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Autore: Finnick_    15/07/2012    6 recensioni
Panem: i Giochi non esistono più. Capitol City è stata sconfitta.
E' la verità? Oppure l'attuale governo mantiene ancora fredde apparenze che facilitano la rinascita di una nuova generazione?
Mellark-Everdeen, Odair-Cresta. I ragazzi di una generazione che sfiderà la nuova Capitol 13.
Che gli Hunger Games risorgano, tributi.
Ambientazione: dopo "Il canto della rivolta".
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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La porta si serra con un colpo metallico tanto violento da farci sobbalzare tutti. I finestrini vengono sbarrati da portelloni neri. Il grande finestrino sul fondo dell’Overcraft si oscura. Chi è fuori non può vedere dentro, ma chi è dentro può vedere fuori. Il rumore del motore romba dentro di noi e una voce maschile ordina di metterci tutti a sedere e allacciare le cinture. Il motore aumenta la propria potenza e mentre tutti si sparpagliano ai loro posti, io rimango in piedi. Il panico pervade l’Overcraft. Intanto io mi scervello per capire cosa ci faccia un’arma di Capitol City ancora intatta e puntata dritta verso di noi. Finnick ha stretto bene le cinture intorno alla vita di Annie. La Paylor si è lanciata infondo al mezzo a premere alcuni pulsanti sotto il grande finestrino oscurato. Peeta afferra Chays e lo butta quasi violentemente sul seggiolino, legandolo. Mio fratello scalcia come un matto per rimanere in piedi e capire cosa sta succedendo.
In quel momento mia madre mi corre in contro e mi afferra per un braccio:
-che diavolo fai in piedi, siediti!- grida. Perché grida? Deve. Non riuscirei a sentire niente se la sua voce non sovrastasse le altre che ancora sono colte dal panico.
Io scuoto la testa in segno negativo fissandola negli occhi.
-che sta succedendo?- chiedo.
Lei mi guarda senza rispondere. L’Overcraft prende quota con uno strattone e io, mia madre, mio padre e Finnick finiamo in terra, sbalzati addosso ai tavolini e alle pareti di ferro. E’ lì che perdo contatto con la mano che Katniss mi teneva intorno al braccio. Cado sbattendo la testa contro la zampa di un tavolo posto tra un seggiolino e l’altro. Impreco vedendo sulle mie mani qualche goccia di sangue.
Peeta mi piomba addosso prima che abbia tempo di rialzarmi e mi prende di peso. Mi sento cadere su un divanetto di pelle e una cintura mi stringe la vita.
No.
Non riesco minimamente a sopportare l’idea di non sapere cosa ci fa un’Overcraft di Capitol City diretto a distruggerci, soprattutto.. di Capitol City! Mentre mi divincolo sul divanetto mi accorgo che oltre alla cintura c’è una mano che mi tiene ancorata a sedere. Mi volto.
Il rumore del motore è quasi assordante, per quanta forza ha preso tutta insieme e nessuno riesce ancora a stare del tutto in piedi. Anche i miei genitori si sono dovuti sedere in attesa di un momento di stabilità.
Haymitch mi guarda come se stesse guardando un fantasma. Un suo fantasma del passato.
-non ti conviene- mi dice serio. Forse l’unica cosa sensata che dice da quando lo conosco.
Ha perfettamente capito che mi voglio alzare e capire che cosa succede. Non mi conviene, potrei cadere di nuovo.
-dove vorresti andare?-
-chi c’è alla guida?- chiedo. Mi guarda. Perché tutti mi fissano e nessuno mi risponde?
-chi diamine c’è alla guida?- grido, senza preoccuparmi di essere sentita da tutti.
Haymitch lascia piano la presa e sussurra –Gale-
I miei occhi rimangono fissi su quel volto sconcertato, mentre le mie mani frugano nel divanetto alla ricerca dell’apertura della cinghia. Quando la trovo mi alzo in piedi come una molla e noto che tutti sono seduti e ben legati. Nessuno può impedirmi di raggiungere la cabina di comando.
Impiego qualche secondo a capire che ho serie difficoltà a muovermi in piedi, sotto la pressione data dalla velocità dell’Overcraft, ma appena prendo dimestichezza mi fiondo oltre i seggiolini.
Sento le voci dei miei che urlano per farmi tornare indietro, ma quando realizzo che l’Overcraft si è impennato, sono aggrappata alla maniglia della porta che apre la cabina di comando. Cerco di non lasciare il terreno con i piedi, ma l’impennata improvvisa mi fa perdere contatto con tutto quello che mi sta in torno. L’unico appiglio che mi rimane è la maniglia. Siamo letteralmente in verticale ed è allora che per forza di gravità rimango appesa solo a quel manico, che spingo involontariamente in giù. La porta si apre con uno schianto e io finisco quasi schiacciata tra la parete di ferro e la porta. Sotto di me il vuoto. O meglio: getto un’occhiata e vedo mio padre del tutto impallidito. Sa che se dovessi mollare la presa sulla maniglia mi farei al volo tutto l’Overcraft fino a schiantarmi sul finestrino, che probabilmente si infrangerebbe. Sento che il mio respiro si è fatto troppo affannoso. Sto ansimando. Chays non ti muovere. Penso soltanto, cercando di cancellare l’idea che se mio fratello si dovesse alzare per fare qualcosa finirebbe peggio di me.
Lentamente stacco una mano dalla maniglia e aggiro la porta con una parte di corpo, a cercare l’altra estremità del manico.
Le mie braccia non ce la fanno quasi più. Il peso del mio corpo comincia ad essere troppo e la pressione esercitata dalla velocità dell’Overcraft che sfreccia in verticale è enorme.
Trovo l’altra estremità e mi ci aggrappo con tutte le mie forze.
Un viaggio tranquillo per il Distretto Madre, insomma. Penso, maledicendo il momento in cui la Paylor ha messo piede in casa nostra per avvisarci della Parata della Memoria.
Adesso le mie mani sono aggrappate, una alla maniglia interna della porta, l’altra a quella esterna.
Guardo in giù, dannatissimo gesto, penso, se non fosse per lo sguardo di mia madre che invece di condannarmi per ciò che ho appena fatto mi dice di resistere e grida qualcosa che non riesco a sentire.
Faccio in tempo ad intravedere due uomini alla guida. Un rombo mostruoso scuote l’aria e il nostro Overcraft viene sbilanciato verso destra. Un uomo si volta, gli occhi spalancati:
-che ci fai tu qui?- grida, mentre anche l’altro si gira a guardarmi. Lui mi sembra meno stupefatto. O forse è solo l’impressione di una ragazza che sta per mollare la presa e cadere nel vuoto e non sa più cosa pensare.
Gale ordina qualcosa al copilota e, rimanendo allacciato al suo seggiolino, mi afferra per un braccio.
Tengo stretta la presa sul suo, mentre mi incoraggia a non mollare.
In quel momento l’Overcraft torna di colpo sulla linea orizzontale e Gale mi tira con forza all’interno della cabina. Finisco sul pavimento, tra un seggiolino e l’altro. Sono viva.
Pazza, folle, suicida, ma viva. E finalmente posso capire cosa sta succedendo e fare qualcosa.
Mi verrebbe da ridere se non fosse che solo ora mi rendo conto che col mio gesto ho messo in pericolo non solo la mia vita, ma anche quella di Gale e di tutti quelli che tentavano di tenermi a sedere. Solo Haymitch mi ha lasciata andare, chissà perché. O forse lo so. Vuole che qualcuno scopra cosa sta macchinando Capitol City contro di noi ed io sono la persona più simile alla ragazza che vinse due Hunger Games  e la guerra, che lui conosca. Ora che ci penso, non capisco appieno nemmeno io tutta la foga che mi è presa nello sbalzare verso la cabina di comando. Sicuramente l’idea di voler lasciar fuori da tutto questo la mia famiglia è stato il motivo più forte.
Da quando la Paylor ha annunciato che tutta la famiglia Mellark-Everdeen sarebbe dovuta essere presente alla Parata io ho voluto presentarmi da sola. Per risparmiare ai miei lo stesso dolore di venticinque anni fa.
Mi alzo in piedi barcollando.
-chiudi quella porta, prima che tua madre ci piombi addosso come una furia- dice Gale, mentre riposiziona le mani sul volante. Non mi manda via furibondo, né mi accusa di alcunché. Sa chi sono ovviamente, come potrebbe non saperlo? Non mi ha mai visto, ma devo ricordargli terribilmente mia madre. Lo deduco dal modo in cui mi guarda.
Mentre tiro la porta verso l’interno scorgo Katniss, perfettamente immobile sul suo seggiolino. Tiene stretta Annie e cerca di calmarla. Mi lancia un’occhiata di rimprovero, ma non mi corre in contro. Gesto che mi fa dice: “Non va bene Rue. Ma l’avrei fatto anch’io”
Chiudo la porta e mi aggrappo al seggiolino di Gale. Mi gira la testa. Beh, è troppo sperare di non aver riportato alcun danno celebrale. Malata dall’età di sei anni e adesso con un buco in testa provocato dalla caduta. Ah, non è da trascurare il fatto che abbia penzolato nel vuoto come un salame per alcuni minuti.
Gale riprende i comandi e preme in ordine la marea di bottoni che ha davanti. Mi fa un segno con la testa:
-Mettiti a sedere-
Alla sua sinistra c’è un seggiolino in ferro. Non me lo faccio ripetere due volte e mi lascio cadere sul ferro, ignorando il fatto che non sia per niente comodo.
-adesso mi spiegate cosa ci fa un Overcraft di Capitol City spedito verso di noi-
Non è una domanda. Guardo le mani abili di Gale che spingono i comandi. Doveva essere un bel ragazzo, quando mia madre lo conobbe. Sembra che il tempo non lo abbia scalfito, a giudicare dalle immagini che ricordo mandate in onda e l’uomo che ho davanti.
-Ormai ci ha passati. La manovra d’impennata era fatta apposta per scansarlo. Proveniva dal Distretto 13-
Il Distretto 13? Alleato di Capitol, poi nemico giurato, poi vincitore. In venticinque anni aveva mantenuto dei rapporti con la capitale? Non mi sorprende che mia madre non si fidasse della Coin al governo. Quasi riesco a sentirla mentre mi dice “ora capisci perché l’ho uccisa”.
Non mi sorprende. Anche se dovrebbe.
-c’erano ancora degli Overcraft della capitale intatti – rifletto ad alta voce.
Gale annuisce in un gesto impercettibile – intaccati dal momento in cui i Distretti vinsero su Snow –
Adesso il quadro si fa più chiaro, ma restano ancora un sacco di cose che, per quanto mi sforzi, non riesco a collegare tra loro.
Bussano alla porta. Nessuno apre. Mi aspetto mio padre irrompere con violenza e riportarmi con la forza a sedere. Invece sento la voce di Finnick:
-sono da solo- dice come se si aspettasse che automaticamente la porta si aprisse. Gale allunga il braccio e gli apre la porta.
-Cara Rue, non sei l’unica a voler sapere cosa succede- mi dice sorridendo. Si chiude la porta alle spalle e mi si posiziona in piedi dietro il seggiolino. Di colpo sento che lui mi capisce. Capisce il perché mi sono buttata in quel modo. Anche lui ha qualcuno a cui badare, che ama.
-l’Overcraft proveniva dal 13- dico –Ci ha superati mentre eravamo impennati –
Gale preme un pulsante e una schermata olografica appare davanti a noi, bloccando la visuale dal finestrino. Indica un paio di puntini rossi ai bordi delle zone circolari che definiscono l’area di percezione del radar.
-guardate. Questi sono altri Overcraft, provenienti dall’11. Sono dalla nostra parte, pronti a intervenire in caso di altri squadroni di Capitol City-
-ce ne sono altri?- chiede Finnick, lisciandosi il ciuffo di capelli rossi.
-presumo di sì. Un solo Overcraft non si sarebbe mai lanciato come un suicida al nostro attacco. Noi abbiamo tutti i Distretti pronti ad attaccare, non gli sarebbe convenuto. –
E’ vero. Quindi siamo circondati da un nuvolo di Overcraft nemici e invisibili. Ho come il presentimento che non arriveremo tutti vivi e vegeti al Distretto Madre.
-adesso stiamo sorvolando il Distretto 9 – continua Gale, aprendo un’altra schermata olografica.
- ma non arriveremo al Distretto 0 in tempo, giusto?- replico, quasi seccata dalla condizione assurda in cui ci troviamo.
Stamattina la mia unica preoccupazione era di non far partecipare Katniss e Peeta alla Parata e di inventarmi un modo per far passare al più presto quella pagliacciata. Ora mi ritrovo ad essere trattata al pari di un pilota e di un soldato, da un Gale Hawthorne che si fida di me e di Finnick senza nemmeno conoscerci. Mi ritrovo a pensare che sappia di me più cose di quante mia madre non gliene abbia realmente dette.
-ti fidi di noi?- Chiede Finnick rivolto a Gale. Anche lui lo conosce solo di vista dalle programmazioni tv, ma è un tipo molto più aperto di me e impiega due secondi per fare amicizia con chiunque. Come suo padre.
Gale ci squadra da capo a piedi.
-una Katniss “la vendetta” che si butta durante l’impennata dell’Overcraft pur di sapere cosa succede e proteggere i suoi, e un Finnick “il ritorno” che interviene per aiutarla- commenta Gale con astio.
Abbiamo capito che vi ricordiamo tanto i nostri genitori, ma adesso cosa possiamo fare noi? Mi verrebbe da chiedere in risposta.
-fate in modo che la mia fiducia non sia mal riposta-
-non lo sarà- affermo e finalmente mi sento parte di questo caos. Finalmente. Sembra che io abbia sempre desiderato andare a combattere, ma non è così. Amo la pace e la serenità che regna nel 12 e in questo momento il pensiero che siamo diretti dalla parte opposta di Panem, sotto la mira di quel che è rimasto di Capitol City, mi indispone profondamente. Dovrei essere con la mia famiglia, proprio adesso. Rassicurarli e farmi rassicurare, e invece sono nella cabina di comando con Finnick Odair e Gale Hawthorne, considerata alla stregua di un comandante.
Sono diventata un soldato nel giro di qualche ora. Non mi piace questa situazione.
Ma starmene a sedere e guardare gli Overcraft della capitale che ci distruggono mi piace ancora meno.
-Se posso fare qualcosa per proteggere i miei, lo farò- aggiungo.
- è per questo che sei mia figlia – come devo ancora scoprirlo, ma Katniss si è appena aggiunta al gruppo.
 
  
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