Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: millyray    21/07/2012    3 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO TRENTADUE

Finalmente un pomeriggio rilassante.

JamesRemus se ne stava sprofondato nella sua poltrona con la chitarra in mano a pizzicare qualche corda, cercando, probabilmente, di improvvisare una nuova canzone, Joel seduto per terra con uno dei suoi soliti manga e in bocca delle tic tac, Teddy buttato sul divano a sonnecchiare e tutti gli altri da qualche parte in giro per la casa.

In quel momento, sopraggiunse Ariel che si guardò un attimo attorno prima di rivolgere la sua attenzione alla radio, su cui stavano trasmettendo una canzone che sembrava averla attirata.

Intimò al fratello di fare silenzio e alzò il volume.

Y un dia despuès 
De la tormenta                                                                                              
Cuando menos piensas sale el sol 
De tanto sumar 
Pierdes la cuenta 
Porque uno y uno no siempre son dos 
Cuando menos piensas 
Sale el sol 
Cuando menos piensas 
Sale el sol 

Y un día después 
De la tormenta 
Cuando menos piensas sale el sol 
De tanto sumar 
Pierdes la cuenta 
Porque uno y uno no siempre son dos 

“E’ la canzone della mamma”. Constatò James, lasciando che un sorriso gli addolcisse le labbra.

Y un día después 
y un día después 
Sale el sol 

Y un día después 
De la tormenta 
Cuando menos piensas sale el sol 
De tanto sumar 
Pierdes la cuenta 
Porque uno y uno no siempre son dos 
Cuando menos piensas 
Sale el sol...

Il nuovo emozionante singolo della bellissima e bravissima Noelle, la cantante latino-americana famosa in tutto il mondo!

Pronunciò lo speaker con voce allegra e perfettamente udibile.

Puoi ben dirlo, Ben. Noelle è famosa sia nel mondo magico che babbano. Mi emoziono sempre quando la sento cantare.

Aggiunse l’altro, anche lui con vivacità.

Oltretutto ci giunge notizia che si è appena lasciata col suo fidanzato, il modello di Playboy Victor Kummer.

Eh sì, una relazione durata ben due anni. Bene, ora che è tornata di nuovo disponibile mi faccio avanti io. Una donna attraente come lei non va lasciata sola.

Mi sa che ti dovrai mettere in fila, Tim.

I due speaker scoppiarono a ridere, prima di mandare un’altra canzone.

Sirius, che se ne stava appoggiato allo stipite della porta, senza farsi vedere da nessuno, abbassò lo sguardo malinconicamente.
Noelle, Martha. La sua Martha. La sua Pequena Sunshine.

Quando sarebbe arrivata? E, soprattutto, che avrebbe dovuto fare lui una volta che l’avesse rivista?
Non ne aveva la più pallida idea. La relazione con Martha era stata una delle più belle che avesse avuto, per non dire forse l’unica, ma anche una delle più sofferte.
E se lei non avesse più voluto amarlo?

Però… loro erano destinati a stare insieme. Aveva lì, proprio davanti a sé, delle prove concrete, tre figli erano più che sufficienti per far capire che lui e Martha non sarebbero stati dei completi estranei.
Solo che… i ragazzi non gli avevano detto come lui e la loro madre si erano incontrati, né come si fossero di nuovo innamorati. Forse non c’entrava niente l’amore, forse…

In fondo, era passato così tanto tempo. Lui era cambiato, non era più il ragazzo di una volta, almeno fisicamente. O meglio, di certo non era come quel Victor Kummer, ma non era messo male nemmeno lui, era riuscito a recuperare il suo tono fisico almeno in parte.

E lei? Lei sicuramente era rimasta bella come sempre, come un piccolo raggio di sole che nemmeno le nubi più grigie possono abbattere, con un perenne sorriso sulle labbra.

 

John socchiuse leggermente la porta della camera da letto e diede una sbirciatina dentro: Charlie se ne stava sdraiato sul letto, coricato su un fianco, le gambe piegate fin quasi al petto e le mani nascoste sotto al cuscino, come se volesse chiudersi a riccio. Sembrava piuttosto tranquillo, teneva pure gli occhi chiusi, forse dormiva.

John, però, sapeva che non stava dormendo. Tappo non dormiva così, non in quella posizione.

Entrò nella stanza e richiuse la porta dietro di sé lasciandola cigolare, in modo che annunciasse il suo arrivo. Ma il ragazzo steso sul letto non ebbe alcuna reazione. Continuava a respirare tranquillo e a tenere gli occhi serrati.

L’amico si sedette vicino a lui e poggiò una mano sul suo braccio. Charlie, però, si mosse come se fosse appena stato scottato e si richiuse ancora di più su se stesso portando le ginocchia al petto e affondando il viso nel cuscino.

“Tappo”. Lo chiamò, allora, John, riuscendo, finalmente, a capire che cosa avesse avuto Charlie in quei tre giorni che sembrava preferire passare le giornate nell’isolamento della sua stanza. L’aveva già sospettato, ma la reazione del moro gli aveva dato la conferma.

“Charlie”. Riprovò, questa volta più deciso.

“Vattene, John”. Gli rispose l’altro, la voce soffocata dalla stoffa del cuscino.

“Me ne andrò se anche tu uscirai da questa stanza”.

Lo sentì solo sospirare, forse rassegnato, ma non gli disse più niente. John provò di nuovo a poggiargli una mano sul braccio e, vedendo che lo lasciava fare, prese ad accarezzarlo, pensando a come poteva avere un contatto maggiore.

“Posso abbracciarti?”

“E perché dovresti abbracciarmi?”

“Perché mi piace abbracciarti”.

Il moro non rispose e John avrebbe almeno voluto vedere la sua faccia, così che avrebbe potuto capire qualcosa dalla sua espressione. Ma comunque prese il suo silenzio per un consenso. D’altronde, chi tace acconsente.

Così, si sdraiò meglio sul letto e, con la sola forza delle braccia, lo afferrò e se lo coricò addosso, adagiandolo sopra di sé.
Charlie sgranò gli occhi e arrossì.

“Ma che stai facendo?”

“Ti abbraccio”. 

“Ma guarda che peso”.

John ridacchiò. “Figurati, piccolo come sei riuscirei a portarti in braccio da qui all’altra parte della città”.

Charlie assunse un’espressione contrariata per quella presa in giro ma, contrariamente a ciò che John si era aspettato, si rilassò tra le sue braccia, poggiando la testa sul suo petto e lasciandosi cullare dalle forti braccia di John che aveva preso ad accarezzarlo delicatamente sulla schiena e dal battito del suo cuore.

Restarono in silenzio per un paio di minuti, finché John non sbottò di nuovo.

“Dovresti parlarne”.

“E di cosa?”

“Lo sai benissimo, di cosa”.

Charlie sospirò stancamente, poi alzò lo sguardo in direzione dell’amico. “Io non… io…”.
John aveva ragione, doveva parlarne con qualcuno, sfogarsi. Ma il fatto era che… non ne aveva il coraggio. Già si sentiva una merda così, si sentiva ferito nell’orgoglio e parlarne con qualcuno avrebbe significato ammetterlo, mostrarsi ancora più debole di quanto già non fosse.

“Ho avuto paura, John”. Sussurrò infine, abbassando lo sguardo a contare le pieghe della camicia di John. “Se tu non fossi arrivato, lui mi avrebbe… mi avrebbe sicuramente…”. Non riusciva a concludere la frase, non riusciva nemmeno a pensare al fatto che, se Paciock non fosse arrivato in suo soccorso, il Mangiamorte l’avrebbe sicuramente violentato. Quando aveva visto l’amico entrare e precipitarsi su di lui, si era sentito immensamente sollevato, ma allo stesso tempo avrebbe voluto sprofondare perché era stato proprio John a trovarlo in quelle condizioni, con i pantaloni slacciati, la camicia aperta, in lacrime e tremante.
Avrebbe preferito che fosse stato qualcun altro a trovarlo. E invece era stato John, come sempre, John c’era sempre nei momenti in cui ne aveva bisogno, nei momenti in cui si sentiva debole e vulnerabile.
E questo un po’ gli dava fastidio. Anche perché John era terribilmente dolce in quei momenti, riusciva sempre a consolarlo. Quasi quasi, preferiva piuttosto il suo lato bastardo.

“Lo so”. Gli rispose Paciock, parlandogli in tono rassicurante e gentile e facendogli di nuovo abbassare il capo sul suo petto, quando vide che due lacrime gli avevano solcato le guance. “Ma questo non fa di te certamente un debole. Chiunque si sarebbe spaventato trovandosi in quella situazione”.
Charlie non fu del tutto d’accordo: qualcosa gli diceva che se John o anche James si fossero trovati legati al letto con un pedofilo sopra di loro, avrebbero sicuramente trovato un modo per scappare.
“Cerca di non pensarci più. Ormai è passato e la prossima volta che troviamo Dolohov ti lascerò prenderlo a calci nelle palle talmente forte che se le vorrà staccare”.

Persino Charlie ridacchiò contro la sua camicia tra i singhiozzi che non riusciva più a calmare.
John lo lasciò sfogare, perché era proprio ciò di cui l’amico aveva bisogno. Ma odiava vederlo soffrire così. Aveva sviluppato uno strano senso di protezione nei confronti di Charlie e non capiva perché. Era un po’ il suo cucciolo da difendere.

Uno strano pensiero gli attraversò la mente, ma lo scacciò via subito.

Ma no… era certo che si sarebbe comportato allo stesso modo anche se si fosse trattato di qualcun altro dei suoi amici.

 

“Ragazzi! Guardate chi vi ho portato!” la voce squillante di Dora attraversò tutto il corridoio d’ingresso per giungere in cucina, dove i presenti alzarono lo sguardo incuriositi.

La ragazza comparve sulla soglia della porta, ma non era sola: accanto a lei, una specie di modella da riviste maschili faceva bella mostra di sé. Era alta, anche se una parte della sua statura era compensata dagli stivali col tacco, aveva lunghi capelli biondi che le scendevano fino alle spalle in morbide curve e che le incorniciavano un viso ovale perfetto, sul quale spiccavano due grandi occhi castani e due labbra morbide e carnose. La pelle maculata non sembrava essere semplicemente abbronzata, molto probabilmente era il vero colore della sua pelle. I vestiti, poi, sembravano lì solo per abbellire più che coprire e la gonna corta le metteva perfettamente in risalto i fianchi alla Marilyn Monroe.

“In realtà io volevo solo qualcuno che mi aiutasse a riparare la moto. Si è fermata e non parte più”. disse la sconosciuta per togliersi un po’ dall’imbarazzo che le creavano tutti quegli occhi puntati su di lei. “Ma questa ragazza mi ha trascinata qui”. Ed indicò Dora accanto a lei.

“Martha!” esclamò Remus quando finalmente capì perché quella tipa gli sembrava così familiare. L’ultima volta che l’aveva vista era stato parecchi anni fa e doveva dire che era cambiata molto. Merlino, se era cambiata.

“Remus?!”

“Oh Merlino! Martha!”

La ragazza si voltò verso l’altra voce maschile che l’aveva chiamata e sgranò gli occhi riconoscendo le due persone che la guardavano.

“James!? Lily?!”

“Martha!”

(“Milly!” ^^ NdM. “Ciuchino!” NdC ^^).

“Martha!”

Questa volta la ragazza si sentì chiamare da dietro le spalle, da una voce che non le era completamente nuova, ma che, anzi, le creò qualche brivido lungo la schiena.

“Sirius”. Sussurrò, voltandosi con sguardo sorpreso.  

Rieccomi, dopo un lungo periodo di riposo…

Be’ dai, che dire… finalmente un po’ di calma per i nostri ragazzi. E avete visto che è comparsa finalmente anche la signora Black? ^^
Ma poi… quanto dolcini sono John e Charlie? <3 ihihihi. Anche se Tappo comincia a darmi l’idea di essere un ragazzo problematico e un po’ depresso.

Charlie: guarda che sei stata tu a farmi così.

Milly: Shhhhhh u.u

Bene, non mi trattengo per molto, non voglio rompervi troppo le scatole. Vorrei sentire le vostre opinioni, ma ormai ho rinunciato a cercare di convincervi -.-‘’ *sospira*.

JamesRemus: che ci puoi fare? A nessuno piace la tua fic, perciò non crucciarti troppo u.u

Milly: ma cosa stai blaterando? E che ne dici di tutti quelli che mi seguono? u.u

James: lo fanno solo perché ci sono io u.u

Milly: modesto -.-‘’

John: e perché ci sono io ^^

Milly: vabbè… alla prossima ragazzi, kissssss  :*

STEFANMN: non farmi male, ti prego, sono ancora pur sempre la tua migliore amica nonché la tua scrittrice preferita ^^ e vedrai che Tappo si riprenderà : D a presto, besos :*

PUFFOLA_LILY: eh sì, anche a me piacciono molto i tre fratelli Black, io li vedo molto uniti, anche se ogni tanto bisticciano si vogliono un bene dell’anima. E poi James è molto protettivo nei loro confronti, ma questo forse lo vedrai più avanti. Mi spiace di averti fatta attendere molto, ma spero che ne sia valsa la pena. A presto, baci. Milly.

FEDE15498: *prepara il pacco regalo con James e John* ehilà : D la mia piccola cara Fede ^^ comunque, nemmeno a me piace tantissimo studiare, però diciamo che non è una cosa che odio (finché non si tratta della matematica -.-) e sì, non ho problemi nemmeno io a impararmi certe cose  a memoria ^^ spero di risentirti presto, un bacio. M.

P.S. quasi dimenticavo: la canzone che i ragazzi ascoltano alla radio è Sale el Sol di Shakira. Sulla mia pagina Facebook vi metto il video se volete vederlo e vi rinnovo l’invito a mettere mi piace.

P.P.S. già che ci siete, fatemi gli auguri ^^ mercoledì ho compiuto diciotto anni ^^ ehehehehe : D

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: millyray