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Autore: ShadowMoonLady    19/01/2013    5 recensioni
Se il generale quella notte non avesse dormito male, se Falck non si fosse messa a pensare, arrivando in ritardo, se quel sayan non l’avesse guardata con insistenza, scambiandola per una prostituta del luogo, se l’aliena avesse già utilizzato una volta il teletrasporto, se al guardiano non fosse caduta la pistola, se i due innamorati fossero andati a destra, trovando la strada sbarrata, se avessero detto a re Cold più tardi dell’accaduto, se non si fosse arrabbiato, se Loveno non fosse stato il custode dell’uovo, spingendolo per voglia di vivere a quell’atto pazzo. Se li avessero presi, se in quel preciso istante non fosse nato quel bambino, sarebbe nato Freezer, che in soli tre anni avrebbe distrutto Vegeta sei. Ma non andò così, per questa volta. E per altri vent'anni il pianeta era salvo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Freezer, Goku, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 41
 
 
Il piano era talmente semplice ed elementare, talmente scontato, che Vegeta era sicuro al cento per cento sarebbe andato a buon fine. Aveva anche stilato una scaletta in proposito, che si ripeteva più e più volte in testa per finire con l’auto compiacersi sempre di più per il proprio ingegno e la sua innata tecnica militare. Il piano non poteva fallire perché, primo punto: avevano dalla loro l’attacco a sorpresa. Non c’entrava con il suo piano elementare, ma doveva essere un dato che aveva elaborato inconsciamente. Sì, doveva essere assolutamente così.
Non saresti mai partito solo per la voglia di staccargli la testa dal cranio, con alte possibilità di rimetterci la testa, vero?
Sì che sarebbe partito, è scontato.
Vegeta scosse leggermente la testa, per togliersi il fastidioso sospiro con cui la sua vocina interiore l’aveva invasa.
Allora, stavamo dicendo. Punto due: era semplice. Nulla di troppo difficile da mettere in pratica. Anche un demente sottosviluppato come Kakaroth sarebbe riuscito a comprenderlo senza combinare troppi disastri. E, nel caso non ci fosse riuscito, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto, Vegeta gli avrebbe staccato la testa.
Punto tre: non se lo sarebbero mai aspettato. Un piano così sciocco, così basilare, così da guerriero alle prime armi. Vegeta, in quella mezz’ora dalla creazione del piano, era stato tentato più e più volte dal cambiarlo con qualcosa di più consono alla sua mente regale. Poi però, mandando giù il disgusto, e arrivando al punto tre della sua scaletta, decideva che era sempre meglio così. Freezer sarebbe rimasto spiazzato. Avrebbe cercato i sotterfugi, la trappola, il doppiogioco che c’era sotto; e sarebbe rimasto fregato. Un mezzo ghigno compiaciuto si disegnò sul suo volto schiaffeggiato dal vento d’alta quota. Il piano era quello: mentre la viscida lucertolona si dimenava alla ricerca di una risoluzione ad un enigma che non c’era, veniva messo in trappola. E la vittoria sarebbe stata sua.
“Sei pronto?”
La voce di Kakaroth lo fece sobbalzare leggermente, ma evitò di inveirgli contro. Non poteva perdere energie per una questione di così poca importanza.
“Sono nato pronto, pensa piuttosto a te” si limitò quindi a rispondere, senza riuscire a evitarsi un’occhiatina verso la propria destra.
Goku gli sorrise, e per un secondo un’ombra particolarmente scura gli oscurò il volto. Vegeta non mancò di coglierla, ma passò così in fretta che preferì credere di essersela immaginata.
“Oh, tranquillo, so cosa fare, non devi mica preoccuparti per me” lo stuzzicò l’altro, con l’aria di chi la sapeva lunga. E, in effetti, aveva toccato un punto dolente.
Tutta l’imperturbabilità sul volto di Vegeta scomparse in un attimo. Addio concentrazione.
“Tsk, figurarsi, non mi preoccuperei mai per te!” berciò, anche se piuttosto istericamente.
Goku si limitò a ridacchiare un “Certo, certo”, prima che fra loro ritornasse il silenzio.
Oh, al diavolo. “Piuttosto, vedi di non morire. Ucciderti spetta solo a me, me lo devi, con tutte le idiozie che mi hai costretto a subire nel corso degli anni” borbottò, - nonostante avrebbe voluto essere un tono di voce serio e distaccato – le guance appena imporporate, gli occhi fissi davanti a sé, un paio di minuti dopo.
Ed eccola di nuovo quell’ombra. Vegeta non poteva negare di non averla vista, e non si meravigliò più di tanto di esserne rimasto turbato. Ormai non sapeva più che fare, con il proprio corpo.
“Va bene, ci conto” disse allora l’altro, dopo averlo fissato per un po’ ed essersi goduto le sue guance rosse – non sarebbe mai riuscito a camuffarle per intorpidimento da alta velocità -, sorridendo di nuovo.
Vegeta azzardò un altro sguardo verso di lui, poi prese del vantaggio. Aveva bisogno di pensare e di concentrazione, e Kakaroth non aiutava.
 
Si fermarono in una minuscola valle incastonata tra due colline. Se avessero raggiunto la cima della più alta delle due, avrebbero potuto vedere il castello, imponente e stranamente minaccioso secondo Goku, che lo aveva considerato per moltissimo tempo la propria casa.
“Dividetevi” Vegeta era distaccato dal resto del saiyan, e, lapidario, impartiva ordini.
Senza emettere un respiro, i saiyan si divisero nelle fazioni prima scelte, ognuna con un compito ben preciso. Ognuna con un compito vitale. Se una falliva, tutte fallivano.
“Ripetiamo ancora una volta il piano: arriveremo al castello utilizzando lo schermo naturale che le colline mettono a nostra disposizione, poi dovremo disporre una freccia per fare breccia nelle mura. In massa, colpiremo il punto debole dell’entrata, cioè le sbarre che fungono da parte superiore del portone. Distrutte quelle, potremo entrare senza alcun problema. Tranne le guardie. A quel punto, ci divideremo. Voi” fece un cenno alla squadra formata da Pepper, Artichoke, e Celery. “Attaccherete le guardie che verranno da ovest. Il vostro compito è assoggettare quella parte del castello. Voi” la squadra formata da Cauliflower, Chard, e Leek. “Avete la parte est. I restanti avanzeranno con me verso il centro. Voi” Fennel e Bardack, Radish e Turles. “Dovete cercare e distruggere i due scagnozzi di Freezer, quindi potrete disperdervi come volete. Voi” e lo sguardo di Vegeta indugiò appena qualche secondo in più su Seripa, Toma e Goku. “Verrete con me fino alla stanza del trono dove Freezer starà ancora cercando di capire cosa sta succedendo. Poi prenderete tutta la parte centrale. Quando avrò ucciso quel lurido verme...” e il suo sguardo non ammetteva repliche, non poteva ammettere nient’altro, se non odio profondo, nero e assordante. “...verrò a uccidere quei traditori che ancora saranno rimasti. Tutto chiaro?” Non aspettò nessun cenno di aver capito, da parte del proprio plotone. Tutti sapevano a memoria quello che dovevano fare, tutti sapevano a che cosa stavano andando in contro. La morte li aspettava dietro l’angolo; era una follia. Eppure l’unica cosa che provavano, tutti, indistintamente, era la quiete eccitazione prima della battaglia. Vegeta si rigirò in mano GW10, poi se lo mise in una tasca. “Andiamo”.
 
Non c’era nessuno.
Sottoposto Numero 3725 guardava pigramente la zona circostante, appoggiandosi sonnolento al muro. L’arma di cui l’avevano munito quel giorno lontano in cui, unico superstite del proprio pianeta, era stato reclutato nell’esercito di Freezer-sama, era abbandonata inerte a terra, ma non se ne preoccupava. Sapeva bene come andavano quelle cose. Il proprio pianeta era stato conquistato in un giorno, uno solo. Da un essere che era nato appena pochi giorni prima, da quello che aveva appreso poi. E il proprio era un popolo forte, di guerrieri. Aveva sempre creduto che fosse uno dei pianeti più forti, ma evidentemente si era sbagliato, e di molto anche. Freezer-sama era un autentico mostro, e se aveva battuto gli eserciti Cancilpers in poche ore, Sottoposto Numero 3725 non credeva possibile che dopo così tanto tempo potesse esserci ancora qualcuno di vivo su quel pianeta. E se ci fosse stato, Sottoposto Numero 3725 sperava che morisse presto, per mettere fine alle tremende agonie a cui il tiranno lo aveva sicuramente sottoposto.
Forte nelle sue certezze, Sottoposto Numero 3725 passava delle giornate abbastanza noiose, animate appena dalla ronda mattutina, pomeridiana e serale che doveva svolgere con Sottoposto Numero 2437 e Sottoposto Numero 4829, per il corridoio passante su tutto il muro di cinta. Dopo le prime dodici volte, la vista sempre uguale diventava anch’essa noiosa, ma aveva imparato a farselo bastare. Era pur sempre qualcosa, e Sottoposto Numero 3725 non era un tipo che si lamentava, anzi, trovava sempre il buono in ogni cosa. Non si era lamentato quando era rimasto l’ultimo esponente della propria razza, né quando, tentata la fuga, lo avevano catturato e sbattuto in una cella umida, né tantomeno quando gli avevano imposto un giuramento a vita nel servire Freezer-sama, e nel donargli tutto se stesso. Compreso il proprio nome. Ma, comunque, Sottoposto Numero 3725 era moderatamente contento: almeno era vivo.
Mentre un altro pigro sbadiglio gli fuoriusciva dalle due bocche e gli faceva strizzare i tre occhi sopra alle antenne, un rumore sordo scosse le fondamenta del castello. Si guardò intorno spaesato, osservando con crescente preoccupazione come la barriera invisibile che teneva lontani i nemici si rivelasse pericolosamente. C’era qualcosa che non andava. Gli era stato spiegato più volte come quella barriera tendesse a prendere consistenza quando qualcuno di indesiderato cercava di entrare o di uscire. Una delle più avanzate tecnologie saiyan, gli avevano detto. E Sottoposto Numero 3725 considerò che sperare che fosse un guasto sarebbe stata una perdita di tempo.
Prima ancora che potesse fare qualsiasi cosa, le grida cominciarono. Il castello tremò, ancora e ancora. Sottoposto Numero 3725 andò in panico, cadendo a terra. Nel suo pianeta non succedevano, quelle cose. Il suo pianeta era stabile, fossilizzato. Il suo organismo non era stato preparato a cose simili. Cercò di alzarsi, di prendere l’arma, inutilmente. Il corpo era invaso da mille tremiti, il cervello sembrava essere andato in tilt. Doveva dare l’avviso, subito. Il castello era lontano, il folto giardino attutiva i rumori, e non si sarebbero accorti di nulla prima di qualche decina di minuti. Doveva avvisare gli altri. Ma dov’erano gli altri? Un’altra scossa, vicino. No, non era una scossa, erano passi. Prima che potesse rendersene conto, Sottoposto Numero 3725 si ritrovò una sfera di energia a fargli esplodere il cranio.
 
Nel castello, tutto era caos. Ovunque Goku si girasse, c’era sangue, morte, distruzione, combattimenti, grida, gemiti. I suoi occhi, le sue orecchie, persino la sua bocca, in cui il sangue continuava ad inondarla copiosamente, ne erano saturi. Eppure non ne era disgustato, non provava rimorso, non provava nulla. Aveva solo quell’orribile sensazione, quella che lo accompagnava da giorni. Ma non aveva tempo per pensare. La battaglia lo chiamava, con quell’urlo potente e atavico che faceva vibrare ogni fibra del suo essere, del suo essere saiyan. Sentiva il proprio corpo che si muoveva, come un automa, senza fermarsi mai, mai. I muscoli si tendevano, gioiosi ad ogni sforzo, l’energia fluiva libera e allenata dalle sue mani, per finire con colpi chirurgici addosso ai nemici più lontani.
“Kakaroth!” vide Vegeta con la coda dell’occhio, visibilmente seccato, impegnato a schiacciare come formiche mille e più di quegli orrendi alieni che Freezer si era portato dietro. Sembravano sbucare da ogni dove, Goku iniziava a chiedersi se non si rigenerassero direttamente dai muri.
Senza che dicesse altro, Goku aveva già capito. Mandò al tappeto un paio di alieni che volevano intralciargli la strada facendo scontrare tra di loro le teste. In un attimo affiancò Vegeta, e mentre lui andava avanti verso la sala del trono, nella quale si percepiva l'energia di Freezer, Goku sterminava con facilità quei molesti inconvenienti. Era fin troppo facile ucciderli, ed entrambi conoscevano abbastanza le strategia di guerra da sapere che erano stati mandati verso di loro solo per infastidirli e far perdere loro tempo. Tempo di cui Freezer aveva bisogno per capire il loro gioco. Vegeta era molto soddisfatto del suo piano. Stava andando tutto a meraviglia, e quella schifosa lucertola stava facendo esattamente quello che si aspettava.
La sala del trono era vicina, e ormai Freezer doveva aver capito il loro piano, anche se non voleva abbassare la guardia. Sarà davvero questo? E’ una trappola? Vegeta se lo immaginava in preda ai dubbi, e non poté fare a meno di ghignare soddisfatto, mentre con un paio di colpi staccava la testa a un ammasso di bava e occhi con l’evidente intento di volerlo fermare.
“Un grazie no, eh?” Goku gli si affiancò in quella specie di volo per i corridoi.
“Grazie di cosa, idiota?” ringhiò Vegeta, atterrando quel mezzo secondo necessario per bucare di netto con un calcio lo stomaco di un alieno vagamente somigliante a un albero.
“Di averti aiutato con quegli alieni, antipatico!” Senza neanche prendersi la briga di abbassare la quota, con una piccola sfera ne buttò due fuori dalla finestra.
“Tsk, tu non mi hai aiutato! Io non avevo bisogno di aiuto! Mi stavo semplicemente scocciando a dar retta a quegli esseri di così basso livello” grugnì altezzoso, mentre con uno sbuffo annoiato scendeva a terra e, uno a destra e l’altro a sinistra i due saiyan tiravano un potente gancio a un alieno enorme, apparentemente fatto di pietra, che si sgretolò letteralmente sotto le loro mani. “Questo scarto era mio, terza classe!”
“Ma stava cercando di trascinare a terra me! Quindi tecnicamente era mio” fece Goku, gonfiando le guance.
“Non osare contraddirmi!” berciò Vegeta all’idiota dietro di sé, essendosi ormai ritrovati spalla a spalla, il corridoio ormai stracolmo di alieni che cercavano in tutti i modi di ucciderli. Che illusi.
“Io ti contraddico quanto mi pare e piace, perché ho ragione e tu sei il solito megalomane che vuole prendersi tutti gli alieni da uccidere” disse Goku, tirando fuori il suo miglior tono da bambino capriccioso e saputello, mentre spezzava la spina dorsale a tre esseri contemporaneamente.
Un ringhio strozzato uscì dal petto del principe, che fu veramente tentato di lasciar perdere quel ridicolo combattimento per iniziarne uno più interessante con l’insopportabile idiota che si trovava dietro di sé.
“Quando ucciderò tutti questi inutili vermi” abbaiò allora, preparando un’enorme sfera sul palmo della mano destra, “sarai il prossimo a morire, Kakaroth!” e lasciandola poi andare, spazzando via quell’inutile massa corporea che intralciava il suo cammino. Il corridoio tremò, ma rimase perfettamente intatto.
Uno strano silenzio si propagò per il corridoio per qualche minuto, i loro respiri appena più affannati erano l’unica fonte di rumore.
“Ecco, vedi cosa ti dicevo prima?” fece Goku, con tono appena lamentoso, mostrando con un gesto delle mani il corridoio circostante. “Sempre tutto tu! Mi devi un corridoio di alieni”
Il ghigno soddisfatto apparso sul volto di Vegeta cedette, trasformandosi in una smorfia, mentre una vena dispettosa si gonfiava e il pugno tornava prontamente chiuso. Goku scoppiò poi a ridere. Vegeta era il solito bisbetico.
Quella sensazione si insinuò di nuovo nel suo stomaco e, prima che potesse rovinargli la fiducia nuovamente acquistata, rischiando l’osso del collo, si sporse per un bacio a fior di labbra.
“TI SEMBRA IL MOMENTO PER CERTE COSE STUPI…” “Arrivano altri! Non distrarti Vegeta!”
Vegeta odiava Kakaroth.
 
Freezer era seduto sul trono, la coda che si muoveva lentamente a terra.
La fronte era appena corrucciata in un moto di fastidio, ma le labbra nere erano arcuate in un piccolo sorriso indisponente e derisorio.
Quindi, erano arrivati, finalmente. Li aspettava molto prima, se doveva essere sincero. Nella sua tabella di marcia erano molto, molto in ritardo, e Freezer odiava essere in ritardo.
Ma, aveva sentito da qualche parte, meglio tardi che mai.
Aveva deciso che gli avrebbe aspettati da subito. Cercarli sarebbe stata una vana perdita di tempo per gli allenamenti dei suoi uomini, e dato che il loro attacco era una certezza, Freezer aveva considerato l’attesa una mossa furba.
L’elemento sorpresa non l’aveva preoccupato più di tanto, dato che per quanto riguardava i fattori forza e numero erano in evidente vantaggio. E poi, si era detto, quanto ci avrebbe messo una mente brillante come la sua a prevedere la mossa di un paio di sciocchi e impulsivi scimmioni? Invece la sorpresa c’era stata, ma questo era il motivo minore per cui Freezer era infastidito, e quell’unica ruga solcava la fronte lattea.
Freezer era infastidito perché, effettivamente, non riusciva a capire il loro piano.
Certo, quella sottospecie di surrogato basilare di piano l’aveva afferrato più che bene, ovvio, ma… il vero piano? Quello per cui lo avevano fatto aspettare tanto? Quello per cui era in ritardo sulla definitiva e completa sconfitta di quella feccia saiyan? No, quello non riusciva a coglierlo.
Freezer, però, non era preoccupato.
Secondo per secondo, sentiva il principe avvicinarsi, e presto sarebbe arrivato. Avrebbe saputo tutto.
Prima di prendere la sua testa.
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                                                                                   
 
 
 
IL MIO ANGOLINO
 
Ebbene, non sono morta. Sono qui. Ad aggiornare. Con il nuovo capitolo. Che non mi piace.
Però fa nulla, l’importante è (come mi hanno detto in molti) aggiornare.
E CERCARE DI FARMI PERDONARE. VOI DOVETE PERDONARMI. *fa faccia da cucciolo*
Scusatemi, sul serio. So che avete il mio poster in camera, a cui tirate le freccette avvelenate quando siete stressati. Ma a mia discolpa dico che ho avuto talmente tante cose da fare in questi mesi, talmente tanti problemi che… non sono proprio riuscita. Ho dovuto anche fronteggiarmi con un blocco dello scrittore orribilerrimo. Comunque, ringrazio voi che, anche se mi odiate tanto, siete ancora qui a leggere questa schifezza. GRAZIE.
Non so che altro dire, se non che questo potrebbe essere il terz’ultimo capitolo. E che devo ringraziare mio fratello per avermi fatto decidere definitivamente la fine della storia (<3).
Io non vi chiedo di commentare, perché ho paura di ricevere scarpate in faccia. Se vi va, giuro che però non mi offendo. Anche perché non sono più molto allenata con questo fandom, e ho paura di fare macelli.
Speriamo di sentirci presto.
 
Shadow
  
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