Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Tecla Sunrise    16/01/2013    4 recensioni
Haley Zabini è un'atipica Grifondoro del settimo anno: non parla con nessuno se non con le sue amiche Molly e Tanya, ha paura dell'autorità, un'autostima inesistente e un brutto rapporto con l'alcool.
Haley Zabini è socio fobica e non può curarsi perchè, nel fantastico mondo magico, non è considerata una malattia.
Haley Zabini è irrimediabilmente innamorata di James Potter da tre anni e non ha nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi.
Haley Zabini ha genitori iperprotettivi e soffocanti, amiche schizzoidi e brutti voti come una qualunque altra diciassettene; tuttavia, Haley ha anche un medaglione.
Un medaglione bellissimo, probabilmente costato più della sua stessa vita, con un enorme segreto.
***
"Tu sei un genio"
Le mie parole suonerebbero ridicole persino a Sibilla Cooman eppure, davanti a me, nello sfolgorante splendore di un ventenne con i tratti orientali e un gusto nel vestire quantomeno bizzarro, il genio levita qualche centimetro sopra il mio letto, come se fosse la cosa più normale al mondo.
Lo sapevo che, prima o poi, il mio smodato consumo di Golden Tequila avrebbe avuto i suoi effetti collaterali.
"Però, che occhio!"
Fa pure il sarcastico, il genio!
"Comunque, sì. E tu, bella mia, sei una bastarda veramente fortunata"
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley Jr, James Sirius Potter, Lucy Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

REVOLUTION 

 

II
Hot
- Di fobie e regali costosi -

 

Now you're in and you can't get out
You make me so hot
Make me wanna drop
You're so ridiculous
I can barely stop
I can hardly breathe
You make me wanna scream

 
 
Chiudo con attenzione la porta, evitando di fare rumore; la testa mi gira come se fosse un ruota panoramica, ma a parte questo sto bene.
Scendo con calma le scale, tenendo in mano i tacchi per non fare rumore, sperando di non essere vista da nessuno.
Appena mi sono resa conto di quello che era successo non ho perso neanche un secondo: ho messo il pigiama a James, benedicendo in tutte le lingue il fatto che avesse il sonno più pesante di un troll, ho eliminato tutte le prove dell’esistenza di questa notte e sono sgattaiolata via.
Non posso credere di aver fatto sesso con James e non ricordarmelo: aspetto questo momento da tre anni e, quando succede, non me lo ricordo neanche per sbaglio.
Mi viene da piangere.
Salgo le scale che portano ai dormitori femminili e mi fermo al settimo piano; incerta, mi guardo attorno, prima di aprire con cautela la porta.
Premura inutile, dal momento che tutte e otto le mie compagne di stanza dormono come ghiri.
In religioso silenzio mi sfilo l’abito di Molly e mi metto il pigiama, accoccolandomi poi nel mio letto; nessuna si è accorta di niente.
Chiudo le tende del mio baldacchino e finalmente ho la possibilità di riflettere su quello che è successo questa notte; sprazzi di luce e odori penetranti invadono la mia mente, ma non riesco ad ottenere di più, sono troppo stanca.
Un attimo prima di addormentarmi, un pensiero folgora la mia mente.
E il preservativo?!
 
Il mio secondo risveglio è, fortunatamente, molto più tranquillo e rilassante del precedente, tuttavia il mal di testa perenne m’impedisce di godere del tepore del piumone come vorrei; mi alzo in piedi di scatto, cercando di mettere insieme un pensiero degno di questo nome e di decidere come agire, ma il chiodo fisso nell’esatto centro del cranio m’impedisce persino di ricordarmi il mio nome.
Le mie compagne brillano per assenza e, dando un’occhiata all’orologio, scopro che è già l’una; stordita, veleggio fino al bagno, cerco di mettere una pezza al groviglio di capelli che mi ritrovo, e mi butto sotto la doccia.
La sensazione dell’acqua calda sulla mia pelle è estasiante e sembra quasi in grado di lavare via, insieme al sudore, anche tutti i casini di stanotte.
Ovviamente, si limita a far sparire il suo odore e basta.
Tenendo gli occhi ben serrati sotto il getto d’acqua bollente prendo un flacone a caso dall’enorme mensola sopra la vasca, sperando di evitare lo shampoo alla mela di non so che colore e al guaranà di Danielle, e mi verso il suo contenuto sulla testa; fortunatamente, i miei capelli cominciano a profumare di vaniglia e ringrazio mentalmente i gusti di Sonia.
Sonia e Danielle sono due delle mie otto compagne di stanza; oltre a loro, a Molly e a Tanya, ci sono anche Zelda, Varvara, April e Chloe.
La maggior parte della comunità magica ancora stenta a credere all’impressionante incremento di maghi degli ultimi vent’anni: dopo la Seconda Guerra Magica, quando la popolazione magica inglese sembrava sull’orlo dell’estinzione, erano addirittura state create, dal ministero, delle agevolazioni per le coppie con più di due figli allo scopo di ricreare l’antico splendore inglese.
Non si aspettavano sicuramente che la magia avrebbe trovato per conto proprio il modo di rigenerarsi eppure, nel giro di pochi anni, il numero di neonati magici in famiglie babbane era aumentato al punto tale da rendere necessaria una restaurazione di Hogwarts.
Ci sono voluti mesi di lavoro per allargare tutti i dormitori, le sale comuni, le aule ect. senza dover smantellare il castello ma, alla fine, dopo tante sessioni di incantesimi edili, ce l’avevano fatta.
Il risultato era sbalorditivo: camera nostra – quella del settimo anno di Grifondoro – ospitava comodamente nove ragazze e i tre bagni ci permettevano di evitare di scendere alle leggi della giungla per ottenere il primo posto, la mattina.
Mi risciacquo velocemente i capelli, rassegnata ad uscire da questa cabina così confortante e familiare; con un brivido di freddo – siamo pur sempre al dieci di dicembre – poggio i piedi sul marmo gelido che fa da pavimento al bagno e trattengo un’imprecazione.
Non ho né tempo né voglia di prepararmi tradizionalmente così, con un paio di colpi di bacchetta, mi ritrovo asciutta e vestita di tutto punto.
Guardo con disgusto il maglione rosa che mi è apparso addosso.
“Pessima scelta” borbotto verso la mia bacchetta, rimproverandola; un paio di scintille indignate sono l’unica risposta che ottengo.
Scendo velocemente le scale, salutando con un cenno una ragazza del sesto di cui mi sfugge il nome; lei si limita a guardarmi come se fossi un fantasma particolarmente spaventoso, prima di scoppiare a ridere come un’invasata.
Vorrei tanto chiederle il motivo della sua ilarità, davvero, ma appena faccio per aprire bocca mi blocco come ogni dannata volta che tento di interagire con il genere umano.
Rossa come un pomodoro passo oltre, sperando che le risate non siano dovute ad un possibile brufolo purulento in mezzo alla fronte.
Raggiungo la fine delle scale in fretta ma, con mio grande scorno, una Tanya più che pimpante mi blocca la strada, puntando sulla mia figura uno sguardo malizioso che mi fa temere per la mia vita.
“Sì?” bisbiglio, tentando disperatamente di non attirare l’attenzione di un gruppo di ragazzi del settimo che parlottano dall’altro lato della sala.
Tanya ghigna “Potter scopa bene?”
Comincio a tossire come una dannata per colpa della saliva che mi è andata di traverso, attirando tutta l’attenzione possibile e immaginabile su di me: piegata in due, rossa come un pomodoro, terrorizzata e sul punto di soffocare.
Chi ha detto che bisogna svestirsi per attirare l’attenzione?
Basta rischiare di morire.
La tosse non accenna a smettere e comincio a sentire un urgente bisogno di aria; Tanya sfoggia uno sguardo particolarmente annoiato e agita lentamente la sua bacchetta “Anapneo. Quanto sai essere drammatica, Haley.”
“C-come… tu… cosa?!” bisbiglio, sconvolta, senza riuscire ad articolare una frase di senso compiuto; la sento sbuffare e mi chiedo come diavolo sappia se sono andata a letto con James o no.
Ma, cosa ben più importante, chi lo sa?
L’immagine della ragazza del sesto ridacchiante mi s’imprime a fuoco nella mente.
Cazzo.
Tanya sorride, questa volta mettendo da parte la solita espressione smaliziata per una più empatica “Era ora, Hal! Da quanto tempo andava avanti questa cotta? Due, tre anni? Ora sei libera!”
Scuoto la testa, riservandole uno sguardo triste “Ta’… non mi ricordo niente.”
Annaspa “N-niente?” chiede, come se io stessi uccidendo il suo primogenito “Come niente!”
Annuisco, chiudendo gli occhi e massaggiandomi una tempia “Sì, lo so… senti, Tanya, quante persone lo sanno?”
Inarca un sopracciglio ramato “Sanno cosa? Che eri così sbronza da non ricordarti niente? Non lo so… a parte me, cre-”
“Tanya.” La riprendo seccamente, non ho tempo per queste cazzate “Sii seria, per favore.”
I suoi occhi azzurri saettano per la sala e si fermano per qualche secondo sui ragazzi del settimo; prima che possa richiamarla, urla “Frank!” così forte da zittire tutti.
I cinque ragazzi si rigirano contemporaneamente verso di noi; Frank rivolge uno sguardo interrogativo a questa schizofrenica che si fa passare per una delle mie migliori amiche, ricevendo in risposta solo un cenno imperativo ad avvicinarsi.
Frank fa spallucce in direzione degli altri quattro e si dirige verso di noi, rubando una sigaretta ad uno del quarto con sguardo ammonitore: è pur sempre Caposcuola.
Sì, lo è, nonostante si sia messo in bocca la sigaretta appena confiscata, accendendola con un gesto annoiato della mano.
“Che vuoi, schizzata?” chiede, soffiando di proposito il fumo in faccia a Tanya, che non fa una piega.
“Ciao Nocciolino!” dice, prendendo Frank per il colletto e schioccandogli un bacio rumoroso sulle labbra; lui si limita a storcere il naso, ma non protesta “Senti nocciolino” continua la pazza, fregandogli la sigaretta “Tu sai cos’ha fatto James ieri sera?”
Frank si gira verso di me e ammicca “Credo che tu lo sappia meglio di me…”
Tanya ride “Purtroppo no… e senti ancora, cucciolotto, quanta gente credi che lo sappia?”
Frank si finge pensieroso “Mah, non lo so… tutta la scuola? Andiamo, lucciola, l’ha praticamente spogliato davanti a tutto il Covo… mancava poco che lo facessero direttamente sulla pista!”
Impallidisco e le mie gambe tremano, costringendomi ad appoggiarmi al bracciolo della poltrona vicino per non cadere a terra; sento le mani ghiacciarsi e cominciare a sudare e le strofino sui jeans, tentando di asciugarle.
“Tutta… tutta la scuola?” pigolo, terrorizzata.
Mi gratto la mano destra, sperando che sia uno scherzo
E io che avevo veramente sperato che sparendo potessi far credere a James che fosse stato solo un sogno.
Frank annuisce, guardandomi un po’ preoccupato “A proposito” continua, prendendo Tanya per i fianchi e abbracciandola da dietro “Dov’eri stamattina? James stava per dare di matto quando non ti ha trovato, pensava fosse stato un sogno… ci sono voluti venti minuti per convincerlo del contrario!”
Tanya sorride leggermente e lascia un piccolo bacio sull’incavo del collo del suo ragazzo, prima di riportare la sua attenzione a me che sicuramente svenirò a breve.
Stringo gli occhi “E perché diavolo non gli avete lasciato credere che lo fosse?” domando, sentendo il familiare senso di nausea appropriarsi del mio stomaco.
Persino con i miei migliori amici ho un limite di tempo di interazione prima di sentirmi male.
Odio la mia fobia.
Frank mi guarda, interdetto “Beh… noi pensavamo che… insomma, sei tu che gli sei saltata addosso!”
Sento il vomito risalire la trachea e reprimo un conato.
“Haley, vai. È più di un quarto d’ora che stai parlando con noi, se continui ti sentirai male davvero” mi dice Tanya, per la prima volta premurosa.
Annuisco, senza dire una parola, e scappo fuori dalla Sala Comune.
Appena metto piede in corridoio l’aria torna nei miei polmoni, frizzante come una mattina di primavera; inspiro ed espiro lentamente, lasciando che il battito del mio cuore deceleri, prima che l’ansia mi assalga di nuovo.
Devo fare una tappa in infermeria per prendere la pozione del giorno dopo e tremo al solo pensiero: Madama Chips mi terrorizza.
 
 
“Di cosa avrebbe bisogno, signorina Zabini?” mi chiede retoricamente l’anziana donna, scrutandomi con tutto il rimprovero di cui è capace “Della pozione del giorno dopo? E si può sapere perché ne avrebbe bisogno, signorina?”
Perché, a differenza di te, vecchia strega, io scopo.
“I-io…” balbetto, incapace di andare avanti. So che è tecnicamente vietato avere rapporti sessuali all’interno di Hogwarts, ma so anche (grazie alle mie compagne di stanza) che Madama Chips è tenuta a dare la pozione del giorno dopo agli studenti se essi la richiedono.
“Lei cosa, signorina Zabini?”
Le lacrime, imperterrite, cominciano a sgorgare dai miei occhi; odio la mia fobia.
Quando ho a che fare con l’autorità comincio a piangere come una bambina e mi blocco.
Madama Chips sbuffa “La smetta di piangere, signorina.”
La vedo sparire nel suo ufficio e tento di asciugarmi le lacrime, mentre il mio corpo è ancora scosso da violenti singhiozzi.
Madama Chips, come tutti i professori e la preside, non è a conoscenza del mio disturbo; purtroppo, nel fantastico mondo magico, le fobie non sono ritenute vere malattie e non esiste cura.
Persino i miei genitori, purosangue e retrogradi, non hanno preso la cosa sul serio, limitandosi a catalogarla come semplice timidezza.
È stato solo nell’estate del mio quinto anno, in vacanza da Tanya, che ho scoperto di essere socio fobica; il padre di Tanya, Richard Gilmore, è un famoso psichiatra e gli sono bastati due minuti per diagnosticarmi la malattia.
Mi ha anche offerto di fare delle sedute per tentare di guarirmi, ma la McGranitt non ha acconsentito a lasciarmi uscire una volta a settimana da Hogwarts senza il permesso dei miei genitori che, ovviamente, non sono mai stata in grado di ottenere.
Mi siedo di schianto su uno dei tanti lettini immacolati, sperando che non ci metta tanto.
“Haley, che ci fai qui?”
Alzo la testa di scatto e il mio sguardo incrocia quello di mio cugino, Scorpius Malfoy, intento a pulire uno dei tanti vasi da notte dell’infermeria; non l’ho notato prima perché è appena tornato dal bagno con un secchio d’acqua.
“Ciao Scorpius… niente, un po’ di mal di testa”
Scorpius si limita ad annuire e torna al suo lavoro subito, sicuramente annoiato da una possibile conversazione con me.
Non abbiamo mai avuto un gran rapporto, nonostante il nostro grado di parentela, a causa della mia timidezza; con Audrey invece, mia sorella ed esatto contrario, Scorpius non ha mai avuto alcun problema a relazionarsi.
“Ecco a lei, signorina, e ora sparisca dalla mia vista!” non me lo faccio ripetere due volte e afferro la boccetta colma di liquido blu dalle mani della donna, sfrecciandole accanto.
Saluto Scorpius con un lieve cenno della mano che mi affretto a far passare per una grattata alla testa quando non vedo mio cugino ricambiare.
Appena fuori dall’infermeria ingurgito velocemente la pozione e il peso che mi opprimeva sparisce in un lampo, lasciando spazio ad altre preoccupazioni che suonano simili a evitare James Potter, evitare gli studenti, evitare i professori e mettere qualcosa sotto i denti.
Quanto darei per essere invisibile.
 
 
La luna piena illumina il pavimento della torre di Astronomia come in pieno giorno, riflettendosi fastidiosamente sul vetro della bottiglia di Golden Tequila mezza vuota abbandonata al mio fianco.
Prendo un profondo tiro dalla sigaretta, l’ultimo, prima di spiaccicarla per terra.
La solitudine della torre è esattamente quello di cui ho bisogno dopo la giornata d’inferno che ho passato nel tentativo di evitare James.
Tentativo ridicolo, dal momento che quel ragazzo magnifico non ha fatto altro che trovarmi in ogni dannato nascondiglio che escogitavo, come se mi avesse piazzato un gps addosso, cosa ovviamente impossibile visto che ad Hogwarts quei cosi impazziscono.
Sospiro piano e prendo un altro lungo sorso di tequila, prima di riappoggiare la bottiglia a terra.
Quello dell’alcool sta diventando un problema, ne sono consapevole: la mia socio fobia, a sentire il padre di Tanya, mi spinge a cercare rifugio in metodi di inibizione che spesso portano alla dipendenza.
Fisso per qualche secondo il parco davanti a me, prima che una bruciante rabbia s’impadronisca di me, lasciandomi quasi senza fiato per tutta la sua violenza; afferro la bottiglia e la scaglio con forza giù dal parapetto, urlando la mia frustrazione.
Sono stanca di essere ciò che sono, di non poter avere rapporti normali senza alterare il tasso alcolico del mio corpo, sono sfinita, amareggiata, disgus-
“Hey.”
Mi giro di scatto e mi accorgo di essere scoppiata a piangere solo perché ci metto qualche secondo a delineare la figura possente di James davanti a me.
Cosa diavolo ci fa qui?
A dispetto di quello che i racconti su Hogwarts fanno credere, la torre di Astronomia non è un posto molto frequentato: troppi spifferi – in particolar modo la settimana prima delle vacanze di Natale – e, soprattutto, il fantasma dell’omicidio del Professor Silente ancora presente.
“Cosa ci fai qui?” riesco a chiedere, biascicando una parola o due; mi asciugo le lacrime con stizza, mettendolo finalmente a fuoco.
Ha solo una maglietta e dei pantaloni di flanella, probabilmente il pigiama, i capelli sono ancora più arruffati dal solito e gli occhi brillano per il riflesso della luna, anche se il colore non è distinguibile; il pazzo è a piedi nudi.
“Ti… stavo cercando.” Dice, avanzando di un passo; lo vedo lanciare uno sguardo verso i mozziconi di sigarette spenti per terra e mi chiedo cosa stia pensando di me ora.
“Mi hai trovato. Cosa vuoi?”
Alza un sopracciglio e si avvicina ancora, ma stavolta si ferma solo quando arriva a meno di dieci centimetri da me; è molto più alto di me, tanto che per non perdere il contatto visivo sono costretta ad alzare la testa.
“Perché sei scappata, stamattina?” mi chiede; cerco una via d’uscita, ma mi rendo conto che sono bloccata tra il muro e il suo corpo – corpo da cui devo stare lontana.
Non gli rispondo e lo sento sospirare.
“Perché mi hai baciato, ieri sera?”
“Perché hai ricambiato?” chiedo a mia volta, incapace di rispondere alle sue domande.
Potrebbe rifiutarmi, dirmi che non prova le stesse cose, prendermi in giro; non sono alla sua altezza, la ragazza con cui è arrivato alla festa ieri non è altro che la conferma della mia tesi.
Sento le mani cominciare a sudare e il respiro farsi più rado; nonostante l’alcool riesca a rendermi più disinibita, non riesce a sopire del tutto le paranoie e la quasi inesistente autostima della mia malattia.
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.” Mi dice, abbassando il suo viso alla mia altezza.
Il mio stomaco comincia a contrarsi e la nausea invade il mio corpo; non posso stargli così vicina.
Lo spingo via e riesco a leggere lo sgomento nei suoi occhi, prima di girarmi a sinistra e rigurgitare tutta la cena; ad aggravare la situazione, puntuale come solo lui sa essere, l’alcool fa la sua parte, spingendomi ad un altro devastante conato.
Le lacrime cominciano a scorrere sul mio viso e appena riesco a respirare di nuovo un singhiozzo mi assale.
Gratta e Netta
Le sue mani, grandi e calde – così diverse dalle mie, fredde e sudaticce – mi spingono indietro i capelli; dopo qualche secondo passato ancora piegata, le mie gambe cedono e non cado a terra solo perché James mi sta reggendo in un abbraccio.
“Non dovresti bere così tanto, Haley.”
Magari fosse solo colpa dell’alcool, James.
“Già” mi limito a rispondere, aggrappandomi a lui.
Delicatamente mi fa sedere per terra e si sistema accanto a me, accarezzandomi la testa.
“Ho ricambiato, Haley” comincia, fissando il vuoto “perché volevo farlo; posso assicurarti che non avevo bevuto neanche una burrobirra.”
Non lo interrompo, rapita dalle sue parole.
Non avrebbe motivo di mentire, vero…?
“Tu sei diversa, Haley, in un modo che continuo a non capire. È come se mi sfuggissi dalle mani appena mi sembra di averti inquadrato, facendo esattamente il contrario di quello che mi aspetto. Stai sempre in disparte, così timida, eppure i tuoi occhi sembrano dire tutto quello che taci, le rispostacce che ingoi, le battute che ti tieni…”
Smetto di respirare, mentre il terrore m’invade: come fa James a conoscermi così bene?
“È uno scherzo, vero?” chiedo, mentre la rabbia torna ad invadere ogni mia terminazione nervosa.
Lo vedo aggrottare le sopracciglia “Ti fa ridere?” mi chiede, forse più duramente di quanto non si aspettasse, visto lo sguardo di scuse che mi lancia immediatamente dopo.
“Magari fa ridere te.” Rispondo, convintissima della mia tesi.
Dev’essere uno scherzo, perché James Potter non spreca tempo a pensare ad una come me… è James Potter.
“Forse…” sussurra “Forse è il caso che ne parliamo domani, ora è tardi. Vieni” mi porge una mano, già in piedi “andiamo.”
Mi rialzo, ignorando la sua mano, e lo seguo silenziosamente per tutti i corridoi, leggermente ammirata dalla padronanza che sembra avere del castello e dei suoi passaggi segreti, tanto che dopo neanche tre minuti siamo nella Sala Comune.
“Buonanotte, James” dico, tentando di mostrarmi fredda, mentre dentro di me non capisco neanche più quello che penso.
Una mano artiglia gentilmente i miei capelli e mi costringe a voltarmi; prima che possa fare alcun pensiero logico, le labbra di James si posano sulle mie in un bacio che di casto non ha neanche la definizione.
Mentre la sua lingua invade con passione il mio palato e i suoi denti mordono il mio labbro inferiore, sprazzi di luci e immagini della sera che abbiamo passato insieme meno di ventiquattro ore fa invadono la mia testa, stordendomi.
Ricambio il bacio con foga, perdendomi letteralmente in lui; la sua interruzione è così improvvisa che mi lascia senza fiato quasi e più di quanto il bacio stesso non abbia fatto.
I suoi occhi, puntati nei miei, sembrano quasi liquidi.
“E questo?” mi chiede, determinato “Questo ti ha fatto ridere?”
Non mi da il tempo di rispondere, si stacca velocemente da me e l’ultima cosa che vedo è lo svolazzo del suo pigiama che scompare su per le scale.
Intontita, salgo le mie, con l’unico obiettivo di infilarmi nel letto e cancellare questa assurda giornata, ma quando arrivo il mio letto è già occupato da Cassandra, la civetta di famiglia.
Un grosso pacchetto è legato alla zampina di destra così, facendo attenzione a non svegliare nessuna delle mie compagne di stanza, slego il laccio che la tiene prigioniera; lei, dopo un’orgogliosa beccata, svolazza fuori dalla finestra, che mi accorgo con orrore essere aperta.
La chiudo di corsa, sperando che nessuna di noi si prenda una polmonite, prima di riportare la mia attenzione al pacchetto.
Prendo la lettera che lo sormonta e la familiare calligrafia di mia madre, Daphne Zabini, mi fa sorridere.
 
Cara Haley,
                   come stai, tesoro? Non abbiamo ricevuto tue notizie da ben tre giorni, eravamo preoccupati! Tutto bene a scuola? Lo studio è già pesantissimo? Mi raccomando, impegnati molto quest’anno, sei in un momento decisivo della tua vita!
E gli amici? Come vanno? Speriamo che la tua timidezza si sia ridotta grazie alle tue compagne, dacci notizie anche di loro!
Comunque sia, risponderai con calma alla nostra.
Per adesso, goditi il regalo di Natale! Sai, col fatto che passerai le vacanze dalla tua amica Molly, volevamo mandarti il regalo prima in modo che lo potessi sfoggiare da subito.
Ci dispiace di non poter esserci, quest’anno, ma la situazione di Blaise con i giapponesi è molto complicata e l’affare VA concluso, anche a costo di essere loro ospiti per Natale.
Confidiamo che comunque ti divertirai con i tuoi amici molto di più che con noi, non è vero?
Un bacio, tesoro, speriamo che il regalo ti piaccia! A presto!
Ah, e per favore, dai un occhiata anche a Audrey, ogni tanto… quella ragazza è sin troppo esuberante! Spero che non faccia troppi danni a casa dell’altra Weasley.
 
Daphne
 
P.s. Buon Natale, tesoro!
 
Blaise
 
Sbuffo, appoggiando la missiva dei miei sul comodino.
Li adoro, davvero, ma sanno essere soffocantemente protettivi, quando vogliono.
Dò un’occhiata al pacchetto e lo scarto, decisamente incuriosita.
Un medaglione d’avorio con un magnifico disegno di smalto cade sul letto, retto da una catenina d’argento molto elegante.
Lo porto vicino al viso per osservarlo meglio e noto che il disegno raffigura un magnifico e lussureggiante paesaggio orientale.
Mi chiedo quanto possa essere costato; i miei sono decisamente esosi quando si tratta di regali.
Quando si tratta di farsi perdonare, poi, si taglierebbero anche le vene.
Noto un’incisione un po’ sbiadita sul retro del medaglione, così ci soffio sopra; scomparsa la polvere, riesco finalmente a leggere, ma più il mio sguardo va avanti più mi chiedo perché anche i miei genitori godano nel prendermi in giro.
Agognati nei sogni, meritati nei giorni
Sette desideri sono i tuoi doni
Strofinami dunque e lascia che aggiorni
La tua vita e così ti rivoluzioni
“Sì, certo, e io sono Silente.”
Un grugnito di Molly più forte degli altri mi fa bloccare e aspetto che il suo respiro torni a regolarizzarsi prima di riportare la mia attenzione al medaglione; che mucchio di boiate.
Me lo metto al collo, perché tutto sommato è molto bello, prima di mettermi il pigiama e nascondermi sotto il piumone.
Che cosa devo fare?
 
 
 
 
 
 
 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Tecla Sunrise