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Autore: Julia Weasley    06/11/2012    6 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 52
La testimonianza del Ministro

Il ticchettio delle lancette non le dava tregua. Il Ministro della Magia continuava a fissare l'orologio, minuto dopo minuto, in attesa dell'ora che stava aspettando con impazienza e timore. Sapeva benissimo che, al minimo contrattempo, sarebbe andato tutto storto, e questo pensiero non l'aiutava di certo a calmarsi. Ma era rimasta lucida; in quel momento più che mai aveva bisogno di mantenere la calma per non destare sospetti. Il suo sguardo, sempre puntato sull'orologio d'argento posto sulla scrivania dell'ufficio, si spostava a intervalli regolari in direzione del camino o della finestra, o di qualunque altro mezzo di comunicazione con il mondo esterno.
Nervosa e incapace di restare ancora seduta, si alzò in piedi e prese a camminare su e giù per la stanza. Se non avesse ricevuto notizie entro qualche minuto sarebbe impazzita.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, facendola sobbalzare. S'impose di calmarsi e tornò al suo posto dietro la scrivania, riassumendo una posa autorevole e pacata prima di rispondere:
« Chi è? »
Uno dei due Auror a guardia del suo ufficio aprì la porta e si affacciò.
« Ministro, il signor Anderson vuole parlarle ».
« Fallo entrare, Robards ».
Millicent Bagnold indossò una maschera di freddo distacco quando Anderson entrò. Era un uomo sulla cinquantina, con grandi orecchie a sventola e la schiena leggermente ingobbita. Ad un estraneo sarebbe apparso completamente innocuo, ma non era così. Anderson era uno dei consiglieri che la braccavano da almeno un anno, costringendola a prendere decisioni che non avrebbe mai voluto, sotto la minaccia implicita di fare del male alla sua famiglia. Nessuno di loro si era mai esposto al punto di ricattarla esplicitamente, ma la loro era una strategia più sottile e maligna, fatta di allusioni e sorrisi cortesi che la nauseavano.
Ma quella sera sarebbe tutto finito. Se pensavano di metterla nel sacco e usarla come un fantoccio si sbagliavano di grosso. Non era diventata Ministro della Magia per caso. Era uscita da Hogwarts con dieci M.A.G.O. e si era dimostrata una fiera Corvonero, facendo carriera principalmente grazie alle sue capacità intellettive. Certo, più di una volta si era dovuta adeguare a compromessi che non le andavano a genio: al Ministero era così che funzionava, se si voleva raggiungere un posto così importante. Ma per certe situazioni Barty Crouch non aveva tutti i torti: non si poteva sempre scendere a compromessi.
« Buonasera, Ministro » esordì Anderson.
« Buonasera a te. Accomodati » rispose lei, fredda.
« Grazie. Ho portato qualche scartoffia da firmare al volo » fece quello in modo frettoloso, sperando di infonderle negligenza.
« Non ho fretta. Le esaminerò una per una ».
Trascorsero cinque minuti, durante i quali la Bagnold esaminò i documenti con più lentezza del necessario, mentre Anderson cercava di non mostrarsi troppo irritato e impaziente.
Poi una fiamma divampò nel camino, e la donna sentì il proprio battito accelerare.
« Scusami » disse ad Anderson, rivolgendosi alla testa che era appena apparsa tra le fiamme. Apparteneva a Pollet, il suo nuovo elfo domestico. « Cosa c'è, Pollet? »
« Pollet si chiedeva se la padrona torna per cena. Pollet ha già preparato tutto ».
Millicent Bagnold dovette trattenersi per non scoppiare a ridere per il sollievo. Il suo elfo non si riferiva alla cena quando diceva di aver preparato tutto, e non la stava aspettando a casa. Avevano concordato quella frase il giorno prima, in modo che Pollet la potesse avvertire quando l'Ordine della Fenice fosse riuscito a far scappare suo marito e sua figlia senza che i Mangiamorte che tenevano d'occhio casa loro se ne accorgessero. Adesso si trovavano al sicuro in qualche cittadina sperduta in Canada. Nessuno li avrebbe più trovati né avrebbe più potuto minacciare di ucciderli per ricattare Millicent Bagnold.
« Purtroppo non tornerò per cena » rispose all'elfo domestico. « Saluta tutti da parte mia » aggiunse con un nodo alla gola: sapeva bene che, anche se loro adesso erano al sicuro, lei sarebbe dovuta restare a Londra per compiere il proprio dovere. E forse non li avrebbe visti mai più.
Quando l'elfo scomparve, Anderson le rivolse uno dei disgustosi sorrisi cordiali.
« Immagino che sentirà la mancanza di sua figlia » commentò.
« Oh sì, come tutti quelli che ricoprono un ruolo importante nel Ministero. Anche tu hai figli, vero? »
« Sì, due. Il maggiore inizierà Hogwarts a settembre ».
« Buon per lui. Sarà meno difficile per lui abituarsi all'idea di non vederti più molto spesso » commentò lei, con un sorriso di circostanza.
Anderson aggrottò la fronte, attonito.
« Temo di non capire ».
« Capirai subito » disse lei.
La porta si spalancò all'improvviso, e i due Auror di guardia irruppero nell'ufficio, seguiti da Alastor Moody che, dopo lo scontro in cui i fratelli Prewett erano morti, aveva perso una gamba, e ora ne esibiva una di legno, simile ad una zampa di leone.
« Arrestatelo ».
Paralizzato dallo shock, Anderson non ebbe il tempo di reagire.
« Che state facendo? Che significa? » protestò, mentre gli Auror lo catturavano.
« Sei accusato di complicità con i Mangiamorte, ricatto, tradimento e uso della Maledizione Imperius. Non ti conviene aggiungere il reato di resistenza alla lista: è già abbastanza lunga » gli ringhiò contro Moody.
L'uomo impallidì.
« Cosa? E su che basi...? »
« Di questo ne discuteremo al processo » tagliò corto la Bagnold. Poi si rivolse a Moody. « Prendete anche gli altri ».

***

Regulus si svegliò di scatto. Di solito il villaggio di Mould-on-the-Wold era sempre silenzioso di notte, e casa Puddle a maggior ragione, visto che vi abitava solo lui. Ma quella notte qualcosa aveva interrotto bruscamente il suo sonno. All'inizio era troppo confuso per capire quale ne fosse la causa e pensò di aver semplicemente avuto la sensazione di cadere da un albero. Stropicciandosi gli occhi, si girò su un fianco e controllò l'ora: le tre del mattino. Sbuffò, sperando di riuscire a prendere sonno il prima possibile, quando udì un boato in lontananza e il letto sul quale si trovava tremò, facendolo sussultare.
« Ma che...? » bofonchiò, accorgendosi che anche le pareti e l'intera casa si stavano muovendo. Poi tutto finì come era iniziato.
Regulus pensò ad una scossa di terremoto, ma qualche secondo dopo ce ne fu un'altra, e un'altra ancora, a intervalli regolari. I libri iniziavano a cadere dagli scaffali, e Regulus sentì i piatti in cucina fare lo stesso e infrangersi a terra.
Un attimo dopo era in piedi. Affacciandosi alla finestra e tendendo le orecchie, vide decine di abitanti del villaggio che correvano per strada e le sirene di ambulanze, polizia e pompieri che sovrastavano le urla terrorizzate.
Non era sicuro che per lui uscire fosse una buona idea. Mould-on-the-Wold era un villaggio semi-magico, e qualcuno avrebbe potuto riconoscerlo. Ma chi gli aveva sempre raccomandato di restare in casa non aveva mai preso in considerazione la possibilità che la casa crollasse.
E poi non sembrava proprio un terremoto. La gente continuava a scappare in un'unica direzione, e i boati che si sentivano erano ancora un mistero. I Mangiamorte avevano già sferrato un attacco a quel villaggio circa un anno prima. Possibile che lo stessero facendo di nuovo?
Con un rapido incantesimo sostituì i propri abiti: in ogni caso, non poteva farsi trovare in pigiama.
Quando la casa riprese a tremare, Regulus corse in salotto, con l'intenzione di avvertire qualcuno tramite Metropolvere. Ma accadde qualcosa di tremendo. Un macigno – o qualcosa di simile – proveniente da chissà dove, sfondò il tetto, distruggendo mezzo salotto e riempiendolo di polvere e calcinacci.
Tossendo, Regulus tornò in piedi dopo la rovinosa caduta che aveva seguito quello che sembrava un vero e proprio bombardamento, e si rese conto di essere vivo per miracolo. Il camino tuttavia era distrutto e irraggiungibile per via dei detriti. A quel punto decise di uscire, la bacchetta già pronta in mano.
In strada era il panico generale, tra auto che sfrecciavano alla cieca e pedoni che pensavano solo a strillare e fuggire. Regulus esitò, ma alla fine s'incamminò nella direzione opposta alla folla, cercando di non essere travolto dalle famiglie in fuga o investito da qualche mezzo di trasporto.
Nemmeno i Babbani che vivevano vicino a lui avevano capito cosa stesse succedendo. Più in là stava per scoppiare una rissa. Un uomo, accusato da quattro o cinque persone di aver piazzato una bomba nella piazza principale, reagì alla calunnia con insulti, in un evidente accento irlandese. Quando sferrò un pugno ad uno di essi, un poliziotto intervenne.
Presto Regulus iniziò a scorgere maghi e streghe, abitanti del villaggio, che cercavano a loro volta di affrontare l'emergenza. Per fortuna l'agitazione generale e l'oscurità lo proteggevano da sguardi indiscreti, perché non aveva avuto il tempo di camuffarsi.
« Altro che bomba! » strillò una strega più in là. « Devono essere i Mangiamorte ».
« Ne ho visti un paio » accorse un mago anziano, pallido come un cencio. « Ma non sono loro il problema. Ragazzo, lascia perdere » disse poi, rivolgendosi a Regulus, che evitò di guardarlo negli occhi ma si fermò.
« E quale sarebbe il problema? » insisté la strega.
Prima che l'anziano potesse spiegarsi, accadde qualcosa che tolse loro il fiato. Due sagome all'orizzonte che Regulus non aveva notato, scambiandoli per profili di montagne, si mossero. Una di esse alzò due braccia colossali e scaraventò un altro macigno contro i tetti di un gruppo di case.
A Regulus quasi cadde la bacchetta di mano.
Giganti.
Si era preparato ad un possibile scontro con i Mangiamorte, ma non a due giganti alti dieci metri. Non aveva neanche la più pallida idea di come affrontarli. E, a giudicare dalle colonne di fumo all'orizzonte, quello non doveva essere il primo villaggio che mettevano a ferro e fuoco.
« Oh Merlino, il Ministero deve intervenire con una squadra speciale! » esclamò un altro mago.
« Sì bè, intanto filiamocela. Stanno venendo da questa parte! »
Regulus non se lo fece ripetere due volte e girò i tacchi. I maghi e le streghe di prima ogni tanto si fermavano per portare con sé Babbani paralizzati dal terrore, e Regulus si rese appena conto di aver appena lasciato indietro una persona.
Il poliziotto di prima non aveva proprio difeso chi era in minoranza, dato che l'irlandese accusato dagli altri Babbani ora se ne stava seduto sul marciapiede, in preda a dolori lancinanti all'addome.
« Riesci ad alzarti in piedi? » gli chiese Regulus, dopo un istante di esitazione.
« Non lo so, ma se vuoi posso darti un manganello sulle costole, così poi mi fai sapere se ci riesci tu » replicò quello.
Lottando contro l'impulso di mollarlo lì, Regulus lo afferrò per le spalle e lo trascinò via, poco prima che la casa dell'irlandese crollasse in pezzi, colpita da un altro macigno.
L'uomo scoppiò in singhiozzi, ma Regulus vedeva i due giganti avvicinarsi sempre di più.
« Muoviti » lo apostrofò, costringendolo ad alzarsi, irritato e affaticato dal suo peso.
Il Babbano rallentava la sua fuga, ma alla fine riuscì a raggiungere la piazzetta in cui si erano radunati i superstiti. Parecchie persone erano morte sotto le macerie e per i macigni lanciati dai giganti, che ormai avevano raggiunto le prime case del villaggio.
Regulus stava cercando di escogitare un modo per allontanarti, quando il suo respiro si spezzò: la squadra speciale del Ministero era arrivata. Non era il caso di farsi vedere.
« Non puoi lasciarmi qui! » protestò il Babbano, stavolta senza il tono arrogante di prima: sembrava solo sinceramente spaventato. « Mi linceranno ».
Regulus si rese conto che aveva ragione. Lasciarlo in mezzo ad una folla terrorizzata, pronta a trovare un capro espiatorio pur di non credere a quel che vedeva, era una pessima idea. L'irlandese aveva bisogno di nascondersi quanto lui.
« D'accordo, seguimi » gli disse alla fine.
Mescolandosi tra la folla, riuscirono ad infilarsi in una strada secondaria ed entrarono nella prima casa abbandonata a disposizione: nella fretta di fuggire, quasi tutti avevano lasciato le porte aperte.
L'uomo si lasciò cadere sul pavimento del salotto, esausto, cercando di contenere il dolore alle costole, mentre Regulus si affacciava con prudenza alla finestra.
Proprio in quel momento, scoprì che non erano i soli a doversi nascondere. Qualcuno si era appena introdotto in una bottega in fondo al vicolo, e non si trattava di un abitante del villaggio: nessun mago che non aveva nulla da nascondere sarebbe andato in giro con mantello e cappuccio nero.
« Aspetta qui » disse Regulus al Babbano, che annuì, nonostante una momentanea perplessità iniziale.
Uscì in strada, diretto verso il negozio in fondo, ma non riuscì a raggiungerlo, perché proprio quando era quasi arrivati, un secondo Mangiamorte col viso coperto da una maschera d'argento fece irruzione nella strada.
Regulus ebbe appena il tempo di rifugiarsi dentro un'altra casa, con il cuore in gola, ma il Mangiamorte doveva aver notato la sua presenza. Con suo grande orrore, si rese conto che questo aveva intenzione di entrare proprio nella casa in cui Regulus si era rifugiato.
Allarmato, cercò un nascondiglio, prima che l'intruso lo trovasse. Con il favore delle tenebre, s'incamminò al piano di sopra, cercando di non fare rumore. Purtroppo, all'ultimo gradino, urtò il piede contro quel che doveva essere il giocattolo di un bambino, che fischiò talmente forte da gelargli il sangue nelle vene.
« Chi è là? » sbottò la voce del Mangiamorte. Era alterata dalla maschera, ma suonava allarmata a sua volta.
Regulus rimase immobile, senza respirare, il cuore che pompava il sangue alla velocità della luce.
Poi, da qualche parte lontano, uno dei giganti batté i piedi, facendo tremare l'intero villaggio. Regulus approfittò del frastuono per allontanarsi dalle scale e infilarsi in una stanza dall'altra parte del corridoio.
Fece appena in tempo a chiudersi dentro, quando il Mangiamorte raggiunse il piano di sopra. In preda all'ansia, Regulus si disse che restare lì ad aspettare che lo stanasse sarebbe stato stupido, ma non poteva nemmeno attaccarlo in quel momento: il Mangiamorte era in una posizione vantaggiosa e lo avrebbe ucciso non appena avesse aperto la porta. I suoi passi si avvicinavano. Sapeva che era lì.
Regulus andò a nascondersi dietro un divano e attese.
Dopo l'ennesima scossa, stavolta più lunga e fragorosa – uno dei giganti era stato abbattuto? Regulus se lo augurò – il Mangiamorte entrò. Doveva aspettarsi un agguato, perché schivò in fretta l'incantesimo di Regulus e lo rispedì al mittente. Il divano parò l'urto, ma i cuscini esplosero in una nuvola di piume. Il Mangiamorte continuò ad attaccare, impedendogli di uscire allo scoperto, ma alla fine Regulus fu costretto a gettarsi di lato quando il divano fu distrutto.
E a quel punto l'avversario si bloccò, sconvolto. Nella stanza la luce non era accesa, ma il combattimento con i giganti aveva provocato nel palazzo accanto un incendio sufficiente a permettergli di riconoscerlo. Regulus approfittò dell'effetto sorpresa per lanciargli una fattura che lo colpì in pieno volto, facendogli cadere la maschera. Ora toccava a Regulus esitare, quando scorse un volto fin troppo familiare, disseminato di lentiggini e contornato da capelli color paglia.
Si rese conto di aver aspettato troppo, quando percepì uno spostamento d'aria appena sotto l'orecchio, che gli fece rizzare i capelli. Un attimo dopo qualcosa di liquido e caldo iniziò a colargli lungo il lato del collo. Se lo tamponò istintivamente: non era una ferita profonda, ma quando ritrasse la mano, la vide sporca di sangue.
Tutto questo accadde in pochi secondi. Regulus puntò subito la bacchetta verso il ragazzo dritto davanti a lui, che lo guardava con un'espressione feroce. Lui deglutì, ignorando il dolore causato dalla ferita.
« Finalmente hai avuto il coraggio di uscire allo scoperto » esordì Barty, senza smettere un solo istante di puntargli a sua volta la bacchetta al cuore.
« Potrei dire lo stesso di te » replicò Regulus, cercando di apparire tranquillo.
Lo vide cambiare colore, ora tendente al violaceo. Barty stava tremando di rabbia. Sembrava sul punto di esplodere, e Regulus strinse il pugno intorno alla propria bacchetta, pronto a difendersi. Ma Barty non lo attaccò, non subito.
« Perché? » chiese, livido. « Dimmi per quale dannato motivo ci hai traditi tutti ».
Regulus non abbassò lo sguardo. Non aveva nulla di cui vergognarsi.
« Ho dovuto farlo ».
« Sei un traditore » affermò Barty, come se non lo avesse nemmeno sentito. « Hai tradito il Signore Oscuro ».
« Per quanto mi riguarda, è lui che ha tradito noi » sbottò Regulus, innervosito. « L'ho capito tardi, ma è così. Ha sempre tenuto nascosto il suo vero obiettivo. Gli interessa solo il potere, nient'altro che noi poveri idioti speravamo che potesse aiutarci a conquistare ».
« Chiudi-quella-bocca! » gridò Barty, facendo tre passi avanti fino a raggiungerlo. Regulus non mosse un muscolo. « Non ti permetterò di insultare il Signore Oscuro senza fartela pagare cara ».
« Ne parli come se fosse una persona meritevole di fiducia ».
« Lo è, Black. Sei tu che non la meriti. E pensare che sei stato tu a portarmi da lui... »
Regulus si morse la lingua, furibondo. Entrambi erano sul punto di attaccare, ma esitavano.
« È stato un grosso errore, infatti... Senti, devi ascoltarmi, non puoi credergli davvero ».
« Smettila di darmi consigli. Non sei mio amico da molto tempo, ormai ».
« Lo so bene » replicò Regulus, mentre una furia mai sopita si impossessava di lui. « Per colpa tua mio zio è morto ».
Per la prima volta, la determinazione di Barty sembrò incrinarsi.
« Non era mia intenzione. Non sapevo nemmeno che sarebbe finita così, quando ho riferito a Rabastan che eri vivo. Non darmi colpe che non ho, Black ». Sembrava sincero, ma subito dopo riacquistò il tono sprezzante di prima. « Tuo zio è morto per proteggere te, quindi la colpa è tua. Avresti dovuto pensarci prima, il giorno in cui hai deciso di voltare le spalle a tutte noi ».
Accecato dall'ira, Regulus agitò la bacchetta, mandandolo a sbattere contro la parete di cemento. Barty si accasciò a terra, gemendo e toccandosi la testa dalla quale iniziò a sgorgare un rivolo di sangue. Regulus lo afferrò per il colletto della veste, cercando di frenare la tentazione di ferirlo ancora di più. Era esausto e infuriato, ma anche frustrato: ancora non riusciva a credere che Barty fosse diventato davvero così. Voleva solo fargli male il più possibile, perché in quel momento lo odiava più di quanto avesse mai odiato se stesso.
« Sei un povero illuso! Credi che il Signore Oscuro ti capisca e ti consideri il suo seguace migliore? Sei soltanto una marionetta nelle sue mani. Ti sta usando, e continuerà a usarti finché gli farai comodo. Ma quando non li sarai più utile, ti getterà via come uno straccio usato. Non credere che verrà a salvarti, perché non lo farà. Tu sarai disposto a dare la vita per lui, ma lui non alzerà neanche un dito per te. Ti dimenticherà e non perderà neanche un istante per trovare un altro illuso come te ».
« Taci! »
Barty reagì, furibondo, dandogli un pugno in faccia e approfittandone per recuperare la bacchetta.
« Non parlare più! » lo avvertì, tremando di rabbia. « Non sono più il ragazzino idiota di prima. Ho già ucciso e non avrò problemi a fare fuori anche te ».
« Preferivo il ragazzino idiota di prima, se ne vai così fiero » constatò Regulus, disgustato. « Mi chiedo solo come tu riesca a dormire la notte ».
« Ci riesco, e anche bene. Non sono debole come te ».
« Allora provaci, avanti » lo sfidò Regulus.
Era così arrabbiato che non sentiva neanche più la paura. E, nonostante Barty fosse sempre stato più abile di lui nei duelli, dopo una breve colluttazione, riuscì a disarmarlo. A dire il vero, a quel punto non sapeva cosa fare, ma il problema non si pose più di tanto.
Un attimo dopo, infatti, una squadra di Auror irruppe nella stanza e vide quel che credeva di vedere: un Mangiamorte sul punto di uccidere il figlio di Crouch.
Regulus provò a difendersi, ma erano troppi.
Poi uno Schiantesimo lo colpì.

***

« Come hai fatto? E come mai solo ora? »
Crouch sembrava combattuto tra l'istinto di diffidare di lei e quello di esultare, perché neanche in sogno aveva mai avuto in pugno così tanti sospettati di essere Mangiamorte.
« Prima mi ricattavano, e non volevo che la mia famiglia corresse dei rischi. Non è stato facile farli fuggire, perché erano tenuti sotto controllo. È stato l'Ordine della Fenice a portare in salvo mio marito e mia figlia. Dorcas Meadowes aveva indagato sui Mangiamorte infiltrati nel mio Consiglio, ma è morta prima di riuscire ad incastrarli. Gideon Prewett ha preso il suo posto e mi ha proposto questo piano per arrestarli senza far correre rischi alla mia famiglia, offrendomi la collaborazione dell'Ordine. Mi dispiace solo non poterlo ringraziare... »
A Millicent Bagnold non sembrava vero che quell'incubo fosse finito, ma pensare quanto era costato la faceva stare male. Non le piaceva pensare che, se lei non avesse ceduto al ricatto dei Mangiamorte, a quell'ora forse Dorcas e i Prewett sarebbero stati vivi.
« Bene » commentò Crouch, a denti stretti. Lei capì subito che stava per dire qualcosa che non le sarebbe piaciuto. « Purtroppo devo avvisarti. Se concederai un processo a tutte queste persone, molte riusciranno a cavarsela. Prendi Malfoy. Uno come lui può farsi rilasciare anche se ha tutte le prove contro ».
Il Ministro scosse la testa.
« Alcuni di questi sono sotto Maledizione Imperius, Crouch. Ti proibisco di sbatterli tutti ad Azkaban senza aver fatto un equo processo. È la mia ultima parola ».
Crouch era livido ma non osò protestare. Eppure la donna poté quasi percepire il suo risentimento. Se non fosse stato tanto rispettoso delle regole, probabilmente Crouch si sarebbe inventato qualcosa per toglierle la poltrona. Lei, a sua volta, avrebbe voluto trovare volentieri un modo per distruggerlo e rovinare la sua ascesa al potere, ma non poteva farlo. Aveva troppi sostenitori, e dopo tutto uno come lui era comodo, tanto per convincere la comunità magica che anche il Ministero faceva paura, non solo Voldemort. Ma quel tira e molla non poteva durare in eterno: prima o poi uno dei due sarebbe stato sopraffatto dall'altro. Il loro equilibrio era instabile, come un filo pronto a spezzarsi, non appena uno avesse compiuto un passo falso.
« Bartemius, devo parlarti ».
La voce inaspettata di Albus Silente interruppe le sue riflessioni. Non era insolito vederlo lì, di fronte alle segrete che ospitavano i prigionieri in attesa del processo, ma quella sera non era solo. Insieme a lui c'era anche una ragazza che la Bagnold aveva conosciuto poche ore prima. Emmeline Vance frequentava ancora l'Accademia per Auror, ma faceva già parte dell'Ordine della Fenice. Era stata proprio lei a portare al sicuro la sua famiglia, quella sera. Finora si era mostrata sempre calma, ma in quel momento le sembrava piuttosto nervosa.
« So di cosa vuoi parlare, Silente. Mi sembrava di essere stato chiaro con la signorina Vance » disse Crouch, irritato. « Il ragazzo è un Mangiamorte, e non ho intenzione di liberarlo. Anzi, se continuerete a insistere, la sua posizione si aggraverà, vi avverto ».
« Non è più un Mangiamorte da molto tempo » insisté Silente. « Non hai idea di quanto ci abbia aiutato ».
« È stato sorpreso in flagranza di reato, Silente! Era insieme ai Mangiamorte che davano fuoco a quel villaggio di Babbani ».
« Era lì per combattere i Mangiamorte e i giganti, non per aiutarli » rispose la ragazza.
Crouch le lanciò un'occhiataccia.
« È assurdo che tu voglia negare l'evidenza, signorina Vance. Stava combattendo contro mio figlio. Ho molti testimoni di questo, e io stesso l'ho visto con i miei occhi ».
Emmeline Vance sembrò sul punto di sputargli in faccia qualcosa di sgradevole, ma Silente con un cenno la trattenne.
« Questo perché tuo figlio non sa che chi aveva davanti non è più un Mangiamorte ».
« Posso sapere di cosa state parlando? » intervenne infine la Bagnold, esasperata.
« Chiedo scusa, Ministro. Purtroppo Barty ha arrestato un Mangiamorte pentito, ma non crede che abbia abbandonato le schiere di Voldemort ».
« Non pronunciare quel nome » sibilò Crouch, infuriato. « L'ho già detto mille volte: non esiste nessuna prova del pentimento di Black, e tu che lo sostieni tanto non vuoi nemmeno dirmi in che modo ti sta aiutando. Altro che questione della massima segretezza. Chissà cosa state complottando... »
« Quel ragazzo non complotterebbe con me nemmeno se fossi l'ultimo essere umano rimasto sulla terra, fidati ».
« Un momento » li interruppe di nuovo il Ministro, spiazzata. « Pensavo che Black fosse morto ».
« Si è finto morto per sfuggire alla vendetta di Voldemort. Ma Barty lo sa da mesi. Credevo che avesse informato almeno il Ministro della Magia » insinuò Silente, serafico.
Crouch non riuscì a nascondere il proprio imbarazzo quando lei lo scrutò con sospetto.
« Volevo aspettare di esserne del tutto sicuro... »
« Bè, ora lo sei. Quindi, se permetti, voglio entrare anche io nella discussione » disse la Bagnold.
« Magnifico. Barty, ti sto solo chiedendo di concedergli un processo ».
« Silente, hai idea di tutti i pezzi grossi del Ministero che dovrò processare? Credi che abbia tempo da perdere con un ragazzino? Per quanto mi riguarda può marcire ad Azkaban per il resto della sua esistenza. Dopotutto a cosa servirebbe il processo? Tu potresti deporre, ma non dirai mai il modo in cui ti sta aiutando. E la famiglia Queen è troppo coinvolta per offrire una testimonianza attendibile. Chi altri potrebbe deporre a suo favore? »
« Io ».
Tutti e tre si voltarono a guardare il Ministro, attoniti. Crouch sembrava aver appena inghiottito un rospo.
« Cosa? »
« Il fatto che io sia ancora viva basta a scagionarlo, per quanto mi riguarda. Quella volta che i Mangiamorte mi hanno sorpresa in casa per uccidermi, quel ragazzo ha aiutato me e mia figlia a scappare. Black mi ha salvato la vita, e non merita la detenzione ad Azkaban ».
« D'accordo » sibilò Crouch, una vena che gli pulsava nella tempia. « Ma tutti i crimini che ha commesso prima? Era presente la notte dell'omicidio di Fenwick ».
« Non ha mai ucciso nessuno di propria mano » assicurò Silente.
« Se permetti, Barty, in quanto capo del Wizengamot sono io a decidere se due membri importanti non si mettono d'accordo. E io esigo che Black non venga mandato ad Azkaban ».
« Questo è troppo, Ministro! Mi stai impedendo di fare il mio lavoro! »
« L'hai detto tu che hai già parecchi processi di cui occuparti, no? »
Crouch le fece cenno di poterle parlare in privato. Millicent Bagnold non se lo fece ripetere due volte.
« Che cosa credi di fare? Non hai l'autorità per obbligarmi a scagionarlo! »
« Non ho l'autorità, Barty? Tu credi? Lascia che ti dica un paio di cose, allora. Io ho vinto le elezioni, ma ti ho permesso di collaborare con me, accontentandoti anche troppo spesso. Ma credo che sia giunto il momento di chiarire la situazione. Se vuoi continuare a collaborare con me, devi ricordare chi comanda. Io sono il Ministro della Magia, non tu. Cerca di ricordarlo, d'ora in avanti ».

***

Lo avevano portato nelle segrete del Decimo Livello, al Ministero della Magia. Regulus era ancora troppo scioccato dagli ultimi eventi per pensare con lucidità. I ricordi di quella notte erano solo immagini sfocate: i giganti, il duello con Barty, l'espressione trionfante di Crouch sr. quando gli Auror l'avevano catturato...
La stanza non aveva finestre, solo una porta blindata. Le pareti nere erano spoglie e l'unico pezzo di arredamento era un gabinetto dall'aria lurida che Regulus era intenzionato a tenere alla maggiore distanza possibile.
Non sapeva da quante ore fosse lì, ma non gli importava. Sarebbe rimasto volentieri per sempre, pur se l'alternativa era Azkaban con i Dissennatori.
Un brivido gelido lo fece tremare. Non voleva affrontare quelle creature; piuttosto preferiva incontrare Voldemort di persona. L'ultima volta che era passato accanto a un Dissennatore aveva rivissuto il suo peggiore ricordo, e la prospettiva di doverlo affrontare per anni – o forse a vita – era bastato a farlo cadere nella disperazione.
Scappare sarebbe stato inutile. Ci aveva già provato, ma non aveva trovato vie di fuga, e si era rassegnato. Da molto tempo ormai Crouch condannava tutti senza prendersi la briga di processarli, e per lui non avrebbe fatto eccezione. Forse non gli avrebbe neanche concesso di salutare qualcuno. L'idea di non poter più vedere Rachel o Sirius lo distruggeva. Si ritrovò a sperare che trovassero tutti gli Horcrux anche senza di lui.
I minuti e le ore passavano lentamente. Regulus si sarebbe appisolato un paio di volte, se non avesse avuto i nervi così tesi.
Perché lo stavano facendo aspettare così tanto? Credeva che Crouch lo avrebbe messo sotto torchio per farsi rivelare qualche informazione utile, e invece...
In quel momento sentì dei rumori dietro la porta, che si aprì. Ma ad entrare non fu Crouch, e nemmeno i Dissennatori, ma le ultime due persone al mondo che si sarebbe aspettato di vedere entrare nella sua cella.
« Non ho bisogno della scorta, Robards. Vance mi basta » disse il Ministro della Magia all'uomo che la seguiva.
Regulus, perplesso, guardò le due donne avanzare verso di lui. Emmeline Vance non fece né disse nulla, neanche un'ombra di reazione; forse non voleva che si sapesse che si conoscevano. Millicent Bagnold era diversa dall'ultima volta che Regulus l'aveva vista: era diventata più magra e pallida, e aveva già alcuni capelli grigi. Non capiva che cosa ci facesse lì, ma chiederlo gli sembrava scortese, quindi aspettò che fosse lei a parlare.
« Sei fortunato, Black » esordì la donna, cogliendolo di sorpresa.
« Ah sì? » si fece scappare lui, non proprio convinto, considerata la situazione in cui si trovava.
Il Ministro accennò un sorriso, cosa estremamente rara da vedere. In effetti, anche quando si metteva in posa per le foto del Profeta, non sorrideva mai.
« Ho un grosso debito nei tuoi confronti ».
Regulus aprì la bocca e la richiuse, senza parole. Ricordava di averla aiutata a scappare dalle grinfie di Voldemort, ma quella notte indossava una maschera.
« Come ha fatto a riconoscermi? »
« Non è un episodio che dimenticherò facilmente. Ho saputo chi eri solo guardando la foto nel tuo necrologio, e ora che ti vedo non ho il minimo dubbio. Quella volta hai salvato me e mia figlia. Il minimo che io possa fare è ricambiare il favore ».
E, con un colpo della sua bacchetta, le catene intorno ai polsi e alle caviglie sparirono. Regulus non riusciva a crederci.
« Significa che... posso andarmene? »
Lei sorrise di nuovo, quasi divertita.
« Sì. Per quanto mi riguarda, questa notte stavi cercando di aiutare gli abitanti di Mould-on-the-Wold, e il figlio di Crouch ha frainteso le tue intenzioni ».
Per un istante, Regulus ed Emmeline si lanciarono un'occhiata, ma rivolsero subito lo sguardo altrove, a disagio.
« Grazie » disse Regulus, alzandosi in piedi a fatica: era rimasto seduto troppo tempo e aveva le gambe addormentate, tanto che dovette appoggiarsi alla parete per non cadere di nuovo per terra.
« Sono io che ringrazio te. Purtroppo non potrai più contare sulla segretezza. La notizia del tuo arresto non è rimasta un segreto. Domani tutta la comunità magica lo saprà ». Regulus cercò di non pensarci. Era già tanto essersela cavata in quel modo.
« Posso farti una domanda, Black? » fece lei subito dopo.
« Ehm... certo ».
« Se non sono troppo indiscreta... cosa ti ha spinto ad abbandonare Tu-Sai-Chi? »
Regulus esitò. Avrebbe potuto farle un elenco infinito delle cose che lo avevano deluso e disgustato, dall'alleanza con Greyback alle stragi e le torture fatte per puro divertimento, per non parlare degli Horcrux o degli Inferi, e della rabbia impotente che lo coglieva quando pensava che, se fosse morto nel lago, il suo corpo sarebbe stato usato per compiere azioni che lui non avrebbe mai fatto. Ma non voleva dirlo: erano ricordi e pensieri troppo personali da affrontare in una cella del Ministero della Magia. Ma non voleva neanche mentire alla donna che gli stava restituendo la libertà.
« Ha tentato di uccidere il mio elfo domestico ».
La Bagnold inarcò le sopracciglia, perplessa. Non fece commenti ma doveva aver capito che c'era dell'altro, anche se l'episodio di Kreacher nella caverna era stata la goccia che aveva fatto traboccare il calderone.
« Devo proprio andare » disse poi il Ministro controllando l'ora al polso. « Vance, pensaci tu, ok? »
« Sì » rispose la ragazza.
« Buona fortuna, Black ».
« Grazie, Ministro ».
Millicent Bagnold aprì la porta e uscì dalla cella, incamminandosi lungo il corridoio insieme all'Auror Robards.
Non appena si furono allontanati, Emmeline si rivolse a Regulus, che era ancora appoggiato alla parete.
« Ce la fai a camminare? »
Lui annuì. Si sentiva un po' in imbarazzo, perché non sapeva cosa dirle. Non si vedevano dal loro ultimo giorno di scuola a Hogwarts e la loro ultima conversazione non era stata proprio rilassante. Per fortuna Emmeline assunse subito un atteggiamento molto pratico.
« Bene. Seguimi, prima che Crouch si inventi una scusa per farti rinchiudere di nuovo ».
« La Bagnold gli ha imposto il mio rilascio? »
« Già. Era nero di rabbia... Questa è tua » disse lei, porgendogli la bacchetta che gli avevano sequestrato mentre lo arrestavano.
« Grazie ».
Regulus sistemò la bacchetta, poi alzò lo sguardo e si accorse che Emmeline era a sua volta indecisa su come comportarsi.
« Non so cosa bisognerebbe dire in casi come questi, ma sono contenta di rivederti » disse alla fine.
Regulus ne fu sorpreso.
« Davvero? »
Lei annuì, accennando un sorriso. Poi gli fece un cenno, e Regulus la seguì fuori da quella cella.
« Credevo di non piacerti molto, veramente » non poté fare a meno di dirle, mentre percorrevano il corridoio del Decimo Livello e passavano accanto a una decina di altre celle, tutte occupate.
« Non mi piacevi quando eri snob e immaturo e te la prendevi con chi non era Purosangue. Ora combatti i Mangiamorte e aiuti le loro vittime anche se sono Babbani. C'è una bella differenza ».
« Credo di sì... » commentò lui.
Emmeline stavolta sorrise davvero, almeno finché lui non parlò di nuovo.
« Mi dispiace ».
Regulus non era riuscito a trattenersi. Erano secoli che voleva scusarsi con lei, e quella gli sembrava l'unica occasione per parlarle in privato. Emmeline si fermò a pochi passi dall'ascensore.
« Per cosa? »
« Per averti tenuto nascosta... quella cosa » fece, guardingo. Era meglio non nominare Barty in pieno Ministero. Emmeline comunque aveva capito perfettamente, perché assunse subito un'espressione seria.
« Oh, quello... »
« Esatto. Lo sapevo fin dall'inizio e non ho detto mai niente a nessuno. Non so nemmeno io perché ho continuato a coprirlo fino a poco tempo fa ».
« Forse pensavi che fosse migliore di quello che è in realtà. L'abbiamo creduto tutti ».
« E ci siamo sbagliati ».
Emmeline annuì, poi scosse la testa.
« Avresti dovuto dirmelo, almeno per risparmiarmi mesi di dubbi, ma non devi scusarti. Avevi le tue ragioni, cercavi di coprire un tuo amico. In fondo io e te ci frequentavamo solo grazie a lui e Rachel, ma non siamo mai stati davvero amici ».
« No, infatti. A Hogwarts mi è capitato spesso di frequentare le persone sbagliate » ammise lui.
« Non è mai troppo tardi per cominciare a fare amicizia » disse Emmeline, e gli tese la mano. « Che ne dici? »
Superato lo stupore iniziale, Regulus gliela strinse. Era proprio vero: tutta la sua vita si era rivoluzionata.
« Bene, andiamo di sopra. Ti stanno aspettando » disse poi Emmeline, entrando nell'ascensore.
Lui la seguì.
« Comunque, per quanto riguarda quella persona... per me è acqua passata, ormai » gli confessò lei, mentre la grata si chiudeva e l'ascensore iniziava a salire. « Ma devo dirtelo: sono molto contenta del trauma cranico che gli hai provocato in duello ».





Sono trascorsi secoli da quando ho scritto quel capitolo di "Eroi non si nasce, si diventa" in cui Regulus aiuta la Bagnold a scappare (cap.47), ma tutto questo era già previsto da allora. Spero che vi sia piaciuto, perché a me è piaciuto un sacco scriverlo!
Ho voluto che Regulus ed Emmeline stringessero davvero amicizia anche perché quel povero ragazzo dovrà anche farsi una vita sociale, dato che tutti quelli che lui frequentava in passato ora sono Mangiamorte e lo vogliono morto. E poi hanno alcune affinità caratteriali, soprattutto la tendenza a non mostrare quello che provano. Magari lei è solo un po' più vendicativa xD
Se leggendo quel che Regulus dice a Barty avete pensato a come Voldemort lo sfrutta per risorgere e poi lo abbandona in pasto ai Dissennatori (l'ingratitudine di certa gente! u.u), siete sulla strada giusta. Regulus non è un indovino, ma ormai conosce abbastanza i modi di fare di Voldemort. E anche se ce l'ha con lui non vuole che Barty faccia una brutta fine. In fondo Barty è cambiato, ma è ancora quello del processo, non la persona che diventerà dopo essere stato segregato dal padre per anni. Ne varrà la pena preoccuparsi tanto?
Spero che il ponte sia andato bene!
Prossimo aggiornamento il 20 novembre.
Julia :)
  
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