.
John ha un momento di sconforto (“...John tace...”), ma resiste, nella speranza di poter aiutare il consulting a recuperare tutto della loro storia. Sì, perché, prima di quel maledetto colpo in testa, lui era ad un passo proprio dalla vetta e, cioè, stava per poter esprimere tutto ciò che provava, e prova ancora, a Sh.
Quello che fai agire qui è un consulting che non è certamente più sereno rispetto al suo “coinquilino”. In effetti è disorientato, confuso, preoccupato, tanto che un paio di volte considera l’opportunità di allontanarsi da quel luogo, a lui sconosciuto, in cui un uomo, sconosciuto anche quello, gli provoca un senso di disagio. E la casa di Mycroft diventa nei suoi pensieri un rifugio possibile. In questo modo hai espresso, con molta efficacia, il grado di malessere che l’amnesia gli sta provocando. Ma....povero John, ora dovrà ricominciare tutto daccapo?
Brava.

Recensore Master
20/04/20, ore 21:10
Cap. 1:

Sono arrivata qui, anche da te, meglio tardi che mai.
Allora, avevo inserito la tua storia nell’elenco di quelle da recensire e, arrivato il momento di decidere se lasciarti qualche osservazione o no, dopo la lettura di questo primo capitolo, mi sono trovata di fronte ad un qualcosa di piacevole e di originale. Se devo essere sincera, ho trovato un po’ “non necessario” il “Prologo” con cui definisci precisamente la situazione perché tende a “spegnere” l’attenzione di chi legge con un pezzo essenzialmente informativo. Comunque questo è solo il mio punto di vista e, siccome io sto sempre dalla parte degli Autori che s’impegnano per regalarci momenti di evasione da quello che impazza intorno a noi, consideralo tale, privo di qualsiasi accento negativo nei tuoi confronti. Solo un’osservazione, ecco, su ciò che, a mio avviso, stonerebbe con la qualità indubbia di tutto il resto del capitolo.
Ma ciò che mi ha convinto ad andare avanti è la vera e propria storia che vede un evento straordinario e tragico azzerare otto anni di vita. E che vita.
Infatti John è ad un passo dal superare la montagna di “non detto” e di “non fatto” che l’ha, fin dal primo momento, tenuto lontano da ciò che veramente vuole.
Dicevo sopra che il testo, dopo la prima parte introduttiva, prende un suo ritmo ben scandito dall’intreccio di ciò che percepisce Sh, in preda all’amnesia, e gli altri che gli stanno attorno, in questo caso, oltre a John, Mycroft.
Mi è piaciuto molto il fluire delle deduzioni con cui il consulting cerca di capire chi sia quell’uomo, a lui sconosciuto per effetto del trauma, che gli sta vicino.
L’aspetto fisico, gli atteggiamenti, una naturale empatia fanno sì che io mi sia di colpo, e piacevolmente, ritrovata nel laboratorio del Barts, in cui avviene il loro primo, indimenticabile incontro (“...Afghanistan or Iraq?..”).
Con quel “Poi lo vede” si apre in modo coinvolgente un percorso che si presenta intrigante, ovviamente non privo di difficoltà, pieno di spunti sicuramente allettanti.
Quello che fai emergere dalla “scannerizzazione” , molto IC, con la quale Sh cerca di assemblare delle informazioni che gli permettano di capire chi sia quell’uomo, è che, comunque, il consulting non lo scarta con noia ritenendolo assolutamente irrilevante come persona cui prestare attenzione. Anzi, ne è sicuramente incuriosito e questo, per il grande Holmes, è decisamente un atteggiamento positivo. Un pensiero si fa strada nella sequenza d’informazioni che gli vengono fornite dalle sue osservazioni ed è che, nonostante per lui John sia un perfetto sconosciuto, dall’apparenza piuttosto anonima, gli crea un “non so che” che lo turba, lo inquieta.
C’è, per Sh, un “qualcos’altro” in quel tizio che lampeggia nella sua mente confusa e che gli crea un senso di malessere. E sappiamo, dalle ricostruzioni che abbiamo potuto fare durante le quattro Stagioni BBC che, nello Sh prima della conoscenza con Watson, le relazioni umane erano respinte per la maggior parte soprattutto per il timore di coinvolgimento in rapporti da lui ritenuti pericolosi ed ingestibili. Ed allora ecco la corazza dell’arroganza, della manifestazione spocchiosa di un’intelligenza superiore.
Ma ora Sh non sembra del tutto convinto che, quell’uomo dagli occhi blu, sia una persona come tante altre.
La lettura scivola grazie alla piacevole efficacia del testo, arricchita anche dall’abilità con cui hai gestito i dialoghi che diventano parte fondamentale del capitolo.
Un punto ho trovato, ma non è l’unico, che mi è piaciuto particolarmente ed è quello in cui Sh, per cercare di orientarsi temporalmente, guarda sulle sue braccia, nella sicurezza di trovarle con i lividi lasciati dalle iniezioni di stupefacenti. Ma le vede senza ferite, bianche ed intatte. E noi sappiamo bene che il “sortilegio benefico”, che ha fatto in modo che stesse lontano dai suoi demoni, è John.
Una storia, la tua, che si presenta molto avvincente ed in grado di suscitare varie emozioni.

Nuovo recensore
20/04/20, ore 15:58
Cap. 3:

Ciao! :-) Ho iniziato oggi la tua FF e ma trovo adorabile. Mi piace molto come scrivi e le FF ad argomento amnesia sono sempre interessanti da leggere. Spero di vedere presto un tuo aggiornamento. Baci Kappolina

Nuovo recensore
06/04/20, ore 21:57
Cap. 2:

Grazie per la tua compagnia durante questi giorni, spero che tu possa aggiornate presto.
Trovo la storia molto interessante e attendo con ansia di conoscere più dettagli.
_Gone_