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Autore: effe_95    22/08/2012    8 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.

 

3. Yesterday I died, tomorrow ‘s bleeding

Ieri sono morto, il domani sta sanguinando

 

 

 

 

Claudia lasciò cadere svogliatamente il libro sul letto.
Era da due ore che ripeteva a memoria quel tratto dell’Iliade senza ottenerne nulla, leggere in metrica inoltre non era certo la cosa che preferiva di più in assoluto.
Francesco non le era d’aiuto, russava già da un po’ steso sul tappeto della sua stanza.
Quel pomeriggio pioveva di nuovo a dirotto e tanto per non cambiare la professoressa di Greco aveva assegnato una quantità di compiti esagerata.
Qualcuno bussò alla porta e Francesco si svegliò bruscamente, saltando a sedere come un ninja. Serena, sua madre, si affacciò sulla porta con un vassoio di biscotti caldi tra le mani.
<< State rinchiusi qui dentro da ore, ho pensato che una bella merenda era quello che ci voleva >> Disse appoggiando il vassoio sulla scrivania, accanto alla finestra perfettamente chiusa per evitare che la pioggia entrasse bagnando il pavimento.
<< Grazie mille, Serena >> Si affrettò a dire Claudia con educazione, la donna le sorrise e li abbandonò di nuovo allo studio. Francesco sbadigliò senza ritegno e andò a schiacciarsi di nuovo sul tappeto morbido, intenzionato a continuare il suo pisolino, Claudia invece afferrò un biscotto al cioccolato e prese a sgranocchiarlo con lentezza.
<< Che ore sono? >> Chiese allora, preoccupandosi per la prima volta del tempo che era passato da quando aveva messo piede a casa dell’amico.
Francesco sollevò controvoglia il braccio e guardò l’orologio, sembrava ancora inebetito dai postumi del sonno profondo in cui era caduto e Claudia si trattenne a stento dal lanciargli addosso un cuscino.
<< Le 17 e 10 >> Rispose lui con voce impastata; Claudia saltò in piedi come una furia e talmente all’improvviso che Francesco si svegliò completamente, i sensi nuovamente attivi per la sorpresa e lo spavento causati da quei movimenti improvvisi.
<< Che succede?! >>.
Domandò contrariato, Claudia si limitò ad infilare velocemente i libri nella cartella, afferrare la sciarpa, mettersi il cappotto e dirigersi verso la porta come una furia.
<< Tra dieci minuti devo andare a scuola per la lezione di pianoforte! >> Rispose frettolosa. Francesco alzò gli occhi al cielo, ogni volta succedeva sempre la stessa cosa, Claudia dimenticava il giorno della lezione, per poi ricordarsene quando era troppo tardi.
<< Vai pure, avverto io la mamma >>.
La rassicurò lui, Claudia lo ringraziò a malapena, gli stampò un bacio rude e veloce sulla guancia e scappò via come un’ossessa.

 

Quando raggiunse la scuola Claudia era in condizioni pietose.
A casa aveva avuto solo il tempo di recuperare i libri di pianoforte e un ombrello, i capelli erano scappati dal codino e svolazzavano allegramente sotto la pioggia.
Era umida, non si era truccata e aveva indosso i vestiti che usava in casa per rilassarsi.
Raggiunse l’aula con cinque minuti di ritardo come al solito, la sua insegnante Noemi ormai si era abituata a quella routine, se ne rimase infatti comodamente seduta sulla sedia a scrutare attentamente il suo cellulare.
<< Ciao Emi, scusa per il ritardo >>.
Disse Claudia andando subito a sedersi sullo sgabello, Noemi sollevò distrattamente gli occhi neri su Claudia e la trovò conciata malissimo come al solito.
<< Ehi, sembra tu abbia combattuto una guerra bambola! Siediti un po’ più al centro dello sgabello, non incrociare le gambe sotto il sedile e per l’amor del cielo legati quei capelli! >> Claudia annuì infastidita, eseguendo gli ordini.
Noemi era un’insegnate fantastica e lavorava seriamente, Claudia poteva dirsi davvero soddisfatta di quello che aveva imparato con lei nei suoi dieci anni di studio, ma a volte era irritante e sopportarla diventava davvero difficile.
<< Brava ragazza, adesso prendi Bach >> Esclamò soddisfatta l’insegnante, colpendola affettuosamente sulla spalla. Claudia cominciò a suonare svogliatamente Il Preludio, ma Noemi la fermò immediatamente sulle prime note picchiettandola sulle dita.
<< Cos’è quello tesoro? >> Le disse indicando un segno sullo spartito.
<< Un mordente? >> Rispose Claudia come se fosse ovvio, Noemi sorrise soddisfatta.
<< E se è un mordente, perché non lo suoni? >> Claudia annuì ancora più infastidita.
Noemi aveva un modo tutto spartano di spiegarle le cose, ogni lezione era un testa a testa tra le due, che l’insegnante vinceva sempre.
Claudia tuttavia protestava raramente delle sue sconfitte, suonare le piaceva.

 

L’orologio malandato appeso al muro della stanzetta bianca segnava le 18: 30 quando Claudia vi posò sopra lo sguardo. Ancora una volta Noemi l’aveva trattenuto dieci minuti di troppo, le mani le facevano male e Claudia voleva solo andare a casa.
Non aveva nemmeno smesso di piovere.
Mentre camminava svogliatamente per il corridoio deserto e buio, con la pioggia che batteva con un ritmo basso e cadenzato contro i vetri insonorizzati, una melodia dolcissima catturò il suo orecchio. Arrestò i suoi passi.
Il suono proveniva da quella che era stata designata come aula di chitarra, era talmente dolce e accorata che la curiosità di vedere chi stesse suonando fu più forte della stanchezza.
Fortunatamente l’aula di chitarra aveva la porta di vetro e si poteva vedere tutto l’interno. Claudia si sporse leggermente e sgranò gli occhi, era un ragazzo a suonare con la delicatezza di un angelo, un ragazzo che di angelico tuttavia non aveva nulla per lui, Yulian Ivanov.
Indossava il berretto nero con cui l’aveva conosciuto , solo qualche ciuffo estremamente biondo sfuggiva ribelle posandosi sul viso, le mani erano protette da guanti neri tagliati malamente sulle dita violacee e screpolate.
Claudia si accorse solamente in quel momento e con non poca sorpresa che Yulian stava anche cantando. Aveva una voce calda e leggera, né troppo alta né troppo bassa, era quasi incantevole in quel suo inglese imperfetto.
<< Yesterday I died, tomorrow’s bleeding, fall into your sunlight. The future’s open wide beyond believing to know why hope dies, and losing what was found, a world so hollow, suspended in a compromise… >>
Yulian si interruppe bruscamente.
Senza rendersene conto infatti, Claudia era entrata nella stanza e si era seduta comodamente su una sedia, voleva ascoltarlo di nascosto fino alla fine, completamente incantata. Non aveva fatto rumore, ma Yulian si era accorto di lei ugualmente.
<< Che fai qui? >> Domandò fissandola dritto negli occhi con il mento appoggiato sulla chitarra, solo un pizzico di vera e sincera sorpresa nella voce, immediatamente camuffata da quella sua aria malandrina.
Claudia sollevò la punta dei piedi sul pavimento e nascose le mani sotto le cosce.
Non sapeva esattamente che cosa dire senza sentirsi in imbarazzo per essersi fatta scoprire immediatamente, nonostante la buona volontà a restarsene nascosta per un bel po’. Le dispiaceva che lui avesse smesso di suonare.
<< Ho sentito il suono della chitarra e non ne ho potuto fare a meno. Volevo vedere chi stesse suonando >>.
Ammise lei infine, Yulian le sorrise provocatoriamente e mise un’altra sedia accanto alla sua sotto lo sguardo accigliato e diffidente di Claudia.
<< Siedi qui >> Disse lui colpendo la sedia con la mano libera, quella che pizzicava le corde.
Claudia ci mise qualche secondo per obbedire a quell’ordine indiretto.
Quel giorno, a causa della pioggia che continuava a battere sui vetri, Yulian aveva gli occhi grigi e tempestosi, la pelle nivea era solcata da un sottile strato di pelle d’oca.
A Claudia non sfuggì quel dettaglio.
<< Hai freddo? >> Gli chiese, Yulian guardò distrattamente il suo braccio scoperto.
<< Solo un po’ >> Rispose, prendendo ad arpeggiare con la chitarra.
Claudia lo fissò per un istante rapita, Yulian aveva un bel profilo e delle ciglia lunghe.
<< Fa molto freddo nella tua Russia? >> Domandò, improvvisamente interessata a lui.
Yulian smise di suonare e si girò a guardarla, nei suoi occhi c’era sorpresa e un pizzico di preoccupazione, mentre Claudia lo guardava incoraggiante, serena.
<< Sei una stalker per caso? >> Le domandò allora lui scoppiando a ridere una volta passata la sorpresa e appurato che Claudia volesse solamente fare una banale conversazione. La tensione che si era creata poco prima svanì completamente.
Claudia approfittò di quella domanda scherzosa per colpirlo sul braccio con una piccola spintarella.
<< Non prendermi in giro! Solo che ho conosciuto tua sorella Iliana qualche giorno fa e lei mi ha detto che siete russi >> Gli spiegò, il sorriso di Yulian si spense lentamente, distolse lo sguardo e riprese a suonare il pezzo di prima, ma senza cantare.
<< Ti dispiace? >> Domandò lei stringendo i pugni sulle gambe << Che io sappia >>.
Si sentiva improvvisamente a disagio, forse aveva domandato cose private.
<< нет >> Niet, rispose lui.
Claudia non sapeva cosa significasse quella parola, ma lo prese per un “no” senza sapere di avere ragione. Yulian sorrise distrattamente per l’espressione buffa che aveva assunto il viso di Claudia nel sentire quella parola apparente incomprensibile per lei.
<< Nella mia Russia c’è un freddo che spacca le ossa la maggior parte dell’anno. Se vuoi il sole ti conviene cercare altrove >>.
Rispose infine lui riprendendo a guardarla, Claudia annuì seria, sollevando per la prima volta in sua presenza le labbra in un accenno di sorriso.
Con quella risposta Yulian le aveva dato il permesso di continuare quella conversazione.
<< Come si chiama la canzone che stavi suonando prima? >> Chiese frettolosamente per cambiare discorso e risultare al contempo allegra, Yulian storse il naso.
<< Parla piano! É vero che parlo bene l’italiano, ma non così bene! >> Disse lui ridendo per quell’eccesso di zelo.
Claudia si scusò immediatamente bofonchiando e riformulò la domanda con più lentezza. Yulian non le rispose, cominciò semplicemente a risuonarla e non si fermò finché non raggiunse l’ultima nota in un decrescendo di emozioni.
Nell’ascoltarlo, inconsciamente, Claudia abbandonò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Yulian la guardò di sottecchi, colpito da quel gesto inaspettato e sorrise mentre le dite si muovevano velocemente su quelle corde dure.
Quando la musica terminò Claudia non riaprì gli occhi, sembrava essersi addormentata.
<< La canzone è dei Trading Yesterday, si chiama Shattered >> Disse lui in un sussurro accostando le labbra al suo orecchio, Claudia rabbrividì e aprì gli occhi di scatto.
<< In frantumi? >> Domandò, gote arrossate, lui annuì risoluto e con aria fiera.
<< Trovo che sia un titolo distruttivo >> Commentò lei, continuando a rimanere appoggiata con la testa sulla sua spalla dura nonostante il cocciuto imbarazzo; Yulian le sembrava essere pelle e ossa, ma stranamente si sentiva a proprio agio in quella posizione.
<< Cерьезно? >> Ser’ezno? Sul serio?
Claudia non fece in tempo a chiedere che cosa significasse quell’ennesima parola strana che nella stanza irruppe Francesco sbattendo violentemente la porta.
Era bagnato dalla testa ai piedi, preoccupato, aveva anche l’affanno, ma quando la vide in compagnia di Yulian sgranò gli occhi e aprì le braccia in segno di smarrimento.
L’espressione preoccupata venne immediatamente sostituita da una di rabbia cieca.
<< Lo sai che ore sono?! >> Gridò con una voce furiosa, Claudia scosse la testa, smarrita << Sono le sette e mezza! Potevi almeno avvisare, no? Tua madre è preoccupatissima perché non rispondi al cellulare e l’aula di pianoforte è vuota! >>.
Esplose Francesco, Claudia, ancora stordita dall’imbarazzo e dalla furia dell’amico si fece piccola addosso a Yulian, che pensò immediatamente di andare in suo soccorso.
<< Calmati Scotti, preditela con me. L’ho trattenuta io >>.
Yulian si alzò dalla sedia mentre pronunciava quelle parole, Francesco spostò lo sguardo su di lui e la sua rabbia si accrebbe come un vulcano in eruzione.
<< Tu cosa cazzo vuoi Ivanov?! Togliti dalla testa Claudia, ok? Lasciala in pace! >>.
Claudia vide Yulian fare il suo sorriso cattivo, quello che l’aveva spaventata in palestra, lo vide stringere il pugno della mano destra e allora decise di intervenire prima che tutto precipitasse in una rissa non necessaria e indesiderata.
<< Basta! >> Sbottò scattando in piedi, andò accanto a Francesco e lo prese per un braccio.
<< Torniamo a casa, dai >> Lo incitò lei, Francesco rivolse uno sguardo di fuoco a Yulian, ma decise di seguire comunque l’amica.
<< Con te facciamo i conti a casa! >> Le disse minaccioso, rivolgendosi direttamente a lei. Claudia scosse la testa e lo spinse fuori dalla porta con una certa fretta burbera.
<< Non sei mio padre! >> Lo ammonì, poi si girò verso Yulian.
<< Ci vediamo >> Lo salutò timidamente, il biondo sorrise mesto e alzò una mano per ricambiare il saluto.
<< До свидания>> Do svidaniya mormorò e finalmente Claudia lo capì.
Quella era l’unica parola russa che conosceva da sempre, arrivederci.

 

Francesco la strascinava per un braccio con forza, facendole male.
Claudia stava perdendo la pazienza, ormai erano quasi arrivati a casa, ma Francesco continuava imperterrito a tirarla e restare ostinatamente imbufalito.
<< Adesso mollami! >> Sbottò lei quando il filo della sua pazienza si spezzò definitamente. Con uno strattone violento si liberò dalla stretta di Francesco e si fermò in mezzo alla strada.
<< Quello che hai fatto non è per nulla carino! >> Gridò infuriata, Francesco alzò le braccia al cielo e scosse la testa indignato.
<< Quello che hai fatto tu è carino invece? Dovevi tornare a casa alle sei e mezza! Mi sembra ovvio che con un’ora di ritardo iniziamo a preoccuparci, no? >>.
Replicò immediatamente Francesco alzando ulteriormente il tono di voce, alcuni passanti si fermarono curiosi per vedere i due litigare.
<< Hai ragione è colpa mia, avrei dovuto chiamare, ma Yulian non c’entra niente! >> Francesco rise beffardo dopo quell’affermazione.
Quel nome non gli era sfuggito, come nemmeno il fatto di aver trovato la sua migliore amica appoggiata sulla spalla di quello sconosciuto come se lo conoscesse da una vita.
<< Ti sei bevuta il cervello per caso? >> Le domandò sovrastandola con la sua mole mascolina << Perché te la fai con Ivanov!? Ti avevo detto di stare lontana da lui! >>.
Claudia non aveva mai visto Francesco comportarsi in quel modo, loro due non avevano mai litigato in maniera tanto violenta prima di allora, sentiva le lacrime pungerle gli occhi.
<< Yulian non mi è affatto sembrato il demonio che mi hai descritto tu! Ti fa comodo parlare male di lui perché in fondo non lo conosci >>.
Claudia aveva abbassato il tono di voce, nel tentativo di instaurare un dialogo, ma Francesco non sembrò accorgersene perché continuò ad urlare.
<< E tu lo conosci? Puoi dire di conoscerlo? Da come ti sei appoggiata su di lui pare che ormai possa anche diventare il tuo migliore amico no?! >>.
All’ennesima sfuriata di Francesco, Claudia alzò la testa di scatto, comprendendo qualcosa.
<< Sta tutto qui il problema? Hai paura che io possa sostituirti? >>.
La folla di persone nel frattempo si era moltiplicata, ma i due erano talmente presi dalla loro discussione che non se ne accorsero nemmeno, Francesco scosse il capo con forza.
<< No, non è questo il problema, tu puoi sostituirmi con chi vuoi, non ci metterei un secondo a trovare qualcun altro! >>.
Quelle parole che fecero definitivamente traboccare il vaso di quella conversazione, Claudia cominciò a piangere ferita e Francesco sembrò rendersi conto di quello che aveva appena detto solamente quando vide tutte quelle lacrime.
La rabbia sfumò via immediatamente, ma era tardi.
<< Ti odio! >> Gridò lei furiosa, e dopo averlo spinto se ne corse verso la villetta.
Francesco rimase in mezzo alla strada come uno sciocco, si accorse della folla sistemata a semicerchio intorno a lui che mano a mano si disperdeva solo in quel momento, colpì violentemente un sassolino con un calcio e corse anche lui verso le due villette.
Ma Claudia era già scappata dentro casa.


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REVISIONE DEL 03/08/2020 

  
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