Daphne ne sapeva quanto lei, dei piani assurdi che il cervello bacato di Malfoy aveva appena partorito, ma già solo il fatto che la coinvolgessero glieli rendevano meno accettabili.
Un conto era partecipare dietro le quinte e intascare i suoi soldi, una bella montagna di soldi, tra l’altro, ma finirvi dentro, invischiata fino al collo, non rientrava affatto nei suoi piani.
Nemmeno da ubriaca, avrebbe mai pensato a un’idiozia simile.
Di nuovo, il suo sistema nervoso e la sua nota sociopatia, chiesero a gran voce della nicotina.
Una grande quantità di nicotina.
O di schiantare il ragazzo.
Entrambe le soluzioni erano abbastanza degne di nota da poter essere prese in considerazione. Anche se per quanto la riguardava, estirpare il problema alla radice, incurante delle teste che sarebbero potute cadere, era sempre la soluzione migliore. Alla fine era un’altruista, lei.
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C’era qualcosa di profondamente sbagliato in quello che stavano per fare, Pansy se lo sentiva. Daphne, d’altra parte, che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato, si limitava a disinteressarsene completamente
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-Vuoi fare sesso con Potter- l’anticipò infatti la mora con un tono strano. Non c’era gelosia né astio nella sua voce, non ne avrebbe

Ma di Draco era comunque la colpa, come era giusto che fosse in quanto uomo e quindi notoriamente responsabile di ogni problema che affliggesse il mondo.
Il suo.
Pansy non era ancora completamente impazzita da preoccuparsi di quali assurdi motivi potessero affliggere qualcuno di diverso da sé stessa.
Era quindi colpa di Draco perché aveva gli stessi capelli di Daphne, dai riflessi di luna e la consistenza della seta.
Si era lasciata baciare e stendere supina sul letto con ancora i capelli di Daphne in mente e Draco tra le cosce.
Non aveva smesso di guardarlo negli occhi nemmeno un secondo pur di scacciare quell’immagine improvvisa.