Film > Pirati dei caraibi
Segui la storia  |       
Autore: Laura Sparrow    15/04/2007    3 recensioni
Due giovani donne sole in uno sperduto paesino dei Caraibi, ma determinate ad inseguire i loro vecchi sogni di libertà, l'incontro con un pirata prigioniero che cambierà la vita di entrambe. Mentre un bizzarro gioco del destino riporta a Laura Evans una nave nera che sembrava solo un ricordo di infanzia e una minacciosa maledizione torna da un passato che sembrava dimenticato, Will sceglie di infrangere per una e una sola volta la promessa che lo lega a Calipso per rivedere Elizabeth ancora una volta. Laura Evans e Faith Westley si trovano davanti ad una svolta: voltare le spalle a tutto ciò che è stato e seguire l'unica strada di chi rifiuta le regole: la pirateria. (ULTIMO RINNOVAMENTO COI FATTI RIALLACCIATI AD AWE)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 12
La caverna



Alcune ore dopo mi parve che la nave gettasse l'ancora, e non mi ero sbagliata perché di lì a poco un drappello di pirati entrò nella prigione: ci fecero uscire in fretta dalle nostre celle e ci legarono le mani; a Jack passarono delle catene perfino attorno alle caviglie, in modo da permettergli di camminare ma non di correre. David che cominciò a singhiozzare impaurito quando le funi spesse strinsero in una morsa anche i suoi piccoli polsi, anche se i pirati permisero ad Elizabeth di tenerlo vicino a sé.
- Muovetevi!- ci ordinò uno di loro tirandomi per farci camminare, io istintivamente feci resistenza anche se ero ben consapevole che non mi sarebbe servito a molto. - Cosa volete farci?- chiesi, sottraendomi alla presa del pirata. Quello sogghignò, mostrando i denti marci, e mi riacciuffò per un braccio per trascinarmi dietro di sé. - Si sbarca dolcezza, siamo arrivati. -
E così eravamo all'Isla de Muerta: questo significava che per noi probabilmente era la fine. Ci spinsero fuori dalla prigione facendoci camminare in fila indiana: Jack incespicava continuamente per colpa delle catene ai piedi tanto che i pirati lo facevano avanzare a spintoni, io mi dannavo cercando di allentare la corda che mi stringeva dolorosamente i polsi, ma se c'era qualcosa che quegli uomini erano bravi a fare, quelli erano i nodi. Mentre ci spingevano fuori notai Ettore fermo accanto alla scaletta che dava in coperta, e come per un folle impulso mi rizzai in punta di piedi per vederlo da dietro le teste dei pirati che ci accompagnavano: lui non ci guardava ed era serio in volto.
- Ettore per favore... - mormorai in un soffio, aggrappandomi anche all'ultimo, effimero brandello di speranza. Lui non si voltò neppure.
- Non puoi lasciare che ci facciano questo, Ettore! Ti prego!- esclamò Faith con voce notevolmente più alta della mia mentre un altro pirata la strattonava brutalmente. Quasi involontariamente Ettore alzò gli occhi su di lei solo per un attimo, per poi voltare bruscamente il capo. - Non sono più il vostro responsabile. - mormorò in tono piatto stando attento a non incrociare il suo sguardo , per poi voltarci le spalle e salire in coperta.
- Ettore!- lo chiamò ancora Faith in un grido disperato che mescolava paura, supplica e rabbia insieme, ma lui aveva già risalito la scaletta. Ci portarono in coperta e per un momento mi chiesi con sgomento dove fossimo finiti: il cielo limpido sotto il quale avevamo navigato quella mattina era sparito, tutto attorno a noi era una foschia di nebbia grigia e anche sul ponte regnava un silenzio innaturale come per un reverenziale timore per quel posto misterioso.
- Voglio che carichiate i cannoni e teniate pronte le armi. - ordinò Beatrix con la scimmia sulla spalla, marciando davanti ai suoi uomini schierati sul ponte. - So che la Perla Nera ci sta inseguendo, e sono sicura che presto sarà qui: saremo pronti a riceverla. Avremo il favore della nebbia, non ci vedrà arrivare e potremo abbordarla: nessuna pietà per l'equipaggio. Noi torniamo fra pochi minuti: voglio le vedette pronte ad individuare il minimo segno di una nave in arrivo, e sia chiaro che non tollero errori o distrazioni. -
All'ordine di Beatrix ci caricarono su tre scialuppe che una dopo l'altra furono calate in acqua: ben pochi parlarono durante le manovre, e il tonfo che le barcacce fecero toccando l'acqua parve in qualche modo violare il silenzio tombale. Eravamo, a quanto pareva, in una baia immersa nella nebbia, attorno a noi spuntavano dall'acqua immensi scogli nerastri, frastagliati come fauci, e relitti di navi affondate, un posto spettrale: un cimitero di navi. Regnava un silenzio di morte, la nebbia era così fitta che con ogni probabilità l'isola non era individuabile da navi di passaggio. Affondati i remi nell'acqua, i pirati condussero le scialuppe dove la scogliera si faceva più compatta e si innalzava sopra di noi formando una specie di enorme caverna: sollevando lo sguardo verso la volta della grotta notai che per buona parte era crollata, e i grossi macigni affioranti fra i quali avanzavamo dovevano essere i detriti. La grotta allagata sembrava aprire un considerevole foro all'interno della parete rocciosa, ma finora non avevo visto nulla che potesse suggerire un passaggio che conducesse nelle viscere dell'isola.
- In questi anni questo posto non è cambiato poi tanto. - udii commentare Jack a bassa voce quando le due scialuppe dove stavamo, lui in una ed io, Faith, Liz e David nell'altra, si accostarono fino ad urtare lievemente l'una contro l'altra. Beatrix, sulla scialuppa di fronte alle nostre, stava ritta in piedi con sicurezza e sembrava del tutto soddisfatta: certo che la era, stava per liberarsi di noi in un colpo solo quella maledetta... Il mio cuore era un tamburo, per la rabbia e per la paura.
Ad un certo punto incontrai gli occhi di Jack, che mi fece un lieve sorriso, come per incoraggiarmi: forse il primo sorriso vero che gli vedevo fare, né sardonico né provocatorio. Un sorriso dolce, e basta. Ricambiai con uno molto tremante: non potevo impedirmi di avere paura. E invece lui... lui era il capitano Jack Sparrow, e per qualche sua bizzarra follia non avrebbe smesso di giocare i suoi piani anche ad un passo dal disastro. Forse era per quello che mi ero così disperatamente innamorata di lui.
Erano passate soltanto poche ore da quando mi aveva baciata all'ingresso della cella? Mi sembrava fosse trascorsa un'eternità, anche se nella mia mente rivedevo a ripetizione la scena nei particolari, chiedendomi ancora se non fosse forse troppo bello per essere reale. Forse sarebbe finito tutto lì, su quell'isola maledetta dove Beatrix avrebbe compiuto la sua vendetta, anche su di noi che non avevamo nulla a che fare con lei. Ma Jack... almeno aveva fatto in tempo a mostrarmi che cos'era la vera libertà, ed era una cosa che non avrei dimenticato mai.
E mi aveva fatto quell'ultimo, inaspettato regalo, quella muta e dolce confessione che cercava una conferma.
“Vorrei avertelo detto prima.” mi trovai improvvisamente a pensare mentre lo guardavo scivolare via sulla scialuppa: di colpo mi sentivo piena di sconforto e, sì, di frustrazione. Avevo avuto il capitano per me per pochi istanti in quel bacio furtivo che, non potevo più negarlo, avevo desiderato con tutta me stessa, ma ora la vendetta di Beatrix me lo avrebbe portato via. Di nuovo. “Vorrei avere avuto il coraggio. Perdonami, Jack. E grazie...”
Le barche si misero in fila l'una dietro l'altra, così vicine che ogni onda le facevano cozzare insieme: allora vidi la spaccatura. Era sopravvissuta al crollo della volta che doveva avere chiuso l'immensa caverna che pareva esserci stata un tempo: seminascosta da una parete di macigni, si spalancava un'alta apertura semicircolare, dove l'acqua spariva in quello che sembrava un lungo condotto all'interno dell'isola. Con cautela, le scialuppe vi si infilarono mentre anche la debole luce dell'esterno spariva, inghiottita dal buio del canale: percorremmo un lungo tunnel sotterraneo fiocamente illuminato dalle lanterne a bordo delle scialuppe la cui luce danzava sinistramente sulle pareti umide e sconnesse della galleria. A tratti sull'acqua si allungavano passerelle di roccia su cui si muovevano granchi ed altri piccoli molluschi disturbati dalla luce improvvisa, e ad un certo punto fui certa di aver intravisto degli scheletri umani. Ad un certo punto il condotto divenne così stretto che fummo tutti costretti ad abbassare la testa per non prendere contro al soffitto e avvertii una spiacevole sensazione di claustrofobia, infine fu la chiglia della nostra scialuppa a grattare il fondo e approdammo davanti ad un'intricata rete di gallerie che si diramavano in tutte le direzioni.
Ci fecero alzare: Jack ebbe bisogno di aiuto per via delle catene ai piedi, poi a suon di spintoni fummo condotti attraverso le gallerie illuminate dalla luce delle torce dei nostri carcerieri dove camminavamo ancora con l'acqua fino alle ginocchia. Con un senso crescente di inquietitudine mi trovai a domandarmi se l'acqua arrivasse mai ad allagare completamente l'intricata rete di gallerie.
Attraversata l'ultima tortuosa galleria ci si presentò uno spettacolo mozzafiato: un'enorme caverna, per metà allagata, traboccante di ogni ben di dio: dobloni, monili, perle, suppellettili preziosi, statuette d'oro, sciabole dall'elsa ingioiellata... ogni angolo ne era pieno, al centro della caverna emergeva dall'acqua un isolotto, anch'esso ricoperto di monete d'oro e oggetti preziosi, e in cima vi era un grosso forziere di pietra.
- Sembri conoscere bene questo posto. - disse Jack a Beatrix mentre venivamo condotti verso l'isolotto affiorante. Lei gli lanciò appena un'occhiata, molto più impegnata a fare scorrere gli occhi sul suo tesoro. - L'avidità di mio padre mi è stata utile: dopo che l'ho scoperto mentre tutti gli altri credevano il suo tesoro perduto per sempre a causa dell'inondazione, questo posto è stato il mio deposito per anni: ho sfruttato un bel po' delle immense ricchezze che mio padre mi aveva lasciato. Siamo stati fortunati: dopo che l'isola per lungo tempo è stata sommersa dal mare, adesso di notte la marea allaga completamente tutto il condotto. Non tutto il tesoro è stato risparmiato... al resto ci ho pensato io. - salì a grandi passi fino in cima all'isolotto, calciando via una coppa d'oro e fermandosi davanti al forziere, sul quale appoggiò lentamente, quasi con cautela le mani.
Al suo gesto la scimmia, che durante tutto il tragitto era rimasta aggrappata alla sua spalla, scese a terra con un balzo atterrando ai piedi del forziere, e cominciò a camminare avanti e indietro per l'isolotto, frugando di tanto in tanto fra i preziosi abbandonati sulla roccia.
Jack ruotò lentamente il capo a destra e a sinistra come cercando qualcosa, infine lo puntò ai piedi dell'isolotto. - Dimmi, il tuo caro ex-estinto lo sa che per anni ti sei goduta il suo tesoro?-
Beatrix si voltò verso di lui arricciando le labbra con aria seccata come per ricordargli che non era esattamente nella posizione di fare domande, quindi scrollò bruscamente le spalle. - Quello che faccio non lo riguarda. Ti ricordo che mio padre era ufficialmente morto quando sono riuscita a scovare l'isola. -
Jack distolse gli occhi dall'isolotto per alzarli su di lei, con aria per niente turbata. - Che sorpresa trovartelo vivo e vegeto neanche un anno dopo, eh? Buffo come alcuni al suo cadavere ci abbia pensato qualcun altro invece che tu, sua figlia. - le fece in tono affabile. Alle sue parole l'espressione di Beatrix si fece più dura e si fermò accanto al forziere di pietra, i pugni sui fianchi. - Cosa vorresti dire?- domandò aspramente.
- Mai sentito parlare di Tia Dalma?- continuò Jack mentre i pirati che ci accompagnavano cominciavano a sembrare innervositi dalla piega che stava prendendo il discorso. - Oh... no, non dirmi che il vecchio Hector non ti ha raccontato proprio nulla! Eppure tornare in vita non è cosa da tutti i giorni... -
- Tutte queste chiacchiere mi stanno annoiando. - sbuffò Beatrix distogliendo lo sguardo da lui, ma Jack proseguì imperturbabile e lei dovette ascoltarlo per forza. - Perché non ti ha mai rivelato nulla? Perché non ha mai cercato di servirsi di te per prendermi la Perla? La risposta non è allegra ma è semplice, Beatrix... Barbossa non si fida di te. Sa che sei troppo avventata. E sa che non riuscirai nel tuo intento nemmeno stavolta. -
Per lunghi istanti uno strano silenzio immerse la caverna mentre Beatrix stringeva le labbra e abbassava gli occhi sgranati, meditando chissà cosa fra sé e sé, infine sussultò come riscossasi all'improvviso e abbaiò ai suoi pirati: - Portateli qui!- indicando il forziere.
I pirati portarono me, Faith Elizabeth e David ai piedi dell'isolotto e ci fecero inginocchiare nell'acqua bassa mentre Jack veniva trascinato in cima all'isolotto, accanto al forziere di pietra: ora lo vedevo meglio, era inciso con l'immagine di quattro figure umane danzanti, in stile maya. Era dunque quello il tesoro maledetto? Uno dei tre pirati che ci teneva sotto controllo mi puntava una pistola contro il collo, e ad un tratto sentii qualcuno che mi afferrava per i piedi: sussultai, e mi resi conto che i pirati ci stavano legando insieme anche le caviglie, ora eravamo completamente inermi e legate come salami.
- Ora, se fossi così gentile da prendere qualche moneta dal forziere... - disse pigramente Beatrix, osservando Jack con le mani sui fianchi, in attesa.
- E se non lo faccio mi ucciderai?- replicò Jack inarcando un sopracciglio.
Beatrix sbottò in una risata cinica, scuotendo il capo. - Mi hai fraintesa, Sparrow, così sarebbe troppo facile. Non è “prendi una moneta o muori”, è “prendi una moneta o le tue care amiche e il bambino muoiono”. -
- Sei una schifosa lurida bastarda!- gridai senza riuscire più a trattenermi, la pistola premette ancor di più contro la mia nuca e Beatrix mi lanciò uno sguardo carico di disgusto. - Rapido tu, la mia pazienza ha un limite. - sibilò, tamburellando le dita sulla propria pistola.
Jack esitò un attimo poi tese le mani legate e prese una moneta d'oro dal forziere, se la rigirò per qualche istante fra le dita, quindi lanciò uno sguardo incuriosito a Beatrix come a dire “e adesso?”. I pirati lo osservavano con curiosità morbosa come se si aspettassero di vederlo trasformarsi in fantasma da un momento all'altro. Non accadde niente, ma dal racconto di Will sapevo che ora era maledetto: presto con la notte sarebbe arrivata la luna, e, se ciò che mi aveva detto era vero, con essa si sarebbe svelato il suo nuovo aspetto di morto vivente.
- Ora che ne facciamo di loro, capitano?- domandò uno dei pirati quando, con una certa delusione, constatò che niente di orribile era ancora accaduto a Jack, e cominciando ad occhieggiare impaziente i tesori disseminati per la caverna. Beatrix scoccò un'occhiata ad uno degli uomini che trattenevano i nostri amici, e quello si abbassò e strinse tutto d'un colpo le catene alle caviglie di Jack, che si sbilanciò e piombò pesantemente a terra fra le grasse risate del resto della ciurma. Una volta che il capitano fu per terra con braccia e gambe bloccate, lo presero con malagrazia per le spalle e lo trascinarono giù dall'isolotto per depositarlo come un sacco di patate in un angolo della caverna.
- Raccogliete tutto quello che potete del nostro bottino, lasciamo questo posto per sempre. - rispose Beatrix mentre altri pirati prendevano anche noi quattro e ci trascinavano nell'acqua bassa per scaricarci accanto a Jack. - E loro lasciateli qui: lasciamo che si godano la loro nuova condizione. - aggiunse con un ghigno. Con un grido di gioia i pirati si gettarono a fare razzia lasciandoci legati e impotenti nel nostro angolo.
- No aspetta!- le gridò Elizabeth, contorcendosi inutilmente nel tentativo di liberarsi. - Jack è sotto l'effetto della maledizione, ma noi no! Annegheremo appena si alzerà la marea!-
La donna si portò una mano alla bocca ostentando un'espressione di sconvolta sorpresa. - Oh santo cielo, non ci avevo proprio pensato!- esclamò con un tono da bambina volutamente irritante. - In effetti temo proprio che annegherete se vi lasciamo lì legati... So che tuo marito era il figlio di Sputafuoco Bill Turner, signorina, quell'idiota senza fegato della ciurma di mio padre che era rimasto fedele a Sparrow. - l'ultima frase la aggiunse con un tono molto più ruvido.
- E con questo?- replicò acidamente Elizabeth, lanciandole uno sguardo di fuoco.
- So come è finito Bill Turner. - Beatrix tornò a rivolgersi a Jack con un sogghigno spietato stampato in faccia. - Dovrebbe essere un'esperienza interessante per te sperimentare esattamente che cosa ha provato quel povero diavolo, immortale e in balia del mare. - con queste parole ci voltò le spalle e fece per raggiungere il resto della sua ciurma. Ero sdraiata nell'acqua, e l'impossibilità di muovermi rendeva tutto molto più scomodo: ancora una volta mi divincolai, ma le funi che mi stringevano polsi e caviglie sembravano d'acciaio tanto erano rigide. Elizabeth era riuscita ad avvicinarsi a Faith e stava cercando goffamente di sciogliere i suoi legacci, ma senza risultato.
- Perfetto!- esclamò Jack ribaltandosi su un fianco per essere girato verso di noi; mi accorsi che stringeva ancora in mano il doblone d'oro che aveva raccolto dal forziere. - Adesso dobbiamo solo aspettare che se ne vadano... -
- Per fare cosa?!- sibilai, riuscendo, dopo alcuni attimi di contorcimenti, a mettermi seduta. - Siamo in trappola! Appena salirà la marea... -
- Beatrix e la sua ciurma sono in trappola quanto noi. - Jack esibì il sogghigno più sadico che gli avessi mai visto fare, quindi si portò le mani legate al petto armeggiando per infilare il doblone d'oro al sicuro dentro una delle tasche della sua giacca.
Improvvisamente risuonò un boato, giunto dall'esterno e amplificato attraverso la rete di gallerie: tutti i pirati sussultarono e si bloccarono, guardandosi attorno con aria allarmata; era stato il boato di un cannone.
- Credo che sia arrivata la mia ciurma. - commentò Jack sogghignando, con tutta la calma del mondo. Beatrix si voltò verso di lui con uno scatto repentino e lo fissò furibonda. - Lo sapevi!- sbraitò, comprendendo improvvisamente. - Come hanno fatto a... non possono... non possono averci preceduti! Non è possibile!-
- Non possono? Tu dimentichi che la Perla Nera è pur sempre la nave più veloce dei Caraibi, Beatrix. - la interruppe gelidamente Jack. - Sapevo esattamente dove volevi portarci, così prima di incontrarvi ho detto alla mia ciurma dove dirigersi nel caso non fossimo tornati dalla locanda. La Perla ci stava aspettando là fuori da un pezzo, esattamente come speravate di fare voi. Certo i tuoi uomini erano pronti a ricevere la Perla e abbordarla di sorpresa col favore della nebbia... però non credo che fossero pronti a vedere invertiti i ruoli. E ora la Revenge è là fuori, praticamente indifesa, e quando uscirete sulle scialuppe sarete un facile bersaglio per i cannoni. - un sogghigno più duro gli si dipinse sul viso. - Vi consiglio di prendere la vostra decisione in fretta, capitano: non vorrete arrivare e trovare la vostra nave già affondata. -
Si udirono altri boati: fuori la Perla Nera si stava scontrando con la Revenge, che avrebbe avuto poche possibilità priva di gran parte della ciurma. Beatrix lanciò a Jack un'occhiata assassina, poi sguainò la spada e gridò: - Ciurma, alle armi! Se qualche codardo non darà il meglio di sé là fuori mi occuperò personalmente di strappargli le budella, a meno che non ci abbiano già pensato i nostri nemici! Avanti, cani rognosi!-
I pirati seguirono di corsa, Beatrix che stava già correndo verso il tunnel, urlando e agitando le armi come un branco di indemoniati. - Laura!- Faith mi richiamò con una gomitata. - Strisciamo, forse riusciamo a raggiungere una di quelle spade e liberarci!- mi fece cenno col mento ad un punto davanti a noi, e lì vidi alcune sciabole accatastate fra i gioielli.
- Va bene... - occhieggiai la galleria, constatando che se ne erano andati quasi tutti e in ogni caso non avrebbero badato a noi. - Adesso!-
Ci eravamo appena rigirate carponi per trascinarci fino alle sciabole quando al mio fianco la mia amica lanciò un urlo: sobbalzai, voltandomi verso di lei, e con orrore mi accorsi che non tutti i pirati avevano lasciato la caverna. Due di loro avevano agguantato Faith, e dai loro ghigni non sembravano affatto intenzionati a partecipare all'attacco.
- Qualcosa mi dice che oggi guadagneremo di più rimanendo qui!- sghignazzò uno dei due, grosso e col viso ricoperto di efelidi, abbrancando Faith alla vita e sollevandola di peso. Lei urlò e cercò di prenderlo a calci, io mi buttai goffamente verso di loro determinata a fare qualsiasi cosa, ma il secondo mi allontanò con un calcio che mi spedì per terra, ammaccata e frastornata.
- Lasciala andare!- anche Elizabeth e gli altri stavano cercando di fermarli, ma messi così eravamo pericolosi quanto pesci in un barile: i due pirati strattonarono Faith abbastanza lontano da noi perché non potessimo nuocere, e uno di loro estrasse uno dei lunghi coltellacci che avevo già visto addosso a diversi della ciurma.
Faith si ritrasse e cercò di tirargli un calcio, ma il pirata la bloccò. - Dai, urla adesso!- rise, puntandole il pugnale alla gola e cominciando a toccarla brutalmente con la mano libera. - Mi piace quando le mie vittime urlano... -
Il colpo fu repentino quanto inatteso: una terza figura apparsa in quel momento alle spalle dei pirati sferrò all'uomo un pugno al volto talmente violento da buttarlo per terra mentre l'altro, allibito e furioso gridava: - Che stai facendo?!-
In quel momento riconobbi il terzo pirata: era Ettore. E sembrava assolutamente infuriato.
- La battaglia è là fuori, razza di disertori codardi!- sbraitò, stringendo i pugni tanto che le nocche erano bianche. L'uomo indietreggiò senza lasciare andare Faith, malgrado questa gli stesse colpendo ripetutamente uno stinco col piede: - Ma che accidenti vuoi?- fece, arretrando ancora di qualche passo: quello a terra riuscì solo a gemere, stringendosi la faccia con le mani. - Non c'è bisogno che ti scaldi, volevamo solo divertirci un po'... -
Ettore sguainò la spada e gliela puntò contro: - Lasciala!-
L'ordine pronunciato con rabbiosa determinazione fece sussultare di sorpresa il pirata, che dopo avere esitato solo un istante spinse Faith lontano da sé, lasciandola cadere malamente sulla roccia. Strisciai verso di lei più in fretta che potei, anche se la vidi raddrizzarsi e allontanarsi dai due pirati, quindi non poteva essersi fatta troppo male.
- E adesso si può sapere che cosa ti è preso?- ringhiò l'uomo, scrutando Ettore che gli puntava contro la spada mentre la sua mano esitava accanto alla pistola infilata in cintura. Il pirata che era stato buttato a terra si era alzato a sedere e si strofinava il viso, fissando Ettore con odio indicibile. - Le vuoi per te, eh?- ringhiò, tremante di rabbia. - Non avere fretta di farci la predica, tu, pomposo leccapiedi del capitano!-
- Suvvia, siamo gentiluomini di fortuna, possiamo dividerci le donne tutti e tre, basta che tu non ci denunci di codardia... - propose il primo pirata, con quella che a quanto pareva considerava un'offerta di pace.
- Adesso basta!- gridò Ettore, e si mise con decisione fra noi e i due pirati. - Non vi avvicinate! Nessuno ha detto di far loro del male!-
- Cane!- sbraitò il secondo sputandogli addosso. - Bastardo senza fegato! L'ho sempre detto che il capitano sbagliava a fidarsi di te!-
Sguainò la propria spada e scattò avanti, ma Ettore fermò il suo colpo. - Ti ho detto di stare indietro!- urlò di nuovo, respingendo la sua lama.
- Forse una spada in gola ti calmerà i bollenti spiriti!- il pirata si scagliò contro di lui: le spade si incrociarono rapide, si colpirono ripetutamente in una danza frenetica e mortale. Nel frattempo il terzo pirata si era rialzato e gli si avvicinava alle spalle decisamente imbufalito. - Dietro!- esclamò Faith: Ettore girò su sé stesso e deviò la lama del pirata che, sbilanciato, esitò quei pochi secondi che occorsero ad Ettore per infilzarlo. Nello stesso istante l'altro pirata si gettò su di lui urlando: io allungai prontamente le gambe e gli feci lo sgambetto. Quello incespicò e piombò per terra imprecando, Ettore gli bloccò la mano armata con un piede e gli piantò la spada nella schiena.
- Però congratulazioni!- si complimentò Jack quando il pirata, ansimante, si allontanò dai corpi: lui fece un sorriso frettoloso e si chinò su Faith, liberandola dalle corde che le bloccavano le mani.
- Forse siamo ancora in tempo per fermarli. - disse mentre liberava Elizabeth, e Faith a sua volta slegava me, quindi si accostò a Jack, cominciando ad armeggiare con le sue catene. - Se riusciamo a raggiungerli con una delle scialuppe rimaste possiamo aiutare la tua ciurma!-
Dopo alcuni istanti riuscì a liberare anche lui e gli diede una delle spade dei pirati morti; Jack soppesò la nuova arma e sorrise soddisfatto, per poi voltarsi a guardare il pirata con aria impaziente: - Ebbene... andiamo?-
- Aspetta, non è meglio liberarti dalla maledizione prima?- chiese Elizabeth accennando alla cassa, ma Jack scosse vigorosamente la testa. - No, sono più utile immortale in questo caso, credimi... Beatrix avrà una bella sorpresina. - - Aspettateci, veniamo con voi. - dissi, guardandomi in giro in cerca di qualche arma: in mezzo ai tesori avevo visto alcune sciabole, ma prima che potessi andare a cercarle Jack mi agitò il dito davanti alla faccia. - No tesoro, adesso voi rimanete qui al sicuro finché non è finita la battaglia, comprendi?-
- Ma... - feci per protestare, ma lui mi zittì con un sorriso quasi di scusa, per poi avviarsi con Ettore verso la galleria. Da chissà dove apparve la scimmietta che fino a quel momento doveva essere rimasta a frugare fra i tesori, e cominciò a saltellare e berciare come impazzita. - Ma che le prende?- feci in tempo a chiedermi prima di avere un orrendo presentimento e voltarmi di scatto verso la galleria, ma troppo tardi. Ettore fece per imboccare il condotto quando improvvisamente risuonò uno sparo, e il pirata ruzzolò per terra gridando e stringendosi il fianco.
- Ettore!- gridò Faith, facendo per correre verso di lui, ma io la trattenni: avevo visto chi gli aveva sparato nascosta nell'ombra.
- Quando ho sentito rumori di lotta credevo di dover venire a pescare dei codardi. E invece tu. - quella voce non ci lasciò altri dubbi: Beatrix uscì dalla galleria, la pistola ancora fumante, con sei dei suoi pirati alle spalle. Doveva essere tornata indietro per sistemare i presunti traditori mandando il resto dei suoi uomini a combattere contro la Perla. Ettore emise un gemito rabbioso e faticosamente arrancò lontano da lei.
- Sapevo che non dovevo fidarmi di te. - disse lei in tono sprezzante, puntò la pistola, il dito già sul grilletto.
- Beatrix... - gemette lui stringendo i denti, gli occhi strabuzzati. - Beatrix... -
- Pietà? Tu supplichi? Tu implori adesso?- gridò lei con furia indicibile, tirando indietro il cane della pistola con uno schiocco sonoro.
- No!- gridai, lasciando andare Faith e cercando disperatamente un modo per fermare Beatrix...
Il colpo partì. Ma non colpì Ettore, bensì Jack che repentinamente si era messo in mezzo. Orripilata guardai il foro fumante nel suo petto, aspettandomi di vederlo accasciarsi a terra da un momento all'altro... ma non accadde. Jack guardò il foro del proiettile con aria noncurante e sogghignò tranquillo in faccia a Beatrix. - Questo non l'avevi previsto, eh?-
Beatrix lanciò un urlo di rabbia poi ordinò, agitando la spada: - All'attacco, topi di fogna, teneteli indietro!- i cinque pirati ci attaccarono; io agguantai una sciabola che spuntava da una cassa piena di dobloni, Faith ed Elizabeth seguirono rapide il mio esempio mentre David corse a rifugiarsi dietro il forziere maledetto. Cominciò lo scontro: il pirata che mi arrivò addosso sembrava aspettarsi di buttarmi giù con un colpo per poi andare ad occuparsi dell'avversario più pericoloso, Jack, di certo non si aspettava che fossi in grado di opporgli resistenza. Era il momento di mettere in pratica tutte quelle faticose lezioni di scherma. Con un urlo, forse per liberare l'adrenalina o per farmi coraggio, respinsi il suo colpo con forza, poi feci un passo in avanti e gli feci lo sgambetto. Il pirata vacillò ed io feci un affondo, che andò però a vuoto.
La sua lama incrociò la mia, arrivandomi pericolosamente vicina e graffiandomi un braccio; mentre sostenevo il suo attacco con la mano destra, con la sinistra gli mollai un pugno in pieno petto, lui sobbalzò all'indietro, allora lo caricai. Si spostò di lato per evitare la mia carica e lo ebbi dove lo volevo: mi fermai di botto e gli diedi uno spintone con l'elsa della spada, buttandolo in acqua.
Elizabeth incrociava ferocemente la spada contro un secondo pirata aiutata da Faith che lo ostacolava attaccandolo di fianco, il resto del gruppo aveva circondato Jack e lo incalzava con le lame sguainate. Vedendosi privo di vie di fuga, Jack ruotò rapido su sé stesso facendo cozzare la sua spada contro le quattro dei suoi avversari. - Ebbene, fatevi sotto!- esclamò, ostentando una baldanza palesemente falsa. Un istante dopo lo vidi sparire sotto la massa dei pirati urlanti che lo attaccarono tutti insieme: temetti il peggio, ma lo udii solo gridare in tono seccato: - Uno alla volta, per la miseria!-
La testolina di David spuntò da dietro al forziere insieme a quella della scimmia, entrambi guardando preoccupati in direzione dei quattro pirati che attaccavano Jack: la piccola mano di David sollevò fin sopra la testa una grossa coppa e la lanciò con forza, colpendo sulla testa uno dei pirati che sussultò e imprecò. David tornò svelto a nascondersi ridacchiando sommessamente mentre la scimmietta alzava in aria le manine in segno di vittoria.
Improvvisamente scorsi Beatrix che si allontanava lungo la galleria. Scappava, si era resa conto che ora la maledizione giocava a nostro favore e aveva deciso di fuggire e tornare dai suoi. No, non le avrei permesso di farla franca, non questa volta.
Stringendo la sciabola corsi verso di lei: vedendomi lei accelerò il passo, corremmo per il cunicolo buio sollevando spruzzi nell'acqua bassa al nostro passaggio, le stavo alle calcagna. Ad un tratto si voltò e mi sparò: io mi buttai a terra finendo lunga distesa nell'acqua mentre il colpo finiva sulla parete di roccia. Mi era andata di lusso: se fossimo state all'aperto non avrei avuto questa fortuna. Mi rialzai in fretta scrollandomi l'acqua dalla faccia e tornai ad inseguirla, eravamo arrivate al punto in cui il mare invadeva più profondamente la galleria, dove eravamo sbarcati: c'era ancora una scialuppa ormeggiata, la scialuppa che Beatrix e i cinque pirati rimanenti non avevano preso. Io e lei rimanemmo ferme, immobili, sulla pedana di roccia a pochi passi dall'acqua, fissandoci: Beatrix voleva raggiungere la scialuppa, ed io ero determinata a non farmela sfuggire. Beatrix sollevò di nuovo la pistola, ed io corsi a nascondermi dietro una roccia sporgente mentre attorno a me risuonavano gli spari, terribilmente vicini: mi addossai alla roccia, serrando gli occhi mentre udivo i colpi risuonare assordanti sulla parete, e il mio cuore batteva all'impazzata.
Ad un tratto la pistola diede un CLICK CLICK secco ed insistente. L'aveva scaricata! Mi concessi più o meno tre secondi per riprendermi dallo spavento, poi balzai fuori e corsi verso Beatrix che si stava dirigendo in fretta alla scialuppa: la travolsi, tentando un maldestro fendente con la spada, reso molto goffo dall'impeto della corsa, ma bastò a farla arretrare. Mentre le puntavo la spada contro diedi un calcio alla scialuppa, mandandola a dondolare sull'acqua alcuni metri più in là.
Beatrix mi fissò furiosa e sguainò la spada. - Tu non te ne andrai di qui... - la minacciai, sebbene mi tremasse la voce. Lei mi fissò con rabbia gelida. - Questo è da vedere. - mi attaccò con abilità e velocità inaudite, respinsi il colpo con difficoltà, poi fu tutto un susseguirsi di attacchi fulminei: paravo e respingevo, senza riuscire in alcun modo a contrattaccare. Cominciai ad indietreggiare, terrorizzata dalla sua micidiale maestria con la spada, lei ne approfittò e con un colpo mi spinse via, poi mi voltò le spalle e corse verso l'acqua.
Per un istante rimasi sorpresa, chiedendomi dove volesse andare: la vidi correre nell'acqua bassa e poi arrampicarsi sulla parete della galleria, c'era una sottospecie di lunga e sconnessa pedana di roccia che sporgeva per poco più di un braccio sopra l'acqua, Beatrix vi camminò sopra e avanzò verso l'uscita della galleria. Dove voleva andare? Certo, là fuori potevano esserci i suoi uomini sulle scialuppe che eventualmente avrebbero potuto aiutarla... e sul quel terreno impervio una combattente esperta come lei si sarebbe liberata più facilmente di me, approfittando del mio scarso equilibrio per uccidermi o buttarmi in acqua. Era un'impresa disperata e folle, ma non potevo permettere che scappasse.
La seguii su quell'improvvisata passerella rocciosa, e percorsi alcuni metri la luce della luna invase con insistenza il condotto: era scesa la notte e attraverso la nebbia che ammantava l'isola distinguevo la luna splendere luminosissima nel cielo scuro. Eravamo sulla scogliera rocciosa dell'Isla de Muerta, sopra di noi si innalzava l'ampia volta rotonda che formava una specie di narice nella faccia dell'isola. Non c'era più il silenzio spettrale che c'era stato al nostro arrivo, ora rimbombavano le esplosioni, e l'aria era satura di polvere da sparo: ecco la Perla Nera e la Revenge che si affrontavano a colpi di cannone, la Perla non mi era mai apparsa così bella ed inquietante, sembrava emergere dalla nebbia bassa sul mare come se facesse parte di quel posto spettrale: non mi stupiva che la sua sagoma scura fosse riuscita a nascondersi nella nebbia fitta, spiandoci fin da quando eravamo arrivati nella baia. I cannoni mandavano lampi, aprendo squarci nella fiancata della Revenge.
Le scialuppe della ciurma della Revenge si stavano avvicinando, ma avevano poche speranze: la Perla era troppo grande e troppo ben armata per loro. Guardai Beatrix, anche lei stava osservando le due navi che combattevano, e dalla sua espressione sembrava capire che la sua nave non poteva reggere il confronto con la Perla.
- La tua nave è sconfitta, Beatrix!- le gridai con torva soddisfazione. - Sei caduta nella trappola. -
Si voltò verso di me, la lama della sua spada scintillò minacciosamente sotto la luce della luna. Strinsi forte l'elsa della spada: era il momento. Beatrix scattò in avanti e quasi istantaneamente sentii una fitta di dolore acuto sul braccio: la lama mi aveva preso di striscio, deviai con forza la spada e arretrai. Ma lei non aveva intenzione di lasciarmi scappare, mi balzò davanti e di nuovo incrociò la spada con la mia. Finalmente riuscii a mettere a segno un colpo, la colpii col filo della lama ad un fianco, lei sussultò appena e spinse via la mia spada con violenza.
Ci eravamo spinte sull'orlo della scogliera, sotto al punto dove le due arcate delle narici si univano a formare la punta del naso che si innalzava come un gigantesco sperone diversi metri sopra di noi. Beatrix si fece avanti roteando la spada. Io saltai giù, sugli scogli più bassi. Scesi più velocemente che potei sugli scogli ripidi, reggendomi anche con le mani per non scivolare. Avevo un discreto vantaggio su Beatrix, che mi stava inseguendo, mi fermai su uno spiazzo relativamente in piano e attesi che arrivasse.
Appena mi raggiunse la attaccai: la colsi impreparata perché ancora si stava bilanciando sulla discesa ripida, ma riuscì ugualmente a parare il mio attacco. Improvvisamente scattò in avanti e colpì con una violenza incredibile: persi la presa sulla spada e quella ruzzolò sugli scogli.
Ero disarmata! Mi tolsi di mezzo appena in tempo prima che Beatrix mi infilzasse: il colpo mancato la sbilanciò, e mentre girava su sé stessa gli cadde la pistola dalla cintura, rimbalzando sulle rocce con un clangore che mi parve assordante. Era finita ai miei piedi: con uno scatto frenetico la agguantai e gliela puntai contro, premendo ripetutamente il grilletto. CLICK CLICK CLICK Era scarica, maledizione!
Indietreggiai, senza più vie d'uscita. Beatrix si avvicinò, ghignando, sicura di aver vinto. Esitai ancora un istante, poi mi rigirai rapidamente l'arma in mano e tirai una sberla in faccia a Beatrix col calcio della pistola.

*

La lama affondò nella schiena di Jack emergendogli con violenza da sotto lo sterno: con un certo stupore ne avvertì la fastidiosa presenza nella carne, ma nessun dolore. - Ehi!- protestò in tono indignato, rigirandosi svelto la spada in una mano e infilzando in un colpo solo il pirata che l'aveva colto alle spalle. Quello boccheggiò e cadde per terra: Jack si sfilò rapidamente la sua spada dal corpo, era l'ultimo pirata: Beatrix doveva essere fuggita.
Elizabeth infilò la spada nella cintura, augurandosi di non doverla usare troppo presto, e corse sull'isolotto dove David si era rifugiato durante il combattimento. - David!- lo chiamò, arrampicandosi in quattro balzi fino al forziere maledetto. - David, vieni fuori, sei al sicuro... -
Di nuovo il bimbo e la scimmia spuntarono improvvisamente da dietro il forziere pronti a lanciare le loro preziose munizioni, ma riconoscendo Elizabeth, David lasciò cadere la statuetta d'oro che aveva raccolto per esclamare: - Mamma!- e correrle incontro tutto contento.
Elizabeth lo abbracciò stretto sentendosi invadere dal sollievo: era salvo. - Hai visto, mamma? Hai visto?- fece lui tutto contento, mimando il gesto di scagliare qualcosa: Elizabeth scoppiò a ridere di cuore e baciò i capelli bruno dorati del figlioletto. - Bravissimo, tesoro mio... bravissimo!-
Faith si guardò intorno cercando con lo sguardo Laura: ad un tratto i suoi occhi si posarono su Ettore, accasciato sul pavimento di roccia, sembrava privo di sensi. Buttò via la sciabola e lo raggiunse, si chinò su di lui: il proiettile l'aveva colpito al fianco e la ferita sanguinava abbondantemente. - Ettore... - mormorò, scuotendolo leggermente. - Ettore rispondi!- strillò, in tono quasi isterico, lui aprì gli occhi, battendo le palpebre come un gufo. - Sto bene... sto bene!- assicurò, anche se con voce affaticata. Sentendosi quasi svenire dal sollievo Faith lo abbracciò forte: Ettore esitò, sorpreso, prima di ricambiare l'abbraccio, poi avvicinò il viso al suo e le diede un rapido bacio gentile sulle labbra.
- Faith!- Elizabeth era ai piedi dell'isolotto, con in braccio David, e venne verso di loro. - Come sta Ettore, tutto bene?-
Ettore lanciò a Faith un sorriso in tralice e rispose in tono flautato: - Io al momento benissimo, grazie!- scoppiarono a ridere entrambi come due sciocchi mentre Elizabeth insieme a David li raggiungeva. - Ma che avete da ridere voi due?- esclamò, sconcertata dal loro comportamento in una situazione tanto delicata. - Ettore, stai sanguinando! Fammi dare un'occhiata a quella ferita. -
Con passo ciondolante Jack avanzò verso il centro della caverna, scavalcando i corpi del piccolo gruppo di pirati che aveva decimato: essere immortali aveva i suoi vantaggi, si ritrovò a pensare, mai gli era capitato di essere da solo contro quattro e di avere la meglio. Non in corpo a corpo, perlomeno. Continuava tuttavia a trovare la fuga la soluzione più elegante; come del resto pareva pensarla anche Beatrix... Il suo sguardo vagò per la caverna, corrucciandosi quando non trovò quello che cercava. - Dov'è Laura?- domandò improvvisamente, girando su sé stesso alla ricerca della ragazza.
- Credo... non avrà inseguito Beatrix su per la galleria? - esclamò Faith, accorgendosi della mancanza dell'amica. Jack esitò per qualche attimo ciondolando su sé stesso, poi sbarrò gli occhi e si diresse di corsa verso la galleria.
- Aspetta! E la ciurma della Revenge?- lo chiamò Ettore mentre Elizabeth e Faith facevano del loro meglio per tirarlo su da terra.
- Dopo! La Perla se la caverà!- replicò lui senza neanche voltarsi e correndo rapido verso il cunicolo.

*

- Sì!-
Il grido di esultanza di William risuonò addirittura al di sopra del boato dei cannoni e dello scricchiolio assordante del legno della Revenge sfondato dalla bordata della Perla Nera, si mescolò alle urla eccitate dei vincitori e alle grida accorate degli sconfitti. A eco del loro capitano i pirati dell'Olandese Volante, aggrappati alle sartie o assiepati accanto alla murata di tribordo per assistere allo scontro, lanciarono a loro volta grida eccitate ed esultanti ad ogni devastante cannonata sferrata dalla nave dalle vele nere: l'unica gioia che potevano trarre dal loro ruolo obbligato di spettatori in quella battaglia decisiva. William gridò ancora, quasi euforico, aggrappandosi ad una fune e salendo in piedi sulla murata per godersi meglio la distruzione della Revenge: la vittoria della Perla Nera voleva dire salvezza per i suoi amici, salvezza per Elizabeth e per suo figlio.
Sputafuoco non esultava. L'anziano uomo era rimasto composto e zitto al timone, e lo rimaneva anche ora che tutta la ciurma partecipava alla gioia del suo capitano. William Turner scrutava di sottecchi suo figlio, e il nodo alla gola si faceva sempre più opprimente insieme al senso di colpa: quelle erano le ultime ore per suo figlio nel regno dei vivi, la pazienza della dea Calypso era stata messa alla prova troppo a lungo, come Sputafuoco aveva caldamente sottolineato diverse volte, e il segno della disobbedienza aveva già provveduto a marchiare Will in modo indelebile.
Nonostante tutto, Will era esultante. Esultante.
“Per gli altri” si disse Sputafuoco continuando a guardare il giovane. “Tutta la sua giovane vita è stata spesa per il bene degli altri, di coloro che amava e a cui teneva. E io... io non sono certo meno colpevole per il destino che si è scelto.”
Ad un tratto gli occhi miti dell'anziano pirata si dilatarono, mentre si posavano sulle assi del ponte ai suoi piedi. Il senso di colpa che gli attanagliava il petto era diventato ormai una presenza costante, ma ora era un pensiero folle a fargli mancare il fiato: c'era qualcosa che poteva fare per suo figlio. C'era forse un modo di pagare il suo debito.
In silenzio voltò le spalle alla ciurma e si allontanò in direzione della cabina del capitano.
- Oh, sì!- Will esultò di nuovo col pugno alzato al cielo, godendosi le grida entusiaste della sua ciurma insieme a quelle dei pirati della Perla Nera. Con un ultimo sguardo alle vampate dei cannoni che balenavano nella nebbia Will si concesse un crudo sorriso, e si voltò vero i suoi uomini.
- Ricordate questo giorno. - disse, scendendo dalla murata. - Perché ripartiamo per il mare dei confini del mondo. Il nostro tempo... anzi... - gettò uno sguardo al tentacolo viscido che spuntava dalla manica della camicia. - Il mio tempo qui è decisamente esaurito: torniamo al nostro compito. -
Stava per ordinare di dispiegare le vele e prendere il largo quando un sussulto improvviso emerso dalle profondità del suo petto lo squassò improvvisamente, facendolo piegare su sé stesso.
- Capitano?!- gli uomini della sua ciurma, sorpresi da quell'improvviso malore, gli si affollarono attorno senza capire che cosa non andasse. Will barcollò, annaspando col braccio mutato alla ricerca di qualcosa a cui reggersi mentre l'altro era premuto a inutile difesa sul suo sterno: non capiva cosa stava accadendo, si sentiva male. Per un attimo temette che fosse successo qualcosa al cuore, ma cacciò via il pensiero ripetendosi che era impossibile, il forziere era al sicuro in cabina.
Con le gambe che gli tremavano, Will si fece largo fra la ciurma: in cabina, doveva andare assolutamente in cabina, doveva vedere cosa stava succedendo al cuore, perché qualcosa di certo era successo. Non era dolore, perciò non poteva essere stato ferito, era più come... come se qualcosa... o qualcuno... stesse tenendo in mano il suo cuore.
- Fatemi passare!- ansimò, spingendo via senza troppa delicatezza gli ultimi due pirati che gli bloccavano il passaggio verso la cabina del capitano: col petto in subbuglio spalancò la porta e si precipitò dentro, cercando il forziere che sapeva di avere lasciato lì al sicuro.
La prima cosa che vide nella penombra della cabina fu suo padre accasciato sul pavimento, bianco come un cencio e con la giacca aperta a scoprire il petto squarciato da un'orribile ferita sanguinante: le sue mani contratte stringevano ancora un piccolo coltello la cui lama affondava interamente nello squarcio sul suo torace. Si era inferto quella ferita da solo.
Will annaspò e dovette aggrapparsi con tutte le sue forze all'immenso organo a canne per non cadere, ma appena l'orrore gli permise di distogliere gli occhi dal corpo senza vita di suo padre si accorse di una seconda figura in piedi in un angolo a soli pochi passi da lui e a quel punto il fiato gli mancò del tutto, permettendogli soltanto di fissare a bocca aperta una bella donna dalla pelle scura vestita con un lungo abito vissuto e confusamente ornato di pizzo, stoffe fiorite e strane chincaglierie; i suoi lunghi capelli scuri le pendevano in ciocche intrecciate attorno al viso dipinto, nel quale gli occhi neri sembravano scintillare di vita propria sopra le labbra scure che si stirarono quasi voluttuosamente in un sorriso per niente rassicurante. Ai suoi piedi giaceva, aperto, il forziere. Lentamente, quasi con grazia, la donna si portò al petto le mani che richiudeva a coppa attorno a qualcosa... che pulsava.
- ...Calypso... - Will inciampò sul suo nome, evitando solo per un soffio di chiamarla Tia Dalma, poiché era quello l'unico nome che le sembianze della dea gli ricordavano.
Il sorriso della donna si fece più mellifuo mentre quella avanzava di qualche passo verso il giovane, reggendo il suo cuore tra le mani quasi con delicatezza. - Così... in questa forma tu mi riconosci, William Turner... - esordì con la sua cadenza strascicata, ipnotica, mentre i suoi occhi brillanti indugiavano sull'espressione sconvolta del giovane capitano. - Sei stato un capitano alquanto... indisciplinato negli ultimi tempi, hmmm?-
Troppo sconvolto per poter parlare, Will abbassò lo sguardo, incontrando soltanto il macabro spettacolo del cadavere di suo padre che giaceva tra loro due.
- William Turner è venuto qui per te, questa notte. - proclamò Calypso, portando a sua volta la sua attenzione su Sputafuoco. - E davanti al forziere a me si è rivolto. Con una supplica. - gli occhi della donna intrappolarono nuovamente quelli di Will. - Accettare un sacrificio. O meglio... uno scambio. William Turner offre a me il suo cuore per il tuo, e squarciandosi il petto a me ha posto la scelta, perché io prenda la mia decisione. Ora dimmi, mio fidato capitano... - il sorriso le si stiracchiò nuovamente sulle guance mentre pronunciava quell'appellativo con evidente sarcasmo. - Per quali ragioni dovrei accettare l'offerta del tuo coraggioso padre?-
Will si lasciò cadere in ginocchio davanti alla donna, chinandosi quasi fino a toccare il pavimento di assi con la fronte. - Calypso, te ne prego... - mormorò senza smuoversi dalla sua posizione. - Se devi punire qualcuno per le sue mancanze, punisci me che di quel che è successo ho tutte le colpe. Io ho abbandonato il mio compito e ho tradito la tua fiducia: per questo sono stato punito e riconosco la giustizia delle tue decisioni. Ma mio padre... - la voce gli mancò. - ...Ti prego, perdona il suo gesto sconsiderato. Io... non lo so perché l'ha fatto... ti prego, non permettere che muoia per causa mia! Troppi hanno sofferto per causa mia!-
Stava ancora parlando quando sentì una mano calda carezzargli una guancia, e sollevò il viso di scatto, trovandosi faccia a faccia con Calypso che si era chinata su di lui: sulle dita aveva ancora tracce di sangue lasciate dal cuore che portava in mano, e Will ne sentì l'umido sulla pelle del viso.
- Tanti hanno trovato invece la salvezza, per merito tuo. - continuò lentamente la donna, scrutandolo. - Ogni tuo sacrificio, ogni tuo sforzo, perfino ogni tuo tradimento, per amore di qualcun altro è stato. La mano del destino... - le dita della donna scivolarono ancora un poco sul mento di Will, per poi allontanarsi. - E lo stesso amore che a votarti a me ti ha portato, al tradimento del tuo compito ti ha spinto. Ma buon capitano e uomo fedele tu rimani, William Turner... -
Will non capiva più dove la donna volesse andare a far finire il discorso: tutto quello che vedeva era suo padre morto ai suoi piedi, probabilmente spinto da un impulso di follia nella cieca speranza di aiutarlo in qualche modo. - E lo rimarrò... - promise, imponendosi di distogliere gli occhi dal penoso spettacolo. - Per il resto degli anni che ti sono dovuti, e poi per altri dieci anni, e dieci anni ancora, fino alla fine del mondo o finché la mano di qualcun altro non pugnalerà per qualche motivo il mio cuore. Ma mio padre... non lasciar morire mio padre... non posso... non posso permettere che muoia nella patetica speranza di sollevarmi dal mio compito. -
Le sue parole fecero sorridere ancora di più la misteriosa donna. - Perché patetica, mio capitano? Non è stato lo stesso folle amore a portare te a fare la tua scelta? Non è stato un amore altrettanto disperato... - un'ombra le velò di tristezza gli occhi scuri. - ...a spezzare per sempre l'esistenza di un uomo chiamato Davey Jones? Ora William Turner, un uomo per il quale il figlio ha dato ben più della vita, mi chiede di pagare il suo debito concedendo a te la libertà e a me i suoi servigi. - la mano di Calypso scese sul petto sanguinante di Sputafuoco, mentre nell'altra reggeva ancora il cuore pulsante di Will. - Un tale spirito di sacrificio tanto nel padre quanto nel figlio va solo onorato. Per questo Sputafuoco Bill Turner... capitano dell'Olandese Volante sarà. - dichiarò, alzandosi lentamente in piedi.
Will rimase inginocchiato sul pavimento a guardarla, incapace di proferire parola mentre quella sorrideva maliziosamente: - E ogni dieci anni... potrà tornare per rivedere il figlio che per lui a tutto ha rinunciato, che per amore mi è stato fedele e per amore ha disertato, e che un senso alla sua esistenza ha dato. Accetto il suo cuore in cambio del tuo. Per amore di tuo padre, tu sei libero, mio buon capitano. -
In piedi di fronte ad uno sconcertato William, Calypso si portò davanti al volto le mani a coppa reggendo il cuore, quindi schiuse le labbra scure e soffiò sull'organo pulsante. Ad un tratto Will sentì i capelli agitarglisi per un'improvvisa brezza salmastra, come se il soffio di Calypso avesse portato improvvisamente in quella stanza il soffio del mare: nelle mani della donna il cuore sembrò sgretolarsi, anzi, con stupore Will constatò che si era effettivamente sgretolato perché in pochi secondi Calypso strinse in mano un mucchietto di polvere rossa... che afferrate dal suo soffio turbinarono nell'aria per volare rapide al suo petto dove ancora spiccava netta la cicatrice dello squarcio dalla quale anni prima il cuore era stato strappato.
Un dolore terribile lo fece sussultare tanto violentemente che si ritrovò con la schiena sul pavimento, con le braccia e le gambe che tremavano incontrollabilmente. Qualcosa gli si gonfiava a sinistra dello sterno, e faceva tanto male che non si sarebbe stupito se la ferita che aveva sul petto si fosse riaperta... ma non era così. Un battito nacque dentro di lui, e gli parve così assordante da rimbombargli incessante nelle orecchie, nella gola, nei polsi.
Tum. Tum. Tum.
Pulsava. Il suo cuore stava pulsando. Stordito com'era, supino sul pavimento della cabina, gli parve di cogliere una fugace visione di Calypso che prendeva il coltello dalle mani morte di Sputafuoco per poi chinarsi su di lui, poi la vista gli si appannò del tutto e perse i sensi.

Note dell'autrice: Capitoli finali! Un ringraziamento speciale a (indovina un po'???) la mia cara Shalna, che col suo ultimo lungo commento non solo mi ha incoraggiata tantissimo (GH!) ma mi ha anche dato qualche idea su come definire meglio il rapporto tra Jack e Laura... e credo che ci riuscirò anche se questa storia sta per concludersi, non è che il primo capitolo delle Caribbean Tales!
Wind the sails!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: Laura Sparrow