Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: Daymy91    20/06/2007    2 recensioni
Ff nata dopo il finale della seconda stagione: e se nella vita di House comparisse una strana ma bellissima donna... più legata a lui di quanto tutti pensino? PS: ff principalmente cotton, con qualche risvoltino qua e là...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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[In questo cap si nota lo svilupparsi delle coppie W/C e C/S mentre per quanto riguarda House, Inizierà a fargli ancor più male la gamba

Rieccomi!!^o^

Con questo 15° ed ultimo capitolo!

 

Caspita… sembra solo ieri il giorno in cui ho deciso di pubblicare questa storia (anche se come inizio non era andato poi così bene visto che avevo pubblicato senza codice html XD)… oltretutto, è stata la mia prima ff! Certo,come si è potuto benissimo notare, il mio metodo è molto cambiato dall’inizio…e soprattutto ci sono meno errori.(almeno credo ;P)

 

E tutto questo lo devo specialmente alla mia sorellina Isa, che mi ha sempre aiutato ed incoraggiato nell’andare avanti e che per questo si merita questa dedica. Grazie di tutto!

 

Ma,naturalmente, i miei ringraziamenti vanno anche a voi tutti che avete continuato a sostenermi fino all’ultimo. Grazie ragazzi, sono veramente contenta che la storia vi sia piaciuta e spero che vi piacerà anche questo finale.

 

In conclusione, ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno la pazienza di leggere quest’ultimo capitolo e di recensirlo.

 

Un saluto a tutti!

 

 

Capitolo 15

 

I giorni passarono inesorabili per House… e per tutti, accompagnati da una dolce e triste melodia….

 

31 Dicembre. h 10:15

Casa di Chase.

Chase aprì leggermente gli occhi,mentre qualcuno gli spostava delicatamente una ciocca di capelli sulla fronte. –Buon giorno.. – Gli sussurrò lei.

 

-Buon giorno.- Rispose lui sorridendole dolcemente ed attirandosela a se per un dolce ennesimo bacio.

 

Solo quando i due si staccarono ed i loro sguardi si incrociarono, il giovane medico percepì in lei un soffio di tristezza. –Che succede? Tutto a posto?-

 

-Si,non preoccuparti.- Sandy si mise a sedere sul letto,iniziando a guardarsi attorno. –Anche se… dovrei dirti una cosa…-

 

Chase fece lo stesso per poi metterle una mano sotto il mento e farla voltare delicatamente verso di lui. –Ti ascolto.-

 

Una lacrima si fece spazio tra il rosa candito delle sue guance. – Io… sappi che ti amo.-

 

-Questo l’avevo intuito da tempo ormai.- Ironizzò il giovane con un sorriso.

 

Lei scosse la testa e con un movimento veloce della mano si asciugò le lacrime. – Come sai, ero venuta qui per un periodo limitato.. visto che il mio cliente sta in questa città aveva bisogno della mia presenza. Ma ora che l’udienza si è conclusa.. è mio dovere tornare a casa mia.-

 

-Ma… tu non..- Chase non riuscì a terminare la frase che la donna le mise un dito sulle labbra.

 

-Ti prego, non fermarmi. Forse è meglio così.. – Sandy sapeva di amarlo… e questo non se lo sarebbe mai perdonato! Quando Burny l’aveva contattata, aveva intuito che non sarebbe stata una buona cosa andare a Princeton e vedere suo fratello… ma di certo non avrebbe pensato di innamorarsi! Una cosa che non poteva assolutamente accadere! Almeno non li… non così lontano da casa. Ma ormai sapeva di aver sbagliato ed ora era in balia dei suoi sentimenti e nient’altro.

 

-No,non è meglio così.- Protestò l’intensivista, capendo il perché di quei ragionamenti. Forse lei credeva che a distanza di tempo non sarebbero riusciti a continuare un rapporto a distanza. – Non puoi venire qui, farmi perdere la testa per te e poi andartene pensando che questa sia la cosa giusta da fare!-

 

-Chase io… -

 

- Perché non trasferisci il tuo studio qua!? House è tuo fratello, ti aiuterà anche lui a sistemarti oltre a me!-

 

-Credi che questo sia un gioco?- Lei scosse la testa. – A Los Angeles ho tutti i miei clienti e tutte le volte che avranno bisogno di me dovrò andarci. Starò più la che qui, non cambia niente.-

 

Chase abbassò lo sguardo rassegnato. E se invece lui… no. House non l’avrebbe mai permesso. Soprattutto se veniva a scoprire che usciva con sua sorella. –Quando hai intenzione di partire?-

 

-Sarei rimasta di più, ma ho già ricevuto delle chiamate di alcuni clienti… sono costretta a partire questa sera.-

 

Chase si voltò a guardarla con uno sguardo distrutto. Fece per aprir bocca,ma stroncò la frase sul nascere. Guardò l’orologio e abbassò il capo. –Sarà meglio che vada. Fra un’ora ho dei turni in ambulatorio.- Si limitò a dire, alzandosi dal letto.

 

-Chase!-

 

Ma il giovane nemmeno si voltò,dirigendosi verso il bagno.

Perché!? Perché quando finalmente credeva di aver trovato la felicità… tutto si andava a dissolvere come nebbia!?

Era stata tutta un’illusione,per caso?

 

31 Dicembre. h 10:00

Princeton Plaisboro Teaching Hospital.

-La ringrazio.- Disse il dr. Wilson,porgendo due banconote all’uomo di fronte a se, che le prese e le depose con cura in cassa.

 

-Arrivederci dr. Wilson.-

 

L’oncologo fece un cenno col capo,accompagnato da un sorriso. –A lei.- Rispose per poi allontanarsi con lo sguardo fisso sull’oggetto appena comprato: una piccola scatola di cioccolatini. Certo non erano il massimo, ma potevano andare benissimo per festeggiare la prima settimana di…

Il suoi pensieri vennero subito distratti da un improvvisa frase alla sua sinistra: -Certo…non lo sapevi? William è proprio un medico fantastico! Dovrebbero dargli il premio di miglior medico del Princeton! Non solo è bello ed affascinante, ma anche intelligente…-

 

Wilson si bloccò a guardare il trio di infermiere,gettandogli uno sguardo incuriosito ma allo stesso tempo stupito.

 

-Desidera qualcosa dr. Wilson??- Le chiese una di loro,accortasi dell’attenzione del medico.

 

-No..io…-

 

-Giusto, desidera qualcosa dr. Wilson?!- Una voce alle sue spalle lo fece trasalire.

 

-Cuddy!- Esclamò, nascondendo il piccolo pacchetto dietro la schiena e sfoggiando il peggior sorriso innocente della sua vita. –Hem…Come mai da queste parti?- Fu la domanda più intelligente che gli venne in mente.

 

-Sai,.. visto che qui ci viene sempre tanta gente, ho voluto provare a venire anch’io.- Rispose lei ironica.

 

-Bene…- Ridacchiò,rendendosi perfettamente conto di non essere in una situazione tanto facile. I cioccolatini che teneva dietro le spalle erano naturalmente per la sua Lisa, ma… a parte il fatto che darli in un corridoio non si faceva neanche minimamente a qualcosa di romantico, alle spalle aveva anche le tre infermiere più chiacchierone di tutto l’ospedale che lo osservavano come se fosse un alieno. La sua sola speranza era che non arrivassero a capire che i cioccolatini erano per Cuddy… o ci avrebbero ricamato sù una bella storiella per tutto il personale del Princeton Plaisboro Teaching Hospital.

 

-Wilson,tutto a posto?- La dottoressa iniziava a preoccuparsi seriamente per quello strano comportamento.

 

-Si,certo.- Rispose lui. –Devo… solamente occuparmi di una paziente e fra cinque minuti sono nel tuo ufficio per compilare quei moduli…- Spiegò,iniziando ad indietreggiare. –Ci si vede!-

 

“Moduli??” Si chiese la Cuddy,guardando scomparire il medico dietro un angolo. Ma non avevano appuntamento fra cinque minuti al bar dell’ospedale?!

Scosse la testa, voltandosi a guardare le infermiere che,come lei,avevano assunto un’espressione più stupita che altro.

 

Sorrise imbarazzata. –Giusto! I moduli! Fortuna che mel’ha detto.. e io che stavo andando a prendere un caffè… - Esclamò, voltandosi ed allontanandosi velocemente,lasciando le donne con non pochi dubbi.

 

31 Dicembre. h 10:00

Ufficio di House.

Chiunque si fosse preso la briga di entrare in quell’ufficio, avrebbe sicuramente pensato che il dr. House non fosse quel cronicamente annoiato uomo che sorseggiava succo di mela davanti al piccolo televisore posto sulla scrivania.

Chiunque avrebbe detto che quello lì era solo un addetto alle pulizie che,stanco di lavorare, aveva approfittato dell’assenza del medico. Questo perché House… non faceva che strofinarsi la gamba con la mano libera.

Dolore per via dei nervi che si rigeneravano?

Per via del troppo stress??

O forse… solo perché lei gli mancava veramente?

Quanto poco importante era questo

 

Il diagnosta sputò via la cannuccia facendo un smorfia. –Sarebbe ora che rimodernassero tutte queste cretinate.- Borbottò,spegnendo il piccolo apparecchio.

Posò seccatamene il bicchiere con il succo sul tavolo e fissò la gamba.

 

Uno sguardo assente, triste ma allo stesso tempo duro e inflessibile.

 

Sospirò.

Aprì lentamente un cassetto,estraendone il piccolo pacchetto che qualche giorno fa aveva trovato a casa.

Sospirò di nuovo,senza smettere di fissarlo.

 

Sapeva che si era inflitto tutto quel dolore da solo e si odiava per questo.. ma ciò che odiava maggiormente era il fatto che continuava a farlo. Avrebbe dovuto buttare quel dannatissimo regalo,così da dimenticarla.. ma questa era la cosa più difficile e più dura che gli fosse piombata davanti negli ultimi 5 anni.

 

-Dr. House?- Di colpo la porta si spalancò,facendolo sobbalzare.

 

-Dr. House??-

 

Il diagnosta mise via il colorato oggetto in una velocità che mai avrebbe creduto di raggiungere. –Che c’è!?!- Sbottò.

 

-hem… dovrebbe compilare le cartelle riguardanti l’ultimo caso.- Il giovane uomo si avvicinò,mettendo le cartelle sulla scrivania e sedendosi nella sedia di fronte a questa.

 

House si appoggiò spavaldo sullo schienale della sua poltrona,intrecciando le dita. –E se io ti dicessi che sono troppo indaffarato per compilarle?- Lo sfidò.

 

- Io le suggerirei di iniziarle appena si libera dagli impegni.- Il giovane sorrise. –Del resto… non posso mica imporglielo. Non sono il suo capo…-

 

-Esatto!- Esclamò lui con enfasi. –Hai proprio azzeccato! … Ma allora hanno ragione le infermiere quando dicono che sei intelligente, oltre che attraente…- Continuò il diagnosta, sottolineando l’ultima frase con uno sguardo piccante.

 

Shoter deglutì nervosamente. Lavorava li da una settimana ormai… eppure, non aveva mai avuto tanta difficoltà nel riuscire a capire ciò che qualcuno gli dicesse. Soprattutto se a parlargli era il suo capo. – Deve compilare questi moduli.- Concluse alzandosi di botto e dirigendosi verso la porta.

 

House sorrise.- Ma come? Già vai via??- Piagnucolò ironico.

 

-A.. aspetto al più presto i moduli.- Lo salutò Shoter imbarazzato.

 

- Però! Riesci sempre ad impressionarmi.- Disse Foreman sorridendo ed entrando dall’ufficio accanto subito dopo che il giovane collega se ne era andato. – Cameron va via e tu per compensare questo vuoto,flerti con il suo sostituto.-

 

House lo guardò incerto. –Era una battuta?- Esclamò accendendo nuovamente il televisore.

 

Il neurologo lo fulminò con lo sguardo e si andò a mettere tra il suo capo e l’apparecchio. –Dico solo che quel tipo è in gamba. Non si meriterebbe questo trattamento idiota.-

 

-Giusto! E visto che sei tu il non capo qua dentro, credo che dovremmo metterlo ai voti… non trovi?-

 

-Scherzi!?-

 

-Si.- Sbottò stufo House,scostando il medico con il bastone e tentando di vedere il piccolo televisore.

 

Foreman sbuffò,dirigendosi nell’ufficio accanto a prendere un po’ di caffè. Ma arrivato a metà strada si fermò. – Sai che è bravo. Lo sai tu.. e lo so io. E cel’ha dimostrato negli ultimi due casi che abbiamo avuto: se non fosse stato per lui non li avremmo mai risolti.-

 

-Tecnicamente, noi…-

 

-No, non è questo.- Continuò il neurologo, senza dar minimamente attenzione alle parole accennate dal proprio capo. –House… Non puoi odiarlo solo perché ha preso il posto di Cameron.-

 

Il volto di House divenne improvvisamente cupo.

Solo con quello sguardo il neurologo capì di aver toccato un tasto delicato e si proclamò “Un genio” nell’averlo fatto.

Foreman scosse la testa accennando ad un sorriso rassegnato e si diresse definitivamente verso l’altro ufficio.

 

Ora ne aveva avuto la conferma: se Cameron c’era o no… ad House faceva la differenza.

 

31 Dicembre. h 10:10

Ufficio di Cuddy.

Porta sbarrata,tendine chiuse e una miriade di scartoffie cadute al suolo per lasciar spazio ai due medici che, minuto dopo minuto erano sempre più convinti di doversi fermare… ma più si andava avanti e più questa convinzione andava a farsi benedire.

Wilson aveva la camicia sbottonata,mentre Cuddy aveva già gettato a terra la giacca rosa quanto di colpo la porta si spalancò.

 

-Non mi interessa cosa ne pensi tu, ma io quello li lo uccido!…- Urlò House,sventolando in aria dei fogli, ma la frase gli si strozzò in gola quando si accorse ciò che effettivamente stava accadendo in quella stanza.

 

Wilson tossicchiò imbarazzato, sciogliendo l’abbraccio con la dottoressa e riabbottonandosi la camicia;

Cuddy abbassò velocemente lo sguardo al suolo,cercando di far finta di niente… ma ormai era inutile. Il danno era fatto.

 

Una smorfia si stampò sul volto del diagnosta che posò lo sguardo prima sulle cartelle che aveva in mano e poi sulla porta alle sue spalle. –Diamine… - Disse poi sconcertato. –Se dovete fare certe cose, chiudetela la porta!-

 

-House non sono affari tuoi.- Sbottò Cuddy,scendendo velocemente dalla scrivania e prendendo la giacca sul pavimento.

 

-Altrochè!- Esclamò lui ovvio.- Scusa, non credi che siano affari miei,visto che sono stato io quello che ha dovuto subirsi questa … questa bella scenetta?!-

 

Wilson non proferì parola. Sapeva che era meglio non peggiorare la situazione.

 

Lisa iniziò a sistemare le varie scartoffie con non poco nervosismo. -Che volevi?-

 

Ma House non le diede retta e si avvicinò all’amico. – Quando il matrimonio?- Gli chiese sarcastico.

 

-Quando tu la finirai di rompere.-

 

-Be,se la metti così…- House sorrise. –… non credo vi sposerete mai.-

 

-House!! Dimmi qual è il problema e lasciaci in pace!!- Esclamò Lisa furiosa, non tanto per la battutina ma per il fatto di essersi fatta scoprire da lui.

 

-Problema? Io non ho problemi.- Continuò House divertito. –Mi sa che quelli li avete voi…-

 

Cuddy si sedette nella sua poltrona,poggiando la testa fra le mani. –Signore… dammi la forza.- Bisbigliò esasperata,mentre Wilson si accasciava sul divano dell’ufficio.

 

Il diagnosta le fece l’occhiolino,mentre il sorriso gli si allargava sul volto. –Non preoccuparti. Non farò la spia.- Decretò. – So mantenere i segreti. Non ho detto a nessuno che Wilson si smalta le unghia dei piedi… ops!-

 

-Sei proprio un’idiota.- Borbottò l’oncologo sconcertato. –Io non mi smalto…-

 

- Si invece!- Lo interruppe lui.

 

-Finitela!- Esclamò Cuddy, facendo una smorfia. – Non mi interessano certe cose.-

 

-Eppure ti dovrebbero interessare,visto che stavi…-

 

-House! O mi dici che volevi o tene vai via. ORA!-

 

Il diagnosta zoppicò verso la scrivania,sbattendoci sopra le cartelle che aveva tra le mani. –Queste solitamente li compilava Cameron!-

 

-Vuoi che la chiamo così torna e te le compila?- Lo schernì Cuddy.

 

-No.- House la fulminò con lo sguardo. – Cameron non c’è!... ma guarda caso ho assunto un suo sostituto. Che però si rifiuta di occuparsene perché dice che spetta a me!- Continuò lui,sempre più furioso.

 

-Tecnicamente… spetta a te.-

 

-Si ma tecnicamente. Praticamente,però, spetta a lui!-

 

Lisa lo guardò allibita. –Sei qui solo perché non vuoi compilare delle cartelle!?!-

 

-Sono qui per dirti che quello non mi piace! Io lo licenzio.-

 

-Provaci e ti trovi fuori anche tu!-

 

-Hei! Non è leale!-

 

Lisa si alzò. –oh.. si che lo è! E adesso vai a farti quelle cartelle e lascia in pace Shoter o ti pentirai di essere venuto nel mi ufficio.-

 

-No… questo mai!- Esclamò lui,fingendosi impaurito. –Ti prego, non farmi del male.- Ora aveva assunto un’aria innocente arricchita da degli occhi dolci da cagnolino.

 

“È proprio un’idiota!” Pensò la dottoressa, cercando di nascondere un sorrisetto divertito. –House.. –

 

-Ok, me ne vado. Ma sappi che quel deficiente non durerà a lungo!- Disse improvvisamente serio,dirigendosi verso la porta.

 

 

 

-Quando tempo dovrà passare per fargli ammettere che Cameron gli manca?- Sospirò Wilson alzandosi dal divano subito dopo che il collega aveva lasciato la stanza.

 

Ma Lisa non rispose. Rimase immobile con lo sguardo perso sulla porta di fronte a se.

Quanto tempo?

Forse.. non sarebbe mai riuscito ad ammetterlo.

 

31 Dicembre. h 10:30

Ufficio diagnostica

House era diretto verso l’ufficio, quando di colpo si bloccò.

Aveva notato Sandy al di là del vetro.

 

-Strano… sai solitamente qui io ci lavoro… - Borbottò aprendo la porta dell’ufficio. –Non sapevo che ora questa stanza fosse diventata un sala d’attesa.-

 

-Smettila, ti devo parlare.-

 

Il diagnosta annuì serio e si sedette sulla prima sedia che gli capitò davanti. –Ha telefonato tuo padre. Ti cercava.-

 

-Che gli hai detto?-

 

-Che eri andata in discoteca.- Sorrise.

 

-Ma sei scemo!? Che gli vai a dire certe cose!?-

 

-Sai qual è il punto,sorellina ? Che nemmeno io sapevo dov’eri!-

 

Sandy si zittì di colpo. –Ero.. –

 

-Ok. Ora ti Racconto una storia e vediamo se ti piace.- House si alzò dalla sedia e si andò a versare un po’ di caffè nella tazza. – C’era una volta una ragazza che noi chiameremo… Sandy. Questa ragazza,per motivi di lavoro, dovette andare dal suo fratellastro che si è visto costretto ad ospitarla. Col passare dei giorni, il fratello notò che oltre al fatto che la sorella rientrava a casa sempre di mattina tardi, anche il suo dipendente arrivava sempre con ritardo. Questo quì lo chiameremo… Chase? Dunque… -

 

-Smettila.-

 

-Non per farmi gli affari tuoi…- si bloccò un attimo. –Anzi no. Per farmi gli affari tuoi! ti dovrei ricordare io che tra un po’ tu dovrai andartene??-

 

-Non c’è bisogno che me lo ricordi.- Sandy sospirò. –Ero,appunto, venuta a dirti che questa sera parto. Grazie per avermi ospitato.-

 

House abbassò la tazza dopo averne assaggiato il contenuto e guardò la sorella con uno sguardo dolce. –Di niente.- Rispose. Per non dire altro. Stranamente aveva iniziato a percepire quanto quella frase le fosse uscita con forza. Capiva che anche per lei era dura lasciare la persona che amava. Ma per un addio, un “Di niente” era sufficiente.

 

- Parto alle sei di questa sera… probabilmente non avremmo tempo di vederci. Quindi… ti saluto. Grazie di tutto.- Bisbigliò la ragazza abbracciando il fratello che, adesso era in mobile. Sospirò anch’egli e la strinse forte. –Mi mancherai.- Non avrebbe mai creduto che sarebbe riuscito a dire qualcosa del genere a qualcuno… soprattutto a sua sorella. Ma infondo, non gli era dispiaciuta poi così tanto la sua presenza. 

Non gli era dispiaciuta la compagnia…

 

 

 

 

Era ormai mezzogiorno quando Cuddy entrò molto silenziosamente nell’ufficio, cercando di non farsi sentire dal diagnosta che dormiva profondamente sulla sua “amata” poltrona in pelle.

Doveva parlargli… per questo era venuta. Eppure non voleva svegliarlo. Le piaceva guardarlo mentre dormiva.

-House… se solo non fossi così orgoglioso… saresti più felice.- Bisbigliò tristemente.

 Ma quel rumore accennato bastò a far svegliare il medico.

 

-Cuddy…- Bisbigliò lui, strofinandosi le palpebre goffamente.

 

-Sai che non dovresti dormire sul posto di lavoro!?!- Lo rimproverò lei improvvisamente, sperando che lui non avesse sentito la frase precedente.

 

-Non stavo dormendo…-

 

-Cosa facevi allora? Meditavi?- Le chiese ironica.

 

-Tipo..-

 

-House!-

 

Lui scosse la testa infastidito. –Che vuoi!? Non stai in pace con te stessa se non mi rompi le scatole almeno una volta al giorno!?-

 

Lei si bloccò. –Ero… venuta per scusarmi… - Rispose,abbassando il volto per evitare lo sguardo atterrito del diagnosta. – Tu prima eri venuto per motivi di lavoro nel mio ufficio… ed io mi sono infuriata con te solo perché hai interrotto…- Tossicchiò imbarazzata.

 

-Non preoccuparti. Ci sono abituato.- Ironizzò lui. –Piuttosto….- Si alzò,prendendo in mano la fida pallina rossa con il volto improvvisamente serio per poi andarsi a sedere alla scrivania. – Dovrei essere io a farti le mie scuse…-

 

Cuddy lo guardò confusa. Si che ultimamente House aveva iniziato ad essere strano ma… delle scuse?!?! –Per… per cosa?- Balbettò.

 

-Quella volta che siamo andati al pub… tu eri ubriaca. Ma io non lo ero poi così tanto. Ho.. approfittato.-

 

Lisa non riusciva a credere alle sue orecchie. House le stava realmente chiedendo scusa! -Si ma… non preoccuparti. Ormai è storia vecchia.-

 

-Già… storia vecchia.- Ripetè lui.

 

-Ma grazie… per avermelo detto.- Concluse Lisa,sedendosi nella poltrona di fronte alla scrivania del diagnosta e sorridendogli. Ma quello non era il solito volto di House… era triste. Malinconico.

Solo Dio poteva sapere quale erano i suoi sentimenti per House.. cosa oscura persino a lei. Forse… li avrebbe potuti chiamare “amicizia”.

Si conoscevano sin dai tempi del liceo e sin d’allora si prendevano a parole e si facevano del male a vicenda… ma poi andava sempre a finire tutto con delle battutine. L’uno consolava sempre l’altro; L’uno conosceva bene l’altro e lo aiutava,anche se in modo alquanto strano, ad uscire dai guai. E adesso era finalmente arrivato il suo turno,dopo tanti anni, di dimostrare la sua amicizia. Cosa che ormai entrambi credevano fosse andata a farsi benedire da quando House aveva avuto l’incidente con la gamba.

 -Ti manca Cameron, vero?- Gli chiese stentatamente, domandandosi nello stesso istante in cui formulava la domanda, se stesse facendo la cosa più giusta.

 

Lui sorrise tristemente. – Non mi riconosco più…-

 

-La.. ami?-

 

House alzò lo sguardo verso la dottoressa. Uno sguardo che di per sé diceva molto ma allo stesso tempo chiedeva molto. Era strano. Era tutto strano.

Erano passati veramente tanti anni dalla loro ultima chiacchierata “amichevole” che ormai credeva che non avrebbero più parlato delle loro vite. Del resto,ora lei era il suo capo.

Sorrise tristemente, decidendo di affidare i propri sentimenti a quella donna che,anche se in modo strano, gli era rimasta vicino fino all’ultimo.

-Credo che morirò con il rimorso di non averglielo mai detto.- Adesso gli occhi di House luccicavano,mentre lui a stento tratteneva le lacrime.

 

Cuddy scosse delicatamente la testa con lo sguardo fisso su di lui. – Potresti essere ancora in tempo per dirglielo…- Sussurrò quasi.

 

Il diagnosta alzò il volto. –Come?-

 

-Ancora non è partita.-

 

-Cosa? Ma se.. è andata a ..-

 

-Si ma per il trasloco. La partenza è oggi a mezzanotte e un quarto all’aeroporto di Princeton.- Lisa si alzò e si diresse verso la porta e con un sorriso disse:- Sei ancora in tempo per salutarla.-

 

Un tonfo al cuore.

Era questo quel che si provava quando si amava qualcuno?! Era questo il sentimento che tutti i poeti descrivevano come dono divino?! Erano veramente questi i suoi sentimenti…?

Adesso era immobile,con lo sguardo fisso sulla porta da dove era appena uscita Cuddy mentre le parole di lei le rimbombavano ancora in testa. Era immobile,come se ancora stesse cercando di capire se quello era un sogno o una realtà.

 

Sorrise, prese velocemente il bastone poggiato alla scrivania e si alzò velocemente.

 

31 Dicembre. h 12:20

Princeton Plaisboro Teaching Hospital

-Foreman!-

 

Il neurologo sbuffò nel sentire quella voce alle sue spalle. –Scusami un attimo.- Disse in fine all’infermiera con cui stava chiacchierando. –Che c’è,House?-

 

-Sai dov’è Chase?-

 

-Se lo sapessi,a quest’ora non sarei in giro a cercarlo.-

 

-Non mi pare che tu lo stia cercando poi così bene…- Ironizzò House, dando un’occhiata all’infermiera con cui Foreman parlava un attimo prima.

 

-Be… faccio una pausa! È tutta la mattina che lo cerco.- Balbettò lui.

 

-Forse non è venuto…-

 

-No, l’infermiera ha detto che questa mattina è entrato.-

 

-Bravo! Ottimo lavoro! Vedi se puoi continuare a spillare informazioni a quella.- Esclamò House, fingendosi un’aria da Boss e dando una pacca sulla spalla del collega. –Buon lavoro Jhon!- 

 

“Jhon?!?” Foreman non riuscì a scartare il fatto che il proprio capo si guardasse troppi film d’azione.

 

 

 

House continuò per la sua strada fin quando non entrò nel reparto maternità.

Li vi trovò il giovane medico.

Non sapeva spiegare il perché… ma ormai conosceva Chase e sapeva che quando lui aveva qualche “Crisi esistenziale” si rifugiava li.

 

-Chase.- La sua voce suonò nella stanza, facendosi spazio tra i pianti dei bambini.

 

Il giovane si voltò.

 

-Lo sai che Foreman ti sta cercando? Poverino è sfinito. Sapessi quanto gli manchi!- Ironizzò il diagnosta,avvicinandosi al suo dipendente.

 

- Vado.- Si limitò a rispondergli lui,superandolo velocemente.

 

Ma House lo fermò per un braccio. –Noi due dobbiamo parlare.- Decretò serioso,mentre lo sguardo del giovane era diventato più perplesso che sorpreso. – Sandy questa sera parte.-

 

-Sandy? Chi …-

 

-Smettila di fare l’idiota. Lo so che voi due state insieme.-

 

Chase abbassò lo sguardo.

 

-Oggi era triste quando mi ha detto che sarebbe partita… e di certo non per il fatto che abbandona me.-

 

-Cosa dovrei fare allora?! Dirgli di rimanere? Non serve.-

 

-Lo so.- House fece un respiro profondo. Chase era un suo dipendente,un ottimo medico… anche se non lo dava a vedere lo rispettava molto. E sapeva benissimo che quel che stava per fare avrebbe compromesso la sua equipe in modo radicale… e che si sarebbe dovuto subire Foreman per il resto dei suoi giorni,ma… doveva farlo… 

-Puoi andare con lei se vuoi.- Bisbigliò quasi, voltandogli le spalle e dirigendosi verso la porta.

 

-Cosa!?-

 

-Non ti stò licenziando. Ti stò solo dicendo che se vuoi seguirla io non ti fermerò.-

 

-Dici sul serio?- Chase non riusciva ancora a credere a quel che stava sentendo.

 

-Cedi che sarei capace di scherzare su certe cose!?-

 

Chase lo guardò perplesso.

 

-Ok… forse si,ma ora non lo sto facendo. Voglio che mia sorella sia felice. Non siamo mai stati grandi amici e io sono sempre stato egocentrico nei suoi confronti… ma mai l’avevo vista così abbattuta. Quindi se voi puoi andare con lei!- Concluse uscendo dalla stanza,infastidito del fatto che si era lasciato sfuggire troppi pensieri in quella giornata.

 

Il giovane medico sorrise. “Grazie House..

 

 

 

 

 

 * * * * * * * * * * * * * * * *

 

Quella sera, Chase la raggiunse. Ed abbracciandola le disse che se avesse voluto, lui sarebbe partito con lei.

 

Indescrivibile fu la gioia di Sandy quando ascoltò quelle parole e la sua meraviglia divenne ancor più grande quando seppe dal giovane medico che era stato House a dargli il consenso.

 

Finalmente Chase era felice.

Finalmente avrebbe avuto una vita di cui gioire, una persona da amare… e tutto questo…. Grazie ad House.

Mai nella sua vita si sarebbe immaginato che sarebbe stato lui l’artefice della sua felicità. Ma comunque, di questo gliene era grato e gliene sarebbe stato grato per sempre.

 

 

Nello stesso istante House era nel suo ufficio ad immaginarsi la loro felicità e con in mano il suo regalo finalmente scartato.

Decise che ogni storia merita un suo lieto fine… anche se la stessa storia non era stata poi così lieta.

Non poteva permettere che Cameron se ne andasse con una ferita sul cuore. Doveva dirle addio come un normale uomo dice addio alla persona che ama.

Doveva.

 

Accennò ad un sorriso,più malinconico che altro e si alzò dalla poltrona.

Uscì velocemente dalla stanza,mettendosi al polso il suo regalo e dirigendosi verso la sua moto

Era un orologio d’argento… lavorato nei minimi dettagli, che aveva funzionato per tutti quegli anni dentro una scatola che nessun aveva aperto.

Ma ora… era giunta l’ora di mettere a posto le cose…di ringraziarla di tutto quel che aveva fatto per lui… e di avergli fatto comprendere che la felicità esiste.

 

 

 

 

 

 

23 dicembre. h 22:50

Aeroporto di Princeton

Cameron era seduta, in attesa che l’uscita n 24 si aprisse per farle strada sul volo per l’Inghilterra.

Era tardi, ed era stanca.

 

Precedentemente non aveva previsto di doversi trasferire a Philadelphia e di conseguenza si era dovuta fare un doppio viaggio fino a Princeton,per prendere il volo per l’Inghilterra. Se solo l’avesse saputo prima avrebbe preso un volo che partiva,appunto, da Philadelphia. Ma ormai era andata. Il suo viaggio stava per iniziare e finalmente stava per lasciare l’America.  

Non che lei odiasse il suo paese… ma il più delle volte, “ciò che più ci stà vicino e proprio quello che ci fa più male. Questo almeno è quel che le aveva sempre detto sua nonna e che solo ora aveva iniziato a capire.

 

Sospirò,alzando il polso per vedere l’orario.

Mancavano venti minuti al decollo e fra un po’ avrebbero iniziato a fare imbarcare i passeggeri.

 

Si alzò, prendendo l’unica valigia che aveva dietro e dirigendosi verso l’uscita 24,pronta per i controlli elettronici quando si sentì bloccare il braccio.

Si voltò improvvisamente, più spaventata che sorpresa e vide lui. House.

 

Rimase paralizzata. Le sembrava che stesse sognando o che stesse avendo una sorta di stupida allucinazione e si odiò per questo, ma in fondo comprese che ciò che aveva di fronte era la pura realtà.

–House…?- Bisbigliò, senza muovere un muscolo.

 

Lui non rispose ed abbassando il volto sciolse delicatamente la stretta al braccio della ragazza.

 

Ci fu qualche istante di silenzio.

Come se nell’intero aeroporto ci fossero stati solo loro due e tutto il chiacchiericcio provocato dalla gente attorno a loro fosse stato un semplice insieme di piccolo soffi d’aria.

 

- Ho mentito.- Bisbigliò House,alzando il volto e guardandola finalmente negli occhi. Uno sguardo profondo e penetrante, ma allo stesso tempo gelido.

 

-Hai…mentito?- Allison riusciva a fatica a seguire il discorso del suo capo che,attualmente, si era limitato a queste due parole.

 

-Si. Ho mentito.- Ripetè lui, questa volta più convinto. - Non è vero che era quel che volevo sentirti dire quando mi hai detto di volertene andare.-

 

-Cosa…?- Cameron continuava a fissarlo, ma questa volta aveva iniziato a capire ciò che House stava sforzando di dirle ed ora a stento riusciva a trattenere le lacrime.

 

-Avrei voluto che mi dicessi che il tuo lavoro qua era importante per te… che io ero importante per te.- Continuò il diagnosta, con non poca difficoltà tra una parola e l’altra. –Ma era ovvio che tu non me lo dicessi. Lo sapevo. Sapevo che stare con me ti avrebbe solo fatto soffrire e non ti biasimo… ma voglio che tu sappia una cosa.. – Fece una pausa ed estrasse dalla tasca una piccola scatolina argentata per poi porgerla alla ragazza. – Sei stata l’unica persona che sia riuscita a rendermi felice,Allison. Mi mancherai…non ti dimenticherò mai. –  Sussurrò,porgendole il regalo. –Questo è il mio regalo di natale.-

 

Allison sorrise commossa prendendo in mano il pacchetto e tornando a fissare House. Si morse il labbro inferiore per poi fare un respiro profondo. Avrebbe voluto rispondergli “Anche tu mi mancherai” ma non ci riuscì. Rimase imbambolata a guardarlo come se non sapesse più dire un parola. Non voleva lasciarlo. Non voleva… -Greg… - Sussurrò, ma venne improvvisamente interrotta dalla mano del medico che delicatamente si era posata sulle su labbra.

 

- Alle volte le parole possono fare male.- Le sussurrò lui, mettendogli ora la mano sotto il mento ed avvicinandosi ad assaporare le sue labbra.

 

Una lacrima rigò il viso della ragazza che non potè fare a meno di abbracciarlo ed approfondire quel bacio tanto desiderato in tutti quegli anni.

 

* La signorina Allison Cameron è attesa all’uscita 24 per il volo diretto a Londra. Ripeto la signorina…*

 

-Ti stanno cercando..- Bisbigliò House sciogliendo quel delicato bacio.

 

-Già…- Sussurrò la dottoressa, iniziando a giocherellare con la camicia del diagnosta.

 

House distolse lo sguardo. - Rimani con me.- Sussurrò quasi, odiandosi sempre di più per averlo detto. Sapeva di essere venuto per salutarla.… ma sapeva anche di amarla ed ora che finalmente l’aveva capito,non voleva perderla. – Ma se deciderai di andare non ti fermerò. Ti capisco… vuoi fare nuove esperienze.-

 

–Già… Ma forse sarà meglio che rimanga.- le sussurrò lei ad un orecchio.- In fondo se me ne vado io chi te le compila le cartelle?- Disse ironica.

 

House si illuminò. Non avrebbe creduto che una battuta tanto banale sarebbe riuscita a renderlo così felice. – Ti amo.- Le rispose,lasciando cadere il bastone a terra ed attirandola a se per un secondo bacio. “Ti amo..

 

Di colpo le luci si spensero per qualche minuto e dalle grandi finestre a vetro dell’aeroporto si poterono ammirare i meravigliosi fuochi d’artificio innalzarsi verso l’oscurità  ed illuminare il cielo stellato per dar il benvenuto ad un nuovo e felice anno.

 

 

 

-Happy new year, Allison.-

 

 

 

 

-End-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PROLOGO

 

Il giorno dopo Cameron si trasferirsi a casa di House, in attesa che la ditta di traslochi spedisse nuovamente le sue cose al suo vecchio indirizzo; e dove potè costatare che la cucina di House non era affatto un “brodo di giuggiole” come spesso sentiva dire a Foreman che non passava giorno in cui non smettesse di rompere le scatole ad House cosa che, anche lui, non cessava di fare al suo dipendente.

Cameron tornò a lavorare cinque giorni dopo l’inizio del nuovo anno, conoscendo finalmente il tanto famoso Shoter e notando quanto House si fosse pentito di aver mandato via Chase, visto che ora doveva subirsi le continue frecciatine che Foreman e Shoter si mandavano.

Cuddy e Wilson,invece decisero di tener in segreto la loro storia… almeno per il personale del Princeton Teaching Hospital.

Per quanto riguarda Chase, riuscì ad aprirsi uno studio tutto suo e a diventare, come aveva sempre sognato, un medico famoso e stimato e non mancava occasione nella quale tornava a Princeton con Sandy per passare insieme ai vecchi amici le feste.Per stare insieme,ora che finalmente erano tutti felici.

 

 

 

 

 

 

 

Miky91

 

 

 

 

  
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