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Autore: redspecial    04/09/2012    4 recensioni
Severus l’aveva pensato più di una volta: che cavolo gli era saltato in mente quel giorno piovoso d’autunno? Eh si, perché quel giorno piovoso d’autunno, lui se ne stava comodamente seduto sulla sua poltrona a leggere un tomo intriso di magia nella sua casa babbana di Spinner’s End, e pensava che nulla al mondo potesse disturbarlo dopo la fine della guerra magica. A parte gli assalti dei soliti giornalisti a caccia di scoop, lui non aveva ricevuto nessuna visita. Il campanello babbano posto fuori dalla porta d’ingresso, che emetteva un rumore sinistro piuttosto che un trillo nitido, era rimasto in quelle condizioni da quando suo padre, inavvertitamente, lo aveva rotto sbattendoci contro il muso da ubriaco. Fu proprio quel giorno piovoso che, con sua immensa sorpresa, quel campanello riacquistò vita.
Severus è alle prese con uno scocciatore che disturba la sua quiete pomeridiana. Che cosa farà il nostro professore? Chi sarà mai questo individuo? Una storia su qualcosa che non può essere controllato che porterà Severus a fare un viaggio all'interno di sè stesso e di un passato vicno che ancora lo tormenta, oltre a dare una mano a due innamorati pasticcioni...
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO 1


Severus l’aveva pensato più di una volta: che cavolo gli era saltato in mente quel giorno piovoso d’autunno? Eh si, perché quel giorno piovoso d’autunno, lui se ne stava comodamente seduto sulla sua poltrona a leggere un tomo intriso di magia nella sua casa babbana di Spinner’s End, e pensava che nulla al mondo potesse disturbarlo dopo la fine della guerra magica. A parte gli assalti dei soliti giornalisti a caccia di scoop, lui non aveva ricevuto nessuna visita. L’unica relazione che attualmente aveva con il mondo era rappresentata dalle lettere di Minerva, tutte accatastate sotto al logoro tavolino in legno scuro, a cui doveva ancora rispondere tra parentesi. Viste così parevano una pila di vecchi giornali ammuffiti, e in realtà vi erano anche quelli a far compagnia ai fogli di pergamena ben distesi. Poi c’erano le altre, tra cui quelle di Paciock e della Granger che era tornata a scuola per conquistare i suoi M.A.G.O..
Aveva letto minuziosamente tutte quelle lettere, ma non aveva ancora deciso se rispondervi o meno e, soprattutto, a chi. I contatti umani non erano mai stati il suo forte, ed essere così ricercato ora che era più o meno coperto di gloria, a tratti lo infastidiva. Minerva gli aveva porto tutte le sue scuse e quando aveva aperto le buste non credeva di trovarsi davanti quelle parole impresse sul foglio, e a dirla tutta, nemmeno lo voleva. Nelle parole della sua vecchia insegnante e collega leggeva un fare materno e sincero, anche se comunque per un anno lo aveva trascinato in una notevole guerra psicologica; come biasimarla, lui era il mago che aveva messo fine alla vita di Albus Silente, poco contava ciò che aveva nutrito prima nei suoi confronti. Voleva, quindi, prendersi ancora del tempo per sé, per pensare in modo costruttivo e rielaborare quel lutto che ancora non era riuscito a mandare giù. Silente l’aveva proprio fatta grossa a chiedergli quel favore da nulla - come lo aveva definito a suo tempo - e lui era stato costretto ad accettare per la stima nei suoi riguardi e, ancora di più, per il bene superiore.
Quel giorno lui se stava in pace, sempre se quella che avesse vissuto lui avrebbe potuto considerarsi tale, a leggere e guardare di tanto in tanto i ceppi di legno ardente posizionati nel suo camino per riscaldare un po’ l’atmosfera. Non che ce fosse bisogno, giacchè lui era abituato a tutta l’umidità dei sotterranei di Hogwarts che, alla fine, non solo gli era entrata nelle ossa, ma anche nell’anima. Severus Piton proprio non immaginava che quel piovoso pomeriggio avrebbe avuto visite.
Il campanello babbano posto fuori dalla porta d’ingresso, che emetteva un rumore sinistro piuttosto che un trillo nitido, era rimasto in quelle condizioni da quando suo padre, inavvertitamente, lo aveva rotto sbattendoci contro il muso da ubriaco, nell’ultima estate in cui era tornato a casa da scuola per le vacanze; da allora non era più stato sistemato. A sua madre non importava, essendo oramai l’ombra di sé stessa, e a lui men che meno; non aveva compagni che lo andassero a cercare oppure che gli scrivessero, non era così popolare. Era l’estate tra il sesto e il settimo anno, quella che fu decisiva per il suo futuro: se quella notte non avesse meditato così a lungo forse sarebbe stato un uomo migliore e con molti pesi in meno sulla coscienza. Fu proprio quel giorno piovoso che, con sua immensa sorpresa, quel campanello riacquistò vita. Severus non vi fece caso nell’immediato, dato che i ragazzini perduti di quel quartiere con una cattiva reputazione, di tanto in tanto, si divertivano a premere il bottone arrugginito e poi scappare. La sua abitazione aveva la fama di essere abbandonata a sé stessa, e lui non aveva mai fatto nulla per dimostrare il contrario, alimentando le dicerie che aleggiavano attorno alla sua casa natia. In realtà, in tutti quegli anni, lui vi era rimasto soltanto per passare i mesi estivi, per cui aveva anche dato ragione a ciò che si diceva; oltretutto non aveva vicini che potessero confermare il suo effettivo esistere all’interno di quello stabile malandato e con i muri scrostati. Insomma, andava bene a tutti credere che, quell’ultima casa in fondo alla via malfamata di Spinner’s End, fosse completamente disabitata da anni.
Severus, appena sentì quel rumore generato dal malandato campanello, si girò appena, riemergendo così dalle pagine del suo libro. Con lo sguardo puntò diritto alla porta d’ingresso e rimase fermo a scrutare il nulla. Un secondo dopo però, il campanello suonò di nuovo, facendo rimanere ancorato il suo sguardo in quella direzione. Un secondo dopo ancora suonò, e ancora e ancora. A quel punto non ebbe più dubbi sul fatto che qualcuno lo stesse cercando sul serio. Il quesito che gli era balenato in testa mentre udiva quel funebre concerto era sempre lo stesso: chi mai poteva essere? Che cosa poteva volere da lui?
I giornalisti non erano stati più così incauti ed avventati da quando aveva messo protezioni alla porta d’ingresso, e Minerva non si sarebbe mai spinta fuori dalle sicure mura del castello, almeno non proprio ora che era iniziato da poco il nuovo anno scolastico e che la struttura stava finendo di essere ricostruita. No, Minerva non era una valida ipotesi a quell’accanarsi sul malandato oggetto posto fuori dalla sua porta. Con riluttanza posò il suo libro e scattò in piedi, avvicinandosi un po’ all’ingresso, non che fosse così difficile, dato che la sua abitazione era talmente stretta da non avere nemmeno un corridoio a separare l’entrata dal piccolo salotto in cui lui stazionava. Rimase così fermo su due piedi, mentre il campanello ancora trillava e trillava; non sapeva se aprire e dirne quattro allo scocciatore di turno, oppure aspettare che il suddetto soggetto si rassegnasse all’idea che lui non fosse reperibile. Solo allora si accorse che aveva iniziato a piovere. Il ticchettio prima smorzato e carezzevole, ora si stava trasformando in un bell’acquazzone autunnale dal rumore insistente, uno di quelli da cui bisogna trovare riparo in fretta se non si vuol finire fradici in meno di mezzo secondo. Severus rimase ancora rigido nella sua posizione e notò che il rumore della pioggia aveva coperto per un attimo quello sinistro proveniente dal campanello; a dirla tutta l’oggetto aveva smesso di suonare. Per qualche secondo aveva smesso di suonare, stando a significare che lo scocciatore si era dileguato. Stava per assestarsi di nuovo in poltrona, quando il trillo ricominciò, e ancora più insistente di prima. Severus tuttavia si accomodò, deciso a non darla vinta a chiunque si trovasse dietro alla sua porta. Presto o tardi se ne sarebbe andato, sempre se non voleva finire fradicio e prendersi un accidente. D’improvviso però una voce sovrastò i rumori della natura scatenata. Ascoltò attentamente e, sempre attentamente, vide che l’individuo stava facendo pressione sulla sua porta. Lui si fermò senza fiatare, non avendo alcuna intenzione di scoprire chi vi fosse dall’altra parte ad inzupparsi come un pulcino. Doveva comunque ammettere che aveva una bella costanza, giacché il campanello aveva ricominciato a trillare con quel suo suono sinistro e, nel frattanto, il misterioso scocciatore a premere sempre più forte sulla maniglia ancora abbastanza salda. Se fosse andato avanti di questo passo non solo avrebbe scardinato la porta, ma gli avrebbe fatto venire una bella emicrania.
Severus si spostò in cucina, sempre più deciso a non dare ascolto a tutto ciò che stava avvenendo; ne aveva abbastanza del mondo e, soprattutto del suo passato. Aveva anche vagliato l’ipotesi di scomparire una volta dimesso dal San Mungo, ma l’aveva trovato più che altro un atto di pura vigliaccheria. Era sopravvissuto all’anno passato come preside e spia, cosa poteva essere vivere ora che tutto era finito e si era risolto con Voldemort finalmente sotto due metri abbondanti di terra? Certo, non aveva fatto i conti con quell’improbabile circostanza.
Da fuori il misterioso individuo continuava a sbattere contro alla porta, forse nel tentativo di buttarla giù e così entrare nel suo scarno salotto pieno di libri e null’altro. Severus nel frattempo aveva tirato fuori un consunto bollitore dalla credenza in cui teneva pentolame e tegami vari, con calma e non curanza l’aveva messo sul fuoco e l’acqua aveva così iniziato a scaldarsi. La situazione per certi versi risultava essere parecchio surreale: lui continuava con le sue faccende come se nulla fosse e, dall’altra parte, vi era qualcuno così motivato a farsi accogliere in casa sua che continuava ad assestare pesanti colpi alla porta. Pochi minuti più tardi il bollitore emise il suo consueto fischio, per cui lui spense il fuoco e prese la tazza in cui aveva già messo il filtro, versandovi sopra l’acqua bollente. Attese qualche attimo e l’acqua subito si colorò, mentre da fuori continuava ad imperversare la furia degli elementi. Appoggiò la tazza sul tavolo della cucina e rimase sulla soglia con le orecchie tese per dissociare i rumori, accorgendosi che da fuori si udiva soltanto lo scrosciare dell’acqua sui vetri e sulle pareti della sua dimora.
Allora non era così importante vedermi, chi voleva scardinare la porta è tornato da dove se ne è venuto. Pensò il mago, portandosi la tazza fumante alle labbra ed assaporando il liquido scuro all’interno. Non appena inghiottì la bevanda ardente, sentì il liquido scaldarlo dolcemente. Solo un attimo in cui si distrasse per posare garbatamente l’oggetto, e si accorse che i rumori erano cessati solo ed esclusivamente per un motivo: il misterioso individuo era riuscito a penetrare in casa sua e ora se ne stava spaesato sulla soglia gocciolando sul posto. Severus andò incontro a chi si era appena introdotto in casa sua: Potter. Il ragazzo lo guardava con un’espressione vacua sul volto, mentre piccole goccioline continuavano a scendere dal suo viso. Pareva quasi che stesse piangendo.







Angolo autore:

Buon pomeriggio a tutti! Sto per concludere una storia e mi ripresento con un'altra... :-)
Naturalemnte il protagonista sarà il nostro bel tenebroso professore di pozioni! Che novità direte, in effetti non riesco a non scrivere di lui, in quanto mi piace andare a fondo sulle sue vicende e mi diverto anche a scandagliare ogni centimetro del suo animo e del suo cuore... A voi l'ardua sentenza...! ;-)
Severus si trova nel suo salotto tranquillo e beato a cercare di leggere un libro quando qualcuno decide di rompergli ambilmente le scatole... Chi può essere questo qualcuno se non il povero Harry? Questa storia è nata per caso e nulla è ciò che sembra, come già citato nel titolo vi è sempre un IMPREVISTO e anche un IMPREVEDIBILE.
Spero che la storia abbia attirato la vostra attenzione e spero anche che vogliate farmi partecipe del vostro parere in merito! :-)
Grazie mille a tutti coloro che leggeranno il mio lavoro e anche a chi lo commenterà! Grazie mille in anticipo a tutti!
Alla prossima, un bacio

Redspecial

 

  
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