Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: DanP    24/12/2012    3 recensioni
[Teen Wolf - StilesxDerek - spoiler!]
Derek Hale sa bene che avere a che fare con un licantropo teenager può dare alcuni grattacapi, ma quando si tratta di un normalissimo adolescente la situazione può definirsi disastrosa.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Love. Be afraid.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Premessa: questa seconda parte prende luogo alla fine della seconda serie, ci saranno vari accenni, e quindi spoiler per chi non l'ha vista, ma non così importanti da perdere il filo di “To the wolves”. La canzone che mi ha ispirata è Demons - Imagine Dragons
Enjoy!

When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside

It’s where my demons hide
Imagine Dragons – Demons


 

Era appena subentrata una leggera brezza autunnale, a ricordare che il freddo stava prendendo piede in poco tempo, le giornate iniziavano ad allungarsi eppure sembrava che non fossero mai abbastanza, non con il cuore spezzato.
Passava le sue giornate come in un romanzo dai toni drammatici o una canzone strappalacrime, tenendo sempre vicino a sé gli oggetti che più gli ricordavano i momenti migliori.
Come una donna che vede partire il suo soldato per la guerra e quello lascia dietro solo ricordi sbiaditi e qualche foto, una cartolina, una lettera.
Ma Lui era ancora vivo e respirava la stessa aria novembrina che ristagnava a Beacon Hills. Non era lontano, non era morto -anche se tecnicamente, c'era andato vicino più volte- era lì.
E sapeva bene dove trovarlo, se avesse davvero voluto alzarsi da quel letto che occupava da settimane, sdraiato a fissare dei poster che non avevano più alcun senso, in una camera che era pregna di alcuni dei suoi ricordi migliori.

Dio, se solo in passato avesse visto come si sarebbe ridotto, avrebbe scelto una strada del tutto diversa, lontana da strani avvenimenti paranormali e giovani sociopatici dall'aria gioviale. Ma aveva davvero avuto una scelta?
Seguire Scott sembrava più una missione che una decisione presa per spirito d'amicizia.
E ora McCall non faceva che spendere ore con lui a scusarsi perfino. Come se tutto fosse dipeso dalle colpe di un adolescente, quando era solo causa delle circostanze.
Circostanze di un egocentrico lupo mannaro che l'avevano morso, circostanze di un'estenuante lotta per il dominio della sua mente, dei suoi sensi, della sua volontà. Circostanze di una famiglia che aveva lasciato indietro un vuoto incolmabile e un figlio di cui lui, Stiles, aveva finito suo malgrado per innamorarsi.

Se nella sua playlist ci fosse stata una canzone che riassumesse tutte le sue disavventure, ecco avrebbe avuto quel nome: circostanze. E l'avrebbe riascoltata mille volte, e quella sarebbe variata di poco, qualche parola diversa, qualche protagonista differente, ma la sostanza sarebbe rimasta la stessa.
Ora, steso alla penombra della sua camera con l'unica luce del computer a fargli compagnia, ripensò
con una stretta al cuore all'ultima volta che l'aveva visto.
Dopo il suo rapimento ad opera di Gerard -di cui conservava ancora le prove sul volto e qualche, cianotico ematoma all'altezza delle costole- il suo piano psicotico, sventato da Scott e l'avvisaglia di una nuova minaccia ai confini di Beacon Hills, Lui se n'era andato.

Svanito nel nulla. Come quando all'uscita della discoteca l'aveva aspettato nella Jeep e poi più nulla, se non una promessa che suonava vuota e inutile in quel momento.
Se non altro, qualcosa di positivo era valso tutto quel trambusto. Stiles e Scott erano tornati gli stessi di un tempo, con qualche vantaggio certo, ma non se ne lamentavano.
Ancora nella squadra di Lacrosse, ancora amici, ancora senza uno straccio di accompagnatore per il ballo Invernale.
Normale amministrazione.
Se non che entrambi erano in combutta con il loro cuore spezzato, ma sapevano che rimuginarci troppo, e soprattutto assieme, non avrebbe portato loro nessun beneficio.

Un mese dopo.

Bzz Bzz Bzz

Stiles abbandonò i suoi guantoni sulle panche scheggiate degli spogliatoi, ascoltando senza troppa dedizione lo sproloquio di McCall sull'ennesima barbarie operata da Harris nei confronti della sua ricerca di chimica.
-L'abbiamo fatto assieme, no?E allora come fa a sapere che ho fatto io e che hai fatto tu?Insomma non è che sia un genio di chimica, ma dividere il voto a metà è una crudeltà bella e buona...!-
Stilinski evitò di commentare con qualche piccante battuta, troppo preso dallo shock di leggere sullo schermo del suo I-phone un numero che pensava di aver cancellato da tempo.
Scott si riprese in fretta dal suo deludente C- e fece capolino sopra la sua spalla.

-Chi?- chiese incuriosito dal cambio di atteggiamento del suo datato amico.
Stiles lo sapeva bene il chi, il problema era rispondere in modo del tutto casuale, senza causare uno scandalo di proporzioni epiche all'interno del cervello di McCall, e specialmente impedendo che la notizia attirasse l'interesse dell'intera scuola al suono dei suoi strepiti -o dei suoi ululati- accorati.
Affossò la testa nella maglietta e si spinse in avanti, fin quasi a ritrovarsi all'interno dell'armadietto, con una voce fioca mugolò: -Dehereh...-

Doveva suonare come un mormorio strascicato, causato possibilmente da un deciso morso della lingua, ma probabilmente aveva dimenticato con chi aveva a che fare.
Sembrava facile, visto che il problema werewolf non si era posto da mesi ormai.
Ma lo ricordò troppo tardi, quando alzando lo sguardo, si ritrovò a fissare due occhi ferini, dorati e luminosi come un sole, le iridi quasi sparite, divorate dalla colata giallastra che prendeva piede quando, infuriato, Scott liberava la sua parte animale.
Gli spogliatoi erano completamente sgombri ormai ma, terrorizzato che qualcuno potesse riemergere dalla porta e vedere lo spettacolo di stranezza che stava diventano McCall, alzò le braccia, agitandole furiosamente di fronte a sé, per impedire che la belva si liberasse dalla sua prigione, costretta dentro il corpo di Scott da troppo tempo.

-No, no, no!Hai frainteso!-
L'amico si rilassò appena, impercettibilmente, ma il pericolo rimaneva in agguato.
-E' un altro De...Derek!- riuscì a balbettare, inciampando ancora una volta su quel nome che si rifiutava persino di pensare.
Scott alzò un sopracciglio, mentre prendeva posto sulla panca di fronte a lui.
Sembrò sorpreso e meditabondo, come se non credesse davvero alle sue parole così Stiles si vide costretto a vuotare il sacco.
Imbarazzato e vagamente incosciente, raccontò del giorno in cui Danny l'aveva costretto ad andare in discoteca con lui, e lì aveva incontrato...

-Derek.- concluse per lui Scott.
Stiles fece un profondo respiro, comprendendo appieno il risentimento e l'incredulità di quella coincidenza.
-Non ho nemmeno chiesto il suo cognome ma al momento mi sembrava ininfluente.-
-Quindi...- proseguì Scott grattandosi con fare sospettoso il mento. -Hai incontrato questo tipo affascinante, che ti ha offerto da bene e lasciato il suo numero e tu...-
-L'ho completamente ignorato.-
Scott annuì, sempre pensieroso.
-Non sono un esperto in relazioni, ancora meno relazionali uomo-uomo, ma ho l'impressione che tu abbia fatto una cazzata.-
Stiles ne era pienamente consapevole, non serviva uno come Scott a ricordarglielo, ma era anche vero che la sua passata esperienza in fatto di senimenti-relazioni-amore o quello che era non aveva migliorato la sua prospettiva in quel campo.

-Cosa ti chiede, piuttosto?- chiese il Beta, stranamente interessato a quella piega degli eventi.
Sarà perché lui non ha ancora avuto una spasimante per fargli dimenticare Allison e ora vuole impicciarsi della mia vita relazionale?Col cavolo!Meglio che gli trovi in fretta una donna!
-Mi chiede se mi va di incontrarci, e perché non ho ancora risposto ai suoi messaggi.-
-Ti va di incontrarlo?-
-Non saprei.-
Altro sopracciglio alzato e colpetto di tosse.
-Perché non rispondi ai suoi messaggi?-
-Non saprei.-

Lo sapeva eccome, solo che non l'avrebbe confessato nemmeno a Scott.
Cancellava tutti i messaggi in entrata, tutti, esclusi quelli di suoi padre e l'amico.
Fortunatamente non aveva una gran quantità d'amici di chat di cui preoccuparsi, perciò la sua lista di contatti era ridotta al minimo.
Lo riteneva una specie di meccanismo di difesa, come l'aver eliminato il Suo nome dal vocabolario, a meno che non subentrasse il biondo tentatore, certo.
In quel caso però se prima Derek significava cuore infranto, pessimo soggetto e pericolo, con il biondino assumeva una valenza tutta nuova:
Carino, spiritoso, disponibile, perfetto per dimenticare.
Sexy. (perché ancora non poteva credere di essere vergine alla sua età, quindi quel pensiero non si abbandonava)

-Quindi?Che farai?- domandò Scott radunando le sue cose in un vecchio e bucherellato borsone da palestra. Stiles scrollò le spalle, seguendo il esempio e uscendo dal lungo corridoio.
-Suppongo che...potrei andarci.- rifletté. Non aveva nulla da perdere e quel Derek sarebbe stato un'ottima distrazione all'apatia di quegli ultimi mesi, e un perfetto aggancio per tornare coi piedi per terra, senza fare una capatina al mondo nascosto che si agitava nei boschi di Beacon Hills.
-Potresti sì.- fu l'unica, laconica risposta del lupo, e anche se non lo vide, riuscì a sentire una sorta di sorriso che si agitava sotto la superficie annoiata della voce di Scott.

 

E alla fine c'era andato. Non aveva speso molte parole nel suo messaggio di risposta, ma il biondo Adone sembrava felice anche solo che fossero d'accordo per un'appuntamento. Su quella parola avrebbero potuto scriverci una guida illustrata per teenager ai primi passi, invece si doveva accontentare che l'appuntamento fosse finito, per capire di che genere si trattava.
Romantico? Per instaurare una lunga e duratura amicizia? Per compagni d'avventura? Da una botta e via? E che genere di botta?
Arrovellandosi, fece l'intera tratta che portava al cuore della città come fosse sotto un incantesimo, per qualche strano motivo riuscì ad arrivare in perfetto orario, e fatto ancora più sorprendente, nonostante la neve avesse attecchito al suolo, formando una letale patina ghiacciata, non era caduto o scivolato nemmeno una volta.
Appuntamento e nessuna figura vergognosa. Quella era una giornata da record.

Derek -D- Occhi-azzurri aveva scelto una location neutrale, con molta gente.
Abbastanza vicino al centro città e quindi a molte vie di fuga. Si schiaffò mentalmente ricordandosi che il Derek che stava incontrando non si trasformava in un lupo nelle notti di luna piena, semmai aveva i livelli di testosterone un po' sopra la norma, ma quello era una costante di tutti i ragazzi della loro età. Bhè, dei ragazzi umani, perlomeno.
-Stiles!-
Alzò il mento che al solito se ne stava pesantemente a ciondoloni sulla felpa scura.

In mezzo alle lucette natalizie, che già iniziavano ad invadere vetrine e strade, Derek si stagliava con un'impressionante differenza di contesto. Mentre la sua mente registrava ultimamente solo colori autunnali e spenti, il ragazzo sembrava emanare un'energia magnetica che attirava come una calamita gli sguardi dei passanti, portando un'estate vivente nel bel mezzo della città innevata.
Imbarazzato e confuso, Stiles si avvicinò circospetto, le mani affondate nella giacca bucata e dalle maniche mangiucchiate. Non il perfetto outfit con cui presentarsi, ma quello non era una appuntamento di quel genere, si disse, quindi non aveva nessun obbligo nei confronti di quella meraviglia di ragazzo.
-D...- riuscì con estremo sforzo a salutare, come gli costasse fatica aprir bocca e non per il freddo pungente che entrava dai risvolti della giacca.
L'altro sorrise, con quel genere di sorriso da copertina di rivista patinata che le ragazze a scuola leggevano nelle pause, sognando chissà quali avventure con l'affascinante modello. Pietoso come pure lui pensasse cose del genere, ma mentre le ragazzine a scuola erano tentate dalla versione Harmony delle storie d'amore a lui toccava quella Dark, Fantasy, Horror con punte splatter.
Stephenie Meyer contro Anne Rice, che la lotta continui.


Si spostarono in un locale normalissimo, con quell'atmosfera festosa e natalizia che però cambiava l'intera monotonia dei bar.
Candeline, lucine scintillanti e multicolore, musica con il classico scampanellio in sottofondo, bambini dalla bocca sporca di cioccolata e panna.
Si passò una mano sulle labbra, ricordandosi che anche lui era solito fare una macello, quando si trattava di dolci. O cibo in generale.
-Quindi, mi ha fatto piacere che tu abbia detto di sì, per oggi.- ruppe il ghiaccio il suo accompagnatore, dall'altro capo del tavolo.
Non aveva fatto cenno dei messaggi senza risposta, che gentiluomo.
Stiles prese una generosa cucchiaiata di panna e la inzuppò nella tazza di fronte a lui.
-E' solo....mi sembra strano che tu mi abbia invitato. Comunque grazie.-
-Per cosa?-
-Per l'altra volta, e oggi...- era una conversazione naturale, si disse, nessun doppio senso o aspettativa da rispettare, poteva farcela senz'altro.
-Allora...- continuò Stiles, senza scoraggiarsi. -Sei un universitario, eh?-
Derek annuì, riportando sul suo viso la perfetta immagine per una pubblicità di dentifricio.
-Non certo perché sono intelligente, però. Borsa di studio assicurata. Football.- lo disse con un leggero cenno del capo, come se si fosse inchinando alla sua di intelligenza.
-Quarterback.- non era una domanda quindi Derek scrollò le spalle, come fosse una cosa da nulla.
-Bhè, non si può dire che non riesca ad immaginarti nel ruolo.- replicò Stiles, impressionato, al ché l'altro lo squadrò per bene, con il suo solito sorriso adorabile e impudico.
-Il tuo...ragazzo, anche lui gioca a football?- interdetto, Stiles rimase a pensarci, spiluccando nella sua mente le conversazioni avute in passato con Lui.

 

Nelle poche attività lontane da pericoli e minacce assassine, era sempre stato Stiles a parlare, riempiendo i vuoti e i silenzi imbarazzati che gli toccava subire quando il dialogo si spostava da cose diverse rispetto a licantropi, cacciatori o altre creature che si aggiravano nel buio lì fuori, pronte ad entrare nelle loro vite, del tutto inaspettatamente e non invitati, facendo un gran casino, e lasciandosi dietro morte e paura.
-Non ne abbiamo mai discusso, ma penso che sì, ha il fisico adatto per...sai, correre e farsi uccidere in mezzo ad un campo d'erba sintetica.- non era del tutto una menzogna, Dio solo sapeva quante volte la zolla di terra usata per le partite di lacrosse era divenuta uno spettacolo di bieca brutalità da parte di qualche creatura scontenta.

-Ah.- la risposta non aveva chiaramente soddisfatto il biondino, che se ne rimase a fissare la tazza di cioccolata come se da quella dovessero spuntare delle dita. Stiles scosse la testa. Tutto questo parlare di mostri gli stava facendo entrare in testa strane idee. Tsk, come se non ne avesse mai avute già di suo.
-E'...complicato.-
Derek lo fissò di sottecchi, stavolta il sorriso birichino era stato sostituito da un'espressione sfuggente, quasi preoccupata.
Non c'era da stupirsi, ultimamente quella era una manifestazione piuttosto comune sul viso delle persone che lo conoscevano, e ancora di più su chi condivideva i suoi segreti.
Scott, più di chiunque altro, si era premurato di evitare di pronunciare quel nome -il nome di Lui- in qualsiasi occasione, sembrava quasi si fosse preparato con largo anticipo sulle loro conversazioni, come un attore che recita alla perfezione la propria parte. Il che, era davvero avvilente.
-Comunque è una bella differenza, sai, stare qui con te, lui non era solito fare di queste uscite, era più un tipo...sedentario.- spiegò Stiles, tentando di riportare la conversazione su binari tranquilli, senza il rischio di far incappare il quarterback in qualche gaffe indesiderata, impedendosi, senza successo, di ritornare con la mente agli incontri con Hale.

 

Lo ricordava come fosse stato il giorno prima.
La prima uscita, con Lui che aveva vagamente accennato ad un “appuntamento” passandosi la mano sul mento con fare assorto, serio e composto, come al solito, ma forse anche un po' imbarazzato.
Stiles non aveva riflettuto su quei dettagli, che adesso gli ritornavano in mente come pezzi di un sogno, perché era rimasto per svariati minuti ad osservare il cruscotto dell'auto che specchiava il suo viso arrossato, su cui si trovava, e cercando di trattenere un minimo di decoro -per quanto possibile, considerando il soggetto- aveva balbettato qualcosa che alle orecchie di Lui doveva essere sembrato un sì.
Dal luogo dell'incontro, ai primi momenti di totale silenzio che lui riempiva letteralmente vomitando parole a caso, che solitamente consistevano -il 100% delle volte- in domande sull'arcano, sul mondo oscuro e tenebroso in cui si erano fatalmente incontrati, al primo tentennante e speranzoso contatto labbra contro labbra e poi, più avanti, il contatto fisico -perché ancora il sesso, questa terribile e affascinante parola che portava a risvolti inaspettati, non era arrivato- più per volere della natura e della maledizione della famiglia Hale, che per mero desiderio impulsivo.

 

-Ti confesserò una cosa.- disse alla fine, posando la tazza bollente che stringeva tra le mani.
D lo fissò serioso, già conscio di quel che avrebbe detto l'altro.
-Non mi andava di uscire con te stasera. Ne...qualunque altra sera con chiunque altro.-
guardò fuori dalla finestra che dava sulla strada. Aveva iniziato a nevicare, pensò stupito.
Poco, ma era un inizio.
-Però sono felice di averlo fatto.- registrò il breve sospiro di Derek e sorrise.
Non era una cosa facile da sentirsi dire, immaginò, specie per uno come lui.
-Non pensavo certo di farti una grande impressione tale da lasciare il segno, ma almeno volevo provare a capirti.- capire lui? Voleva far colpo su di lui?Che il mondo avesse preso una piega strana quei giorni?Era la famosa predizione Maya che si faceva sentire?
Incerto su come replicare provò con: -Come scusa?-

-E' strano, il modo in cui ti comporti, non in modo negativo però. Sembra che tutto il mondo in cui vivi ruoti attorno a questo mio omonimo.-
Curiosamente Stiles pensava che quello di fronte a sé fosse il Suo omonimo, e che nessun altro al mondo potesse portare quel nome. Non con la stessa dedizione ed ostentatezza, perlomeno.
-Immagino che questo Derek sia per te quello che le persone chiamano anima gemella.-
si passò una mano tra i riccioli scomposti, sbuffando.
-Te l'ho detto, pecco d'intelligenza e questi discorsi sono proprio tabù per me, ma mi sento in vena di giudicare, questa sera.-
Stiles si era ammutolito. Non aveva nemmeno voglia di parlare o fare qualcuna delle sue battutine rompighiaccio per riassestare la conversazione.
In lui era nato un puro desiderio di sotterrarsi e non tornare più a vedere la luce.

Ora che là fuori la neve si era unita ad una pioggia pigra ma insistente, che si mescolava al suolo creando mucchi di fanghiglia sporca sui cigli delle strade, pensò che fosse tempo di tornare a casa.
E forse anche di scusarsi con D e magari anche Scott. E suo padre.
Che dopo mesi di silenziosa sofferenza, continuava a scrutare nella sua direzione con un'espressione depressa e impotente, sospirando e tornando al suo lavoro, quasi immergendosi in esso per non pensare alla tensione che si stava addensando in casa.
Mise il pilota automatico e con poche parole di scusa tornò a casa. Forse ancora più disanimato di quando era partito.

 

Il rientro non fu dei migliori perché suo padre lo fermò appena prima di aver posato piede sul gradino delle scale, che portavano al piano di sopra.
-Come...com'è stato?Con quel tipo della scuola?- curiosamente suo padre sembrava aver creduto all'ennesima bugia e pareva pure approvare, quasi spingere, suo figlio ad aprirsi nuove porte verso nuove relazioni. Eppure ricordava di avergli sentito dire, una volta, che uno che si vestiva come Stiles, non poteva essere gay, per nessuna ragione al mondo. E ancora si considerava l'eccezione che stabiliva una sacrosanta regola omosessuale.

-Era ok, magari ci rivedremo.- rispose atono, ma non se poteva evitarlo.
D era una meraviglia, un esploratore gentile e dedito che aveva tentato di approdare nel mondo monocromatico e muto che era diventata la sua vita e lui l'aveva respinto, senza alcuna gentilezza.
Probabilmente il suo cuore si era indurito a tal punto da non apprezzare neppure un po' di conforto esterno.
-Ok, bene, allora buonanotte.-
Stiles annuì, arrabbiandosi con sé stesso per non aver visto in che modo Lui l'avesse cambiato.

 

Avanzò saltando due gradini alla volta e spalancò la porta della sua camera come una furia, sbattendola alle sue spalle senza riserva. Vergognandosi di come si stava comportando con il padre e con Scott posò la testa sconfitto contro la porta, pigiando con forza la fronte contro il legno scuro.
Voleva chiudere il mondo fuori e c'era riuscito. Ora però si ritrovava solo nella sua personale prigione ed era stata una sua scelta.
Con lentezza lasciò la sua posa rigida e registrò le sagome scure della camera.
La scrivania con il laptop, la sedia coperta di libri, fogli sparsi e vestiti, l'armadio, la finestra semiaperta con le tende che si muovevano al ritmo del vento, la silhouette ombrosa seduta sul suo letto, con le spalle tese e le mani giunte di fronte a sé.

Derek.

Derek era lì. Come una reminiscenza passata, sbucava fuori nei momenti meno previsti, Lui era lì, padrone come a suo solito dello spazio attorno a sé, del tutto incurante dell'entrare nelle case altrui e aspettarlo come se fosse in ritardo per un rendez-vous.
La sua voce d'oltretomba, forse un po' più profonda di come la ricordava, si sparse nell'aria:
-Niente secondo appuntamento?-
Stiles espirò flebilmente, e si rese conto di aver trattenuto il respiro fin dal suo ingresso nella stanza. Deglutì a fatica e si passò una mano sul viso, quasi pizzicandosi per verificare se quell'apparizione non fosse un'ennesimo parto della sua contorta fantasia.
-Non credo sia il caso.- riuscì a rispondere, senza alzare troppo la voce per paura di spezzare l'incantesimo. Ancora titubante chiese: -Hai sentito?-

Derek non si sforzò nemmeno di rispondere ma gettò una gelida occhiata al suo indirizzo. Quegli occhi non lasciavano spazio a dubbi di sorta. Sì, aveva sentito tutto e non approvava.
-Mi pareva di avertelo detto, no?- continuò cavernoso, aggrottando le sopracciglia nel suo consueto tic nervoso.
-I lupi hanno un solo compagno per la vita, non si sfugge al destino.- stava in sostanza riassumendo perché non acconsentiva al suo frequentare D. L'altro Derek.
Stizzito, scaricò finalmente tutta la tensione, la paura e il rimorso che provava nelle sue parole:
-E questo ti dà qualche diritto sulla mia vita?!- si pentì quasi subito di quello scatto d'ira. Quando tornò il silenzio nessuno dei due si mosse e Derek si mise a scrutare il pavimento con aria afflitta. Abbassò la testa, incrociando le braccia e afferrandosi le spalle con rassegnazione. C'era qualcosa di profondamente sbagliato nei suoi gesti, nel suo spirito, tanto che Stiles si sentì in dovere di indagarne la natura.

-Che cosa succede Derek?-
Evitò il suo sguardo e scrollò le spalle, tornando a guardare le ombre ai suoi piedi.
-C'è una guerra in corso, o qualcosa del genere, che punta dritto su di noi.- disse, la voce ferma che prediceva qualcosa di funesto. Di nuovo.
Oh, qualcosa del genere, non era mai un buon inizio, specie se guerra stava nella stessa frase.
Si riscosse in fretta, rimanendo ancora sulla porta, non provando nemmeno ad avvicinarsi di un passo in più.
Deglutendo nervosamente chiese:
-Noi?-
-Il branco.- fu la risposta concisa. Il suo profilo rimase immobile, mentre scrutava nelle profondità dello spicchio di strada che si poteva osservare dalla finestra.
-Ne faccio...ne faccio ancora parte?- si informò, mettendo le mani dietro la schiena e iniziando a torturarle tra loro. -Hai detto a Scott che lui ora ha il suo, di branco.-
Hale sospirò, mandando un piccolo sbuffo d'aria a perdersi nella stanza. Lì dentro si gelava per davvero, non era solo una sua impressione.
Deciso a distrarsi con qualcosa, strofinò una goccia scura che aveva sulla maglietta, chissà come c'era arrivata...ah, la cioccolata con D.

-Ho detto tante cose.- rispose funereo l'Alpha. Ora come ora vedeva così chiaramente la rassomiglianza con Peter, che sperò non avesse già operato qualche lavaggio del cervello al nipote. In fondo Derek teneva nella sua stessa casa l'uomo che aveva ucciso sua sorella. Stava progettando una vendetta a lungo termine o l'aveva scordato?Ormai non gli importava più, i piani di Derek per la sua vita erano oscuri e sarebbero rimasti tali, perché lui non l'avrebbe più messo al corrente di nulla, per impedirgli di mettersi nei guai.
-Ci credevi veramente?Alle cose che hai detto...-
-Non ho mai mentito, non come lui. Semmai ho evitato i dettagli.- gli ricordò Derek, con rammarico. Scott aveva mentito e ad una Alpha non si mente, che fosse a fin di bene o meno.

-Bhè, sembra che tu sia un'esperto, nell'arte dell'evitare.- lo punzecchio Stilinski, passandosi una mano tra i capelli scuri, li aveva lasciati crescere, quell'inverno e si chiedeva che cosa ne pensasse Hale al riguardo.
-Pensandoci adesso, credo di essermi aspettato troppo, da te. So che non hai un'altra considerazione di me, visto che sono un comune essere umano, però...pensavo...-
Che avessimo qualcosa.

Il fatto che Derek rimanesse in religioso silenzio lo spinse a continuare la sua discesa verso l'auto distruzione. Blaterò casualmente quello che sentiva, senza curarsi delle conseguenze, perché ormai non aveva più senso tenersi tutto dentro e probabilmente, sarebbe stata la sua ultima occasione di parlare così liberamente con Hale.
-In effetti, anche se stavamo insieme, non mi hai nemmeno detto che mi ami, no?- mormorò combattuto. In quel momento invidiava quelli che potevano contare su una barriera mentale collegata tra lingua e cervello, invece che ritrovarsi senza filtri e senza aspettativa.

Nessuna risposta, nessun movimento. Finché un leggero spostamento d'aria gli causò un brivido freddo lungo la schiena, i capelli nel collo gli si rizzarono come un gatto in guardia.
Riusciva a vedere la punta delle loro scarpe toccarsi, ma continuava stoicamente a tenere la testa bassa. Il profumo di Derek, terribilmente conosciuto e temuto, ritornò a circondarlo come uno scudo contro il mondo esterno e come sempre il suo cuore saltò un colpo, prima di procedere a battere con movimenti sempre più frenetici. Era un uccellino, che veniva osservato cinicamente dal gatto al di là della gabbia.

Avrebbe voluto continuare ad incolparlo per la sua sparizione e per tutti i sentimenti scomodi di cui si era nutrito per mesi, invece gli si formò un groppo in gola, bloccando ogni sillaba e facendogli lacrimare gli occhi. Scelse di non alzare mai lo sguardo, per vedere se i due occhi grigio-azzurri lo fissavano con rimprovero, o aspettativa, o rimorso.
Qualunque cosa Derek pensava in quel momento, Stiles non avrebbe saputo gestirla.

-Non ti ho lasciato per scelta. A dirla tutta, non ti ho mai lasciato.-
Stiles si irrigidì all'istante, quando Hale alzò una mano e la portò al lato del suo viso, intrappolandolo tra il suo corpo e la porta.
Oh, un gesto così plateale e così familiare....
Scosse la testa, tentando di levasi dalla mente tutti quei ricordi sdolcinati fatti di baci e carezze sperimentate all'ombra di quella stessa porta, in uno scenario simile, ma i sentimenti che provava erano così diversi.

-Potrei andarmene da tutto questo. Anzi di sicuro finito il liceo me ne andrò da questa città e lascerò indietro te e tutti questi mostri e....!- singhiozzò combattuto, stringendo i pugni sulla maglietta stropicciata.
-Improbabile.- commentò asciutto Derek, interrompendo la catena di pensieri e facendolo tornare coi piedi per terra.
Aveva ragione, dopotutto, andarsene da Beacon Hills voleva dire voltare le spalle e suo padre e a Scott, cosa che non avrebbe mai permesso.
-Comunque...- riprese convinto. -Non lascerò più che tu o il tuo branco o chicchessia mi scombiniate in questo modo. Non so come o quando ma troverò il modo di evitare che distruggiate di nuovo la vita di persone che non hanno nulla a che fare col vostro mondo!-
-Stiamo ancora parlando di noi, vero?-

-Sto parlando di come tu e la tua famiglia e quegli psicopatici assassini degli Argent si siano messi in mezzo nella vita di tutti quelli a cui tengo!Era tutto normale prima che ci fosse anche solo un singolo licantropo in questo posto!E' vero la mia vita non era eccezionale e nemmeno quella di Scott, ma era nostra!Non dovevamo dubitare di quando qualcuno o qualcosa ci avrebbe attaccato perché non ci sarebbe stato nessuno da cui essere terrorizzati!- avrebbe tanto voluto gridarlo ma il suo patetico monologo –anche per paura che lo Sceriffo potesse sentirlo- fu strozzato e singhiozzato, coperto da una marea di lacrime che aveva conservato solo per quel momento, in cui avrebbe riversato le sue paure su Derek e lui l'avrebbe guardato con rammarico, con tenerezza e anche con un calore che avrebbe sciolto la patina nevosa che ricopriva Beacon Hills e l'avrebbe consolato magari, con qualche tenerezza che non era proprio da lui.

Probabilmente intercettando i suoi pensieri, Derek lo esaudì, sporgendosi contro la sua testa e poggiando le labbra sulla sua fronte.
-Non posso darti una vita normale, io per primo non ho idea di che cosa sia la normalità.- quella, alle orecchie di Stiles, era la cosa più vicina ad una dichiarazione d'amore che potesse ricevere dal ragazzo.
Singhiozzò ancora, premendosi una mano sulla bocca. Era tutto così ingiusto e sopraffacente, che non riusciva più a capire perché fosse ancora lì a tenere il muso al suo lupo acido.
-I momenti con te sono la cosa più “normale” che abbia sperimentato, e credimi, non è una critica.-
-Possiamo averne ancora, di momenti così.- suggerì, col cuore che minacciava di fermarsi ad ogni parola.
-Dipende da te...e...-
-Chiunque sia la persona che voglia invadere Beacon Hills.-
-Non è una persona...sono...non importa.-
Sono. In gran numero quindi, avrebbe dovuto preoccuparsene, magari chiamare Scott, indagare più a fondo, invece si concentrò sul calore emanato dall'altro. Come una piccola falena sperduta allungò le braccia verso quella luce incandescente e lo circondò, affondando la testa nell'incavo della spalla.

Era diventato ancora più maturo, non solo la sua voce, anche il suo corpo sembrava più solido, da uomo fatto, discordante dal suo essere ancora un adolescente alle prime armi.
Sembrava passata un'eternità dal loro incontro, invece due anni erano ben poco, considerato tutto.
Sperò, come quando da piccolo sua madre gli diceva di spendere un desiderio per Natale, che quello non fosse l'ultimo momento trascorso con Derek. Sebbene avesse la vista offuscata, il respiro regolare e calmo che lo cullava, il ritmo del suo cuore, la mano che adesso gli accarezzava, come ad un gatto, i capelli scuri, gli ricordava che in quel momento erano insieme e tutto sapeva di Derek. Tutto era Derek.
Lanciando uno sguardo all'orologio a muro notò che mancava qualche manciata di minuti a Natale.
A breve suo padre l'avrebbe chiamato per festeggiare con qualche dolce ipocalorico, davanti alla televisione che trasmetteva qualche film a tema.

Si allontanò dal tiepido rifugio e alzandosi in punta di piedi, sfiorò le labbra di Hale, in cui ancora si sentiva traccia del freddo dicembrino.Era un gesto innocente, del tutto privo di contenuti, da codardo anche. Perché avrebbe dovuto obbligarlo ad andarsene, non rimanere lì in piedi a pomiciare con la bestia che l'aveva temporaneamente lasciato per occuparsi dei suoi affari da bestia.

-Buon Natale.- sussurrò, quasi per metà coperto dalla voce di suo padre.
-Stiles!-

Stilinski Junior rimase interdetto e contro le sue più rosee aspettative, Derek rimase ad indugiare ancora un po' su di lui, fronte contro fronte, respirando sulle sue labbra, con un sorriso tranquillo e per nulla mascherato sul volto.
Era raro vedergliene, di sorrisi simili, ma per quella sera avrebbero dovuto interrompersi così.
Inconsciamente Stiles si esibì nel suo miglior broncio di sempre, evidenziandolo incrociando le braccia e sbuffando, cosa che procurò un piccolo ringhio nella gola di Derek, solo dopo un po' si rese conto che stava ridendo, in un modo controllato e sincero che non aveva mai visto fare a nessun altro.
Era un altro passo avanti ed esultò interiormente.

Non appena Derek si allontanò, puntando lentamente verso la finestra, Stiles si rabbuiò, afferrando un lembo della sua giacca e fermandolo.
-Stiles...- sospirò Derek senza nemmeno voltarsi.
-Lo so, solo....- tentennante lasciò la presa e lanciò uno sguardo timoroso a Hale, ancora di spalle, mano sullo stipite legnoso, pronto all'ennesima uscita di scena dalla sua vita.
Sentì un leggero rumore di stoffa contro stoffa e non alzò lo sguardo finché quello non fu oscurato da un drappo, caduto in malo modo sulla sua testa.

Si liberò dell'ingombro, solo per rimanere a fissare la finestra vuota che gli si parava di fronte.
Andato.
Non ne era così sorpreso, ma la loro conversazione faceva presagire ad un possibile ritorno.
Abbassò gli occhi, valutando con attenzione l'indumento che si trovava in mano.


Era la Sua giacca, la preferita. Quella che portava sempre e toglieva prima di trasformarsi e combattere per timore di rovinarla.
E gliel'aveva lasciata, sperando di lasciare una traccia indelebile, un pezzo di lui, ancora al suo fianco. Era un gesto romantico e anche troppo zuccheroso per poterci credere, tanto che roteò gli occhi, prima di sprofondare il naso nella pelle scura e lucida.
Era un'altra dichiarazione, materiale stavolta, come a dire “conservala, perché tornerò a prenderla”, che per Derek era mille volte meglio che un banale “ti amo”, no?


Continua....

 

Capitolo molto strano, devo dire, ma introdurrà un capitolo ancora più strano, prossimamente, mentre la guerra degli Alpha incombe!Ringrazio chi ancora segue B.A.W. e chi non ha lanciato -troppe- maledizioni nell'aspettare questo capitoletto!Spero comunque che il secondo capitolo di T.T.W. vi piaccia e mi raccomando, lasciate qualche commentuccio!
Vi auguro Buon Natale e un felice Anno Nuovo!E complimenti per essere sopravvissuti alla fine del mondo! Smack!

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: DanP