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Autore: Madama Pigna    06/06/2012    2 recensioni
Quattro anni dopo la sconfitta di Crono, Percy, Annabeth e Grover si toglieranno dal mirino e daranno spazio a nuovi mezzosangue per nuove avventure! Tra figli di Apollo sempre nei casini, ragazze che parlano troppo e animali parlanti, ne vedrete di tutti i colori, dal romantico e al drammatico al genere più comico (n.d.a. su questo punto si hanno dei dubbi).
Dal capitolo 15:
Aveva colto il segno. Estia era pur sempre la sorella maggiore tra i figli di Crono. Mentre Afrodite ed Apollo avevano capito che la dea del focolare poteva essere una discreta alleata.
Difatti Era sembrò esitare per un secondo. Poi rispose acida. – Non ho scelto io che si unisse all’ impresa. Sapeva a cosa andava incontro -. Zeus borbottò qualcosa che non si capì. Era nemmeno si voltò per capire quello che aveva detto, cosa che fece arrabbiare il marito non poco (quando si è re degli dei è piuttosto difficile accettare che qualcuno ti ignori). Ricominciarono a litigare, e i sospiri degli altri dei non furono uditi, coperti dalle urla dei due.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Miei dei, scusatemi il ritardo, è stato un capitolo piuttosto difficile. A volte la mia fantasia va troppo avanti dal punto di vista della cronaca, così devo impegnarmi a inventare le scene mancanti.
Ti vuoi muovere?! Tua sorella aveva ragione.
Su cosa?
Sei così lenta quando giochi a burraco! Non potresti prendere una nuova carta, scartare e parlare dopo del capitolo?
No Teddyno caro, ho bisogno di concentrazione.
Madama Pigna lo ammetta: lei è mediocre con le carte! Io ho già preso il secondo mazzo, ma gradirei calare un' altra scala prima di mezzanotte.
Modesto come al solito, Steward! In ogni caso non faccio niente finché non finisco di scrivere!
*Robopeluche e pappagallo travestito da pavone sospirano disperati* 
Allora, prima cosa a cui ho pensato nello scrivere questo capitolo: la Percabeth. Si può dire che vi ho lasciato il privilegio della fantasia, ma, anche se generalizzata, vi ho descritto la situazione amorosa dei due, Percy fa anche *SPOILER*. Seconda cosa, il pavone Steward. Ho pensato di aggiungere un po' di sale alla sua esistenza, come vedrete leggendo *ghgh*
Quello stupido di un ca..
Frena gli spoiler, Steward! Potrai lamentarti più avanti!
Poi si passa alla coppietta di amici semi depressi Nico e Alex. Ooh. Che carini. Così carini da tagliarsi le vene ^_^ mi sono resa conto che sotto alcuni punti di vista si somigliano un po' troppo per i miei gusti assatanati, ma vabbeh, con il sequel Alex non sarà più un b.m. che non sorride praticamente mai.
Perché insulta quel reietto?
 Lo hai appena fatto anche tu! Ma del resto sei un servo della regina del cielo, normale che snobbi chi snobba lei.. Comunque, non lo so, evidentemente oggi mi sento particolarmente in vena. Forse è l'influenza nefasta di qualche cosa, magari della scuola. xD

************************


Percy Jackson uscì dall’ acqua, perfettamente asciutto come previsto. Quel giorno si era svegliato molto presto per cogliere i più bei coralli della costa per farsi perdonare da Annabeth.
 In realtà, non aveva fatto niente di grave. Mica aveva portato lui Calipso al Campo! Ma da lì ne era uscita una brutta litigata. La Titanide era ancora palesemente innamorata, e anche se sembrava sforzarsi di non mostrarlo (probabilmente aveva sempre saputo che non era corrisposta, e ci era abituata) la figlia di Atena era troppo intelligente e gelosa per non capirlo. Su suggerimento di alcune figlie di Afrodite aveva preso quella specie di bouquet marino e stava andando alla casa sei per cercare di fare la pace. Anche perché non era stata solo Annabeth a urlare nello scontro.
Era arrivato all’area delle capanne, ma prima che potesse incontrare la sua fidanzata, una figura gli venne incontro.
Calipso.
Una volta Percy aveva pensato che lei fosse ‘’il suo grande se’’. Poco prima di andarsene da Ogigia, la figlia di Atlante le aveva offerto di restare. Era dolce, intelligente, così appassionata in quello che faceva, e anche un po’ triste per la sua solitudine. Forse qualcun altro avrebbe avuto dei dubbi nel ritrovarsela davanti, ma il figlio di Poseidone aveva fatto la sua scelta cinque anni prima. E non la rimpiangeva. Amava Annabeth e la sua vita mortale. Aveva rinunciato all’ immortalità ben due volte, davanti a Calipso e davanti al Consiglio degli Dei. Perché cambiare idea dopo aver fatto tanto? Non aveva alcun senso.
- Ehi. Come stai? – chiese lui cercando di avere tatto (anche lei era presente durante il litigio). Forse avrebbe aggiunto qualcosa come ‘Mi dispiace per ieri’ ma Calipso non gli diede il tempo.
- Oh, Percy! Mi dispiace così tanto!! So quanto tu ami la figlia di Atena. Non sarei dovuta venire qui -. Percy scosse la testa. – Hai salvato tre mezzosangue da Polifemo. Sei a posto. E poi non è colpa tua. Annabeth è un po’.. Gelosa, a volte. E poi mentre stavate venendo noi …-. Si interruppe, decidendo  di stare zitto. Le sua guance si tinsero di rosso. Calipso rise, un po’ nervosa. – Beh, sarà meglio che tu vada, allora. Chissà se ci rincontreremo -.
Percy la guardò stranito. – Te ne stai andando? -.
La figlia di Atlante annuì. – Ora che sono fuori Ogigia, ho voglia di vedere il mondo. Voglio vedere come è cambiato durante la mia assenza, scoprire nuove cose, belle e brutte, vedere posti nuovi, conoscere la gente..-. Mentre parlava, il suo viso era luminoso dalla contentezza.
- E da dove hai intenzione di cominciare? -. Calipso fece spallucce. – Un posto vale l’altro. Alcuni mezzosangue mi stanno tempestando di consigli parlandomi di un sacco di posti. Ma sono immortale, il tempo non mi manca! -.
Rimasero a parlare ancora un po’, finché non si salutarono. Calipso promise a Percy che ogni tanto lo avrebbe chiamato con l’ IPhone.
************
 - E tu pensi che un paio di coralli bastino? -.
Annabeth passò una buona mezz’ ora a parlare a proposito della superficialità e l’intelligenza paragonabile a quella di un’ alga che era caratteristica in alcuni individui come il suo ragazzo, lui faceva qualche commento ogni tanto per chiarire alcuni punti o per fare una battuta (guadagnandosi diverse occhiatacce). Alla fine si conoscevano troppo bene per non capire cosa pensavano, e si chiarirono. Dopo un bacio veloce, decisero, da bravi iperattivi quali erano, di andare a vedere che cosa aveva deciso Kelly. Non erano proprio amici stretti, ma in ogni caso erano tra i più grandi, sentivano il dovere (soprattutto Annabeth) di dare consigli ai più giovani e roba del genere. Il fidanzato la lasciava fare, anche se in cuor suo pensava che comunque alla fine l’impresa non era la loro, dovevano cavarsela da soli, anche se dopo l’incidente di Jake persino lui era un po’ preoccupato.
Vicino alla Casa Grande, trovarono Kelly e Adrianna che sembravano stessero per partire. La figlia di Apollo era attrezzata più o meno come la volta scorsa, e anche Adrianna portava uno zaino con tutto il necessario. Il suo ciondolo a forma di martello luccicava alla luce del mattino. Accanto a lei stava Steward, l’intrepido pavone, e anche un’ altra ragazza. – Parti anche tu, Audrey? -. Chiese Annabeth.
La figlia di Ermes annuì. – A Kelly serviva un’ altro volontario, così mi sono offerta io -. Sorrise maliziosa – E poi devo tenere d’occhio la schiappa per evitare che faccia guai -.
- Come osa parlare così della signorina Adrianna?! – il pennuto scosse le penne a ventaglio, leggermente (ma solo leggermente) irato.
- Non mi riferivo a lei, mi riferivo a te! -. I due cominciarono a battibeccare.
- Ma quanto siete infantili! Smettetela o potete anche restare qui -. La figlia del dio del sole e la figlia della Regina del Cielo erano palesemente irritate. Si rivolsero a Chirone, che Percy non aveva notato inizialmente perché era nella sua sedia a rotelle. – Dov’è Argo? Credevo che ci avrebbe accompagnato lui a New York -. Il centauro travestito scosse la testa. – Qualcuno ha già deciso di darvi un passaggio per l’ Arizona -.
Annabeth si accigliò. – Chi? -.
- Io -.
Un enorme stallone dal manto nero e lucente come le ali di un corvo, si avvicinò, mentre tutti si voltavano a guardarlo. Era un esemplare stupendo: grande e fiero, la sua criniera pareva mossa da una brezza leggera, come grano maturo d’estate, nei suoi occhi verdi risplendevano le onde del mare.
 Il pavone Steward arruffò le penne. – Arione -.
Il cavallo sembrò accorgersi solo in quel momento dell’ uccello (apparentemente). – Steward -. Nessuno dei due aveva usato un tono cordiale. – Vedo che ti sei trovato un nuovo incarico, dopo tanti anni dal primo -. Il tono dell’ equino era leggermente ironico. L’ uccello però non si scompose.
- Il tuo incarico come mezzo di fuga invece è sempre lo stesso -.
‘’Dei, ma perché quel dannato pappagallo travestito trova sempre qualcuno con cui litigare?’’ Adrianna era spazientita. Forse stava per zittire i due, ma Percy parlò per primo.
- Tu parli? -. Sembrava stupefatto. – Di solito capisco il linguaggio dei cavalli, ma solo io..-.
- Questo perché, caro fratellino, sono figlio di due dei, Poseidone, appunto, e Demetra. Non sono un semplice ronzino -. Alcuni mezzosangue cominciavano a chiedersi il perché dell’ esistenza degli animali parlanti. Sembravano avere tutti un ego smisurato. Uno che si stesse zitto e buono no?
- In ogni caso, la mia è una semplice cortesia. Andrei in Arizona lo stesso,ho un conto in sospeso con quell’ Alex -.
- Difatti fai da taxi solo per poterti spostare liberamente -.
Se i cavalli potevano lanciare occhiatacce, Adrianna lo poteva giurare, Arione lo fece. – Potrei non accompagnarvi affatto, sai? -.
- Buoni, voi -. Chirone cominciava a fiutare l’odore della discordia. – Sono certo che le ragazze sono grate per il tuo aiuto, Arione. Hanno bisogno di te per andare in Arizona il più velocemente possibile -. Che furbacchione, il centauro! Adrianna aveva intuito che quella era una frase detta apposta per sviare il discorso, lusingare Arione e garantire a lei e alle altre un passaggio. Per sostenerlo, annuì, anche se era curiosa riguardo al rapporto fra il cavallo e il pavone.
 
*****
 
Il figlio di Demetra e Poseidone era di certo il cavallo più efficiente al mondo. Mentre attraversavano gli Stati Uniti con una velocità simile a quella dei centauri, spiegò ad Adrianna la storia della sua nascita, la vita di alcuni eroi che aveva aiutato nel corso dei secoli, come Ercole, un certo Adrasto e altri, tra cui Napoleone Bonaparte (si lamentava sempre che ‘’ quel Jacques-Louis qualcosa’’ nel ritratto dell’imperatore lo aveva dipinto bianco, e non nero). Steward non diceva nulla, poiché Adrianna gli aveva chiesto in privato di non seminare zizzania, ma probabilmente rosicava non poco.
Arrivarono a Flagstaff, una delle città più vicine al Grand Canyon. Audrey aveva sentito dire che l’ Arizona era uno stato molto secco, ma quella non era una città particolarmente calda. Forse perché c’erano le montagne, ed erano più a nord che del resto della zona? Stava per chiederlo al cavallo, magari ne sapeva di più ma era già sparito. – Bene, adesso dove andiamo? -.
- Dovremo procurarci il necessario per andare nel deserto -, suggerì Kel. – Niente ladrocini, Audrey! – aveva già visto una scintilla di malizia negli occhi della figlia di Ermes. – E, già che ci siamo, chiedere informazioni -.
Ad un bar chiesero del negozio di attrezzature più vicino, e il proprietario li diresse verso un emporio dove presero scarponi, attrezzature per arrampicata e altre cose di quel genere. Il tipo, però, un omaccione sulla cinquantina dai capelli brizzolati, sembrava piuttosto curioso di sapere che cosa se ne dovevano fare (niente da fare, solo a New York tre ragazzini dall’ aria sospetta passavano inosservati). A furia di fare domande, riuscì a cavarle di bocca che stavano andando al Grand Canyon e consigliò vivamente alle ragazze di andare con una guida turistica. – E’ pericoloso, se non si conosce la zona e si è vicino ai burroni. Inoltre, conosco una guida che conosce un sacco di cose interessanti al proposito -. Suggerì il nome di una certa Isabel, che abitava a pochi isolati da lì. Uscendo dal locale, le tre pensarono che in effetti era abbastanza rischioso, persino per un mezzosangue, aggirarsi nel deserto senza un conoscitore del luogo. Così andarono condominio indicatogli per avere consigli e indicazioni, e arrivate davanti alla porta suonarono il campanello.
Aspettarono per un po’, ma non ci fu risposta. – Forse non è in casa -.
Risuonarono, e questa volta sentirono un rumore di passi affrettati, e qualcuno aprì. A farle entrare era una donna, che poteva avere si e no trentacinque anni, molto bella e atletica, se non fosse stato per lo stress che evidentemente provava in quel momento. Difatti, aveva i capelli spettinati, gli occhi rossi, sembrava essersi vestita di fretta e in generale aveva l’aria di una che si fosse svegliata male, o non avesse dormito quasi per niente.
- Ehm… Scusi il disturbo, signora, per caso è lei quella guida turistica che..? -. Ma quella fissava Kelly come fosse sorda, stupefatta da qualche ragione. Lentamente, come se avesse paura di un illusione, sfiorò i suoi capelli biondi, e guardò profondamente gli occhi della semidea. Forse voleva dire qualcosa – A.. – svenne, e Audrey fece appena in tempo a prenderla tra le braccia e trascinarla nel divano. – Cavolo, ma cosa le è preso a questa? -. Fece una pausa. – Vedo se ci sono dei sali o roba del genere. Niente furti! E’ poco eccitante quando la vittima è svenuta.. – concluse tra se e se. Poco dopo, tornò con un bicchiere d’acqua e una piccola bottiglia di aceto, mentre le altre due avevano messo, per precauzione, le gambe in alto. Le mise il contenitore sotto il naso, e la fece svegliare. Isabel arricciò un po’ il naso, poi si guardò intorno, come in cerca di qualcuno, finché, di nuovo, non incrociò gli occhi di Kelly. Ci fu un lungo momento di silenzio.
- Sei figlia di Apollo? -.
La semidea, spalancò gli occhi, sorpresa. – Lei come fa a .. -.
- Siete venute qui per lui? Per darmi notizie? -.
- Per Apollo? -.
- Ma no, per mio figlio! Per Alex -.
- Eh? – Adrianna scosse la testa. – Forse è meglio se ci presentiamo e ne parliamo con calma -. Suggerì.
Dopo le presentazioni, Isabel Richardson (era proprio la madre del fratello di Kel) volle sapere per cosa erano venuti a fare. A quel punto, la figlia del dio del sole era esitante. Doveva dirle della sorte che era toccata al figlio? Decise di raccontarle, per il momento, solo il bisogno di alcune indicazioni per il deserto, non citando minimamente Alex. Forse la donna sospettò qualcosa, ma non lo diede a vedere, o forse era troppo occupata ad instaurare una conversazione con Steward, che evidentemente trovava molto buffo.
- Sì, in effetti non sono molto curata questa mattina.. Stanotte.. Credo di aver fatto un sogno. Non ho dormito molto bene -. Mentre parlava, si toccava continuamente la guancia.
- Lei per caso possiede la Vista, signora Richardson? -. Audrey si guardava intorno. Ora che la donna era sveglia, si sentiva più in vena di razziare. Aveva già adocchiato dell’ argenteria. Adrianna era quasi certa che indossasse i suoi pantaloni alla Mary Poppins.
- Intendi quella per vedere attraverso la Foschia? No, non ce l’ ho. Se l’avessi avuta.. – non completò la frase, ma nel suo tono si leggeva del rimpianto. – Quindi non conoscete mio figlio? -. Chiese, speranzosa.
- Ehm, l’ ho incontrato, una volta.. -.
- Non lo vedo da così tanto tempo.. Per la precisione, da quando aveva tredici anni, quando è scappato di casa. In tanti lo avevano creduto morto.. Ma io no. Ho sempre saputo che era vivo, anche se lontano. Una madre lo sa. Lo sa sempre -.
Adrianna era molto colpita da quelle parole. Non essendo cresciuta con sua madre, aveva solo sentito parlare del famigerato grande amore materno, senza mai sentirlo vicino. Pertanto era molto curiosa.
 – Come è successo? -. Chiese. La mortale prese dal comodino una cornice, e gliela porse. Lì c’ era la foto di un bambino biondo con gli occhi azzuri, che non somigliava molto a Isabella (lei aveva i capelli scuri e gli occhi castani), di circa otto anni, mentre si dilettava a suonare una pianola. – E’ Alex? -.
L’altra annuì. – Ho sempre saputo dell’ identità di suo padre. Quando nacque, mi raccomandarono caldamente di non dirglielo mai, perché l’avrei messo in pericolo. Quanto sono stata sciocca.. E debole, anche.. Lui cresceva, vedeva che i suoi coetanei dopo la scuola andavano ad abbracciare entrambi i loro genitori, e mi riempiva di domande. Credevo che avesse il diritto di saperlo, e alla fine glielo dissi -. Le scese una piccola lacrima dall’ occhio, che nascose con una mano. – All’ età di cinque anni si è così ingenui. Lui mi credette subito. Ci erano sempre successe cose strane, ma da allora mio figlio era sempre più in pericolo man mano che cresceva. Io cercavo di proteggerlo come potevo. Lo portavo spesso con me nel deserto, allontanandolo dalla città e dai mostri. Poi, quattro anni fa, ci attaccò una sfinge, e rischiai la morte -. Isabel rabbrividì – Alex riuscì a sconfiggerla ma pochi giorni dopo decise di scappare di casa, lasciandomi una lettera in cui aveva scritto di non cercarmi, che lo faceva per non mettermi in pericolo, che sarebbe ritornato quando sarebbe stato in grado di proteggermi. Il mio piccolo, stupido eroe.. Tendeva sempre a sottovalutare gli ostacoli, solo quella volta fece eccezione-. Fece un’ altra pausa. – Voi lo state cercando, non è così? -. Sembrava animata da una nuova energia. – Voglio sapere cosa è successo a mio figlio -.
*********
- Attento! -.
Alex prese per il colletto il figlio di Ade, trascinandolo al sicuro. Avevano quasi rischiato di cadere nel precipizio, scavato dal fiume Colorado nel corso di milioni di anni. – Grazie -, disse lui, guardando al di sotto con un certo nervosismo. – Dobbiamo scendere? -. L’altro scosse la testa. – No. Avventurarsi là sotto senza le attrezzature adeguate è pericoloso. È meglio seguire il corso del fiume da sopra, finché è possibile -. Cominciarono a camminare. Nico si sentiva nervoso. Non gli piaceva restare allo scoperto, sotto il sole cocente (che quasi non tollerava). Alex, invece, camminava con molta naturalezza in mezzo a quel deserto rosso, come fosse a casa sua. Sudava, ma il caldo solare non sembrava dargli fastidio.
Camminavano in silenzio, finché Nico fece una domanda. – Perché sei voluto andare da lei? -. Il figlio del dio dei morti sapeva che la persona da cui erano andati era la madre del suo amico, ma stentava a capire perché andare a casa sua, guardarla dormire nel suo letto, darle un bacio sulla guancia e andarsene come se niente fosse senza dare spiegazione alcuna. Il figlio di Apollo stette zitto per un po’, in cerca delle parole adatte.
- Volevo rivederla un ultima volta -. La risposta sorprese Nico. – Ma Alex, se il piano funziona, non sarai più costretto a starle lontano! – cercava di fissare il viso del semidio, ma quello teneva lo sguardo fisso sul terreno.
- Se funziona, appunto. Non sappiamo cosa protegge la testa di Orfeo. Io non so nemmeno da dove hai preso la cocciutaggine per venire con me – gli schioccò un’ occhiataccia, come per rimproverarlo di essere suo amico. - Forse quella di ieri era l’ ultima occasione per vederla -. Magari qualcuno si sarebbe chiesto che problemi avrebbe avuto, considerato che girava per tutta l’America da quattro anni. Ma quando si ha una dea come Era che fa di tutto per rovinarti l’esistenza (o distruggerla e basta) non ci si può affidare alla fortuna. Ed era da così tanto tempo che non vedeva sua madre, che non se la sentiva di rischiare senza prima averla vista. E, sebbene con angoscia, non l’ aveva svegliata, perché sarebbe stato ancora più doloroso, sia per lei, che per lui.
Non dissero nulla per un po’, finché il fiume non si diramò in due parti. Alex sapeva che uno dei corsi d’ acqua avrebbe continuato fino alla fine del Canyon, l’altro sarebbe proseguito per un po’.. Scelse di seguire il primo. Ma vista la loro posizione, dovevano scendere per forza. Spiegò la situazione a Nico, che corrugò la fronte. – E come faremo ad attraversare il fiume? Non abbiamo barche, dovremo per forza stare attaccati alla parete -. L’ altro annuì. Passarono le due ore successive a scalare la parete del baratro. Ben milleseicento metri di altezza, consistenti in rocce irregolari, a volte friabili o cedenti. Il figlio di Ade ringraziò gli dei di non soffrire di vertigini. Fu snervante attraversare i minuscoli sentieri lungo il fiume, ma alla fine ce la fecero. Poi ad Alex venne un’ idea. – Potremo chiedere aiuto alle Naiadi -. Si chinò sull’ acqua, chiedendosi se ce n’ era una abbastanza vicino da sentirlo. Uno spruzzo d’ acqua, però, gli soffocò le parole prima che gli uscissero dalla bocca. – Ehi! Volevo solo chiedere una mano! Che cortesia! – ma ottenne solo uno spruzzo d’acqua ancora più forte, che lo mandò a sbattere piuttosto dolorosamente la schiena sulle rocce vive. Con dei gemiti e l’aiuto di Nico, si rialzò. – Avrei dovuto immaginarlo. Nessuno aiuterebbe un semidio con una maledizione sulle spalle -.
- Mi sembra che qualcuno ci sia – puntualizzò l’amico.
- Qualcuno di molto incosciente che non dovrebbe – contestò Alex. Fin da quando si erano conosciuti, avevano sempre litigato su questo punto. Ma c’era qualcosa che univa i due semidei, apparentemente così diversi l’uno dall’altro. Qualcosa che ne impediva la separazione, un’ amicizia nata dal caso, ma forte.
 
 
 

 
  
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