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Autore: Kysa    17/06/2007    41 recensioni
Il quarto capitolo della mia saga: a otto anni dalla perdita che ha segnato indelebilmente Harry e Draco, a Londra tornano segnali che i Mangiamorte sono risorti e con loro, potrebbe esserci un nuovo grande capo. La vita di Thomas Riddle, dopo la sua Sigillazione. Ora tutte le domande avranno risposta.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Si dice che il fiore più bello dello Yorkshire sia il girasole.
Campi interi, disseminati su alte colline verdi...ricoperte di un manto color dell’oro.
Fiori che seguono il sole. Eretti, anche nel richiedere la loro propria linfa vitale.
La luce.
E in fondo cos’erano gli esseri umani, se non bambini che richiedono ad alta voce ciò di cui più hanno bisogno?
Era giunto il 20 luglio.
Pochi giorni, dopo una notte che era parsa lunga una vita intera.
Hermione Jane Hargrave si trovava nella casa materna. Ad Hargrave Hall. La Magnifica.
I girasoli di suo nonno avevano continuato a crescere...ed erano cresciuti alti, belli, pieni, rigogliosi.
Tutto aveva continuato a crescere, sotto la cenere.
La nuova generazione stava mettendo su ottime radici. Forti e robuste.
Quel giorno c’era un sole splendido.
Un cielo come la liscia superficie di un lapislazzulo.
Appena chiazzato da soffici nuvole color panna. Grossi nembi che mettevano allegria, invece che preannunciare pioggia.
Il vento le carezzò i capelli, sollevandosi a ventaglio...lei si girò in quel momento verso il maniero, il bel maniero dai tetti rossi e le pareti di intensi colori, vivi e brillanti. L’oro degli Hargrave.
Superò con lo sguardo la galleria di giardini botanici, fontane e statue che abbracciavano la tenuta a sinistra.
La serra in vetro e ferro battuto. La mezzaluna, a pinnacolo, che sormontava la struttura, catturando i raggi di sole di quel mattino iridescente.
Poi il parco, la fedele ricostruzione edoardiana, che ne coglieva lo spirito, trasmettendone la fedele espressione dello stile tramite il fiorire dei bucaneve, intrecciati fra di loro.
E lì, in quell’isola solitaria e verdeggiante, le tombe degli Hargrave.
Lì, vide Damon Michael Howthorne...in piedi. Accanto a due tombe.
Una vecchia di otto anni. Quella di suo nonno.
E una appena eretta. Alla memoria di qualcuno che non era mai nato.
Ma sarebbe rimasto nel suo cuore per molto, molto tempo.
Sorrise, senza accorgersene, vedendo la regale figura di suo marito, discordarsi dalla vegetazione come la statua di un dio del nord. Alto, di nero vestito, i capelli incredibilmente biondi...e occhiali dalle lenti rosse, che permettevano a Draco Lucius Malfoy di dare l’estremo saluto a l’unico suo rimpianto.
Draco stava appoggiato a una stampella. Ovviamente un bastone costoso e antico, a cui subito si era aggrappato con le unghie e coi denti, non appena era riuscito a fuggire dal San Mungo, la notte prima.
Un Malfoy non usava stampelle di plastica.
E un Malfoy, Draco Malfoy, non stava a letto, quando avrebbe potuto dire addio a suo figlio ancora una volta.
E questa volta per sempre.
Dei passi alle spalle della strega, la convinsero che era arrivato qualcuno a porgerle una spalla.
Una carezza sulla schiena ed Hermione poggiò la testa contro Ron Weasley, che le cinse il capo col braccio bendato.
- Che fai qua?- le chiese, frizionandole gentilmente i ricci soffici.
- Due passi.- mormorò, prendendogli la mano – Ti unici a me?-
Il rossino annuì, sorridendole.
S’incamminarono per i viali alberati di Hargrave Hall, godendo del tempo tiepido e mite.
Dapprima in silenzio, Hermione non riusciva a staccare lo sguardo da nessuno di quei luoghi.
La fontana circolare, situata nel punto d’incrocio degli assi principali dei quattro giardini della villa. Il giardino a est, quello su cui camminavano loro, studiato all’italiana, voluto dalla moglie di suo nonno, coperto di rampicanti, lasciato come lei loro aveva abbandonato, morendo. Ma coperto di glicine.
Ed Hermione amava il glicine. Tutto in quel fiore profumato le ricordava profondi ricordi.
Torbidi sentimenti. Primi baci d’amore.
La terra nera delle aiuole, in cui crescevano camelie bianche e rosa, magnolie stellate, digitali purpuree, ogni razza di tulipano. Gigli, regali gigli. Rose. Che non mancavano mai. Lillà. A ogni momento dell’anno.
Sua figlia amava quel luogo.
Hermione aveva sempre ringraziato per questo.
Glory amava i fiori. Questo la avvicinava a Liam Hargrave.
Aveva bisogno di unire i tasselli della sua vita. Seppur con pretenziosa insistenza.
Tutto nella sua esistenza era cambiato in fretta, con strappi violenti, a volte.
Battaglie, vittorie, sconfitte miserabili, dolori, amori, gioie...perdite, lutti.
Tutto era in mutamento.
Ma quel giardino non sarebbe mai cambiato.
- Il processo è alle undici.- le disse Ron, all’improvviso.
Hermione annuì.
- Ci vieni?-
- Certo. Harry?-
Weasley scosse il capo – Ha detto che stavolta resta a casa. Crede di portare male. O così gli ha fatto credere tuo marito.- sollevò lo sguardo chiaro al cielo, pieno di pazienza – Mi stupisco sempre dei ragionamenti che riescono a mettersi su quei due. E il bello è che si convincono anche a vicenda.-
- Privilegi degli invasati.- commentò la bella strega – Efren?-
- Già al Ministero. E’ andato a litigare col Capo per un aumento di paga.-
Sogghignarono insieme, poi stupendo la Grifoncina, Ron smise di colpo di ridere.
Dalla sua espressione, sembrava non trovarci più nulla di buffo.
Arcuando un sopracciglio, fece per chiedergli cos’avesse, ma lui la precedette, levandosi una lettera dalla tasca interna della giacca che teneva appoggiata alla spalla sana.
Lei gli prese la busta fra le mani.
Il sigillo rosso portava il marchio ufficiale del Ministero, quello affidato a Duncan Gillespie.
Scrutò Ron, preoccupata. Lui, a buon ragione, tacque.
Lo strappo della carta, poi Hermione ne accolse un altro nella sua vita.
Le iridi dorate di sgranarono.
Il cuore iniziò a batterle forte.
- Edward ha dato le dimissioni ieri notte.- sussurrò Ron – Non sono più riuscito a parlarci. So solo che quella è da parte sua, per te. E Duncan ha proibito a me e a Harry di saperne di più. Quelle sono le loro spiegazioni per te.-
Leggeva rapida, veloce.
Afferrò il braccio a Weasley, per sostenersi a lui.
- Ora dov’è?- chiese, con voce strozzata.
- A Glasgow.- rispose il rossino, senza la minima inflessione nella voce – Suo padre l’ha buttato fuori da Dalton Hardfort Manor. Deve aver fatto qualcosa di tremendo perché George Dalton reagisse in questo modo.-
La stava supplicando di dargli un motivo.
Una ragione valida.
- Sono tenuta al silenzio.- Hermione accartocciò la lettera. Poi se la strinse al petto.
La calligrafia regolare di Edward le stava dicendo qualcosa.
Qualcosa che non poteva essere ignorato.
- Herm,- la voce di Ron diventò quasi supplichevole – ieri notte ha chiesto il divorzio ad Ophelia.-
No.
Lui non l’avrebbe mai fatto.
Sarebbe morto, piuttosto che lasciare andare l’unica donna che avesse mai amato.
Questo le stava urlando Ron. Eppure non capiva.
Il perché di quelle dimissioni.
Il perché del divorzio.
Il perché...Edward Deverall Dalton avesse deciso di punto in bianco di sfasciare la sua famiglia.
- Al San Mungo si sono sentite le urla di Ophelia per tutta la notte.-
Troppo stremati per riprendere a camminare, rimasero fermi. Immobili.
Le statue angeliche, che avevano sempre vegliato con volto sereno sulla casa, ora a Hermione sembravano tristi.
O forse era solo la sua immaginazione.
Serrò le palpebre, bruciò la lettera che aveva in mano, per non lasciarne più traccia.
Nessuno deve sapere.
Avrebbe accettato la volontà di Edward.
Si, l’avrebbe fatto. Perché lo capiva.
Fin troppo bene.
Ma quel nuovo dolore le spezzò il fiato in gola.
La schiena.
Il cuore.
Draco e Harry sarebbero stati furibondi.
Mai l’avrebbero perdonato, una volta che lui...si fosse mostrato di nuovo.
Nella sua nuova missione.
Col pensiero, volò ai fatti accaduti negli ultimi giorni.
Una serie infinita di processi, mandati d’arresto. Accuse, false testimonianze.
Il Wizengamot aveva lavorato giorno e notte. Non erano mai stati spiccati tanti mandati d’arresto da più di sedici anni.
Metà dell’alta società dei maghi era finita ad Azkaban.
Paul Brockway aveva terminato il suo mandato, per finire dall’altra parte delle gabbie nel nero castello sull’acqua dove tutti i Mangiamorte catturati sulla defunta Riddle House erano stati rinchiusi.
Badomen era stato sottoposto al Bacio. Due giorni prima.
Una sentenza sola. Unanime.
Stessa sorte, goduta anche da chi aveva pensato di essere riuscito a sfuggire ai vigili occhi dei tre Fondatori dell’Ordine della Fenice, che l’avevano catturato nei cunicoli di Casa Riddle, era stato in compianto Segretario Donovan.
Catturato da Silente, nei tunnel, era stato portato fuori dal trio come il peggiore dei reietti.
Come il primo fra i traditori.
Peggior sorte, in termini di fama, non era toccata neanche a Craig Badomen.
Il Ministro Dibble aveva presenziato a tutte le udienze.
E sorpresa fra le sorprese, una decina di Consiglieri dell’Alta Corte dei Maghi erano stati destituiti.
Con onori alla carriera...però con l’infamia di essere stati messi a riposo.
Fra questi, Dolores Umbridge purtroppo l’aveva scampata.
Restando ancorata a quella sedia, che forse non avrebbe mai ceduto...se non morendo.
Altri, con gran sorpresa e con gran rabbia di Harry Potter, erano riusciti a sfuggire alla prigione.
Fra questi pochi graziati, con un che di incredibile, Zeus Levy.
E la moglie del defunto Cletus Hurt.
Secondo i Legimaghi del Ministero, Zeus Levy erano stato messo sotto Imperius da suo fratello minore, Eos Levy.
E quindi costretto a diventare Mangiamorte.
Sorte identica alla moglie di Hurt. Entrambi i redenti, avrebbero trascorso un periodo relativamente breve sotto il controllo del San Mungo e dei Legimaghi. Ma entro un anno, sarebbero tornati in libertà.
La reazione di tutti gli Auror che erano stati presenti alla battaglia era stata di rabbia, sconcerto.
Frustrazione.
Altre energie perse per niente.
Perché ancora una volta qualcuno l’aveva fatta franca.
Lucilla, venuta a saperlo, non aveva accolto la notizia con lo sdegno degli altri compagni.
Per esperienza, sapeva che tutti i nodi venivano al pettino. E, col suo raro ma gelido ghigno sulle labbra, aveva commentato che nessuno smette di essere Mangiamorte.
E prima o poi, ognuno di quelli che si erano salvati avrebbe commesso un passo falso.
Magra consolazione, forse. Ma la saggezza accumulata negli anni le aveva fatto vedere tutto in una diversa prospettiva.
La felicità della Lancaster non era stata offuscata da nessuno dei recenti accadimenti.
Per un semplice motivo.
Cedar House era diventata la casa di Jess.
Lei e Tristan si erano trasferiti al centro di Mayfair. In una villetta minuscola, in confronto alla loro vecchia casa. Però, quando suo marito le aveva proposto di andare a “vivere insieme”, lei non ci aveva pensato su due volte.
Mai avrebbe rifiutato.
E così, vivendo ora insieme come due ragazzini, la povera Degona era rimasta senza alloggio.
A Mayfair, le era stato gentilmente detto, per lei ci sarebbe stato poco posto.
Basita, ma talmente grata al cielo che i suoi avessero almeno tentato di appianare le loro divergenze, aveva fatto fagotto ed era diventata la felice proprietaria di un appartamentino di fronte all’Associazione Hayes.
E non era l’unica parte in causa a pagare l’affitto.
Aveva un coinquilino.
L’unico cruccio di Degona, che in quei giorni toccava alti picchi di gioia da cui niente e nessuno sarebbe riuscito a smuoverla, era il totale distacco creatasi fra sua madre...e Caesar.
Zero assoluto. Contatti interrotti. Pacifico e noncurante disinteresse.
E tanti saluti.
Se non altro Cameron in quel periodo aveva un chiodo fisso e una missione da portare a termine per preoccuparsi del dispiacere di aver perso la sua migliore amica. La missione di far innamorare di sé sua moglie oltre ogni limite concepibile, come se Denise Loderdail avesse bisogno d’incoraggiamenti in quel senso.
E poi, d’altra parte, Caesar aveva anche un altro compito da portare a termine.
Presenziare al processo che si sarebbe tenuto da lì a poche ore, al Ministero della Magia.
L’imputato?
Thomas Maximilian Riddle.
- Chi li paga i venti avvocati che ci sono entrati in casa ieri?- bofonchiò Ron, inspirando forte per dimenticare ciò di cui avevano parlato.
- Chi vuoi che li paghi.- Hermione fece una smorfia di disgusto, ma cercò di trattenere la repulsione verso i coniugi Black. Erano pur sempre i nonni di Draco. E i bisnonni di Glorya.
Ok, Jocelyn Black aveva cercato di farla secca ma...ma c’era di peggio nella vita.
Perdere una guerra.
Perdere un amico.
Perdere un figlio
.
- Non credevo che l’avreste mai detto a Malfoy Senior.- commentò il rossino, quando si voltarono di nuovo per tornare indietro. Trovandosi così di fronte a uno spettacolo insolito. Per non dire...inimmaginabile.
Jane Hargrave, Scott Granger, Lucius e Narcissa Malfoy.
Tutti insieme, davanti alla tomba.
Sargas Liam Malfoy.
Tutti a salutarlo.
E cosa ancora più toccante, una mano di Lucius Malfoy stava poggiata sulla spalla del figlio.
Appena percettibilmente. Forse Draco neanche sentiva il contatto del palmo contro di sé...però...
Era un inizio.
Un bacio sulla tempia e Ron lasciò l’amica.
- Ci vediamo in tribunale fra due ore.-
- Si, Ron.- gli sorrise, passandosi velocemente le dita sotto gli occhi – A dopo.-
Si soffermò un secondo a scrutarla, poi oltre le sue spalle – Muoviti, prima che a tuo marito venga una crisi isterica quando suo padre proverà la nuova esaltante esperienza di abbracciare il suo primogenito per la prima volta dopo quasi trent’anni.-
Che acidità, pensò Hermione fra sé, riprendendo la sua via.
Però aveva ragione Ron per una volta. A Draco sarebbe venuto un enfisema senza neanche fumare quaranta sigarette al giorno, se Lucius avesse anche solo alzato un dito in quella direzione.
Fortunatamente, arrivata a una decina di metri, se ne andarono tutti.
Narcissa Malfoy le sorrise perfino.
Wow, il mondo stava davvero per crollare come un castello di carte.
Restarono solo Damon e Draco. Ma il biondo aveva i suoi occhiali rossi sul naso...e sebbene facesse fatica, una fatica micidiale a tenersi in piedi senza tenere il palmo della mano destra sul bastone, stava fabbricando l’ennesimo di una lunga serie di uccellini di carta.
Origami.
Una marea di origami. Tanti uccellini bianchi...che qualcuno faceva svolazzare sopra la tomba.
Una bella tomba di marmo bianco, piatta, più piccola di quella di Liam Hargrave...su cui troneggiava un angioletto sorridente, con espressione dolce, paffuta, tenera.
Forse troppo, per uno come Sargas.
Il bimbo cacciò un gridolino di gioia, quando sua madre li raggiunse.
Damon restava un po’ indietro, mani nelle tasche dei jeans, il viso piacevolmente colorito.
- Come andiamo?- chiese Hermione, dandosi poi della sciocca per aver posto una domanda tanto idiota.
Ma cosa poteva dire?
Lei non ci aveva mai saputo fare...in quelle situazioni...
- Abbiamo qualche minuto, ancora.- le disse Damon, trattandola con dolcezza.
Il suo tono amichevole, comprensivo, riuscì a metterla a suo agio. Capì finalmente che avrebbe dovuto rivolgersi a lui già da molto tempo. E guardando Draco, che rideva per come Sargas faceva volare in una spirale tutti gli origami, si chiese come avrebbe fatto a staccarli.
Come si sarebbero separati?
- Deve...- si morse il labbro, fissando Howthorne piena di apprensione -...cioè...il bambino...andrà da solo?-
Era così piccolo! Come avrebbe affrontato un viaggio simile senza spaventarsi?
Per cinque anni era sempre stato insieme a loro, senza mai staccarsi da lei e Draco...e ora...
- Stai tranquilla.- Damon posò gli occhi da lei a Sargas, a qualcun altro, dietro a Malfoy – Ho chiesto a qualcuno di accompagnarlo. Ci penserà Nora.-
Nora Moore era pronta. Il giorno prima Damon l’aveva accompagnata dalla sua famiglia.
Dalla sua amica Maggie.
Oh, era stato più difficile di quanto avesse pensato.
Perché erano i morti che non sapevano dire addio.
I vivi...soffrivano, pativano come cani.
Ma poi il dolore scemava, svaniva. Veniva accantonato, per sopravvivere.
Nora annuì verso il suo amato protettore, scompigliando i riccioli biondi a Sargas.
- E’ ora di salutare.- sussurrò allora Damon – Dorothy verrà a prendervi fra poco.-
Lentamente, Draco si rizzò in piedi. A fatica, ma riuscì a rimettersi eretto.
Hermione gli fu subito accanto. Gli strinse la mano.
Gli fece male, eppure suo marito non si lamentò.
Doveva essere lì.
Ecco cosa significava amarsi.
Essere presenti.
Era già stato detto tutto...ancora e ancora.
Restava il silenzio. Più assordante di mille parole.
- Sargas...- Damon piegò la bocca in un sogghigno – Non devi dire qualcosa?-
Draco, attraverso le lenti, vide il piccolo sbuffare. Abbassò la testina ricciuta, picchiò il piede a terra un paio di volte.
Mosse le labbra.
E Howthorne ridacchiò – Che scuse penose.-
- Cos’ha detto?- sussurrò la strega.
- Ha detto che non aveva intenzione di fare paura a Glory e...- Damon si zittì, inferocito.
“Non volevo spingerla giù dalle scale...” concluse, sfidando il Legimors “Va bene così?”
- Eh, una meraviglia. Ha detto anche che gli dispiace di averla spaventata.-
“Dici alla mamma e al papà di salutarmi Lucas?” cinguettò.
- ...Vuole che salutiate Lucas...si è divertito molto...-
Se perfino Draco riuscì a trovare demenziale quella situazione, tanto da ridacchiare brevemente, allora ce l’avrebbero fatta, pensò Hermione. Lo adorava.
Lo rendeva felice.
E non avrebbe permesso che il riflesso dello Specchio delle Brame, per lui, si fosse modificato.
Lucente, brillante, un fuoco fatuo si sovrappose al sole, oltre la croce di marmo che sovrastava la tomba.
E venne Dorothy. Il suo orologio a cipolla, smise di ticchettare.
Era ora.
Ora di andare.

Sparirono per mano, Sargas, Nora e Dorothy.
La luce venne sopraffatta dai loro sorrisi.
La gioiosa risata di un bambino fu l’ultima cosa che si udì...poi i passi di Damon, che li lasciava soli.
Silenzio. Gli uccellini e gli origami, che volavano alti.
Il frullio delle loro ali...bianche e pulite.
- Perché qui la tomba?-
Hermione si nascose fra le braccia di Draco. Il viso, affondato nel suo torace.
- Credevo lo volessi nella cappella dei Malfoy.-
- No.-
Lui, con gli occhi di argento colato posato su quel marmo immemore.
- Con tuo nonno starà meglio. Quella non è brava gente...io sopporterò...ma non Sargas...e nemmeno Glory.-
Nessuno di loro.
La sua famiglia avrebbe riposato lontano, d’ora in avanti.
In fondo la casa è dove riposa il cuore.
E il loro cuore, sarebbe stato lì.
Fra quei salici, quei fiori...in quell’erba smeralda, che odorava di gelsomino.
Il cuore, lì per sempre.
Sempre...


Ministero della Magia Britannica.
Un martelletto di ciliegio picchiò una decina di volte sul suo poggio.
Colpi duri, secchi. Ma non servirono per placare il brusio della Sala del Giudizio.
Tanti presenti, tanti volti amici...
Una schiera di Consiglieri abbigliati in rosso velluto...
Dita puntate, urla, recriminazioni.
Un unico Imputato, seduto sulla poltrona dell’accusa, in mezzo all’aula maestosa che nel tempo non sarebbe mai cambiata. Lo stesso odore di legno, lo stesso profumo di cera per il lucido pavimento di porfido color bronzo.
Candelabri, candelieri.
Un’ora intera di discussioni.
Auror e Mangiamorte chiamati a testimoniare.
Il Ministro Dibble che aveva sopportato pazientemente il tonante cicaleccio dell’ala, purtroppo sopravvissuta per metà, dei conservatori più estremi.
Azkaban, avevano ordinato.
Di un Riddle...non ci si può fidare.
Neanche alla parola di Harry James Potter si può credere.
Fra gli spalti di parenti, amici, avvocati, il Capo degli Auror, il Preside Silente...Lucilla dei Lancaster e addirittura Caesar Cameron, in disparte.
Damon, quel giorno, arrivò in ritardo di qualche minuto, a seguito di Draco ed Hermione.
Mentre la coppia andò subito avanti, per non perdersi Susan Bones che tirava la cuffietta della Umbridge per staccarle più capelli possibili, il Legimors rimase impalato in fondo, nonostante Cloe e Trix lo richiamassero in prima fila.
Era stata una buffa presenza ad attirare il Lord verso l’ultima panca.
Isolato da tutti, per i suoi abiti logori e il suo aspetto macilento, il Menestrello fece un largo sogghigno al più giovane.
Gli fece posto, continuando a sfumacchiare la sua pipa puzzolente di elleboro.
- Salve ragazzo.-
- Salve, signor Hayes.-
- Desmond.- lo corresse bonariamente il Menestrello – Come mai quella faccia afflitta?-
Damon notò che la canaglia era al settimo cielo. Sapeva dei suoi poteri, gliel’aveva raccontato Harry.
- Se è qui vuol dire che...-
- Esatto.- sogghignò Hayes – Dibble mi ha sbattuto qui in fondo perché lo faccio sfigurare. Edgar è un po’ maniacale su queste cose...- senza fare una piega, si aprì anche il Cavillo di fronte al naso – Ma tu piuttosto, ragazzo mio...sei pronto a diventare papà?-
- Vede proprio tutto in rosa, eh?-
- Sempre.- Hayes spostò gli occhi celesti in quelli mistici del Legimors – Però, sai...a volte bisogna dare voce anche a chi non può più parlare. E per questo, ringraziamo Merlino, ci sono anche Veggenti come te. Che danno aiuto anche a chi non può chiedere. Ti meriti la grande famiglia allargata che avrai.-
- Cosa?- Damon emise un gemito divertito – Non scherzi, la prego. Mi fermerò al primo. Per Neely non è...- si bloccò, stranito – Mi sta dicendo che...-
- Che è meglio che fra qualche anno ci riprovi. Non so se mi spiego.- concluse il Menestrello, strizzandogli la palpebra – Non essere mai troppo sicuro, ragazzo. Le visioni non sono tutto, ma le mie sono collaudate da anni e anni. Perciò...- gli batté il pugno chiuso sul ginocchio – Provaci ancora. Potresti avere un’altra sorpresa. Come del resto l’avrà anche il tuo amico Riddle...-
Spiarono in avanti. E se tanto dava tanto, a momenti Dibble sarebbe saltato giù dal suo pulpito che azzannare la Umbridge e l’avvocato dell’accusa alle orecchie.
Stava letteralmente scoppiando. Assomigliava molto a Duncan quando perdeva le staffe.
Solo che accendersi una canna nel bel mezzo del dibattimento sarebbe parso poco deontologico.
Un ordine impartito col Sonorus fu l’unico mezzo per zittire il brusio rimbombante in quell’aula.
Consiglieri e civili si misero le mani a coppa sulle orecchie, incassando la testa fra le spalle per impedire a Dibble di renderli sordi. Il risultato fu un grato silenzio sepolcrale.
Tornato a sedersi, il Ministro arricciò le labbra disgustato, levandosi la bacchetta dal collo.
- Bene.- sentenziò, intrecciando le dita con aria pacifica – Visto che finalmente siamo TUTTI d’accordo sul fatto che qui permetto io a voi altri di parlare, torno a dare la parola all’avvocato del signor Riddle. Stava dicendo, Miss Sparks, che vuole la cancellazione di ogni nota sulla fedina penale del suo cliente.-
Nettunia Sparks, oltre a farsi notoriamente Sirius alla faccia di Deirdre Warfield, era amata da mezzo Ordine della Fenice per altri motivi. Primo fra tutti, perché a parte l’aspetto da confettino da cresima, in aula era una specie di pesce cane. Sistemandosi i finti occhiali da vista sul nasino alla francese, fece un cenno affermativo.
- Esatto.- rispose, con aria battagliera – O faremo causa al Ministero della Magia...- proseguì, ignorando i gemiti di sdegno del Wizengamot – Visto che se non ricordo male, Ministro Dibble, lei stesso alla scorsa udienza era rimasto allibito di fronte alla mancanza di professionalità dei Consiglieri.-
- Adesso basta! Ma come osa?!- Dolores Umbridge non sapeva mai tacere, questo era un suo difetto – Stia attenta al tono, avvocato Sparks! L’unico interesse di questo Consiglio è sempre stato e sempre sarà il benessere della comunità magica!-
- S’è visto da quella pagina bianca, Consigliere.- commentò l’altra, caustica.
- Non possiamo certo ignorare che il signor Riddle ha sempre avuto a che fare con gli scontri degli ultimi tempi!- sindacò la vecchia rospa, strizzando gli occhietti tondi e lucidi – Ministro, io continuo a insistere perché vengano fatte ulteriori indagini! Abbiamo sentito tutti quanti le parole di Paul Brockway...il signor Riddle, nelle fondamenta di casa SUA si è comportato in maniera molto equivoca, per uno che richiede l’amnistia!-
- Neanche dovrebbe chiederla.- bofonchiò la Sparks con tono sufficientemente alto per farsi sentire – Aveste fatto meglio il vostro lavoro otto anni fa, il mio cliente non avrebbe scontato un solo giorno di Sigillazione...-
- Che cos’ha insinuato?!- gracchiò la Umbridge – Questo è troppo!-
- Calma, calma!- impose Dibble – Non voglio stare a sentire una parola di più. Ho le testimonianze di una ventina di Auror e di Duncan Gillespie riguardo agli accaduti del 15 luglio, perciò...-
- Con tutto il rispetto, l’Auror Malfoy è cugino di primo grado del signor Riddle!- berciò la vecchia – E il signor Potter è sempre stato di parte in questa causa! Consiglierei a entrambi una bella seduta di psicoterapia. La sindrome di Stoccolma non è impossibile da curare, sa Edgar?-
Era troppo.
Dibble le lanciò un’occhiata al vetriolo che la rimise al suo posto in un istante.
Inferocito, si fece passare altre pratiche, poi sollevò lo sguardo su Silente.
- Grazie per la disposizione, Albus. Mi dica...- che attore pure lui!, -...lei che era presente...ha notato un reale interesse del signor Riddle alla causa Mangiamorte?-
- Come un diabetico per una caramella.- fu l’arguta replica del vecchio Preside.
- Molto bene. Dolores, immagino che la parola di un’autorità come il professor Silente ti sia di prova.-
- Io dico solo che ci sono troppi punti oscuri su questa faccenda!- sbottò la Umbridge, pronta a fare i capricci come l’ultima delle marmocchie viziate. Col dito, e poco elegantemente, indicò Tom che si girava i pollici sulla sua scomodissima poltrona di legno – Quando ci sono dei guai, il signore c’è sempre di mezzo!-
- A dire il vero siete stati voi a cacciarvelo, otto anni fa!- sentenziò Susan Bones – Io ero contraria a farlo Sigillare, Lady Lancaster non era stata neanche avvisata! Se verrà sporta denuncia, non saremo certo noi del Reparto Amministrativo delle Leggi a farne le spese, Dolores, spero tu te ne renda conto!-
- Io poi non vedo il problema.- il vecchio consigliere Burton, ancora una volta si era presentato in aula in vestaglia. Forse non se ne rendeva conto, ma pareva del tutto a suo agio.
- Miei signori, abbiamo fatto un errore.- si sistemò i baffetti, sorridendo vacuamente a Tom e a Dibble – Quindi propongo di annullare l’intera sentenza a sfavore del signor Potter...-
- Del signor Riddle.- lo corresse la Bones all’orecchio.
- Certo, certo...il signor Riddle...annullare la Sigillazione e ripulirgli la fedina che impunemente qualcuno ha provveduto a macchiare anni fa. Che accuse poi, vorrei saperlo...-
- E’ il figlio di Lord Voldemort!- gracchiò la Umbridge.
- E tua madre faceva un lavoro alquanto discutibile, ma mica nessuno qua ti ha mai dato della cioccolataia, Dolores.- replicò Burton. Quella frase detta con tanta innocenza fece arrossire mezzo Consiglio, per non parlare del Ministro che per un istante sparì sotto il pulpito.
Ricomparve perfettamente controllato un minuto più tardi, tossicchiando.
- Bene, ho abbastanza elementi per chiudere questa ridicola diatriba una volta per sempre.- e sottolineò l’ultima parola con espressione omicida – Dopo aver ascoltato le testimonianze del Capo degli Auror e di Harry Potter, per non parlare di quella di molti Mangiamorte attaccati alle sbarre delle loro celle perché il loro presunto nuovo padrone li aveva presi in giro...- e vide la bocca di Tom piegarsi in un ghigno di scuse -...credo che ci sia solo da annullare il contratto di Sigillazione che fu firmato otto anni fa.-
In quell’esatto momento nella Sala del Giudizio esplose un urlo collettivo di gioia.
Vennero lanciati cappelli, grida, vere e proprie ovazioni. C’era chi pianse.
Chi non perse più il sorriso.
In prima fila, Claire King strinse un pugno, sul banco. Vittoriosa.
E il cuore di Thomas Maximilian Riddle...si permise di nuovo di prendere un respiro.
Dopo otto lunghi anni.
Otto anni e venti giorni di Sigillazione.
Finiti per sempre.
Vide il contratto finire in pezzi...semplici pezzi di pergamena, che si sollevavano in aria...ricadendo in fiocchi.
Tutto finito così...
La sua firma cancellata. Anche quella di Caesar...
I sorrisi di gioia, chi era corso ad abbracciarlo, fregandosene del processo ancora in atto.
Dibble gettò in aria le ultime parte del Contratto Vincolante, evidentemente soddisfatto.
- E...se mi permette, un’altra cosa signor Riddle...- gli disse fra quelle ovazioni pubbliche, in modo che fosse solo Tom a sentirlo -...la prossima volta che le verrà voglia di divertirsi a spese del nemico...faccia sì che ai suoi amici non prenda un attacco epilettico. Ne risparmierà in credibilità in futuro.-
- Ne stia certo, Ministro.- gli concesse, alzandosi in piedi come un graziato quale era.
E adesso? Adesso cos’avrebbe fatto?
Dopo tanti anni in gabbia...il mondo era così vasto ai suoi occhi.
Cosa poteva fare?
- Venga, i nostri Artimagi le toglieranno il Collare di Sigillo.- lo bloccò la Bones ma Tom, stupendo lei, tutti i Consiglieri e anche i civili presenti, si portò una mano alla gola, sul nero rubino incastonato nel platino.
- No, grazie.- sussurrò, in quel vortice di colori e voci, pensando a Harry, a Draco...e a Claire.
- Questo vorrei tenerlo.-
Per ricordare.
E mai dimenticare.


Una casa tutta bianca sarebbe stata l’ideale.
Bianca e vuota.
In campagna. Dove il cielo aperto non si vedeva mai sparire dietro a palazzi o a strade di cemento.
Il Devon sarebbe stato perfetto.
Forse era troppo grande per loro due...bhè, tre, contando il loro piccolino, ma per i prossimi sette mesi e poco più sarebbero stati comunque solo lei e Tom.
Per lui però il meglio erano gli spazi ampi. Sarebbe stato bene sicuramente.
Girandosi verso l’ingresso della villa coloniale attorniata da alti abeti e sempreverdi, la King schioccò la lingua.
Certi facchini non erano proprio in grado di essere delicati.
- Quella cassettiera è veneziana, lo sai?- sibilò seccata – Ha quasi cent’anni!-
- Io ne ho più di duecento, vinco io.- le soffiò dietro Vladimir Alexander Stokeford, sballottando una marea di mobili senza alcuna grazia – E tanto per la cronaca, lo faccio solamente per togliere da Cameron Manor tutto questo dannato casino di mobili che nessuno usa.-
- Potresti anche farlo per dei lecca-lecca, non me ne frega niente!-
- Di un po’, ma si ricorda di averti chiesto di sposarlo o era troppo drogato per ragionare?-
La bocca allargata per lo sdegno della King venne bloccata prima del lancio di un Incanto Orcovolante. Fortuna che Trix era rapida a e chiudere le fauci altrui. Ma non la sua, visto come si succhiava il pranzo dal solito bicchiere di polistirolo.
- Dai, megafessa, lascialo stare. Ti sta solo prendendo in giro.-
- Sta riuscendo a farmi perdere le staffe. Alla prossima gli lancio dietro un vaso!-
- Dubito che servirebbe a qualcosa.- cinguettò Winyfred, apparendo dal nulla con, fra le braccia, una grossa pianta dalle grosse foglie verde brillante e alcune color lampone – Ecco qua, vi ho portato la mia Fifì! Porta fortuna, sapete?-
- Ah si?- Cloe studiò i boccioli di quella strana cosa – E cosa mangia? Carne di bue?-
- Oh, non preoccuparti! Lanciale qualche biscotto ogni tanto...da lontano!- tubò la rossa, scappando in casa e urlando a Brandon si correre ad aiutarla, visto che la cara Fifì le stava masticando il corpetto di pelle sintetica.
Sospirando, Cloe dimenticò tutto per un istante.
Si staccò dalla Diurna, facendo qualche passo indietro.
Ad ammirare...la sua nuova casa.
Sua e di Tom.
Comprandola, con un colpo di testa micidiale due giorni prima, aveva pensato a lui.
Dopo l’acquisto si era preoccupata di aver fatto il passo più lungo della gamba, ma quando gli aveva riferito di avergli comprato “una cuccia” lontano da Londra, a Riddle erano brillati gli occhi.
Ancora prima di vederla l’aveva sollevata fra le braccia, facendola roteare in aria.
Era stato allora che aveva capito di avergli fatto il regalo migliore di tutti.
Ancora più della libertà.
Una casa. Una casa vera.
Percorse con sguardo tenero le vigne che abbracciavano il retro della villa. Il ristoro dell’ombra che gli abeti e i sempreverdi avrebbero donato loro, sotto il patio bianco e lungo il viale dell’ingresso, oltre i leggeri cancelli che davano sul lago Ducasse.
Inoltrando l’attenzione nella casa, vide il leone in terracotta che imperava sullo scalone dell’ingresso.
Il resto era ancora spoglio.
Aveva deciso di portarsi un numero esiguo cose da King’s Manor. Solo foto e soprammobili.
E Tom, altrettanto, aveva chiesto ai suoi amici solo pochi mobili, pochi ricordi...
Mentre aveva voluto con sé un numero spropositato di libri.
Claire ci aveva pensato subito, dopo aver visto una grande ala biblioteca adibita a lettura in fondo alla villa.
A qualsiasi ora del giorno e della notte, filtrando attraverso i pini, la luce non cadeva mai dall’alto, creando un effetto tenda quasi da sogno.
Il loro sogno.
Alzò il viso. Vide Tom appostato alla finestra della loro futura camera, se mai avessero deciso come arredarla.
L’unica cosa su cui si erano trovati subito d’accordo era il letto. Grande e immenso, soffice ma non troppo opulento.
La sola frivolezza era stata la testata adorna di volute in stile toscano.
Anche così vuota, quella casa privilegiava l’armonia e l’equilibrio di tanti spazi generosi.
- Di questo passo non finiremo mai.- brontolò Trix, sistemandosi gli occhiali da sole – Ma se non altro qua non fa terribilmente caldo come a Londra. Mi serve della protezione solare, accidenti.-
- Sai cosa servirebbero?- replicò la King – Delle tende di taffetà.-
- Non stai arredando la casa delle bambole, sai?- urlò una voce dall’alto.
- Sta zitto, Stokeford.- Cloe agitò la mano, scacciando una mosca noiosa – Ma si può sapere dove sono gli altri?-
- Asher sta uccidendo Dorotea nei boschi, presumo.- elencò la Vaughn – Damon è andato a rubare una televisione da Martin, Stanford invece arriva più tardi. Ha ancora i postumi dell’addio al celibato.-
- E’ stato furbo a farlo a tre giorni dalle nozze.-
- Già, altri maschi non ci arrivano.- Trix mandò giù l’ultimo sorso, rifocillata – William e Dena invece devono essere andati a sviluppare le foto della festa di martedì. Traducendo, arriveranno fra qualche ora.-
- Il nanetto s’è svegliato, eh?-
- Quello si sveglia solo con due sberle.- ruggì Asher Greyback, tirandosi dietro la Medimaga del San Mungo, tutta piena di foglie nei capelli, contando tutte le volte che era inciampata – Come procede il trasloco?-
- Hanno quasi finito.- Trix studiò quella poveretta – Ma è caduta o sei stato tu?-
Viola di vergogna Dorotea e occhi da Psyco per Asher, il principe dei mannari pensò bene di spalancare le fauci.
- Il Leoninus dov’è? A salutare i suoi parenti?- fece acido.
- E io che ne so. Avrà trovato una casa alla sua zietta.- frecciò l’altra, piena di sarcasmo – Come se quella avesse bisogno di protezione.-
- Quella chi?- bofonchiò Vlad, scendendo con una sigaretta fra le labbra.
- Viola.- gli spiegò Trix, mentre lui non riusciva ad accendersela, imprecando – La bionda che ti ha morso.-
- E’ la zia del tuo ragazzo? Ma quanti anni ha?-
- Per i miei gusti anche troppi. Ti serve un accendino?-
Vlad non rispose. Si era messo a guardare insistentemente qualcosa oltre la testa di Cloe...e poi spalancò un ghigno diabolico che presagiva guai e tanto divertimento.
- Mi sa che hai compagnia, micina.-
Senza capire, la King lo vide Smaterializzarsi via.
Voltandosi col capo sopra la spalla poi, capì a che cosa si era riferito quell’essere perverso di un demone.
Accidenti.
Oliver Trust, in Lust We Trust o anche...il Sospensorio Troppo Stretto.
Stava arrivando.
A passo di carica.
- Qualcuno ha una telecamera?- ridacchiò Trix sotto i baffi – Questa non posso farla perdere a Damon...-
- Ci lasciate da soli un attimo?- si rabbui la King, combattiva come un panzer in missione.
- Oh, tranquilla.- Asher afferrò sia Dorotea che la Vaughn per i lembi delle loro gonne, visto che sembravano non volersi scollare dalle loro postazioni – Muoversi, tanto di sopra si vede meglio!-
- Dacci dentro!- fu l’ultimo augurio della Diurna, prima che il mannaro le trascinasse via di peso.
Dal secondo piano, intanto, Tom Riddle stava in mezzo alla sua stanza da letto.
Ok, era praticamente spoglia, come il resto della villa, ma...era sua.
Gliel’aveva comprata Claire, quella casa.
Aveva una casa, adesso!
Sua e di Claire!
Quando qualche giorno prima gliel’aveva detto, tutta titubante, non ci aveva voluto credere.
E adesso se ne stava lì...libero. Il venti luglio.
Una data da non scordare. L’anniversario della sua libertà.
Si buttò a sedere sul parquet lucidissimo, inspirando forte il profumo di vernice appena stesa. Della cera, delle mensole in mogano. E di tutti i libri che Val e Vlad avevano appena scaraventato poco gentilmente al primo piano.
Era troppo felice che per sgridarli.
- Allora...- si girò e vide Brand sulla soglia, poggiato con la spalla allo stipite – Come ti senti?-
Sorrise.
E trovò solo una risposta.
- A casa.-
Feversham, felice per lui, gli strizzò l’occhio.
- Qualche richiesta per un regalo di apertura?-
- Dici che riesci a impedire a Vlad e Val di rovinarmi tutti i libri?-
- Adesso mi sa che chiedi troppo.-
Un fischio improvviso, proveniente dal corridoio coperto di moquette vecchia di cui Cloe si sarebbe presto disfatta, attirò l’attenzione dei due. In una frazione di secondo, Hingstom, Stokeford, Greyback, Trix e Dorotea, più Winyfred che rideva come una matta, si chiusero dentro alla stanza, spingendo il povero Brand in avanti come un sacco di patate.
- Ma che succede?- si lamentò il demone – Date i numeri?-
- Guarda un po’ fuori...- rise Val, battendo le mani – Tom, complimenti. La tua consorte è la mia eroina! E lo dico in senso figurato...non intendo la droga eh?-
- Grazie, Val.- Riddle, sbuffando, si alzò in piedi e andò alla finestra – Si può sapere che...- e si fermò.
Gli morirono le parole in gola.
- Ma tu guarda chi viene a cena, eh?- ironizzò Asher, facendo sfavillare i canini.
Poggiato alla mensola, stranamente, Tom non era parso per nulla sorpreso.
A dire il vero, sarà brutto da dire, ma nessuno di loro dopo la battaglia aveva più pensato al Sospensorio Troppo Stretto.
Cloe di certo no. Vista la faccia allibita con cui aveva accolto l’arrivo dello sgradito ospite.
- Come si fa a scordarsi di un fidanzato?- bofonchiò Brand.
- Trovandotene un altro?- rispose Winyfred, innocentemente – Tom è molto più bello di quello lì! Cioè, anche quell’umano è carino, ma Tom ha un sedere molto più...-
- Grazie Fred!- la interruppe Riddle, prima che ne uscissero le solite porcate – Grazie a tutti dell’appoggio!-
- Ah, devo fare un video per Damon!- Trix intanto trafficava col cellulare – Arrivasse in orario una volta!-
- Magari è con Neely a parlare delle peonie del loro soggiorno.- le disse Asher – Piantala con quel cellulare, tanto si vedrà da schifo, siamo troppo in alto.-
- Non per giocare al tiro al bersaglio.-
La proposta di Tom zittì tutti.
Vlad si staccò dalla cicca, Winyfred dalla sua pianta e la Diurna dal cellulare.
- Cento falci a chi becca il bersaglio grosso.- propose Riddle, con le iridi bluastre sfavillanti di divertimento – Il premio è una cena gratis.-
- Io non mangio.- fece Vlad, tornando a sfumacchiare.
- Ti comprerò un golf.- ironizzò Tom, sollevando un vaso di porcellano utilizzando la telecinesi – Chi lo prende in pieno più di una volta, avrà il diritto al colpo finale.-
- Se la metti così allora...- sibilò Asher con aria melensa.
Demoni e mannari erano stati convinti.
Ora non restava che prendere bene la mira...


Lucky House.
Il sole stava per tramontare.
E nel giardino di casa Potter e casa Malfoy, un nugolo di ragazzini in costume giocava nella fontana, usando impunemente la magia per schizzarsi a vicenda o per infradiciare i genitori che assistevano alla loro lotta di bombe d’acqua.
- Se non la pianti con quest’acqua ti brucio i capelli, Caleb!-
Lucas Potter, non c’era nulla da fare, detestava fare il bagno.
Certo, lo faceva. Ma odiava lavarsi. Odiava anche fare la doccia, specialmente l’acqua negli occhi, tanto che si infilava nella cabina, sotto il getto, con una maschera da sub.
E i giochi in piscina, o in quel caso nella fontana, gli facevano solo rischiare un tracollo di nervi.
O a suo cugino Caleb di finire al Reparto Ustionati del San Mungo.
A parte i maschietti che si tiravano dietro bolle magiche d’acqua e gavettoni colorati della premiata ditta Fratelli Weasley, che non esplodevano una sola volta, ma ben tre!, le bambine sguazzavano con più grazia dei compagni.
E poi aveva un guardiano d’onore quel giorno.
Sulla coppa più alta della fontana di pietra, sotto uno zampillo fresco e allegro, il piccolo Cosmo osservava la sua padroncina e i bambini con occhio vigile.
Ma...si, ma era diverso.
Era cresciuto. Poco, certo, ma ora era diventato un grasso e grosso pulcino tutto bianco.
Non aveva più il suo andamento goffo, poche piume spiumate e l’aria intontita.
Bianco, tondo e col profilo regale, le due piume azzurre ai lati del capo divenute lunghe e lisce.
Più simile a un rapace che a un’oca, al momento era diventato la mascotte dei bambini.
Ma non di Lucas, che continuava a pensare al giorno in cui gli avrebbe finalmente fatto la festa.
Il Phyro uscì dalla fontana prima di trasformarla in una pentola in ebollizione.
Secondo Draco, solo un perfetto idiota avrebbe messo quel ragazzino in una piscina con altri mocciosi. Avrebbe rischiato di lessarli tutti!
- Non dire niente!- sbottò Lucas, scuotendo il capo di fronte a Malfoy, godendo nello schizzargli tutti i pantaloni – E con te non vengo da nessuna parte, sia chiaro! Conciato così saresti capace di lasciarmi affogare!-
Il biondo sogghignò.
Oh, non ne aveva una pallida idea.
- Forse ti lascerei andare a fondo anche senza bastone!-
Lucas lo fissò trucemente – Quante costole ti sei rotto?-
- Due. Come qualcos’altro che mi stai rompendo tu.-
- Ah, per cortesia.- Pansy passò alle loro spalle, andando a recuperare Steve e Step prima che con la loro irruenza ne combinassero qualcuna delle loro – Non potreste cercare di parlare con più decenza? Draco, anche tu. E’ un bambino!-
- E’ il Demonio.- replicò l’Auror – La notte in cui è stato concepito, Satana ha preso le sembianze di Elettra.-
- Ehi, io sono qui.- gli rinfacciò il Phyro – E non voglio imparare a nuotare!-
- Spiacente, tuo padre mi ha firmato un foglio in cui mi lascia la tua custodia almeno sei ore a settimana.-
- Prima devi riuscire a prendermi!-
- Perché non la piantate?-
Glory, asciugandosi sdegnosamente i capelli biondi, saltò sulla sdraia accanto al padre. Era la seconda che sospirava sentendo certi discorsi.
- Tutti prima o poi devono imparare a nuotare.- continuò la bambina.
- A me fa schifo l’acqua! È bagnata.-
Lo sguardo schifato della Veggente fece sentire entrambi due sfigati.
- Se non impari dovranno sempre venire gli altri a salvarti.- continuò, chiudendosi il piccolo accappatoio bianco alla vita – La prossima volta potrebbe non arrivare nessuno però, sai?-
A sorpresa il Phyro alzò le spalle.
Per lui era stata un’esperienza...strana, ma una come un’altra in fin dei conti.
Non se n’era neanche accorto.
Si, quando l’acqua aveva sommerso i suoi polmoni era stato brutto. Eppure ne aveva un ricordo sfuocato.
Per nulla traumatico.
Glory colse al volo il momento in cui suo padre si alzò per raccattare Blaise dal fondo della fontana, visto che sua figlia Madison ce l’aveva spinto dentro. Si avvicinò di più a Lucas, scrutandolo attentamente.
Lui, che si stava preparando ad azzannare un ghiacciolo, arcuò le sopracciglia.
- Lo vuoi tu?-
Lei lo ignorò.
- Lucas...- cercò le parole adatte, forse per cercare una qualche traccia di sensibilità. Gli occhi celesti del piccolo Potter però non erano il genere di fari teneri e spauriti da sortire in una donna, anche quella in fasce, sentimenti di protezione.
Così buttò fuori tutto il fiato.
- Com’è morire?-
Sapeva che prima o poi gliel’avrebbe chiesto. Lui addentò il ghiacciolo, staccandone un pezzetto che masticò lentamente. Sul visetto, apparve un’espressione stranamente intensa.
- Non lo so. C’era una luce.-
- Fa paura?-
Lo studiava con intensità. Come per carpirne l’anima.
- Perché t’interessa?-
- Fa paura o no?-
- No, a me no.-
- Cos’hai visto?-
- Una signora con un orologio. E tante mani. Se mi avvicinavo a lei, vedevo una luce. Verso le mani, c’era del buio. Fortuna che Casper...no, si chiama Sargas...fortuna che mi ha tirato via.- il suo sorriso s’intristì un po’ – Peccato che se ne sia andato. Mi sono divertito con lui.-
Si era girata. Ora puntava lo sguardo a terra, sulle mattonelle della piazzola.
- Potevi anche andare a salutarlo.-
- Perché?- sibilò lei, stringendo i pugni – Mi odiava.-
Masticò un altro pezzetto di ghiacciolo.
Poi, con gentilezza, glielo porse.
- Credo che in paradiso non ci sia tanto fuoco sai?- borbottò – Secondo te fa freddo là sopra?-
Per quella domanda così assurda, Glory riuscì perfino a ridacchiare.
- Mah, non so. Se vuoi ti porterò una coperta.-
Quel serio discorso teologico, fatto a livello elementare ma, cavolo, con che perspicacia, venne interrotto dal cinguettante saluto che Madison, la piccola Sam e Faith riservarono all’arrivo di Tom, Cloe, Trix, Damon e Neely.
Ah, i giorni di pace.
Arrivano senza preavviso.
E se ne vanno allo stesso modo.
Ma quando arrivano...è pace. E’ vita.
Ed è il sole, per tutti i giorni avvenire.
- Bella congrega di mentecatti.- commentò Neely, vedendo i bambini lanciare gavettoni a destra e a manca – Ragazzi non avete paura che si cavino un occhio?-
- L’unica cosa di cui ho paura è che il mentecatto Potter Junior metta a bollire l’acqua.- fu l’acido soffiare di Draco – Sfregiato, quand’è che me lo lasci per qualche ora, eh? Vedi come lo raddrizzo...-
- Non ti darei neanche un criceto da mettere a far girare sulla rotellina.- sentenziò Harry, lasciando che le ragazze raggiungessero Hermione, Elettra, Pansy e Paris – Se vuoi, però, ti lascio raddrizzare le ossa a tuo cugino. Così impara a fare il coglione.-
- Io non so che gusto ci provate a insultarvi così giorno dopo giorno.- sbuffò Howthorne – Vado a farmi un drink.-
- C’è della vodka ghiacciata in frigo. Versamene in un bicchiere da birra!- lo avvisò Malfoy, passando rigidamente il braccio al collo di Riddle, pronto a strozzarlo – E tu, mostriciattolo...hai sete?-
- Mi stai facendo male.- si lagnò quel poveretto di Tom, sorridendo istericamente – Harry, fa qualcosa.-
- Vado a prendere il cappio.-
- Dai ragazzi...- alitò, cercando di placare quei due sguardi da belve assatanate – Vi ho già chiesto scusa mille volte! Sirius e Claire mi hanno picchiato col giornale l’altra mattina. Non è stato divertente, specialmente quando m’è arrivato il Cavillo sul naso!-
- Delicato per uno che s’è dato alla pazza gioia per tre ore filate.- frecciò Harry Potter, con le braccia incrociate al petto, tipo soldato delle SS – Saresti la gioia della compagnia teatrale dell’East Side.-
- Com’è che riesci sempre a salvarti in estremis, eh?- continuò Draco, massaggiandosi le costole dolenti.
- Ho avuto buoni insegnanti.-
- In compenso Malferret, sa fare il ruffiano bene come te.-
- Sta zitto Sfregiato.-
Un trio.
Una specie di carretto a tre ruote, si sarebbe detto in futuro ridacchiando.
E poi arrivò la quarta ruota.
Lucas si sporse dalle gambe del padre, luminoso come quel sole che stava calando dolcemente.
- Ciao! Allora, hai fatto i compiti?-
Tom ghignò, inginocchiandosi per arrivare alla sua altezza.
- Che compiti?- fece Draco, diffidente.
- Hai trovato una casa?- incalzò il Phyro, ignorando i due Auror.
E con sommo piacere, Riddle esibì un sorriso meraviglioso.
- Si, l’ho trovata.-
- Grande!-
Lucas sembrava quasi più felice di lui. Esultò e gli strizzò una palpebra, aggrappandosi alla cinta del padre.
- Perfetto, così non rientreremo in un manicomio dopo che te ne andrai.-
- Deve sposarsi.- sbuffò Malfoy – Chiunque lo faccia ha qualche deviazione.-
- E questa la dice lunga su di te, che hai quasi minacciato Hermione perché ti accontentasse.-
Si sarebbe uccisi, Tom ne era sicuro. E prima che, per fermare la cagnara, Lucas rubasse il bastone a suo cugino, Tom decise che era ora per lui e Claire di andarsene a casa.
Ora ne aveva una. Ora poteva andare.
- Ci vediamo a cena, domenica.- sussurrò, con la pace nell’anima – E’ meglio che vada adesso.-
Giunsero indietro Cloe, Damon, Neely e Beatrix.
Alle loro spalle, i bambini continuarono a ridere, sguazzando nell’acqua.
Nell’aria il riecheggiare lento ma mai indistinto scivolare via del giorno.
Tramontava.
Il vento si levò profumato d’estate. Di sale e gerbere.
Un’ultima volta, Harry James Potter fermò Cloe, prima che se ne andassero.
La strinse forte e lei lo scrutò attentamente.
- Prenditi cura di lui.-
Lucidi smeraldi.
Portatori di speranza.
Fu la futura King ad abbracciarlo forte questa volta.
L’avrebbe giurato col sangue. Per proteggere ciò che aveva finalmente conquistato, avrebbe dato qualsiasi cosa.
La lasciò andare, la mano con più difficoltà...e rialzò il viso verso i cancelli della Lucky House.
Thomas Maximilian Riddle era attorniato da amici.
Un cielo striato di mille colori sopra il capo...
E un collare che non si sarebbe mai tolto.
TMR.
Era come aver lasciato andare un figlio, dopo averlo cresciuto. Eppure lui e Draco erano stati più dei fratelli per Tom.
E adesso...finalmente s’incamminava da solo. Era sciocco pensarlo, visto che Tom non era mai stato un bambino immaturo neanche a dieci anni.
- Sono preoccupato, sai?- sospirò, volgendo lo sguardo a Malfoy.
Il biondo emise un gemito perfido, accendendosi una sigaretta con pigrizia – Chi no? Ma sta per diventare padre. Forse così la smetterà di comportarsi da martire, anche se ha messo per iscritto che suo figlio prenderanno il cognome King e non il suo. Questo sta a indicare che non guarirà mai.-
- A differenza vostra, vero?-
Lucas mica se n’era andato. Stava al livello della loro cinta, a giudicarli con espressione eloquente.
- Tu non hai nient’altro da fare, vero?- ringhiò Draco – Basta, mi avete rotto. Vado a farmi un altro bicchiere.-
Quello non sarebbe cambiato neanche in punto di morte.
E questo era confortante da un certo punto di vista.
Le prime stelle iniziarono a trapuntare il cielo a nord, piccole e appena palpabili.
I due Potter restarono a guardare Tom che camminava lungo il viale...
- Papà...-
- Si?-
- Quand’è che facciamo un’altra guerra?-
Il bambino sopravvissuto inspirò, abbassando il viso sul suo primogenito.
- Tu ti sei divertito, vero?-
- Allora, quando ne facciamo un’altra?-
- Lucas, le guerre sono terribili faccende.-
Il Phyro piegò la bocca, molto poco convinto – Tanto ci sei tu, no?-
- Io non ho fatto granché questa volta.-
- Si, ma quando ci sei tu...va bene comunque. Perché tutti sanno che ci sei. E se ci sei tu...va bene. Hai capito cosa voglio dire?-
Strana frase, bizzarro ragionamento...ma stringente logica fanciullesca, che non ammetteva preconcetti.
- Gli abbiamo presi a calci, pa’, dai.- rise Lucas – Ammettilo.-
- Lucas, della gente è morta...-
- Ma abbiamo preso i cattivi a calci nel sedere. Dai pa’...ho ragione io.-
Un braccio attorno al collo e Harry iniziò a frizionare la testa a suo figlio.
- Tu sei pericoloso, capito? Sei pericoloso!-
Il Phyro si sbellicò dalle risate, mentre suo padre se lo tirava in braccio – E quando sarò grande combatterò insieme a te!-
- Ne riparleremo non appena sarai maggiorenne.- sindacò il padrone di casa – E adesso andiamo da tua madre, bisogna mettere su la cena, prima che Draco riesca a mettere le grinfie sul nostro frigo.-
- Posso rubargli il bastone se vuoi.-
- Hn...ok. Così non può camminare e magari ce lo leviamo dai calderoni per tutta la cena!-






Fu il sibilo del vento a chiudere i cancelli della Lucky House, qualche istante più tardi.
Thomas Maximilian Riddle, dalla strada dei Kensington Gardens, vide Harry James Potter rientrare in casa sua.
Portandosi la mano alla gola, sentì che il suo collare non pesava più così tanto.
La lucente scritta marchiata a fuoco ebbe un sussulto, per poi sparire, lasciando solo il liscio platino di cui era formato il serpente.
Albe e tramonti.
Lucas aveva ragione.
Non c’era momento più bello per festeggiare.
E lui aveva tanto da festeggiare.
L’amore.
Un figlio.
I suoi amici.
E prima fra tutti, la sua libertà.
Claire, poggiando la testa alla sua spalla, gli circondò il torace con le braccia.
Non si sarebbe mai più staccata da lui.
- Che ne dici di andare a casa?- gli sussurrò, sollevandosi sulle punte per baciargli dolcemente il collo.
E lui si girò, abbassando il volto. Sfavillanti occhi blu di seta, come zaffiri incastonati nella neve.
Gli avevano aperto la gabbia.
Gli avevano guarito le ali.
- Direi che è un’ottima idea.-
Guardò verso la Lucky House ancora una volta. Una volta sola.
E poi abbracciando forte la sua futura moglie per la vita, girò la schiena a quella casa mentre il suo collare catturava l’ultima raggio del sole morente.
Alla luce, la sigla riapparve.
TMR
Più brillante che mai.
Per poi scomparire nuovamente, come il prigioniero che in gabbia non ci sarebbe più rientrato.











T.M.R.
- The End –














17 giugno 20007.
Fine. Già, una quarta fine...che per me, come ben sapete è “definitiva”.
Passatemi il gioco di parole e le seguenti righe sconclusionate che usciranno dalla mia tastiera. Ancora una volta, mi ritrovo a chiudere una fiction dopo tanti capitoli, fatti e passaggi.
La mia ultima fiction. Che dire, dopo aver dato spettacolo tramite fermo posta, e aver dimostrato che la gravidanza ha ormai leso il mio sistema nervoso, prego, anzi spero con tutto il cuore che questo finale non vi abbia deluso.
E non parlo dell’happy ending in sé. Parlo di com’è stato scritto, di come ho cercato di trasmettere le emozioni...
Ho fatto davvero del mio meglio, ho passato la notte insonne a pensare a cosa potevo cambiare per rendervi lo strappo meno difficile...per rendere la storia più gradita a me in primis, perché si, io sono troppo possessiva con le mie storie.
Lascio giudicare a voi, spero che mi perdonerete il ritardo, ma è stato difficile scrivere la parola FINE.
Più difficile di quanto pensassi.
E’ l’ultima, senza contare l’aggiornato della shot First Day, che inserirò mercoledì 20, volta che scriverò qualcosa.
Per molti, molti mesi. Sinceramente, con una situazione come la mia, non so se tornerò mai a scrivere fiction. Ma ho amato farlo, nonostante tutto quello che è accaduto in questi anni.
Ho trovato storie bellissime, ho capito che la censura usata nella Scommessa non era necessaria, ho conosciuto scrittrici valide e persone splendide. Ho capito come stanare le pazze, come evitarle, come sobillare Axia a scrivere l’Alchimia del Sangue, che ripeto, sarà una VM 17, perciò cercate di regolarvi di conseguenza.
Colgo l’occasione per parlare subito di lei e della quinta parte della saga. Allora, le ho dato completamente carta bianca, di mio non c’è nulla, se non l’approvazione ai nuovi personaggi e alla linea generale che LEI ha deciso di dare alla storia...una storia che, dopo aver letto le bozze, mi ha rubato la mente. Perciò, siccome è tutto suo, dovrete cercare l’Alchimia nella sua gallery. Axia su EFP e Axia85 su Manga.it a vostra scelta.
Chi già le dà il tormento per mail o MSN non avrà di questi crucci.
Molte mi hanno detto che lei non è me. E’ vero. Sarà meglio. Perché darà freschezza a una mia visione che ormai è vecchia di troppi mesi passati con le stesse fisse, gli stessi schemi...inoltre, non c’è nessuno che io consideri pare a lei.
Per questo vi chiedo ancora una volta di essere le più sincere possibile, di aiutarla quando ne avrà bisogno e darle la possibilità che merita. E’ una persona eccezionale, come tante altre che ho avuto il piacere di conoscere in questo periodo.
Ora però voglio solo salutarvi tutti, a cominciare dai ragazzi per una volta, che sono stati molto gentili con me in questi due mesi di eremo forzato: grazie a Gio, un nostro novello laureato, un mare di congratulazioni e di auguri per la tua nuova vita da “dottore”; grazie a ClausK, per il rispetto alla mia opera; grazie a Daniele, alias Ignoto82 che ha scritto recentemente una raccolta di poesie, intitolate Poesie Decadenti dedicate a Tom e agli ultimi capitoli di TMR in generale. Grazie a Martino, che ho conosciuto da poco ma che è stato un caro amico durante serate noiose e solitarie. Grazie a Shin, per costanti apprensioni e news sul mio primo amore, la lettura. E un grazie particolare a Luca, il primo amore della ragazza eccezionale che mi ha aiutato a concepire tutto questo, per aver sostenuto lei quando ne aveva bisogno...e per avermi portato l’anguria quando avevo troppo caldo per uscire a comprarmela!
E ora a noi, fanciulle. Siamo donne, oltre le gambe c’è di più. Si, ci sono una vagonata di lacrime che io ho versato virtualmente nel lasciarvi queste poche righe. Un abbraccio forte alle più “grandi” che maggiormente si avvicinano alla mia età, e mi hanno sostenuta durante crisi da futura madre isterica e frignona: a Bloody Mary, Minami77, le eclettiche Sawa, Mirana e Julianna, altre novelle laureate e laureande, tutti in questi mesi estivi caldi e afosi, Airuka e Nevrotika, le fantastiche moderatrici di Every Little Thing, che non mi hanno mai lasciata, fra cui Morry a cui mando a un caloroso grazie! Yoana, abile recensitrice e altrettanto esperta scrittrice. Il più grande degli abbracci a una ragazza eccezionale, con la forza di dieci uomini e lo spirito indistruttibile, Venus, perché sia sempre serena come oggi.
Grazie a Miahanamura, la dolce Aya-chan, grazie a Rita per essere stata presente con le parole che avrei voluto sentire. Grazie a Sweet Sin e Zaitu, per aver scritto racconti che mi hanno tenuto compagnia la notte insieme alle loro lettere di affetto e stima.
E fra le “grandi” grazie a due persone uniche, speciali, che mi hanno fatto ridere e sentirmi sollevata più di una volta, in questi ultimi due mesi di attesa: a Laura e Claudia, due vere amiche, per essere state semplicemente loro stesse.
Fra le “piccole” anche se di piccolo non avete nulla, ve lo garantisco, abbraccio immenso a Linnie, la cara Ross, le mitiche Rekishi, Bia-chan. Grazie a BlackAmberAngel, Akira-86, Ladym e Meylover, che hanno dato dei volti ai miei personaggi. Un saluto ad Akocelell, le grandi Damia e Lady Light, Mairie, nikyblack, evian, celyan, Reina86, le cinque Caostheory, Snowfairy, Reby, la dolcissima Julietta, Macrì, Bluking, Ladytsepesh, la fortissima Ranokkia e Aida.
Un doveroso bacio ad Astra, che tempo fa mi ha fatto da beta quando Axia era troppo impegnata, anche se credo che abbia accolto l’onore solo come un tornaconto personale ^^ e grazie ancora ad Artemisia, la mia talentuosissima Chiara, che non ha scritto una raccolta di drabble, bensì di poesie vere e proprie. E per questo non la ringrazierò mai abbastanza. Grazie a Silvia e Daniela, Daia, grazie a Lilly per aver perso tempo nel cercare volti di attori per i personaggi della mia saga...e aver tramutato la cosa in una sfilata di gnocchi al forum (fallo in futuro, ad Axia non spiacerà di certo!). Grazie a Siana, Mistyna,Tatty, Marikotter, Barbarela, a Herbie, a Merryluna, che prima o poi arriverà a leggere queste righe, o almeno me lo auguro. Lo stesso per Bad Devil, una delle ragazze più toste che abbia mai avuto il piacere di conoscere.
E grazie, lo dico col cuore, a tutte le L&L e alle moderatrici, perché il forum per me è diventato in breve una seconda famiglia, anche se non ho mai visto nessuna di voi.
Come del resto per tutte le persone che ho salutato precedentemente.
E adesso ringrazio tutti quelli che hanno letto in questi anni, che commentano alla fine concentrandosi in recensioni che farebbero impallidire quei perdenti di critici senza alcun talento. Avrò ancora due giorni, dopo il 20, per rispondervi, poi sarà la macchia per me.
Non so quando Axia deciderà di postare l’Alchimia, ma per allora avrà inviato il dispiaccio spero. Comunque si parlava dei primi di luglio. O del 30, se vuole farmi un regalo di compleanno! ^^
E’ pressione mentale? Ovvio che si.
Bene. È tutto, signori, come si dice.
Io non posso fare altro che farvi appuntamento a mercoledì. Ma non saluterò più nessuno, non voglio ritrovarmi con altre paranoie, perciò...qui vi lascio tutti ufficialmente. E’ stato un piacere scrivere questa saga. Per me e per voi.
Tornerò a farmi sentire, ma per il momento vi lascio nelle mani di Axia.
L’ultimo mio pensiero va a lei.


A non molto presto.
Babi.



Semper Fidelis




 

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