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Autore: ArwenUndomiel    01/07/2012    4 recensioni
Salve! :)
Mi sono imbattuta in questo sito di fan fiction per caso, a dire il vero fino a qualche tempo fa non sapevo nemmeno di cosa si trattasse.
Ho letto come ospite numerosi racconti legati alla saga di Harry Potter, la passione che le autrici hanno mostrato nello scrivere le loro storie, mi ha ispirata, così ho deciso di farlo anch'io.
Amo molto i personaggi creati dalla Rowling e proprio per questo non sono riuscita ad accettare la tragica fine di alcuni di essi.
Ho deciso così di dar loro una seconda opportunità!
La storia che ho deciso di scrivere è ambientata dopo la fine della seconda guerra magica, Harry è distrutto, ma qualcuno gli ridarà speranza facendo in modo che partendo dall'epilogo, egli possa costruire una nuova storia.
Grazie a tutti per l'attenzione!!
Buona lettura! ;)
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Mangiamorte, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO 1
 

 In lonely hours, the tears devour you.

 
Era una serena mattina di Aprile, una brezza leggera soffiava sul parco di Hogwarts.
Nelle tende, molte delle persone che si erano offerte di rimettere in piedi la scuola di magia, dormivano ancora; alcuni volontari, però erano già al lavoro, tra questi Harry Potter era certamente il più mattiniero.
 
Ogni notte era tormentato dagli incubi, ragion per cui al sorgere del sole, coglieva l’opportunità di alzarsi e tenersi occupato con le attività di ricostruzione; lavorava già da un’ora quando lo raggiunsero i suoi amici.
 
Il lavoro lo aiutava a non pensare al fatto che si sentisse terribilmente inutile.
Quella strana sensazione di “non felicità” ,dopo la morte di Voldemort, lo aveva portato a fare ciò che non aveva mai osato: analizzare la sua vita ; così si addentrò nei meandri del suo dolore e lo rivisse … Tutto … Attimo dopo attimo; ricordò ogni singola fitta al cuore, il sapore di  sale che ogni lacrima gli aveva lasciato sulle labbra, la sensazione che stesse lentamente consumandosi … Si rese conto di aver assistito impotente alla morte di tutte, o quasi, le persone che amava.. Prima i suoi genitori, poi Sirius,Silente … Anche durante l’ultima guerra della gente era morta per lui, in suo nome. Quanto dolore aveva provocato …
 
Si voltò verso il suo amico Ron, ottenne un debole sorriso...
Lo conosceva abbastanza bene da capire quanto si sentisse logorato dalla morte del fratello, sentiva le sue stesse sensazioni, empatia ; ne avevano passate talmente tante insieme, lui era la persona su cui avrebbe potuto sempre contare, che avrebbe spento le fiamme dell’inferno per lui se solo fosse stato necessario.
“Tu non sei stato in grado di fare lo stesso, non hai protetto Fred … Hai lasciato che Ron soffrisse, che gran egoista sei, Harry”disse una vocina nella sua testa.
La coscienza lo tormentava  … Non aveva pace, appena si soffermava un attimo a pensare, ecco la sensazione di freddezza alla bocca dello stomaco che lo assaliva e quella voce perfida riprendeva a tormentarlo …
“Smettila,dannazione, taci!!” pensò Harry affranto.
La ricostruzione era più difficile di quanto pensasse, non si  trattava di rimettere in piedi le torri di Hogwarts, spostare le macerie , seppellire i corpi … Era qualcosa di molto più complesso, Harry doveva ricostruire se stesso … L’impalcatura di menzogne su cui si era appoggiato nell’ultimo anno per darsi forza, era venuta meno … Ora era nudo, terribilmente debole … Si odiava, e quanto.
Avrebbe desiderato morire con Voldemort, piuttosto che continuare a sopravvivere con quel senso di colpa che gli attanagliava la gola e gli impediva di respirare.
 
“Harry?” Ginny lo distolse dai suoi pensieri.
“Sì?” disse lui voltandosi ed abbandonando il tentativo di liberare uno degli ingressi al castello dai calcinacci. Era bellissima, rimaneva estasiato quando lei compariva all’improvviso e lui non era preparato al suo arrivo.
Stringeva Ted tra le braccia, ogni volta che  incrociava lo sguardo di quel bimbo, Harry si sentiva venir meno, delle fitte lancinanti gli squarciavano il petto …
Anche il piccolo avrebbe vissuto da orfano, avrebbe pianto di notte mentre gli altri dormivano, si sarebbe sentito perennemente solo, incompleto … Lui sapeva cosa significava, nonostante avesse tante meravigliose persone intorno, continuava a provare quelle sensazioni.
“Dovresti riposare, hai l’aria stanca…”  continuò Ginny, dando al ragazzo l’impressione che si trattasse più di un ordine che di un consiglio.
“Si, hai ragione tu … Forse dovrei …” rispose Harry e dopo qualche istante aggiunse
 “Perdonami, tesoro … Ho bisogno di un po’ di solitudine, vado a fare una passeggiata … Ci vediamo tra poco!”
Ginny lo osservò andare verso il lago preoccupata, era come se guardandolo vedesse la battaglia interiore che stava combattendo … Avrebbe voluto aiutarlo,ma purtroppo non poteva … Il suo Harry doveva riuscire a perdonarsi da solo.
 
Harry si sentiva un idiota aveva di nuovo lasciato la sua ragazza sola … Lo faceva spesso ultimamente, sentiva di non meritare la felicità che provava in sua compagnia … Anche i genitori di Ted erano morti e lui non aveva fatto nulla per salvarli.
Avrebbe dato la sua vita per vedere tornare indietro tutte le persone scomparse, ne era sicuro … Lo avrebbe fatto anche in quello stesso istante se qualcuno glielo avesse proposto.
 
Si sedette cupo, sulle sponde del lago … Sentire lo sciabordio delle onde lo rendeva quieto … Riflesse a lungo, ore, forse giorni …
Non sapeva da quanto tempo fosse lì, quando all’improvviso avvertì dei passi alle sue spalle.
Guardò nella direzione del rumore e vide un uomo di bella presenza che gli veniva incontro.
 
“Chi è ?”si chiese Harry; dannazione, non aveva la bacchetta con sé … E se quell’uomo lo avesse aggredito?
 “Poco male, metterebbe fine alle tue sofferenze” si scoprì a pensare.
 Aveva toccato davvero il fondo.
 
Come se avesse letto nei suoi pensieri, lo sconosciuto parlò
“Non temere, non è mia intenzione farti del male .
Sono un mago, potente, ma non userò la mia magia contro di te;
tutto è finito per il meglio, il mondo magico è salvo …
Eppure il tuo tormento è grande, Harry Potter …
 Non fatico ad immaginare il perché …”
 
Harry stette ad ascoltare le parole dello sconosciuto sembrava sapesse della sua storia, dei suoi sensi di colpa … Non lo conosceva, ma aveva perfettamente centrato il punto … Soffriva, nonostante dovesse essere felice.
Lasciò che il mago parlasse ancora …
“Temo di esserne la causa principale.”
 
Harry trasalì … Non poteva essere lui … Era morto, scomparso, la causa del suo dolore era Voldemort , ma lui non c’era più... L’incubo era finito … Era morto!!
 I pensieri vorticavano nella sua mente, aveva rivisto il suo acerrimo nemico tornare tante di quelle volte che non poteva scartare del tutto la possibilità che fosse davvero lui.
Si alzò di scatto e si allontanò dallo sconosciuto che, nel frattempo si era seduto nelle sue vicinanze.
“Chi è lei ?” gli domandò, nervoso.
“Non Voldemort, non temere … Lui non esiste più per davvero …
Io sono nato con l’inizio del mondo e continuerò ad esistere anche dopo la sua scomparsa … Sono la fine, il punto di rottura, ciò che la maggior parte delle persone teme: sono Morte, Harry Potter. “
 
Harry rimase senza parole, basito …  
Era al cospetto della morte.
Improvvisamente si rese conto che il mago aveva ragione, a pensarci bene era proprio lui la causa di ogni sua sofferenza.
Si guardarono a  lungo, poi Harry ruppe il silenzio
“Ha sentito la mia supplica ? E’ venuto a prendermi per poi riportare indietro tutti gli altri ?”
Morte lo guardò, ad Harry parve quasi che lo facesse con tenerezza.
“ Ragazzo mio, ti ho già detto che non userò i miei poteri contro di te …  Sono venuto a parlarti di uno dei miei doni.”
 
Harry trasalì, i doni della morte … Aveva distrutto la bacchetta di Sambuco, probabilmente Morte era infuriato con lui per aver disperso una tale fonte di potere. Non proferì parola e guardo nella direzione del mago con aria interrogativa …
“Hai avuto la bacchetta più potente del mondo nelle tue mani, avresti potuto governare su tutti ed hai deciso di sbarazzartene; la capacità di renderti invisibile per poter compiere le peggiori malefatte, ma hai usato il mantello sempre a fin di bene … Sei stato saggio, Harry Potter … Più degli uomini che hanno posseduto questi doni prima di te … Hai il cuore puro, un animo nobile … Meriti che ti spieghi il reale funzionamento dell’ultima delle tre cose che ho lasciato sulla terra.”
“La pietra per far resuscitare i morti… “disse Harry, più a se stesso che al mago.
Morte annuì e prima di continuare a parlare pregò il suo interlocutore di avvicinarsi.
Harry lo fece, non aveva paura.
“Devo chiederti di giurare che nessuno venga mai a sapere di quanto ti verrà detto”
Il giovane annuì, nello sguardo aveva la consapevolezza che solo tante orribili esperienze sanno dare, in quell’instante sembrava molto più vecchio di quanto non fosse.
“Non basta,io sono la morte, Harry Potter.
Gli accordi presi con me non prevedono ripensamenti, posso darti tutto e togliertelo l’istante dopo .
Ho bisogno del tuo sangue per suggellare il patto, che non venga mai violato o rimpiangerai le sofferenze che stai patendo adesso.
Se lo desideri ti concedo qualche istante per pensare.”
Morte già conosceva la risposta del ragazzo.
“Non ho bisogno di pensare, ha la mia parola .
Ero e sono disposto a venire con lei, per riavere indietro i miei cari.
Non mi spaventa darle ciò di cui ha bisogno.”
Prontamente il mago, fece comparire una pergamena, Harry lesse …
Sembrava fosse un contratto …
Sorrise, anche Morte tutelava i suoi diritti. Era come se fosse un lavoro per lui.
Si morse un dito e scrisse, con il sangue, il suo nome.
Sancito l’accordo, Morte continuò a parlare:
“ La pietra che fa resuscitare i morti, ha davvero questo potere.
Non consente di riavere solo le ombre di quello che le persone erano,
è il più potente dei miei doni e so che tu l’hai conservato… “
“Ma com’è possibile ?” chiese Harry, incredulo…
“La persona che prima di me la possedeva, non è riuscita a riportare in vita la donna che amava! E per questo si è tolta la vita!”
“Quella persona aveva ottenuto quel dono prendendosi gioco di me, mi aveva raggirato…
Non si gioca con la morte, Harry.
Ho fatto in modo che solo il terzo dei miei doni funzionasse, la persona che mi aveva chiesto il mantello era buona di cuore.
Ho lasciato che vivesse a lungo, poi sono tornato a prenderla.
Gli altri due, invece a causa della loro meschinità  non hanno mai saputo come usare ciò che gli avevo donato, mi sono venuti incontro senza che mi sforzassi di cercarli.”
Harry soppesò le parole che aveva appena udito, aveva sempre creduto che la morte fosse stata meschina con i tre fratelli, ma ascoltando si rese conto che non era un essere malvagio.
“Bene Harry, la pietra funziona solo se sono io a maneggiarla.
L’hai portata con te ?”
 
Il giovane estrasse un pacchetto dalla tasca, non se ne separava mai … Era il mezzo grazie al quale aveva rivisto per l’ultima volta le persone che lo avevano lasciato, era come se portando la pietra con lui avesse accanto anche un po’ di loro.
La porse al mago.
Appena essa entrò in contatto con la pelle del suo ideatore, brillò di una luce accecante, tanto che il giovane dovette chiudere gli occhi.
La Morte pronunciò delle parole in una lingua antica che lui non conosceva …
Poi la pietra si ridusse in polvere e si disperse.
 
Harry aveva ancora gli occhi chiusi, non voleva aprirli …
Temeva che fosse tutta una bugia, che il mago si fosse preso gioco di lui …
Che avesse riposto tutte le sue speranze in qualcosa che non sarebbe mai potuto accadere.
E se avesse immaginato tutto? Non poteva rischiare di scoprire che fosse davvero così, la delusione lo avrebbe ucciso.
 
Ad un tratto sentì un peso sulla spalla, qualcosa vi si era appoggiata  sopra … Trattenne il respiro, avrebbe riconosciuto quell’odore, quel modo di stare immobile ad aspettare un suo cenno, quella dignità che molti tra gli uomini non possedevano e che l’aveva spinta a morire per lui … Ovunque.
 Si fece coraggio, aprì gli occhi per specchiarsi in quelli così meravigliosamente ambrati della sua civetta, Edvige era lì , sulla sua spalla e tubava soddisfatta.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime,che inesorabilmente iniziarono a solcargli il volto, non poteva e non voleva reprimerle.
Accarezzò commosso l’unica amica di tante estati trascorse in Privet Drive.
Poi si voltò in cerca di Morte , ma non c’era …
Si era dissolto, come aveva fatto la pietra.
Avrebbe voluto ringraziarlo con tutta la sua anima, gli aveva ridato la gioia di vivere, aveva messo a tacere la sua coscienza:
Harry  Potter non si sentiva più in colpa!!
Poteva sentire nuovamente il calore della felicità invadergli il corpo!!
Urlò con tutta la voce che aveva …
Edvige, spaventata, volò via.
Harry, rise … Dopo tanto tempo , rise …
Come se non avesse mai desiderato di morire, come se tutte le sofferenze vissute, fossero state relegate nel passato ed allontanate dalla sua vita per sempre!
 
All’improvviso come se si fosse ridestato da un sogno, gli balenò in mente l’idea che gli altri potessero essere tornati in vita nel castello …
Richiamò Edvige e corse, come mai aveva fatto, per andare incontro ad un futuro che, per una volta nella sua vita,  era  pieno di luce.

 

  
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