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Autore: Sunny    24/05/2004    2 recensioni
I missing moments della saga di BAWM! Ormai sono diventati troppi...meglio farne una raccolta! E si comincia con...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon Compleanno, Kim e Giuggy

Buon Compleanno Kim e Giuggy!!!! Adorate bimbe belle che hanno compiuto gli anni questo mese…perdonatemi per non essere stata puntuale, ma sapete già che gran casini ho avuto…ma come non fare gli augurissimi proprio a voi due, amorucci miei!!! Vi voglio un casiiiiiiiino di bene! Auguri di tutto cuore, e un bacio grande grandissimo! =D

 

P.S.: ambientazione della storia…qualche mese dopo BAWM 1!

 

 

 

MISSION VERY POSSIBLE

 

 

“Charlie, tu sei veramente un mago.”

 

Harry guardò con un sorriso grande quanto una casa i due biglietti che Charlie gli aveva procurato per lo spettacolo di danza magica che Ginny sognava da mesi di andare a vedere. Lui aveva provato a farle una sorpresa, ma non era arrivato in tempo al botteghino…al contrario di Charlie, che sembrava avere una certa…influenza…sulla ragazza della biglietteria.

 

“Più che altro è bravo a maneggiare le sue…doti.” Fece Ron con una strizzatina d’occhio, appoggiandosi al muro della palestra con aria allegra e furba.

 

Charlie raccolse la corda da terra e si preparò a saltare un po’. “Puoi ben dirlo, fratello. Io non mi sono rinchiuso a vita nelle braccia di un’unica pollastrella…a differenza di voi due. Beh, oddio…nel caso tuo, Harry, va bene così visto che è della mia sorellina che stiamo parlando.”

 

“E lui è un caso disperato.” Fece Josh, indicando con un cenno del capo Ron.

 

“Orgoglioso di essere tale.” Ron annuì allegramente.

 

Harry si mise in tasca i biglietti. “Domani sarà una giornata fantastica.”

 

Charlie rise e gli appoggiò le mani sulle spalle. “Avanti, Romeo, io e te avremmo un po’ di sparring arretrato o sbaglio?”

 

“Oh bene, proprio voi stavo cercando.” Sirius Black entrò nella palestra in alta uniforme, ricordando col suo aspetto maturo e professionale che era pur sempre un pezzo grosso fra i War Mage.

 

“A che si deve l’onore, colonnello?” disse Josh.

 

“Più che onore, sono qui perché ci dobbiamo togliere una rogna.” Sirius mise le mani sui fianchi e si voltò verso Harry e Ron. “Ragazzi, considerate pure la giornata di domani impegnata dalle sette della mattina fino a non so quando.”

 

Harry inarcò le sopracciglia. “Come?”

 

Sirius annuì. “Un paio di tizi – marito e moglie, a quanto ho capito – sono stati testimoni di un omicidio e hanno contribuito a spedire dentro un pregiudicato molto amato nella sua famiglia…che infatti ora sta cercando di fare la pelle ai testimoni. C’è da accompagnare questi due all’aeroporto babbano e spedirli in America domani mattina.”

 

“E ce ne dobbiamo occupare noi?” il tono di Ron non escludeva un pizzico di polemica. “Questa è robetta da auror.”

 

“Sono amici stretti di Montgomery.” Il tono di Sirius era compassionevole. “E’ una gran rottura di palle, ma il Ministro si è rivolto direttamente a Homer e lui ha già emesso l’ordine. Non vuole sprecare uomini per una cosa così banale, dice che gliene bastano un paio.”

 

“E giustamente di tutta la squadra ha scelto noi.” Fece acido Harry.

 

Sirius fece un sorrisetto irritante. “Testuali parole: due, ma fra i più tosti.”

 

Ron sbuffò e scrollò le spalle. “E leviamoci questo dente.”

 

Harry scosse furiosamente la testa. “Noo, ma stai scherzando? Io domani me la chiamo di festa, non esiste proprio!”

 

“Mi dispiace, figliolo, ti prenderai la tua vacanza tra qualche giorno.”

 

“No, Sirius, non ci siamo capiti.” Harry incrociò le braccia sul petto. “Porto Ginny fuori città domani, abbiamo già i biglietti e tutto, ed è una sorpresa. Non me la puoi rovinare così, dico davvero. Liberami domani e ti giuro che sabato prossimo mi metto di turno tutta la mattina.”

 

Sirius si grattò la nuca. “Fammi pensare che si può fare…”

 

Charlie fece un sorrisetto furbo. “Homer ne vuole uno tosto? Mandaci Hermione.”

 

Lo sguardo di Ron si fece vispo come quello di un cerbiatto. “Si, mandaci lei.”

 

Sirius inarcò ironicamente un sopracciglio. “Tu e lei da soli, Ron?”

 

“Eh! Che problema c’è?”

 

“Vediamo un po’ se riesco a dirtelo in modo elegante…ragazzo mio, tu e la tua fidanzata siete in una fase del vostro rapporto in cui non si riesce ad evitare il contatto fisico per più di dieci secondi, e io ne so qualcosa, perciò mi riesce difficile credere che riusciate a mantenere la concentrazione adeguata.”

 

Charlie si voltò verso il fratello. “Traducendo, Sirius pensa che tu non riesca a mantenere le mani a posto in presenza di Hermione.”

 

Sirius annuì. “Il senso è quello.”

 

“Ma no, sarà bravissimo.” Harry scoccò uno sguardo minaccioso al suo migliore amico. “Vero che terrai le mani e tutto il resto nelle tasche, Ron?”

 

Ron annuì furiosamente. “Giuro.”

 

“Benissimo.” Harry si voltò verso Sirius. “Allora siamo d’accordo? Vanno Ron e Hermione?”

 

Sirius rise e scosse la testa. “Va bene, va bene.”

 

“Vai!” esclamarono insieme Ron e Harry.

 

Josh ridacchiò. “Gioventù moderna, sempre così ligia al dovere e ansiosa di lavorare.”

 

“Mh. Harry, va’ a chiamare Hermione e portala qui.”

 

Ron guardò Sirius con gli occhi spalancati. “No, aspetta un secondo…che bisogno c’è di chiamarla, glielo dico io…”

 

Sirius fece un sorriso perfido. “Si, ma io voglio responsabilizzarla e ricordarle un paio di preziose regolette sul senso del dovere durante una missione.”

 

Ron fece una smorfia scontenta. “Non ti fidi di me?”

 

“No.”

 

Gli altri risero, e Charlie diede una pacca sulle spalle a suo fratello. “Povero Ronnie, tutti i suoi progetti sfumati in una bolla di sapone.”

 

“Tu sta’ zitto.” Borbottò fra i denti Ron.

 

 

***************

 

 

Hermione controllò ancora una volta sul foglietto che aveva in mano l’indirizzo delle persone da cui dovevano andare, e guardando la bella casetta che avevano di fronte si ritrovò a invidiare chi ci abitava. Sembrava grande da fuori, ma non eccessivamente; era una villetta a due piani con un bel giardino non troppo grande e un cancello molto semplice, neanche lontana dalla città.

 

“Non riesco a credere che due persone che vivono in questo posto così bello debbano andarsene.”

 

Ron sorrise. “Questo perché ultimamente sei così ossessionata dal pensiero di trovare una casa che non riesci a pensare ad altro.”

 

Hermione lo guardò con un sopracciglio inarcato. “Se non sbaglio, Ron Weasley, sei stato tu il primo a dire che è arrivato il momento di trovarci una casetta tutta nostra.”

 

“E ne resto convinto.” Ron le sfiorò la guancia con un dito. “Casa mia è un porto di mare, e io voglio stare solo con te.”

 

Hermione sorrise. “Ti ricordi però le condizioni principali?”

 

Ron sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Le mie scarpe devono stare nella scarpiera, non devo usare i tuoi asciugamani e farteli trovare bagnati, devo stare lontano dalla cucina e non devo bere dalle bottiglie.” Fece monotonamente, come se stesse recitando una poesia. “E dai, baby, così mi rovini l’umore…”

 

Hermione lo allontanò quando lui si sporse in avanti. “Ron…stiamo lavorando.”

 

Ron sbuffò. “Io odio Sirius Black. Lo odio.”

 

Hermione ridacchiò e bussò alla porta. “Su, coraggio…che sarà mai, dobbiamo solo accompagnare queste due brave persone all’aeroporto, riuscirai a tenere la bocca a un metro di distanza dalla mia per qualche ora…ehi!”

 

Ron le rivolse il suo sorriso più furbesco. “La mia bocca è a un metro di distanza dalla tua, amore.”

 

“Ma la tua mano è appena scivolata accidentalmente sul mio sedere!”

 

Ron rise. “Ops.”

 

Hermione mise le mani sui fianchi, ricordando a Ron terribilmente la bambina autoritaria e fissata che aveva conosciuto a undici anni. “Sentimi bene, Ron Weasley, siamo alla nostra prima missione insieme e non mi sembra assolutamente il caso di…”

 

“TI HO DETTO CHE MI HAI STANCATO, VATTENE DA QUESTA CASA E NON RIMETTERCI PIU’ PIEDE, E’ CHIARO?!?”

 

Improvvisamente la porta si aprì e un uomo di mezza età coi capelli neri uscì di corsa, abbassandosi in tempo per evitare un vaso che gli volò sopra la testa e si andò a schiantare a pochi centimetri dai piedi di Ron.

 

“Sei una pazza, ecco cosa sei!!” urlò l’uomo, voltandosi verso la porta socchiusa.

 

Ron e Hermione si guardarono con un un’espressione incerta e confusa sul viso, prima che lei provasse ad avvicinarsi in modo prudente. “Ehm…è lei il signor John O’Connor?”

 

L’uomo si voltò a guardarla con gli occhi ancora furibondi per la lite di prima. “Si! E tu chi saresti, ragazzina?!”

 

“Si dia una calmata, amico.” Fece duro Ron. “War Mage Weasley e Granger, siamo la vostra scorta.”

 

John O’Connor esaminò con gli occhi i due ragazzi: due ventenni che potevano perfettamente essere presi per due babbani. Lei con un grazioso vestitino estivo a bretelle per niente sofisticato, lui in camicia e jeans. “Voi due…sareste dei War Mage?” chiese in tono scettico. “La scorta che mi ha promesso Ersilius?”

 

Hermione annuì con decisione. “Esattamente.”

 

“Ma per piacere.” John si voltò verso la porta. “Se è uno scherzo non è divertente, ragazzi, non so come facciate a sapere della faccenda della scorta ma non credo proprio di…” non fece in tempo a finire la frase che si trovò con una lama piuttosto affilata a un pelo dal suo pomo d’Adamo.

 

Ron fece un sorrisetto e non abbassò il pugnale. “Stava dicendo?”

 

John ingoiò rumorosamente, guardando prima il pugnale e poi Ron con una certa inquietudine. “M-ma come hai fatto? D-da d-dove…?”

 

Ron sorrise e ritirò il pugnale, sollevandosi la camicia e rivelando il cinturone che teneva ben nascosto in vita. “Contrariamente a quanto si aspettava lei, signor O’Connor, siamo abituati a non sbandierare ai sette venti chi siamo quando siamo in missione.”

 

Hermione scoccò uno sguardo seccato a Ron e sorrise all’uomo, per cercare di rassicurarlo. “Si tranquillizzi, signore, siamo i migliori nel nostro campo, altrimenti non vi avrebbero affidati a noi. Sappiamo quello che facciamo, anche se possiamo sembrarle ancora molto giovani.”

 

O’Connor inspirò profondamente sembrò calmarsi un po’. “Oh…va bene, in fondo è stato Ersilius a mandarvi.”

 

“Eh, è stato Ersilius.”

 

“Sua moglie è già pronta?” Hermione parlò in fretta, per evitare di far cogliere l’ironia nel commento di Ron.

 

John s’incupì e si grattò una tempia. “Ho paura che potremmo avere qualche problema…ecco, io e Catherine stiamo attraversando un periodo non facile, e quindi…”

 

“Avete litigato di brutto.” Annuì Ron, dando un’occhiata al vaso infranto per terra.

 

“Appunto.” Fece l’uomo, sospirando. “Catherine dice che dopo tanti anni le sembra che le cose fra noi si siano appiattite…e così non vuole venire in America con me. Ma non può fare una cosa del genere, non ora che i Deagles ci sono alle calcagna! Quella gente ci vuole morti!”

 

Hermione si sistemò un ciuffetto di capelli dietro le orecchie. “Posso parlare con la signora per un momento?”

 

“Va bene, adesso…magari con lei…” John provò ad aprire la porta di un soffio. “Catherine, ci sono…”

 

“TI HO DETTO DI USCIRE!!”

 

Un altro vaso volò come un fendente, mancando il viso di Hermione solo perché Ron la tirò indietro un istante prima che potesse essere colpita.

 

“Adesso basta, Catherine! Questo comportamento è inaccettabile!!”

 

“Aspetti un secondo, per favore, lasci fare a me.” Hermione aprì di nuovo la porta. “Signora O’Connor, mi chiamo Hermione Granger e faccio parte della sua scorta…sto entrando da lei, quindi per favore non mi tiri nulla addosso, va bene? Sono solo io, suo marito non c’è.” Fedele alla sua parola, Hermione si chiuse la porta alle spalle e lasciò fuori i due uomini.

 

John emise un sospiro esasperato. “Queste donne…chi le capisce è bravo! Un momento ti fanno le coccole, ti abbracciano, ti stringono, ti vogliono…e un momento dopo ti cacciano di casa!”

 

Ron sorrise e annuì. “Alquanto volubili, si.”

 

“E tu hai appena cominciato, ragazzo.” O’Connor incrociò le braccia sul petto e si appoggiò al muro. “Non sai cosa diventano dopo che te le sposi.”

 

Ron scrollò le spalle. “Ho già avuto qualche problema prima…spero vivamente che da adesso in poi sia un po’ più facile.”

 

L’uomo lo guardò con aria quasi paterna. “Quanti anni ha la tua fidanzata?”

 

“Venti, quasi ventuno.” Ron gli indicò la porta. “E’ quella ragazza.”

 

“Lei?!” John spalancò gli occhi. “Ma…le permetti di venire con te in una missione così rischiosa?”

 

“Nah, non è rischiosa affatto.”

 

“Ah no? Figliolo, forse tu non sai chi sono i Deagles…”

 

“E forse lei non sa chi era Voldemort.” Replicò tranquillamente Ron, facendo trasalire il suo interlocutore.

 

Passarono ancora un paio di minuti, poi finalmente la porta si aprì e Hermione e una donna bionda e ancora piacente uscirono dalla casa. La donna aveva gli occhi rossi di pianto e teneva in mano ben stretta la sua borsa.

 

“Perfetto, ora ci siamo tutti.” Disse pacata Hermione, chiudendosi la porta alle spalle.

 

“Mh.” Ron si staccò dal muro e si eresse in tutta la sua statura. “Bagagli?”

 

“E’ già stato preparato tutto, li verranno a prendere domani.” Gli spiegò Hermione, mentre la signora O’Connor si consolava vedendo che almeno Ron era un ragazzo alto e robusto, e in qualche modo la sua decisa impostazione fisica la rassicurava visto che la sua giovane età l’aveva lasciata un po’ perplessa.

 

“Benissimo, allora possiamo anche andare, no?” Ron controllò l’orologio. “Il Nottetempo dovrebbe passare qui per le…”

 

“Il Nottetempo?” squittì la signora Catherine, scuotendo con decisione la testa. “Come sarebbe a dire il Nottetempo? Credevo sapeste che non voglio prendere quel mezzo sporco e pericoloso.”

 

Ron inarcò un sopracciglio. “Signora O’Connor, l’aeroporto di Londra è dall’altra parte della città…come pensa di arrivarci?”

 

“In qualsiasi altro modo.” Replicò scattante la donna. “Io detesto il Nottetempo, non lo prenderei mai, nemmeno se fossi costretta.”

 

“Ma ragiona, Catherine!” fece il marito. “Se andiamo a piedi daremo milioni di possibilità ai Deagles di attaccarci!”

 

Ron annuì. “Suo marito ha ragione, è molto più sicuro andare col Nottetempo, mi creda.”

 

Catherine incrociò ostinatamente le braccia sul petto. “Non mi interessa affatto, io non prenderò il Nottetempo, perciò o venite con me o continuerò da sola.”

 

“Va bene, va bene.” Hermione s’intromise pazientemente nella discussione. “Possiamo prendere la metropolitana dei babbani e poi procedere a piedi. Non è poi tantissimo.”

 

“E se usassimo una passaporta?” provò John.

 

Ron scosse la testa. “No, i Deagles sono piccoli criminali, ma sappiamo che il fratello dell’uomo che avete mandato dentro ha lavorato per qualche anno al Ministero nel settore Attivazione e Disattivazione Passaporte, non ci metterebbe nulla a manomettere quella che serve a noi. No, meglio a piedi a questo punto.”

 

John puntò minacciosamente il dito contro sua moglie. “Sappi che se succede qualcosa ti riterrò responsabile di tutto, Catherine.”

 

La donna alzò il mento in aria. “Se sarai ancora vivo.” Sibilò, alzando i tacchi e incamminandosi. Il marito le fu subito dietro, strillandole addosso.

 

Ron sbuffò pensando a quanto sarebbe stata lunga la giornata, e guardò Hermione. Lei gli fece un sorriso piccolo e avvilito, e gli mandò un bacio prima di andare dietro ai due coniugi urlanti. All’improvviso a Ron il peso della missione sembrò non essere poi così insopportabile.

 

 

***************

 

 

Ron fu lieto di uscire dalla metropolitana, se non altro perché John O’Connor la smise finalmente di continuare a ripetergli sottovoce di stare attento a tutti i lati. A differenza della moglie, che si era immersa completamente in un discorso molto fitto con Hermione, John sembrava convinto che i Deagles avrebbero fatto saltare in aria il treno da un momento all’altro e per questo non gli dava pace. Il tutto mentre Ron non desiderava altro che stare a guardarsi la sua Hermione in tutta la sua bellezza. ‘Vestitevi come dei ragazzi normali che si prendono una giornata di vacanza’, gli aveva detto Graham. Così avevano fatto, peccato solo che Hermione più era semplice il vestito più era bella…e Ron avrebbe dato il mondo intero per passarle una mano fra i morbidi capelli mossi che le scivolavano lungo tutta la schiena. E quella zanzara fastidiosa di John O’Connor gli stava rovinando tutti i sogni ad occhi aperti che stava facendo sulla sua ragazza.

 

“Ooh, finalmente all’aria aperta.” Esclamò felicemente la signora O’Connor. “Io amo il sole.”

 

Hermione sorrise e annuì. “E’ una gran bella giornata, si.”

 

John O’Connor scosse la testa mentre lui e Ron camminavano dietro Catherine e Hermione. “Mi domando sinceramente se mia moglie abbia capito la gravità della situazione. Stiamo rischiando di morire e lei parla del sole.”

 

Ron scrollò le spalle, concentrandosi più che altro sul modo in cui si muovevano le anche di Hermione sotto il vestito. “Non c’è niente di male a stare un po’ più tranquilli. In fondo ci siamo noi a proteggervi, giusto?”

 

“Mh.” Fece poco convinto l’uomo, e Ron non gli rispose per le rime solo perché era piacevolmente distratto.

 

“Ooh.” Catherine si fermò davanti alla vetrina di un negozio di vestiti. “Hermione, guarda quell’abito blu…non è splendido?”

 

Hermione lo osservò e annuì. “Molto bello…anche elegante.”

 

“Tu dici che mi starebbe bene?”

 

“Ma santo cielo, Catherine!” protestò energicamente il marito. “Questo non è il momento di pensare ai vestiti!”

 

La donna lo guardò duramente. “E certo, quando mai per te lo è.”

 

“Ti rendi conto che stiamo scappando?”

 

“Tu è una vita che scappi!” replicò rabbiosa la moglie. “Quante volte ti ho chiesto di uscire con me, di accompagnarmi a comprare qualcosa da mettere, e mai che tu fossi venuto, avevi sempre il tuo stramaledetto lavoro!”

 

John scosse furiosamente la testa. “E vorresti rifarti ora?!”

 

“…sentite…signori…” provò Hermione.

 

“…questo non è il posto migliore per…” tentò anche Ron.

 

“Sai qual è la verità, John?” Catherine avanzò minacciosamente verso il marito. “La verità è che tu te ne infischi di me, potrei anche andare in giro nuda che tanto non mi noteresti! Io non conto più niente per te!”

 

“Questo è ingiusto!” ribattè John. “Solo perché non faccio tante smancerie…”

 

“Tu non fai niente, niente!! E’ una vita che non ci comportiamo come una coppia sposata, e io sono stanca di questo!” Catherine era ormai molto prossima alle lacrime, e alcuni passanti cominciavano a voltarsi verso la coppia.

 

“Catherine, stiamo facendo una scenata…”

 

“Non mi interessa, io sto soffrendo e a te non importa niente!”

 

“Sentite, sono certo che avrete molto da chiarire sull’aereo,” s’intromise bruscamente Ron. “Ma adesso non è il caso di continuare qui. Stiamo attirando un po’ troppa attenzione…”

 

“Uomini, uomini, siete tutti la stessa cosa!” strillò Catherine, con la voce che le tremava.

 

“Che ne dice se io e lei andiamo a prenderci un caffè insieme, signora?” si offrì gentilmente Hermione, facendola voltare con dolcezza dalla sua parte. Ci volle del bello e del buono per convincere la donna, ma alla fine lei e Hermione si ritrovarono al tavolino di un bar delle vicinanze, mentre Ron e il signor O’Connor prendevano il loro drink al bancone.

 

“Mi dispiace, non volevo fare scenate davanti a voi…” balbettò Catherine, guardando la sua tazzina ormai vuota.

 

Hermione le fece un sorriso gentile. “Non deve preoccuparsi per questo.”

 

“E’ solo che…cara, tu sei ancora così giovane e carina e non puoi ancora capirlo, ma quando si diventa donne mature vengono così tanti dubbi…gli uomini possono essere molto insensibili quando vogliono, e feriscono moltissimo.”

 

“Feriscono anche da giovani.” Hermione scrollò le spalle. “Ne so qualcosa.”

 

Catherine la guardò accoratamente. “Hai sofferto anche tu?”

 

“Molto. Ma credo di aver superato la fase più critica…ora le cose vanno molto meglio.”

 

“Mi fa piacere per te, cara.” La donna le sorrise amabilmente. “E’ un bel ragazzo il tuo fidanzato?”

 

Hermione sorrise largamente. “E’ lui il mio ragazzo, Ron.”

 

“Dici davvero?” la signora fece un gran sorriso. “In tal caso devo farti i miei complimenti… e dimmi, state bene insieme?”

 

“Abbiamo avuto i nostri momenti no…ma adesso finalmente sembra che le cose stiano andando per il meglio. Stiamo cercando casa per andare a vivere insieme.”

 

“E’ una cosa molto dolce.” Catherine si accigliò. “Ma tu sei ancora molto giovane…cosa dicono mamma e papà?”

 

Hermione sospirò e abbassò lo sguardo. “I miei genitori sono stati uccisi poco meno di un anno fa.”

 

“Oh cara, mi dispiace tanto.” La donna le appoggiò una mano sul braccio. “Deve essere stato orribile per te.”

 

“Si.” Hermione fece un piccolissimo sorriso. “Ma Ron mi è stato molto vicino, e mi ha aiutata più di quanto non credessi…lui è tutta la mia famiglia adesso.”

 

Catherine sospirò. “Una volta anche il mio John era così…ma poi siamo diventati adulti a tutti gli effetti, e qualcosa è andato perduto.”

 

“Ma non è detto che non possa essere ritrovato.” Hermione la incoraggiò con un sorriso. “E forse questo trasferimento, questo cambio d’aria non vi farà che bene.”

 

Catherine esitò, poi sorrise e accarezzò la mano di Hermione. “Sei una brava ragazza, Hermione. Ti conosco solo da poco, ma sono una persona molto intuitiva e sento che sei davvero bella dentro e fuori. Il tuo Ron è fortunato.”

 

Hermione sorrise. “Andiamo, adesso. Dobbiamo mettervi su quell’aereo per l’America…la consideri come una seconda luna di miele.”

 

L’espressione usata da Hermione piacque veramente molto alla signora O’Connor, perché quando si avvicinò al marito lo fece con un piccolissimo sorriso timido sulle labbra. “Vogliamo proseguire?” gli chiese piano.

 

John rimase colpito da tanta tranquillità dopo quella burrasca, e si limitò ad annuire e porgere il braccio alla moglie.

 

Ron inarcò un sopracciglio e guardò Hermione. “Ma che cosa le hai detto?” mormorò.

 

Hermione scosse la testa, invece si avvicinò e si sollevò sulle punte dei piedi per sussurrargli all’orecchio “Ti voglio tanto bene.” Ron le sorrise, e approfittando del fatto che i due coniugi si stavano chiarendo a bassa voce lì davanti le stampò un piccolo bacio sulle labbra.

 

 

***************

 

 

Ron controllò l’orologio e fece una piccola smorfia. “Allegri, signori, vi informo che abbiamo appena perso l’aereo.”

 

“Oh santo cielo.” Esclamò John. “E adesso?”

 

“Non c’è da agitarsi.” Gli rispose Hermione. “Vi faremo imbarcare sul volo che parte alle quattro.”

 

“Non ce n’è un altro prima?”

 

“Mi dispiace, signor O’Connor, ma siamo ancora parecchio lontani dall’aeroporto.”

 

Catherine scrollò le spalle. “Non è una cosa grave…partire con un po’ di ritardo, voglio dire.”

 

Ron osservò allegramente che moglie e marito sembravano un po’ meno isterici rispetto a poche ore prima, e questo lasciava a lui e a Hermione la possibilità di camminare dietro di loro, fianco a fianco…e qualche volta anche mano nella mano. Era piacevole camminare per mano a lei…sapeva di vaniglia e di primavera…i suoi odori preferiti.

 

“Ron?”

 

“Mh?”

 

Hermione controllò prima con la coda dell’occhio che i due coniugi non li stessero ascoltando. “Quel tipo vestito di blu, non molto indietro…o sta facendo la nostra stessa strada da un po’, o ci sta seguendo.”

 

Ron guardò con la coda dell’occhio il tipo in questione. “Ho idea che gli stiamo particolarmente simpatici.”

 

“Già…un po’ troppo per i miei gusti. Come procediamo?”

 

“Innanzitutto vediamo se veramente ce l’ha con noi.” Ron si schiarì la gola rumorosamente, richiamando l’attenzione dei due O’Connor. “Che ne dite se ci fermiamo a mangiare un boccone?”

 

Catherine sbattè gli occhi. “Ma…non facciamo tardi?”

 

“Nah.” Ron indicò un piccolo ristorante in fondo alla strada. “Quello mi sembra un bel posticino.”

 

“Se lo dici tu.” Fece incerto John.

 

Il ristorante era abbastanza accogliente come sembrava anche da fuori; Ron e Hermione condussero i due O’Connor a un tavolino vicino ad un finestrone che dava su un giardino interno con tanto di fontana, e qualche istante dopo che avevano preso posto un cameriere portò i menù. Catherine sembrava molto presa dalla scelta del primo piatto – suo marito naturalmente sosteneva che avrebbero dovuto mangiare leggero e limitarsi a un buon secondo – ma Hermione e Ron finsero di guardare i loro menù per osservare invece la situazione; finalmente un passo falso fu commesso dal cameriere: l’uomo in blu lo aveva chiamato dalla soglia della porta facendogli cenno di stare zitto, ma erroneamente quello lo aveva accolto con il solito formale inchino che aveva chiaramente mostrato la presenza dell’uomo nel locale.

 

Hermione scoccò uno sguardo a Ron. “E’ lui.” Sussurrò.

 

“Invece secondo me la pasta al forno è troppo pesante, ricordati che dobbiamo affrontare sei ore d’aereo, cara.” John si voltò. “Ragazzi, voi cosa prendete?”

 

“Pasticcio di patate.” Rispose distrattamente Ron, fissando i movimenti del cameriere che era appena entrato nella cucina.

 

“Vedi?”

 

“Catherine, loro non devono partire.”

 

“Beh, comunque io voglio una porzione di pasta al forno per me.”

 

“Bene, fa’ come credi. Io mi limiterò a un buon arrosto.”

 

Non passarono che pochi secondi prima che il cameriere tornasse al loro tavolo con una bottiglia d’acqua in mano. “Prego, signori. Passerò tra un momento per prendere le ordinazioni.”

 

“Molto gentile.” Gli rispose Catherine, versandosi l’acqua nel bicchiere mentre il cameriere tornava a sparire nelle cucine.

 

Hermione le strappò il bicchiere di mano. “No, aspetti.”

 

Catherine la guardò stralunata. “Ma…”

 

Hermione si guardò bene a destra e a sinistra prima di estrarre la bacchetta in modo che nessuno la vedesse e mormorò qualcosa a bassa voce, puntandola contro il bicchiere. In pochi istanti l’acqua divenne verdastra, e John impallidì.

 

Ron se la portò vicino al naso e l’annusò. “E’ Belladonna.”

 

“Che?” biascicò una pallidissima signora O’Connor.

 

“Veleno.” Replicò sbrigativamente Hermione, rinfoderando la bacchetta.

 

“Oddio.” Sussurrò John. “Ci hanno trovati.”

 

“Già.” Disse serenamente Ron, alzandosi. “Che ne dite di una visitina alle cucine?”

 

“M-ma…”

 

“Stia tranquilla, signora.” Hermione sorrise in modo fiducioso. “E’ tutto perfettamente sotto controllo. Venite con noi, niente paura.”

 

Gli O’Connor seguirono i due ragazzi non esattamente elettrizzati all’idea di vedere cosa sarebbe successo, ma si tennero molto vicini a Hermione, che a sua volta camminava dietro Ron.

 

“Permesso?” Ron aprì la porta della cucina con un odioso sorrisetto. “Si può?”

 

Catherine si strinse al marito; la situazione in cucina non era molto promettente: c’erano due donne – due donnoni, a dire il vero – e due uomini alti quasi quanto Ron che avevano l’aria di essere in attesa di qualcosa, mentre tre cuochi, una cameriera e il cameriere di prima stavano immobili contro la parete opposta al forno, decisamente pallidi e spaventati.

 

“Stiamo disturbando qualcosa?” fece provocatorio Ron, mettendo le mani in tasca con aria sfacciata.

 

Uno dei due donnoni avanzò fino a pararsi davanti a lui. “Posso fare qualcosa per te, occhi blu?”

 

“Forse si. Sto cercando il gentile signore che mi ha portato l’acqua prima…ho la sensazione che gli sia sfuggita anche una goccia di veleno che non mi sembra di aver ordinato. Lei sa dove posso trovarlo?”

 

La donna fece uno sgradevole sorriso e parlò ancora con la sua voce rauca. “Ooh, quanto mi dispiace…certo, deve essere stato seccante…”

 

“Abbastanza.” Replicò tranquillamente Ron, mentre alle sue spalle Catherine e John O’Connor stavano letteralmente tremando.

 

“Forse possiamo venirci incontro a vicenda, bellezza.” L’altra donna muscolosa si fece scrocchiare rumorosamente le mani e si piazzò davanti a Ron con intenzioni poco amichevoli. “Io ti dico chi è stato il bambino cattivo…e tu mi fai scambiare quattro chiacchiere con quei due signori là dietro.”

 

“Oh cielo.” Sussurrò soffocata Catherine.

 

Ron fece una smorfia. “L’offerta è interessante, ma temo proprio di dover rifiutare. Quei signori non hanno una gran voglia di parlare con voi al momento.”

 

I due uomini affiancarono le donnone. “Stai giocando col fuoco, occhi blu.” Fece di nuovo la prima. “E’ la tua ultima occasione per correre da mamma e salvare il tuo bel culetto.”

 

Ron sfoderò un sorriso ipocrita. “Vi devo proprio deludere, signore, se state cercando di spaventare qualcuno state fallendo miseramente.”

 

“Davvero?” le due donne si massaggiarono i pugni. “Che peccato, mi eri simpatico…ora quei begli occhioni ti diventeranno gonfi come due uova…”

 

Ron scosse la testa. “Oh no, mi dispiace ma io non picchio le signore.” Con un sorrisetto malizioso porse la mano a Hermione e la fece avanzare. “Ma la mia ragazza è a vostra disposizione.”

 

I due donnoni osservarono Hermione e poi scoppiarono a ridere. “Cos’è, moccioso, ci stai prendendo in giro forse?” fece una.

 

“Questa specie di fiorellino dovrebbe vedersela con noi?” completò ridendo l’altra. “Ehi, se vuoi che facciamo il lavoro sporco e te la leviamo di torno non è mica gratis.”

 

Hermione inarcò un sopracciglio in modo irritato. Ron le sorrise. “Ti va di sgranchirti un po’ le gambe, amore?”

 

“Con vero piacere.” Disse lei, fulminando con gli occhi le due donne che ancora se la ridevano.

 

“Divertiti.” Ron le strizzò l’occhiolino e andò a raggiungere gli O’Connor, che lo guardavano con aria a dir poco allibita.

 

Le due donne si pararono di fronte a Hermione in tutta la loro statura muscolosa. “Allora, ragazzina…” fece una delle due, guardando Hermione dall’alto in basso. “Sei pronta a vedere le stelle?”

 

Il grosso donnone le sferrò un pugno che fece sussultare Catherine, ma Hermione si piegò sulle ginocchia in tempo per evitarlo e colpire con un calcio la sua avversaria, facendola cadere a terra di netto; l’altra donna tentò di sferrarle un calcio, ma lei le rotolò fra le gambe e con un calcione al sedere la spedì lunga distesa a terra.

 

Quando anche i due uomini si unirono alla rissa, John O’Connor non potè più contenersi. “Mio Dio, Ron! Che stai facendo ancora qui, perché non vai ad aiutarla??”

 

Ron fece un sorrisetto, senza staccare gli occhi dallo spettacolo. “Poveracci, non mi sembra il caso di infierire. E poi il mio compito è proteggere voi.”

 

Catherine chiuse gli occhi quando vide uno degli assalitori scagliarsi contro Hermione con un coltellaccio affilato in mano. “Santo cielo, si farà male!”

 

“Chi, Hermione?” Ron aveva sulla faccia un’espressione di orgoglio tutto maschile che lo faceva sembrare ancora più irritante del solito. “Tutto bene, amore?”

 

Hermione diede un calcio in bocca a una delle due donne. “Benissimo!”

 

Ron guardò soddisfatto il signor O’Connor e indicò Hermione con un cenno della testa. “La mia ragazza.” Esclamò fiero.

 

Catherine non potè non sobbalzare quando Hermione colpì con una gomitata alla tempia l’uomo che credeva di averla messa in trappola fra le sue braccia muscolose, ma col passare dei minuti vedere la giovane donna così competente e soprattutto così in gamba nonostante la sua età e la sua corporatura le fece tirare un sospiro di sollievo. Hermione poteva anche essere una ragazza con un vestitino estivo e l’aria innocente, ma stava mettendo ko gente più alta e più forzuta di lei.

 

“E non rovinarmi il vestito!” Hermione spedì anche l’ultimo avversario nel mondo dei sogni con un pugno sotto al mento. Nessuno si mosse quando rimase solo lei al centro della stanza, in piedi in mezzo a quattro corpi robusti a terra.

 

“Santissimo cielo…” mormorò la cameriera. “Vado a chiamare la polizia!” strillò prima di correre fuori.

 

Hermione si voltò verso il personale del ristorante. “E’ tutto sotto controllo, siamo della Protezione Testimoni e stiamo portando in salvo queste due persone. Non vi preoccupate, consegnate questi quattro alla polizia e state tranquilli perché è tutto finito.”

 

“Accidenti…” mormorò John O’Connor. “Sei molto brava, complimenti…ma ancora non mi spiego come hai fatto.”

 

“Ti sei fatta male, cara?” le chiese accoratamente Catherine.

 

Hermione scosse la testa e sorrise, scansandosi i lunghi capelli mossi dal viso. “Andiamocene da qua prima che arrivi la polizia babbana.”

 

“Si. Andiamocene, e anche subito.” Annuì John.

 

“Mi date un secondo?” Ron senza troppi preamboli afferrò Hermione per i fianchi e la baciò in quel modo tutto suo, capace di farle dimenticare perfino di essere in missione. Quando si tirò indietro vide con la coda dell’occhio la signora O’Connor che sorrideva largamente e il marito che guardava altrove in evidente imbarazzo. Fu solo per la loro ingombrante presenza che non baciò di nuovo Hermione, che con le labbra e gli occhi socchiusi era un vero e proprio invito a nozze per la sua voglia. “Scusate, ma ci voleva proprio.”

 

Hermione sbattè gli occhi e scosse la testa, come se in quel momento si stesse rendendo conto di quello che la circondava. “Oh…uhm, s-si…mi sa che questo non possiamo scriverlo nel nostro rapporto a Sirius, proprio no…”

 

John sbuffò e appoggiò le mani sui fianchi. “Possiamo andare adesso, per favore? Nel caso l’abbiate dimenticato, ci sono dei terroristi che ci stanno seguendo.”

 

Catherine lo fulminò con lo sguardo. “Sai cosa ti dico, John? Anche tu dovresti essere baciato, molto e spesso e anche in pubblico…ma da qualcuno con più pazienza di me.” Sibilò, e senza perdere altro tempo alzò i tacchi e si avviò.

 

 

***************

 

 

“Come sarebbe mezzora di ritardo?!” Ron quasi non voleva credere alla hostess. “Ma è sicura?”

 

La donna annuì. “Mi dispiace molto per il contrattempo, signore, ma come vede anche tutte quelle persone sedute nelle poltroncine laggiù stanno aspettando il suo volo e sanno del ritardo…sono cose che avvengono, sono molto spiacente.”

 

Ron sbuffò e si passò una mano fra i capelli. “Mezzora ha detto, eh?”

 

“Si, il suo volo decollerà alle sedici e trenta precise.”

 

“Grazie.” Brontolò Ron prima di tornare al check-in, dove Hermione e gli O’Connor lo stavano aspettando. “Incidente di percorso, il volo è in ritardo.”

 

Catherine sospirò. “Tipico dei babbani. Stavo in pensiero che ne combinassero una dritta.”

 

“Tu non hai fatto di meglio, cara, con la tua paura di prendere il Nottetempo.” Brontolò John. “A quest’ora saremmo già in viaggio per l’America se mi avessi dato retta.”

 

Hermione intervenne per evitare l’irreparabile. “Che ne dite se andiamo tutti a prenderci una bibita fresca al bar dell’aeroporto? Fa molto caldo, non trovate?”

 

“Va bene.” Disse la signora bionda, guardando in malo modo suo marito.

 

Ron lanciò un bacio furtivo a Hermione mentre entravano nel bar, e lei gli sorrise allegramente. Ron quasi rise da solo mentre si sedevano a un tavolino tutti e quattro…il buon vecchio Sirius era molto più in gamba di quello che sembrava a volte: ci aveva preso perfettamente, lui e Hermione erano in una fase di bisogno perenne l’uno dell’altra.

 

“Ron, hai capito quello che ho detto?” gli chiese il signor O’Connor.”

 

Ron sbattè gli occhi. “Mi scusi, mi ero distratto un attimo. Diceva?”

 

“Ti ho chiesto se avete fatto quell’incantesimo per verificare che queste limonate…”

 

“Stia tranquillo.” Hermione annuì compiaciuta. “Ci ho già pensato io…sono pulite.”

 

Catherine sbattè gli occhi. “Non ti ho visto prendere la bacchetta.”

 

Hermione sorrise. “Se mi avesse vista mi sarei sentita un’autentica incapace.”

 

Ron ridacchiò e scosse la testa. “Abbiamo ordine di non attirare l’attenzione dei babbani…non possiamo usare la magia perché i Deagles sono notoriamente degli imbroglioni, si servono di babbani per attaccare i maghi ben sapendo che la nostra legge vieta di attaccare un non mago con una bacchetta…quindi stiamo cercando di comportarci come loro, e farci i fatti nostri mentre nessuno guarda.”

 

John sembrava molto interessato. “Prodigioso.” Disse, sorseggiando la sua bevanda. “Certo che vi hanno addestrato proprio bene…così giovani siete già così esperti?”

 

“Siamo i migliori.”

 

Ron.”

 

“Ok, siamo tra i migliori.”

 

La signora O’Connor sollevò un giornale dalla panca e lo osservò con moderato interesse, quindi sorrise e lo porse a Hermione. “Tieni, cara, questo potrebbe esservi utile.”

 

Hermione s’illuminò quando riconobbe il giornale degli annunci di vendite e affitti di appartamenti, e subito lo aprì sul tavolo. Il signor O’Connor inarcò le sopracciglia. “Stai cercando casa?”

 

La moglie annuì e sorrise beatamente. “Vanno a vivere insieme.”

 

L’uomo guardò Ron con un’aria sorpresa ma positivamente. “Oh, congratulazioni ragazzi.”

 

“Grazie.” Ron buttò giù la sua aranciata e diede uno sguardo a quello che stava leggendo con tanto interesse la sua ragazza.

 

“…senti qui.” Hermione si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Tre stanze, due bagni, cucina abitabile…”

 

“Solo tre stanze?” fece scettico Ron.

 

Hermione inarcò leggermente un sopracciglio, ma passò oltre senza commentare. “…quattro vani, ripostiglio, cucina, un bagno, pieno centro di Londra…”

 

“In mezzo ai babbani.”

 

“…quattro stanze, cameretta, cucina, ampia veduta sulla città, quinto piano in palazzo signorile…”

 

“Neanche a parlarne, io voglio il giardino.”

 

“…tre camere, salone, tre bagni, cucina abitabile, posto auto…”

 

“Che ce ne facciamo del posto auto, scusa?”

 

Hermione chiuse il giornale con uno scatto di rabbia. “Ecco. Ci risiamo.” Sibilò.

 

Ron alzò le spalle. “Beh? Mi hai chiesto un parere, no?”

 

“Sei impossibile! Quante case ti ho proposto negli ultimi tre giorni, cinquanta? A tutte sei stato capace di trovare un difetto!”

 

“Ma che cosa vuoi, che mi butto nel primo buco disponibile solo per fare un piacere a te?”

 

Hermione emise un sospiro esasperato. “Ron. Tre stanze sono poche, Londra è babbana, il posto auto non serve, la vista non te ne frega, il giardino è obbligatorio, troppo lontano dalla città non ti piace…fammi indovinare, tu stai cercando una fotocopia di casa tua o sbaglio?”

 

Ron si accigliò. “E questo che cosa vorrebbe dire?”

 

“Che non è importante che io ti proponga tutti gli appartamenti del mondo, nessuno sarà mai all’altezza di casa tua.”

 

Gli O’Connor sembravano leggermente a disagio, ma stavano seguendo ugualmente la situazione. Ed entrambi capirono, pur non conoscendo Ron, che il fatto che le sue orecchie si stessero facendo rosse non era un buon segno.

 

“Guarda un po’ chi parla! Se c’è una che è fissata con le cose, quella sei proprio tu!”

 

“Si, ma io almeno so quando è il momento di scendere a compromessi!”

 

“Perché, io no?!”

 

“E’ evidente che no! Altrimenti perché non ti piace nessuna delle case che ti ho proposto? Perché non sono uguali a casa tua! Insomma, Ron! Io capisco che ti è difficile adattarti quando hai avuto una casa così accogliente e confortevole per tanti anni, ma guarda che anch’io ho avuto una reggia e non per questo sto cercando una villa come quella dei miei genitori!”

 

Ron sentì il sangue andargli al cervello. “Ma certo, deve essere stato un sacrificio lasciare la costosissima villa dei tuoi genitori per essere ospitata nella nostra umile casa visto che non sapevi dove andare, mi rendo conto!”

 

Nello stesso istante in cui le parole gli uscirono di bocca Ron si rese conto di averla offesa troppo gravemente; la signora O’Connor lo guardò disgustata, mentre lo sguardo di Hermione si fece così freddo che lo fece sentire molto peggio di quanto non si sentisse già.

 

Hermione abbassò lo sguardo e si alzò. “Vado a farmi dare il conto.”

 

“Aspetta un attimo…”

 

Hermione si scrollò violentemente di dosso la sua mano e si allontanò in direzione del bancone. Ron sbuffò e nascose la faccia fra le mani.

 

“Sei stato pessimo con lei.” Gli disse acida Catherine. “Non avresti dovuto dirle una cosa del genere.”

 

John sospirò. “Può scappare una parola di troppo in un momento di rabbia…ma devi chiederle scusa. Mi sembra molto scossa per quello che le hai detto.”

 

Ron sospirò e annuì, voltandosi a guardare Hermione lì in piedi, in attesa del conto dal cameriere. Non voleva dirle una cosa così orrenda, non sapeva neanche perché gli era uscita…lui e il suo dannato caratteraccio!

 

 

 

Hermione s’impose di non piangere neanche una lacrima, e riuscì a restare solo con gli occhi lucidi. Ron aveva il maledetto dono di farla sorridere più di chiunque altro…e di farla star male ancora più facilmente. Possibile che prima di parlare non lo usasse mai il cervello? Ma non si era reso conto della cosa disgustosa che le aveva appena detto?

 

“Guarda guarda…viva l’estate, che porta tutte queste belle ragazze in giro seminude.”

 

Hermione si voltò per vedere che accanto a lei stava un uomo che poteva tranquillamente definirsi come un brutto ceffo, vestito male e con un’espressione molto poco raccomandabile.

 

“Che fai di bello, bambolina? Stai aspettando il gelatino?”

 

Lei lo ignorò, restando ferma dov’era.

 

“Fai la sostenuta, eh? Mmh…dimmi, cosa posso offrirti per farti aprire quella bella boccuccia…”

 

Hermione schivò la mano dell’uomo, che stava cercando di appoggiarsi sulla sua. “Le suggerisco di lasciarmi in pace.” Sibilò.

 

L’uomo rise sguaiatamente. “Una bella ragazza come te non dovrebbe andare in giro da sola, sai…” le si avvicinò ancora, e benchè lei arretrasse non le restava molto spazio prima del muro. “…ooh, non scappare, bambolina…non voglio mica mangiarti…”

 

Hermione maledisse il cameriere, che continuava a servire caffè come un idiota.

 

“Ma che bel collo che hai…” le sussurrò viscidamente l’uomo, sporgendosi verso di lei.

 

“Le ho detto di stare al suo posto.” Ringhiò Hermione.

 

 

 

“Io gli avrei già fatto cadere le mani.”

 

“Quel brutto porco…”

 

John e Catherine O’Connor stavano assistendo alla scena con decisa indignazione.

 

“Hai intenzione di lasciare che quel viscido animale dia fastidio alla tua ragazza?” il tono della signora era pungente e diretto.

 

Ron stava stringendo il bicchiere così forte che le unghie gli erano diventate bianche. “Hermione sa cavarsela da sola.” Ruggì fra i denti. “E poi non posso lasciarvi da soli.”

 

“Sono solo pochi metri.” Fece John, scrollando le spalle.

 

Ron sentiva dentro di sé una rabbia che stava montando inarrestabilmente alla vista di quello schifoso che continuava a guardare con una faccia largamente deliziata nella scollatura del vestito di Hermione. Le mani gli prudevano così tanto che gli facevano male, e il bicchiere che stringeva sembrava avere i minuti contati.

 

“Che schifo.” Mormorò disgustata Catherine. “Certa gente non dovrebbe avere la faccia tosta di andare in giro…quell’uomo andrebbe rinchiuso…”

 

“Magari rinchiudessero tutti i maniaci dello stato, tesoro.” Le rispose il marito.

 

Ma quello che successe dopo spazzò via ogni senso del dovere dal cervello di Ron. L’uomo allungò tutte e due le mani e le sbattè con forza sul sedere di Hermione. Ron scattò in piedi alla velocità della luce, e prima ancora che quello potesse ritirare le mani si ritrovò di schiena a terra con il labbro spaccato.

 

“Brutto bastardo…ti faccio vedere io, lurido porco… ” Hermione trattenne Ron per un braccio, che al contrario sembrava non ancora soddisfatto. Ma il viscido ometto fece una cosa inaspettata…un sorrisetto.

 

“AIUTO!!!”

 

Ron e Hermione si voltarono di scatto: un uomo, apparentemente spuntato dal nulla, aveva il pugnale levato contro la signora O’Connor.

 

“Merda!!” Ron scattò in avanti, pur sapendo che non avrebbe fatto in tempo.

 

“Sta’ lontano da mia moglie!!” John O’Connor afferrò una bottiglia e la fracassò sulla testa del suo assalitore, che per un istante barcollò…quell’istante prezioso che servì a Ron per sbatterlo a terra con una spallata a parecchi metri di distanza. Il suo complice, il porco che aveva insidiato Hermione, fu abbastanza veloce da sfuggire a entrambi e recuperare il suo amico, trascinandolo di corsa fuori prima che Ron potesse raggiungerli e sparendo appena fuori la porta del bar.

 

“Figli di puttana…” ruggì Ron, tornando dentro per accertarsi delle condizioni degli O’Connor.

 

Hermione era in piedi accanto alla signora O’Connor, che sembrava ancora sconvolta, mentre nel locale c’era un gran fermento e gente che mormorava e richiedeva la presenza della polizia.

 

“Oh cielo…” Catherine alzò gli occhi e guardò il marito con un sorriso enorme. “John…tu mi hai salvato!”

 

Lui arrossì e annuì. “Credevi forse che avrei potuto sopportare l’idea di perderti?”

 

“…amore mio!!” la donna gli balzò al collo e gli coprì il viso di baci, e Hermione sorrise compiaciuta.

 

“State tutti bene?” chiese trafelato Ron, arrivando in quel momento.

 

“Grazie al cielo si.” Fece John, abbracciando ancora sua moglie.

 

Hermione si voltò verso Ron con gli occhi che le saettavano per la rabbia. “Che cosa diavolo avevi in testa?!” ruggì.

 

Lui s’infiammò. “Che vorresti dire?”

 

“Come hai fatto a essere così pazzo! Hai abbandonato loro, che sono la nostra prima priorità, per venire da me che avevo la situazione perfettamente sotto controllo!”

 

“Ooh, ho visto come la tenevi sotto controllo!” Ron si passò una mano fra i capelli. “Pretendevi anche che fossi rimasto a guardare mentre quello ti metteva le mani addosso?!”

 

“Cara, ha ragione lui.” Catherine appoggiò maternamente una mano sulla spalla di Hermione, cercando di calmarla. “E’ rimasto con noi fino all’ultimo, non potevi aspettarti che restasse con le mani in mano mentre quell’uomo disgustoso cercava di molestarti.”

 

“Non è questo quello che ci hanno insegnato!” replicò ferocemente Hermione, guardando dritto negli occhi il suo ragazzo. “Ci è mancato poco che pagaste voi per un errore suo.”

 

Ron scosse la testa con amarezza. “Andrai avanti finchè non riterrai di avermela fatta pagare per quello che ho detto prima, non è vero? In tal caso risparmia tempo e fatica, Hermione, perché mi dispiace da morire e non so nemmeno come…”

 

“Tutto nella tua vita succede senza che tu sappia come è capitato.” Hermione gli voltò le spalle e prese Catherine per un braccio. “Andiamo, il vostro aereo sta per arrivare.”

 

Il signor O’Connor rivolse a Ron uno sguardo carico di comprensione, invitandolo a seguire le due donne che stavano uscendo dal bar. Hermione stava camminando rapidamente, tanto che la signora O’Connor sembrava affaticata per tenere il suo passo, infatti avevano già attraversato la strada che li divideva dall’ingresso dell’aeroporto, e che dava su una specie di belvedere con una vista su tutta la città. Hermione ebbe per un istante la tentazione di guardare quel bel paesaggio, data la sua passione per le vedute di collina…ma l’arrivo improvviso di una macchina che per poco non la investì la svegliò completamente da qualsiasi distrazione.

 

Avvenne tutto come a rallentatore: lo sportello posteriore della macchina si spalancò e comparve un uomo con un fucile in mano. Per istinto Hermione si gettò sulla signora O’Connor, trascinandola a terra un istante prima che potesse essere colpita e sentendo alle sue spalle le grida del marito.

 

Ron sfoderò il pugnale e colpì in pieno l’uomo col fucile, facendolo crollare di schiena sul sedile dell’auto. Quello alla guida, però, non si arrese: sterzò rapidamente il volante e puntò a tutta velocità contro Catherine e Hermione, che si stavano rialzando.

 

“Attenzione!!!” urlò disperato John.

 

Hermione rotolò alla sua destra trascinandosi la signora O’Connor e schivando di un pelo le gomme dell’automobile, ma in quel momento sentì un ruggito furioso e seppe che era Ron prima ancora di alzare gli occhi: lo vide aggrapparsi al cofano della macchina e balzarci sopra in qualche modo, e con un calcio a piedi uniti sfondare il parabrezza ed entrare nella macchina per lottare direttamente con l’autista.

 

“Catherine!!” urlò John, raggiungendole ed aiutando la moglie ad alzarsi. Hermione scattò in piedi, vedendo che la macchina vagava a zig-zag e soprattutto ad alta velocità verso il parapetto del belvedere.

 

“Ron!!!” strillò. “Il burrone!!!”

 

La macchina compì un’improvvisa svirgolata alla sua destra, ma alla velocità con cui stava andando non fu capace di frenare in tempo: sfondò il parapetto e piombò giù con un tonfo assordante.

 

Hermione sbiancò paurosamente, e a malapena avvertì le voci della folla che si era radunata nello spiazzo, né tantomeno quelle degli O’Connor. Si coprì la bocca con le mani e rimase senza respirare per qualche secondo, con gli occhi che le pungevano per le lacrime che si rifiutava di far uscire.

 

No… non ci credo, non così…

 

“Oh Dio mio.” Sussurrò con voce strozzata Catherine, aggrappandosi al braccio del marito.

 

“Chiamate la polizia, presto!!” urlò una donna.

 

“Aiuto, polizia!!” strillò istericamente una signora anziana.

 

Hermione trattenne il fiato quando vide una mano callosa tendersi e aggrapparsi al parapetto semidistrutto, poi le mani divennero due…e pochi istanti dopo un ciuffo di capelli rossi rivelò la presenza di Ron, che si stava arrampicando con un’aria un po’ stravolta e soprattutto molto sporco di terreno, ma era vivo. Hermione fece un sorriso misto alle lacrime che le scesero copiosamente sulle guance, e nemmeno sentì le esclamazioni di stupore della folla e quelle di gioia degli O’Connor…semplicemente gli corse incontro piangendo, e appena lo ebbe raggiunto gli gettò le braccia al collo così forte che lo fece barcollare all’indietro di qualche passo.

 

Ron, seppure visibilmente provato, sorrise e la strinse forte a sé, nascondendo il viso fra i suoi capelli e rifocillandosi col suo odore di vaniglia e primavera.

 

“Mi dispiace così tanto…” piagnucolò Hermione, col viso nel suo collo. “…ho avuto così tanta paura…oddio, Ron…scusami, scusami…io non volevo…”

 

“Ssh…” Ron le baciò il viso più volte. “Non è successo niente, amore…sono io che devo chiederti scusa, sono il solito stronzo…mi dispiace, scusami amore, scusami tanto…”

 

Hermione tirò su col naso e si asciugò le lacrime con la mano. “…sono stata una scema, a me non importa niente di dove andiamo a vivere…tu sei tutta la mia famiglia, dovunque andremo a stare sarà casa per me purchè ci sia tu.”

 

Ron sorrise e le accarezzò la guancia. “Non puoi dire una cosa del genere e aspettarti che non ti baci. Me ne frego che siamo in servizio.”

 

Hermione sorrise fra le lacrime. “Me ne frego anch’io.”

 

 

 

 

Catherine sospirò e sorrise ancora di più quando vide i due ragazzi che si baciavano meritatamente, e si strinse ancora di più al marito. “Quanto sono carini…”

 

Fra la folla ancora in subbuglio si fece largo un poliziotto. “Chi sono i ragazzi che sono stati attaccati, quei due?”

 

Catherine lo guardò con disprezzo. “Ma li vuole lasciare un attimo in pace, santa pazienza, non vede che sono occupati?!”

 

“Come sarebbe a dire, signora??”

 

“Ehi! Non contraddire mia moglie, sai!”

 

Catherine emise un urletto di gioia e si lanciò addosso al marito. “Quanto sei bello quando mi difendi!! Sei magnifico, sei il mio eroe!”

 

John accolse il bacio della moglie con molto piacere…a differenza del poliziotto, che guardò prima una coppia, poi l’altra e…

 

“Ma insomma, si può capire cosa diavolo è successo qua?!?”

 

 

***************

 

 

“E’ stata una delle giornate più emozionanti della mia vita.”

 

Catherine O’Connor sorrise serenamente, mentre lei e il marito – mano nella mano – stavano salutando le loro guardie del corpo al varco per imbarcarsi sul loro volo, ormai in partenza.

 

John annuì. “E’ stato un vero macello, ma molto istruttivo.”

 

Ron ridacchiò, godendosi la sensazione di stare abbracciato a Hermione, che gli teneva un braccio attorno ai fianchi mentre lui le aveva passato un braccio sulle spalle. “Devo ammettere che non è andato esattamente tutto come previsto, ma si può considerare una storia a lieto fine per fortuna.”

 

Catherine soffermò lo sguardo sullo zigomo viola e sui tagli che ricoprivano il viso del ragazzo. “Mi raccomando, fatti controllare da un guaritore appena puoi, capito?”

 

“Non si preoccupi, c’è una bella signorina qui che non mi darà pace finchè non mi avranno visitato per bene.” Ron guardò la sua ragazza con un sorrisetto.

 

“Sono molto felice che alla fine sia andato tutto per il meglio.” Hermione sorrise ai due coniugi. “Anche fra voi due, se ho capito bene.”

 

Catherine sorrise al marito. “Si, e dobbiamo ringraziare solo voi per questo.”

 

Hermione sbattè gli occhi. “Noi?”

 

John annuì. “Ci avete dato una bella rinfrescatina su ciò che importa davvero nella vita…ci avete ricordato come eravamo anche noi all’inizio della nostra storia, e abbiamo capito che vale la pena riprovarci ancora una volta.”

 

“Questo mi riempie di gioia.” Hermione fece un largo sorriso.

 

Ron annuì compiaciuto. “L’America è un buon punto di partenza, no?”

 

“Già.” John rise. “Vi manderemo una bella cartolina.”

 

Catherine con la coda dell’occhio seguì i movimenti del poliziotto di prima, che stava smanettando con un suo subalterno. “A quanto pare la polizia babbana ha in mente di rovinarvi la giornata.”

 

Ron scosse la testa. “Abbiamo già avvertito quelli del reparto Relazioni coi Babbani, se ne occuperà il Ministero.”

 

“Bene.” Esclamò John. “Meritate un lungo periodo di pausa dopo quello che avete fatto oggi.”

 

Ron rise. “Neanche cinque minuti ci daranno, è ordinaria amministrazione. Anche se non ci capita tutti i giorni di far riconciliare le coppie che salviamo.”

 

Tutti risero. “A proposito di salvataggi.” Catherine estrasse qualcosa dalla tasca e la tenne nella mano stretta a pugno. “John e io stavamo parlando prima…non vogliamo andarcene così, voi ci avete salvato la vita in molti sensi e noi non sappiamo neanche come ricambiare in qualche modo…”

 

Hermione scosse la testa. “Ci mancherebbe altro, signora, abbiamo fatto solo il nostro dovere…”

 

“Permetteteci comunque di farvi un piccolo regalo.” La donna aprì la mano di Hermione e vi depose l’oggetto che stava stringendo. “Così vi ricorderete di noi.”

 

Hermione guardò cosa aveva in mano: era un mazzo di chiavi…

 

John sorrise largamente. “Aprono la nostra vecchia casa, il villino dove siete venuti a prenderci.” E dicendo così strizzò l’occhiolino a Ron. “Ha sei stanze e il giardino, e niente posti auto.”

 

Hermione rimase a bocca aperta. “Ma non…g-grazie mille, ma noi non possiamo accettare…”

 

Catherine sorrise. “Oh, si che potete. E’ un regalo, e i regali non si rifiutano mai.”

 

John annuì. “E usatela meglio di come l’abbiamo usata noi.”

 

Hermione non potè trattenersi oltre e gettò le braccia al collo di Catherine, che si commosse a sua volta e l’abbracciò. Ron era raggiante quando strinse la mano al signor O’Connor. “Non potremo mai ringraziarvi abbastanza, dico sul serio…”

 

“In questo caso siamo pari.” John gli strizzò l’occhiolino. “Sono certo che vi troverete benissimo nella nuova casa.”

 

“Passate a trovarci se mai tornerete in Inghilterra.” Hermione sorrise felicemente, e Ron le passò un braccio attorno alle spalle.

 

“Ben volentieri, ragazzi.” John prese la moglie per mano. “Arrivederci, allora…e grazie di tutto.”

 

“Grazie a voi.” Fece allegro Ron. “In bocca al lupo.”

 

“Buona fortuna anche a voi, cari.” Catherine baciò la fronte a Hermione e quindi si allontanò col marito verso la scaletta per l’aereo, voltandosi a salutare ancora una volta prima che li facessero entrare nell’aereo in procinto di decollare.

 

Hermione e Ron rimasero a salutare l’aereo che spiccava il volo finchè non fu scomparso fra le nuvole, quindi Hermione si voltò e balzò in collo a Ron, emettendo un urletto che lui trovò adorabile. “Abbiamo una casa, abbiamo una casa tutta nostra!”

 

“E proprio come la volevamo.”esclamò felice Ron, sorridendole largamente.

 

Hermione si strinse di nuovo a lui, ridendo emozionata. “Casa nostra, tutta per noi!” un secondo dopo si fece indietro. “Abbiamo un milione di cose da fare! Prima dobbiamo vedere se la casa ha bisogno di essere ristrutturata…beh, naturalmente per quello ci faremo aiutare da tuo padre e tua madre…poi bisogna andare a scegliere i mobili…certo, converrà fare acquisti a Diagon Alley, si fanno ottimi affari lì…”

 

Ron rise fra sé e sé nel vederla tutta concentrata, con quell’aria professionale che assumeva sempre fin da quando era piccola ogni volta che pensava intensamente a qualcosa. Pazzo doveva essere stato il primo uomo sulla terra che si era innamorato…e pazzo era lui, che ormai sentiva di dipendente da lei in tutto e per tutto, ma se quella pazzia significava vederla sorridere così spensieratamente allora si, voleva essere pazzo e restarci fino a che avesse avuto fiato in corpo. Con questo pensiero in testa e un sorriso sulle labbra la baciò mentre lei stava ancora parlando da sola, col preciso proposito di lasciarla piacevolmente stordita e soprattutto…finalmente un attimo zitta.

 

“Stavi dicendo?” le disse con uno sfacciato sorrisetto volutamente fascinoso.

 

Hermione sbattè gli occhi e si passò una mano fra i capelli…poi lo guardò con un sopracciglio inarcato e sorrise a sua volta. “Non credere di farla franca così, signor Weasley. Non pulirò tutta la casa da sola, e puoi scordarti che lo chieda a tua madre.”

 

Ron si accigliò. “C-come…pulire la casa?! Tu vuoi pulire la casa?!”

 

Hermione fece un irritante sorrisetto e gli stampò un rapido bacio sulle labbra. “Non io, amore, noi due insieme.”

 

Ron prese a seguirla quando lei s’incamminò allegramente verso l’uscita. “No, aspetta un momento, ma non potremmo chiedere una mano a qualcuno che ne sia capace? Né io né te siamo proprio esperti con gli incantesimi domestici, non siamo gente da pulizie…”

 

“C’è sempre tempo per imparare.” Rispose vispa lei, continuando a camminare.

 

“Ma ragiona! Almeno facciamoci aiutare!”

 

“Non se ne parla, è la nostra casetta, ce la prepareremo io e te da soli.”

 

“E se prendessimo un elfo domestico?”

 

“Sei impazzito?”

 

“Pagandolo!” Ron stava praticamente supplicando Hermione mentre la rincorreva, e lei ne era talmente consapevole che un sorriso beato le adornava la faccia. “Lo riempiamo di soldi, giuro!”

 

“No.”

 

“Ma almeno parliamone un attimo, non…”

 

“Ron.” Hermione si fermò e si voltò.

 

“Cosa?”

 

“Sta zitto e baciami.”

 

 

*** THE END ***

 

 

 

Psst…ehi, ragazzi…cliccate qui! =D

 

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