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Autore: Finnick_    18/08/2012    4 recensioni
Panem: i Giochi non esistono più. Capitol City è stata sconfitta.
E' la verità? Oppure l'attuale governo mantiene ancora fredde apparenze che facilitano la rinascita di una nuova generazione?
Mellark-Everdeen, Odair-Cresta. I ragazzi di una generazione che sfiderà la nuova Capitol 13.
Che gli Hunger Games risorgano, tributi.
Ambientazione: dopo "Il canto della rivolta".
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sento che potrei cedere o mettermi ad urlare. Invece rimango immobile con gli occhi spalancati e lo stupore dipinto in faccia. L’impulso è incredibilmente forte: tornare all’ascensore che ho alle spalle, premere il numero 10 e avvertire l’intero appartamento che la cosa più assurda che ci saremmo mai immaginati è successa. Ma non posso, non dopo che Finnick mi ha chiesto aiuto così furtivamente. Lo sguardo della Coin mi ha intrappolato in una rete di ricordi che non voglio riportare alla mente.
Buffo. Qualche minuto prima avrei fatto di tutto per ricordare. Adesso voglio soltanto realizzare che mi trovo davanti ad un fantasma inesistente e dimenticare quello che so di lei, ovviamente grazie alle repliche tv. Ma lo sguardo di Finnick mi costringe a rimanere.
Aiuto. Mi ha chiesto aiuto. Cosa ha fatto agli Odair una donna che dovrebbe essere morta? Non è certo venuta a tranquillizzarci.
-Finnick, illuminami- dice la Coin facendo sparire il sorriso che si era stampata in faccia vedendomi.
-anzi no. E’ facile, è uguale a sua madre- continua. Già. Quella che avrebbe dovuto essere la sua assassina. Dove ha sbagliato Katniss? Non ha sbagliato. La Coin era caduta morta dal balcone di Snow, colpita da una freccia di mia madre. Non può essere lei.
-sarei venuta anche da te, Mellark, ma vedo con piacere che mi hai anticipata. Nome?-
-Rue- dico spaesata. Le ho addirittura risposto. Tutto questo sta diventando fin troppo surreale.
-Rue Mellark. La figlia degli eroi di Panem- mi guarda sprezzante –o dei traditori-
Era ovvio che l’avrebbe fatto, che avrebbe toccato quel tasto. Il gesto l’ha fatto mia madre e adesso io devo pagare. Io e Finnick. Lui che c’entra?
-lei non dovrebbe essere qui- dico. Non so come mi siano uscite dalla bocca quelle parole. Non posso fare niente contro di lei, non posso contrastarla. Per il semplice fatto che lei non dovrebbe esistere.
-su questo siamo d’accordo. Dovrei essere al posto della Paylor. Ah, no. Forse tu intendi che dovrei essere morta. Sì, hai ragione, dovrei. Sai, ripenso molto al gesto di tua madre e ogni volta che vedo la cicatrice che mi ha lasciato capisco che non sarebbe dovuta finire così- si tocca il petto e vi da un colpetto.
-ma sediamoci, è scomodo stare in piedi, non è vero?-
Nessuno di noi risponde. La Coin si siede tranquillamente sul divano di pelle dalla parte opposta di Annie, che immobile fissa il tavolo in mezzo. Non so se ha capito la situazione, ma a dire il vero non l’ho capita nemmeno io. Guardo Finnick e lui ricambia lo sguardo con tutta la preoccupazione che sente dentro. Mi sento crescere il terrore, ma devo indubbiamente cercare di dominarlo. Finnick mi tende piano una mano. Cerca di aiutarmi anche adesso. Anche ora che l’aiuto me l’ha chiesto lui. Mi avvicino e gli poso una mano sulla spalla mentre ci sediamo al centro del divano.
-allora- inizia la Coin, assolutamente seria –ve la siete cavata bene per venticinque anni senza di me, giusto?-
Silenzio.
-e scommetto che mi conoscete talmente bene da tutte quelle baggianate che vi mandano in televisione, che è inutile dirvi chi sono-
-gliel’avrebbero già chiesto, se avessero voluto- è la voce di Annie che sembra una statua da quanto è immobile. Chi meglio di lei può sapere chi è la Coin?
L’ex presidente annuisce.
-allora saprete anche perché sono qui-
-è lei che ha mandato gli Overcraft mentre eravamo in viaggio- dice Finnick.
-non esattamente. Io ero già qui. Ho seguito attentamente come vi siete difesi e ammetto che è stato uno spreco di uomini per aver ottenuto solo un ragazzino- Scatto dritta. Mi guarda e capisce che la mia rabbia sta montando. Ma è così mista a tristezza che non so come reagire.
-io volevo voi due-
Questo conferma terribilmente ciò che avevo supposto da sola in questi giorni: io e Finnick siamo più pericolosi di qualunque arma che i Distretti possano puntare contro Capitol 13. È così che ho ribattezzato la nuova alleanza, nella mia mente. Non capisco il motivo, però. Perché siamo così pericolosi? La gente smania davvero così tanto pur di vederci vivi?
-dov’è Chays?- chiedo immediatamente. Mi basta una risposta e per me questa guerra assumerà tutto l’aspetto di una giustizia privata.
-sta bene- dice secca la Coin, senza scomporsi. Non mi fido, ovviamente. Anche da morto uno sta bene. È in pace all’altro mondo.
-quindi lei è venuta a portarci via?- chiede Finnick. È serio, composto. Ha paura come me, ma non lo da affatto a vedere.
-ti facevo più perspicace, Odair- dice lei –non mi servite adesso. Che vantaggio ne trarrei? Sparireste sotto il naso di un’intera nazione che ormai vi ha visto tra le strade del Distretto Madre e che vi aspetta trionfanti su un carro della vittoria. No, non mi conviene-
-decisamente- mi limito a dire.
-comincio a pensare che sia stato un bene aver racimolato almeno il ragazzo, da quell’Overcraft. Sai, Rue. Potresti essere la nuova ragazza in fiamme, la Ghiandaia Imitatrice. Potresti scatenare la guerra che tua madre non fu in grado di tenere sotto controllo. Del tè?- chiede, come se fossimo noi gli estranei in quell’appartamento. Solleva una brocca e ce la mostra.
-no, grazie- rispondo. Finnick tace.
-ma non lo sarai- conclude la Coin. Netta, sicura. Dritta al punto. Non sarò come mia madre, oppure? So qual è la risposta. Lei ha tra le mani la vita di mio fratello. È solo allora che ho la certezza che non sia morto.
-e tu non l’aiuterai- punta il cucchiaino verso Finnick e gira lo zucchero nel tè.
-vedete, quello che è successo venticinque anni fa non doveva succedere. Il coma in cui sono stata per vent’anni mi ha catapultata in una società che viaggia senza di me. Ma potrebbe andare molto meglio, con il mio aiuto, non credete?-
No. No che non ci credo.
-la sua alleanza con Capitol City serve a questo- dice Finnick.
-mi serve, sì. L’ho capito troppo tardi. Il valore che aveva la società costruita da Snow-
E’ lei. E’ Snow al femminile. Mi sbagliavo del tutto sul conto della Paylor. Adesso che ho davanti questa donna mi rendo conto di quanto lei sia un angelo a confronto.
-tutto quanto- continua –aveva uno scopo e funzionava bene, compresi gli Hunger Games, prima dell’arrivo dei vostri amati genitori. –
Ricordo che fu anche per questo che mia madre decise di togliere la Coin dalla circolazione. Quei Giochi dovevano cessare e invece lei aveva proposto di indire un’ultima edizione con i figli di Capitol City. Adesso che è loro alleata.. i Giochi probabilmente si terranno di nuovo e non saranno certo i figli degli alleati a finirci dentro. Ma non accadrà. Perché dobbiamo trovare il modo di zittire la Coin.
-se voi vi mostrerete a quella parata la guerra si riaprirà, e voi non ne vorrete essere i responsabili, mi auguro-
-certamente no- dico, mascherando la rabbia.
-non possiamo rinunciare alla Parata della Memoria- obbietta Finnick. Ha ragione, non possiamo. È l’unico modo concreto che abbiamo per buttar giù quel che resta di quel dominio odioso.
-infatti parteciperete. Dovete solo fare una cosa semplice: fallire-
Fallire. Ovvio.
Mostriamoci deboli, impreparati. L’opposto dei nostri genitori. Addirittura nemici dei distretti, chiamati alla parata contro voglia. E tutta Panem ci odierà. Fatto quello saranno la Coin e la Paylor a vedersela faccia a faccia. Noi saremo lasciati in pace insieme alle nostre famiglie e Chays tornerà.
La Coin si sfila dalla giacca un pacchetto di fogli e ce lo sventola sotto il naso.
-buttate via i discorsi che vi prepareranno e recitate questi- lancia il mazzo sul tavolo. Raccolgo un foglio e lo porgo a Finnick, l’altro lo tengo e lo apro lentamente. Le scritte riempiono la carta di giuri e spergiuri verso Capitol e Panem. E’ tutto l’opposto di ciò che dovremmo dire realmente.
-siate convincenti e nessuno si farà male-
Se non ci riusciremo Chays morirà e la guerra esploderà. Se faremo come dice la Coin, Panem ricomincerà a vivere i tempi bui di Snow, in cui il grande divertimento era rappresentato dagli Hunger Games, che torneranno se la Coin salirà al potere. La sorte di Panem dipende da una ragazza che ha appena riacquistato la memoria e da un ragazzo che non si sente all’altezza delle azioni del padre.
L’ex presidente si alza in piedi e dice:
-ah, dimenticavo. Non oserete farne parola. Tantomeno tu, dolce Annie- Finnick le prende immediatamente una mano e la stringe forte.
Si avvia verso l’ascensore e prima di scomparire annuncia: -bello il giardino sul fiume, non è vero ragazzi?-
Ci ha sempre osservati. Ha sempre controllato ogni mossa, ogni gesto. Ci ha studiati e ha letto in noi una pericolosa alleanza che può distruggere la sua ascesa al potere.
Se n’è andata insieme alle sue minacce, ma l’ardore di ciò che ha chiesto aleggia pesante nell’aria. Siamo tesi come coltelli.
Finnick prende Annie e la conduce verso il corridoio oltre la sala da pranzo.
-non andar via, se puoi- mi dice con aria sconvolta.
Io annuisco e rimango immobile sul divano. Ho bisogno delle braccia forti e rassicuranti di mio padre. Ho bisogno di sentirmi dire che domani torneremo a casa e che tutto sarà come lo abbiamo lasciato, ma non accadrà. È impossibile. E poi non posso parlare di questa faccenda assurda con nessuno.
Quando Finnick torna, dopo qualche minuto, mi prendo la faccia tra le mani e comincio a tremare.
Tremo così forte che mi si tronca ogni parola sulle labbra e non escono nemmeno le lacrime.
Finnick si siede accanto a me e raccoglie la pallina di stoffa caduta per terra. Non ricordavo nemmeno più di essermela portata dietro.
-ci chiedono di fallire- dico, senza smettere di tremare con la faccia tra le mani. Finnick me le prende piano e ci mette dentro la pallina. Richiude le mie dita su di essa e mi guarda.
Mi sorride.
Mi piace quando mi sorride, mi da sicurezza anche quando non ce l’ha nemmeno lui. Mi illumina. In quel momento, tutto è possibile.
-lo faremo?- chiedo stringendo la pallina. Lui chiude le sue mani sulle mie.
-sì- annuisce –per tuo fratello-
-ma gli Hunger Games.. torneranno e nessuno sarà più al sicuro. Nemmeno noi-
Lui ride sommessamente con cupa ironia –quando mai lo siamo stati?-
Stringe le mie mani ancora e mi costringe a guardarlo negli occhi azzurri. Restiamo lì. Senza dirci nulla, non importa. Siamo alleati, adesso. Insieme anche nell’organizzato fallimento.
Lui, adesso, qui. Mi dice che troveremo un modo. Faccio per aprire bocca, ma mi zittisce con un silenzioso “shh” e allora ci rinuncio. Comincio a sperare, l’unica cosa che adesso è possibile fare.
 
  
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