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Autore: ArchiviandoSogni_    22/08/2012    8 recensioni
Lui, lei e l'altro.
Roberto e Cristina si conoscono dall'età di tre e cinque anni e diventano, fin da subito, amici per la pelle.
La loro amicizia si fortifica anno dopo anno, ma - per una serie di sfortunati eventi- il destino ha deciso di mandarli in capo al mondo, dividendoli per sempre.
Lei a Milano, Lui a New York: la loro bellissima amicizia sembra affievolirsi ogni giorno di più. Dopo chiamate disperate, videochiamate malinconiche e visite ormai sempre più rade; il destino torna in campo per concendere ai due migliori amici, una seconda possibilità.
E se l'amicizia non fosse più l'unico sentimento che li lega?
E se, nel frattempo, dopo sette anni di distanza, comparisse il simpaticissimo e protettivo Luca al fianco della nostra incasinata protagonista?
Una storia d'amore moderna, frizzante e malinconica al punto giusto; che porta con sé il retrogusto dolceamaro della vita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Cap 1

Cap 1 

 

Mancanze dolorose

 

 

 

Estate 2007


Attraverso le persiane abbassate, il sole cercava di raggiungere lentamente il mio letto, per farmi svegliare completamente.

Quella mattina, a differenza di tutte le altre, non avevo bisogno di grandi stratagemmi per abbandonare il mondo onirico.

Solitamente ero pigra fino a livelli quasi imbarazzanti ed ero capace di addormentarmi anche ogni santa mattina sul pullman per andare a scuola.

Per fortuna avevo vicino a me Roberto e Arianna, i miei due migliori amici, che a turno si occupavano di me. Ma presto tutto sarebbe cambiato e mi sarei ritrovata senza spalle a cui sorreggermi e davanti a strade sempre più insidiose da percorrere solo con le mie gambe.

Ieri sera, dopo la mia festa di compleanno, avevo sperimentato il dolore più grande di tutti: la perdita di una persona amata.

Di solito la perdita è dovuta alla morte improvvisa della suddetta persona, ma – in quel caso - era solo una partenza con un ritorno non ben definito.

Quel coglione del mio migliore amico aveva deciso di andare in America a finire gli studi e provare a realizzare il suo sogno da bambino : diventare un cantante.

Quel ritardato con un cervello da bradipo voleva andare in America per realizzare un sogno impossibile!

Era inutile dire che ero nera di rabbia e ferita nel profondo.

Come avrei fatto senza di lui?

Razza di cretino...

Mi voltai nel letto e lo trovai al mio fianco, intento a sonnecchiare beatamente.

Io ero agitata, frastornata e con un gran mal di testa per colpa degli alcolici assunti solo qualche ora prima.

Non ero un ragazza che eccedeva in quel tipo di consumi, però la notizia bomba della partenza di Roberto, mi aveva distrutta e destabilizzata. Non lo diedi a vedere : manco morta! Però soffrivo nel profondo della mia anima.

Perché lui non sembrava minimamente toccato dal nostro prossimo addio?

Perché ero l’unica che si sentiva male solo al pensiero di non averlo più al mio fianco?

Mi sedetti sul bordo del letto, osservando i miei piedi muoversi avanti e indietro con fare agitato.

E pensare che una settimana prima avevamo festeggiato dodici anni di amicizia… Stronzo!

Cris?”

Mi voltai verso di lui, scoprendolo sveglio ed intento ad osservarmi.

“Buongiorno.”

Misi il broncio, senza volere. Purtroppo, i pensieri di poco prima erano ancora ben presenti nella mia mente.

Ce l’hai con me?”

No, figurati. Vorrei solo sotterrarti e dimenticare che esisti.

“No.”

Lui sospirò, avvicinandosi a me.

“Lo sai che ti conosco fin troppo bene e che capisco subito quando menti?”

Mi voltai di nuovo, tornando ad osservare l’armadio di fronte ai miei occhi.

Non volevo mostrargli la mia debolezza e la mia fragilità di fronte alla sua imminente partenza.

“Allora non avresti dovuto chiedermelo! Lo sai benissimo cos’ho e non hai bisogno di girarci intorno! Fuori dal mio letto, subito.”

Mi alzai, continuando a dargli le spalle e avvicinandomi alla finestra posta sul fondo della stanza.

Il sole era sempre più alto in cielo e i miei occhi bruciavano solo ad osservarlo da lontano.

Per lo meno, avevo trovato un’ottima scusa per nascondere le prossime lacrime.

Cris...

Mi posò una mano sulla testa, senza sfiorarmi davvero.

Sapeva che, quando ero arrabbiata e ferita, non volevo essere toccata da nessuno. Era come se mi sentissi compatita e ancora più fragile di come fossi realmente.

Per questo ero io ad avvicinarmi alle persone, silenziosamente e a testa bassa, quando avevo bisogno di un abbraccio rincuorante.

“Non è un addio, Crì. Io…” Contro ogni regola, ogni spazio personale, ogni mia vana idea di riservatezza mi abbracciò da dietro, stringermi forte le braccia sotto il petto.

Dio, mi veniva davvero da piangere.

“Te lo prometto, Crì. Tornerò presto e mi farò sentire più che posso… Non ce la faccio più a stare qui. Papà continua a bere senza sosta e la mamma ormai ha avviato le pratiche per la separazione. Capisci? Senza di lei, io come faccio a sopportarlo? Ho diciassette anni, voglio essere spensierato e felice come i miei coetanei. Credimi, non ce la faccio più a tornare in quella casa: tra quelle mura che sanno di agonia.

Mi si strinse il cuore, sentendo quelle parole sofferte e ricolme di dolore e angoscia.

Roberto parlava solo con me della sua situazione familiare, nessun’altro sapeva che i suoi bellissimi sorrisi erano molto spesso una mostra di pesanti maschere folgoranti, che nascondevano l’amarezza di un dolore ben più profondo di un semplice addio tra amici.

Lui soffriva moltissimo quella situazione, però era anche conscio che Giovanna le aveva provate tutte, prima di fare un passo così importante e devastante.

Mario era un brav’uomo, lo sapevo bene. Ma quando prendeva in mano un bicchiere di vino, non era mai solo uno e il succedersi delle bottiglie sul tavolo, dava inizio ad una mostruosa routine che per Roberto era diventata vita.

No, non si meritava tutto quello.. Non lui. Non la persona migliore che conoscessi.

Rob, lo sai che puoi venire qui; c’è spazio per tutti. Per mamma, sei come un figlio.”

Mi voltai, incontrando il suo sguardo liquido e profondo. Sembrava contenere tutto il dolore del mondo, in due semplici occhi blu.

“Non voglio essere un peso per nessuno; tantomeno per Paola che è una donna magnifica e forte. Vado in America per fuggire, perché sono un codardo. Ma, non è solo per quello…Voglio anche rincorrere il mio sogno e se non ci riesco… Beh, terminerò gli studi e lavorerò per ritornare qui e vivere da solo, senza dipendere dalla mia famiglia : da lui. Poi, non brancolo nel buio, ho degli zii materni lì, posso farcela.

Gli accarezzai una guancia, sapendo perfettamente che - qualsiasi cosa avessi pensato o progettato per fargli cambiare idea – era completamente inutile. Roberto era testardo quasi quanto me.

“Allora non posso fare nulla per farti cambiare idea, v-vero?”

I miei occhi si riempirono di lacrime, nonostante odiassi farmi vedere da altri in quello stato.

A dispetto di ciò, Roberto non era uno dei tanti, ma il mio migliore amico. Lui… lui non mi avrebbe mai deriso, lo sapevo perfettamente, ma odiavo che avesse quel tipo di potere su di me.

“Mi fai sentire un verme così. Dai, Crì…”

Mi strinse a sé, assistendo a tutti i singhiozzi che, famelici, mi privavano di aria. Il suo pigiama accolse le mie lacrime, le sue labbra solleticarono più volte la mia fronte mentre sussurravano il mio nome, ma in quel momento ciò che mi aveva completamente ammaliata, era la sua mano che accarezzava i miei capelli scompigliati dal sonno.

Stavo soffrendo tra le braccia del paradiso ed era così dolorosamente bello, da farmi piangere ancor più forte.

Rob, mi mancherai tantissimo.”

Lui sospirò, come se gli mancasse fiato.

“Non hai idea di come mi sento all’idea di lasciarti qui da sola. Però, ci sono gli altri e la tua vita è qui con tua mamma.“ Prese fiato, mettendomi le mani sulle spalle, per guardami meglio negli occhi. “Cris, promettimi che non ti dimenticherai di me; di noi. Che chiunque entri nella tua vita, tu non gli farai prendere il mio posto… Ho paura di perdere ciò che siamo. Nessuno potrà mai contaminare dodici anni di amicizia con insulsi pregiudizi e stupidi cliché.

Mossi solo la testa come muto assenso e mentre le lacrime scorrevano coraggiose lungo le mie gote arrossate dal pianto, sentii le sue labbra umide sulle mie.

Non mi aveva mai baciato, ma forse quello non poteva nemmeno definirsi un bacio degno di tale nomea.

Era solo una carezza tra labbra morbide ed inumidite dalla consapevolezza che il tempo, oltre ad essere guaritore di ferite, è anche artefice di dolori più grandi.

Eravamo adolescenti e per quanto ci ostinassimo a tenerci legati con le promesse di due sognatori sgangherati, il fato aveva ben altro in serbo per noi.

 

Una settimana dopo

Settembre 2007

 

“Il volo 435, Ryan Air, diretto a New York City sta per decollare. Si avvisano i gentili passeggeri di apprestarsi a raggiungere il gate 22, negli imbarchi internazionali.”

 

Il mio sguardo si precipitò sul suo volto triste e malinconico. Nonostante l’imminente partenza, Roberto cercava di sorridermi come sempre.

“È proprio arrivato il momento.”

Deglutii vistosamente, annuendo.

“Allora… Ciao!”

Ma mi si ruppe la voce proprio su quella o, su quella frase che non aveva nemmeno un briciolo della felicità che volevo trapelasse.

Roberto mollò il borsone malamente sul pavimento, stringendomi di nuovo tra le sue braccia come nell’ultimo quarto d’ora.

“Ti chiamerò tutti i giorni, te lo prometto. Cercherò un internet point o qualcos’altro per sentirci almeno tramite Mail, Messenger: qualsiasi cosa. Non mi scorderò di te, del tuo profumo, della tua somiglianza con Ursula il giorno dopo una festa o il tuo pigiama con Topolino… Vedi come sono patetico? Dico cose insulse…”

Mi strinse ancora più forte mentre l’ultima chiama del suo volo, riecheggio pesantemente nelle mie orecchie.

Era arrivato il momento.

Lo sento ancora sotto pelle il freddo che provai quando sciolse l’abbraccio.

Nonostante facesse caldissimo quel giorno, sentii il mio cuore fermarsi, ghiacciarsi ed immergersi nel dolore più profondo.

Roberto riprese il borsone e finse un saluto militare, facendomi sorridere tra le lacrime. Mimò poi un ciao con le labbra senza emettere alcun suono e si avviò verso il gate.

Urlai il suo nome fino a sentire male alla gola e gli corsi in contro, disperata, per vederlo un’ultima volta. Eppure, l’unica cosa che vidi fu il suo viso triste, solcato da una lacrima esibizionista che sfuggì al suo controllo.

Questo ricordo tormenta ancora le mie notti.

 

Agosto 2012

Presente

 

Mi svegliai di colpo, dopo aver sognato ancora quell’addio che da cinque anni continuava a tormentarmi di tanto in tanto.

Ero tutta sudata, accaldata; segno che l’estate era ancora intenzionata a rovinare il sonno e le giornate alla maggior parte degli italiani.

Mi girai sull’altro fianco, trovando il viso rilassato di Luca a pochi centimetri dal mio.

Era sempre così bello anche con il sudore che gli bagnava leggermente la fronte.

Capelli lunghi fino alle spalle color cioccolata e occhi del medesimo colore, incastonati in un viso tipicamente mascolino, con tanto di mascella ben pronunciata. Anche la sua carnagione era bellissima, olivastra come la mia, e possedeva un  fisico muscoloso, ma con quella pancetta strategica che – onestamente- mi faceva impazzire.

Sbuffai, pensando che anche quella lunga giornata estiva era dedicata allo studio per l’imminente esame di ammissione all’università, dopo che avevo passato l’anno sabbatico a lavorare come commessa da Bershka, nel centro di Milano.

Mi ero trasferita ormai da tre anni, abbandonando la mia piccola città per diplomandomi qui nella metropoli.

Ahimé, con il trasferimento, avevo perso le ultime amicizie che ero riuscita a conservare, ma – fortunatamente - ero riuscita a farmene altre. Niente di profondo, di troppo stretto, tranne con Stefania che dopo essere stata mia collega, sarebbe stata anche mia futura coinquilina dopo che la mia vecchia compagna di bollette, si sarebbe trasferita all’estero per gli studi proprio a fine mese. Fortunata lei, io non avevo nemmeno il denaro necessario per arrivare a pagare le prossime spese, senza dare di matto o lavorare come una dannata.

Mi alzai dal letto, ancora mezza nuda, ma incurante di tutto.

Mi diressi in cucina, inciampando quasi nel divano, perché faticavo a tenere gli occhi aperti.

Presi un bicchiere d’acqua fresca e mi sedetti al tavolo, continuando a fantasticare con la mente.

Erano passati quasi cinque anni e pochi giorni prima, avevamo festeggiato diciassette anni di amicizia. Festeggiato… oddio, era un eufemismo. Avevo ricevuto semplicemente un suo sms striminzito, provvisto solamente di uno smile finale :

 

Auguri, vecchiaccia mia. Sono diciassette anni ormai.

Baci, Bob ;)

 

Fottiti, avrei voluto rispondergli, perché negli ultimi tre anni, aveva completamente dimenticato cosa significasse la parola amico.

Certo, non era stata tutta colpa sua.. Gli anni erano passati, noi eravamo cresciuti e l’ultima volta che era venuto a  trovarmi risaliva a due anni, sette mesi e quindici giorni prima.

Ormai mi ero abituata alla sua assenza, anzi; era anche meglio così. Ora sembrava addirittura una persona completamente diversa da quella che io pensavo di conoscere.

Il Roberto che conoscevo io non passava tutto il tempo davanti allo specchio, non si vantava delle sue conquiste e non manifestava facilmente le sue emozioni. Lui non mi avrebbe mai insultata, derisa o schernita : ma così era successo.

Prima per sciocchezze, poi per cose sempre più importanti, la nostra amicizia era diventato un fantasma rattoppato di quella che era in passato.

A volte rimpiango quello che eravamo; quello che possedevamo, però eravamo due adolescenti pieni di problemi e bisognosi di aiuto reciproco.

Non mi pento di nulla, però – a volte - penso a quello che avremmo potuto essere se lui non fosse partito o per lo meno se fosse ritornato da me.

Così non era successo, d’altronde la vita non è un film – soprattutto la mia.

Lui aveva trovato la sua strada, la sua vita.

Aveva aperto un locale, dove si esibivano piccoli gruppi o cantanti underground rigorosamente live e aveva acquisito anche un certo successo nella zona.

Ero felice per lui, anche se non era diventato un cantante, continuava a rimanere nel mondo della musica. All’inizio percepivo il suo entusiasmo nelle nostre telefonate e mi rendeva felice di riflesso questa sua piccola vittoria. Se solo… No, non dovevo pensarci. Era meglio così.

“Buongiorno, piccola.”

Luca si era svegliato e mi aveva baciato fugacemente sul collo, prima di sedersi al mio fianco.

“Buongiorno, amore. Dormito bene?”

“Sì, anche se fa troppo caldo. Oggi che turno fai?”

Affondai il viso tra le braccia al pensiero di un’altra giornata di lavoro.

“ Pomeriggio, ho pure gli straordinari. Saldi del cavolo! Te?”

Lui mi accarezzò una guancia, sorridendo sornione.

“Oggi sono di riposo, c’è mio fratello che ha bisogno di lavorare per pagarsi la vacanza con la ragazza. Ah, goduria per le mie orecchie.”

Si alzò poi, concedendomi una bella visuale del suo fondoschiena strizzato nei boxer neri.

“Caffè?”

Voltandosi per pormi la domanda, mi beccò in flagrante, ma io con nonchalance cercai una via di fuga nel forno vicino alle sue gambe.

“Sì, grazie.”

Lui si voltò completamente verso di me, alzando un sopracciglio.

“Non mi guardare così, Cristina. Sai che poi non rispondo di me.”

Feci il broncio, cercando di simulare ingenuità dallo sguardo.

Luca mi si avvicinò con quel suo portamento così virile, prendendomi in braccio.

“Per il caffè, possiamo attendere.”

 

 

__________________

 

Ed eccomi con un nuovo aggiornamento!

Ho preferito scrivere capitoli più brevi dei miei “soliti”, per dare anche l’idea del tempo che passa.

Non mi dilungherò molto; questo è solo l’inizio. Non scoraggiatevi, per chi mi conosce, sa quanto amo i lieto fine e sicuramente ci sarà anche in questa storia (almeno spero).

Roberto e Cristina si sono allontanati con gli anni e lei ora sembra fidanzata con un uomo affascinante e dolce.

Cosa è successo veramente?

Beh, lo scoprirete nella prossima puntata :)

Ringrazio i coraggiosi che mi hanno inserita tra i preferiti/ricordati e seguiti.

Ringrazio chi ha recensito e chi mi continua a supportare da mesi.

 

Un bacio enorme e a presto <3

 

Ps: il nome della città natale di Rob e Cris non sarà mai rivelato, semplicemente perché non esiste. E’ un mix di vari posti che ho visitato e ho preferito foste voi a darli un nome e una collocazione.

Pss: all’inizio del capitolo Rob e Cris hanno diciassette e quindici anni. Comprendo il vostro turbamento, perché sembrano più maturi della loro età, anche solo nel modo di porsi… Però, posso garantire che la vita li ha fatti crescere in fretta, chi per una cosa, chi per l’altra.

Spero di non aver fatto troppi casini!

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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