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Autore: ClaryMorgenstern    11/03/2013    12 recensioni
Clary la ignorò e guardò meglio la statua. Non potè che concordare con Jace su quell'obbrobrio. Le ispirava un disgusto immenso, come d'altronde i demoni che voleva rappresentare. Le unghie sembravano scintillare di sangue fresco, e gli occhi erano vacui, scolpiti senza pupilla e..
Si mossero.
[Crossover The mortal instruments   /   The infernal devices]
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author's corner: Woah. Siamo arrivati davvero alla fine.Sapete che quasi non ci credo? È davvero possibile che io abbia scritto tutto questo? Che durante giorni bui, giorni felici, giorni pieni, giorni di noia, notti intere, mattine e pomeriggi io abbia scritto tutto questo? È davvero possibile che io vi abbia trovato una fine?Dio, sembra davvero impossibile. Non sono il tipo di persona a cui piace mettere la parola fine. La fine di un bel libro, di un grande film o di un meraviglioso rapporto. Le cose belle non hanno una fine. Rimangono con noi, in un modo o nell'altro. Ho letto la parola fine di Harry Potter anni fa, e ancora non riesco a non piangere quando leggo "Lo spettro di una risata ancora impresso sul volto". È proprio vero. Alcune storie rimangono con noi per sempre. E magari un giorno avrò una storia tra le scelte del sito, o forse no. Magari un giorno scriverò per professione, o forse no.
Intanto questa è la prima 'fine' che riesco a porre.
E non è altro che l'inizio.

 

A Paolo.
Perchè, forse, mi ero sbagliata.
Forse non sei così male.
E, forse,  ti voglio bene.
Forse.

Epilogo
Clockwork City

Clary ordinò un caffè.
Kaelie non le sorrise. Lei sapeva di non essergli mai stata troppo simpatica, però la cosa era comunque irritante. Sorrise però a Jace quando lui ordinò il suo solito. Il ragazzo gli sorrise di rimando, bello come il sole.
«Stai cercando di farmela pagare per qualcosa?» gli chiese Clary, divertita.
Lui sbattè gli occhioni dorati con un’innocenza che di certo non gli apparteneva. «Non ho idea di cosa tu stia parlando.»
«Ah si?» chiese, un secondo prima che Kaelie tornasse con le loro ordinazioni. Nonostante il locale fosse stracolmo di clienti in attesa, il loro tavolo era sempre il primo a essere servito.
Clary verso zucchero e latte nel caffè, quindi ne prese un sorso. Dio, come le era mancato. Era dolce e bollente come piaceva a lei. Ed era come assaggiare il paradiso. Il mondo sarebbe un posto terribile, senza caffè.
Posò la tazza ormai vuota sul tavolo, e Jace arcuò le sopracciglia. «Già finito?»
La ragazza fece un sorriso innocente. «Tranquillo, possiamo sempre coccolarci.»
Jace assunse la sua migliore faccia offesa.
Clary guardò l’orologio, sgranando gli occhi. «Jace, siamo in ritardo!»
Jace sbuffò. «Rilassati, Clary. Sono solo..» guardò l’orologio appeso alla parete, facendo una smorfia. «Ok. Siamo in ritardo.»

Le tende della sala da pranzo erano rosse.
Così come il vestito di Jessamine Lovelace e quelli di tutti gli altri commensali, sotto ordini della stessa. Persino Sophie era stata costretta a indossare una cuffietta color sangue.
A Clary in fondo piaceva. Era tutto intonato con i suoi capelli. Jace le aveva spiegato che gli Shadowhunter avevano un codice anche per i colori. Nero per la battaglia, bianco per i funerali, rosso per le cerimonie, oro per il matrimonio.
Al che Clary aveva fatto una smorfia. «Il nostro matrimonio» gli disse. «Sarà in bianco.»
Jace allora aveva sorriso nell'immaginarla. «Il nostro matrimonio» sospirò, e non aggiunse altro.
Erano seduti tutti insieme, per l'ultima volta. L'ultima volta che Jace avrebbe cercato il posto più lontano da Will e Isabelle il più vicino.
L'ultima volta che Aghata e Sophie avrebbero portato loro la cena, e che Clary e Tessa avrebbero insistito affinché si sedessero con loro, per poi sentirsi reclinare ancora l'invito.
L'ultima volta che avrebbe riso con loro, parlato con loro.
Era quello che voleva, in fondo. Riabbracciare sua madre e Luke, il loro Magnus, riavere il Simon che aveva sempre conosciuto.
Ma le faceva male.


Clary e Jace lasciarono Taki di corsa, ridendo come due idioti. Si tenevano per mano e camminavano nella fredda aria di quella domenica mattina Newyorkese. Era così bello essere a casa. I rifiuti chimici provenienti dall’East River avevano un odore diverso. Il luccichio del sole su una macchia di rifiuti industriali sul marciapiede brillava in un modo diverso. Persino i topi sembravano più carini.
Ad amor del vero, un po’ le mancava Londra. Lì era tutto magico, come se ad ogni passo potesse spuntare una fata a farti le trecce. Ma forse era il semplice fascino di una città mai vista prima. In fondo, New York l’aveva vista crescere. Non poteva avere più segreti per lei.
«Sei sicura che sarà lì?» le chiese Jace, per l’ennesima volta.
Clary alzò gli occhi al cielo. «Si, Jace. Sono sicura.»
Lui le lanciò uno sguardo scettico. «E, di grazia, perché?»
La ragazza scrollò le spalle con filosofia. Stavano passando davanti a Central Park e Clary vide dei bambini giocare allegri su delle altalene. Sorrise senza una precisa ragione. «Gli scrittori vogliono sempre sapere come va a finire.»

Clary ebbe un dejà-vu.
Aveva già attraversato un corridoio vuoto e salito un paio di scale solitarie con indosso un abito lungo che per poco non la fece inciampare.
Ed era sempre da un Herondale che si stava dirigendo.
Il contesto, però, era completamente diverso.
Stava andando da Jace, quella notte ad Alicante, per avere certezze. Per ascoltare ciò che aveva bisogno di sentire, per sapere ciò che aveva bisogno di sapere.
Da Will, stava andando per dire qualcosa.
Era rimasto in disparte tutta la sera. Silenzioso, come Will in realtà non era. Ad un certo punto, quando pensava che nessuno l'avrebbe notato, se n'era andato. Clary non c'aveva pensato due volte a seguirlo.
«Per l'Angelo, mi lascerai mai in pace?»
Clary scosse le spalle. «Forse ti è sfuggito, ma stiamo per andarcene.»
Will distolse lo sguardo, lontano. «Già» fu tutto ciò che disse.
Quando non aggiunse altro, Clary si avvicinò. Non aveva preso la giacca nella fretta di andarsene, e indossava gli stessi abiti della cena. Doveva star morendo di freddo. «Cosa c'è che non va?»
Will la guardò. «Non dovevi andartene?»
«Ho ancora un paio d'ore» disse, sedendosi accanto a lui. Odorava di metallo e di ragazzo, insieme al vago odore di fumo che ormai associava a Londra e a coloro che la abitavano.
Lui la guardò sprezzante. «Non dovresti essere da Jace?»
«Non dovresti essere da Tessa?»
Will sorrise, distogliendo lo sguardo. «Che sei venuta a fare, qui? A consigliarmi
la diritta via che era smarrita? Mi dispiace Clarissa. Non ci sarà un lieto fine in questa favola.»
Clary scosse le spalle al freddo della notte. «E' questo che non capisci, Will» gli disse. «Non guardare direttamente alla fine. Non potrai mai sapere, come finirà. Va' da lei, e sii felice.»
Anche Will la guardò, e in quello sguardo azzurro Clary vide tutta la tristezza del mondo. «Non avremo un '
per sempre felici e contenti
Clary gli sorrise. «Perché non cominci con '
C'era una volta' ?»

Qui si custodiscono l'anelito di grandi cuori
e nobili parole che torreggiano sulla marea,
la parola magica che genera meraviglie alate,
la saggezza riposta che non è mai morta.

 


Queste erano le parole incise nell’ingresso principale della Biblioteca pubblica di New York.
Clary, in un primo momento, l’aveva trovato un posto perfetto.
Entrando, Clary e Jace furono investiti da un meraviglioso profumo d’inchiostro, carta antica e magia. Parlando con sua madre, una volta le aveva detto che tutti i libri conservavano un po’ dell’anima di chi li avesse letti prima di te, per questo le biblioteche erano piene di magia. In quel posto erano conservate centinaia di anni di anime libere. Perché solo chi legge, aveva aggiunto, poteva essere libero. Libero davvero, fuori da ogni schema e costrizioni. Le Biblioteche erano il luogo dove i sogni diventavano realtà.
Ogni sezione di libri era determinata da una targhetta dorata con su inciso il nome. Si estendeva in lungo in linee parallele di scaffali di legno dove spuntavano qua e là delle scalette. C’erano anche dei tavoli di legno scuro a separarli nel corridoio. Jace e Clary si diressero nella sezione di letteratura Vittoriana.
I tavolini, provvisti di un set di matite e una lampada, erano quasi tutti occupati. C’erano degli studenti che lavoravano in gruppo a una ricerca in cui Clary riconobbe qualche viso familiare della St. Xavier. Dei lettori solitari in tavoli comuni le fecero venire in mente una cosa letta una volta in un libro: “La lettura è solitudine. Si legge da soli anche quando si è in due.”
Mentre cominciava la ricerca di un libro, vide una ragazza seduta in uno dei tavolini più lontani dall’ingresso. Indossava un abito blu notte sopra un cappotto pesante e stivali neri. Indossava anche un capello nero, cosicché Clary non riuscì a vederle il viso. Però riconobbe il libro che teneva tra le mani sottili. Era il libro che stava cercando lei.

Era tutto pronto, ormai. Era passato un giorno intero da quando erano tornati sani e salvi dal Big Ben. Avevano salutato affettuosamente Sophie e si erano scusati con lei per tutto quello che le avevano fatto passare Avevano cenato un’ultima volta tutti insieme, brindando a un amicizia che sarebbe durata attraverso i secoli e alla splendida notizia che presto ci sarebbe stato un nuovo membro all’istituto.
Avevano dato a Will le spiegazioni che voleva, e in più Clary gli aveva fatto un altro regalo.
Un disegno. Uno che aveva iniziato la prima notte che si erano incontrati nel giardino innevato dell’istituto.
Raffigurava lui e Tessa, sotto un arco di rose innevato. Stavano ballando, semplicemente guardandosi. Non c’era niente di particolare o strano. Semplicemente, si stavano guardando. Fatto a carboncino era ricco di sfumature.
Will aveva alzato lo sguardo su di lei e non aveva detto nulla. Lei gli aveva sorriso e gli aveva dato un bacio sulla guancia. «Buona fortuna, idiota.»
Erano andati anche dal console, nel pomeriggio. L’avevano aggiornato personalmente di tutto quello che era successo. Avevano anche chiesto il permesso di andare ad aggiornare Magnus Bane e per salutarlo. Inutile dire che Alec non era affatto entusiasta.
«Non potete» aveva risposto il console, con voce autoritaria. «Mi sembrava di essere stato chiaro: Nessuno oltre la Città di Ossa e l’Istituto di Londra poteva esserne a conoscenza.»
Alec aveva obbiettato. «Ma Magnus ne è già a conoscenza..»
«Abbiamo già provveduto.»
Alec era sbiancato in modo allarmante. «Come?»

Il console si alzò in piedi dalla poltrona sulla quale era seduto. «Non capisco il tuo interessamento verso un nascosto, Nephilim. Comunque, non potevano saperlo. Abbiamo provveduto a cancellargli la memoria.»
Alec allora era rimasto in silenzio. Era per questo, che Magnus non ricordava di averlo già conosciuto. Non gli aveva mai mentito. Spiegava anche l’ossessione di Magnus nei confronti del ragazzo.
Gli sembrava di averlo sempre conosciuto.
Il ragazzo aveva abbassato lo sguardo e non aveva più parlato. Solo un leggero sorriso era spuntato a colorare il suo viso.
Non c’era più nulla in sospeso. Dovevano solo tornare a casa.
Mentre aspettavano che Cameron facesse l’incantesimo, Tessa si era avvicinata a Clary e l’aveva guardata con sguardo affranto. «Non mi hai raccontato la tua storia» le fece notare.
Clary aveva alzato lo sguardo su di lei. Era vero. Non aveva mantenuto la promessa. «Lo farò» le disse.
«Ci credo» rispose Tessa.
«Un giorno potremmo ricontrarci» le disse Clary. «in fondo, tu vivrai per sempre.»
Tessa aveva sorriso. «Già. Avrò il tempo di leggere tutti i libri che voglio.»
Anche Clary aveva sorriso. «Mi piace andare in biblioteca la sera tardi, quando non c’è più nessuno.» disse. «Lo farò, appena tornata a casa.»
L’incantesimo era pronto. Jace la chiamò e lei, Simon, Alec, Isabelle e Jace si posizionarono accanto alla statua. Lo sguardo di Clary percorse le persone con cui aveva vissuto nell’ultimo mese. Charlotte, Henry, Tessa, Will, Jem, perfino Jessamine.
Si girò. Quindi guardò Jace, i Lightwood e Simon.
Non potè vederlo, quando Will fece scorrere la mano verso il basso e strinse a sé la mano di Tessa.
Clary li sentì andare via.
Toccò la statua.
E fu di nuovo oblio.


Clary sorrise dando un colpo alla spalla di Jace. Indicò la ragazza che leggeva la sua copia di “Il racconto di due città”
Jace e Clary le si avvicinarono e la ragazza si tolse il cappello, lasciando scivolare un mare di riccioli scuri. Tessa sorrise loro, posando il volume sul tavolo. «Mi avete fatto aspettare una vita» disse.
Clary scosse le spalle, sedendosi con Jace al fianco. «Le storie migliori sono quelle per cui si deve aspettare.»
Era il tre Dicembre del 2012.
A New York cadeva la neve.



Note:

Capitolo uno: Il titolo viene da una delle poesie di Edgar Allan Poe, Dream within a dream.; Facilis Descensus Averni, per i pochi che non lo ricordassero, è il verso inciso all'entrata della Città di Ossa di New York.

Capitolo due: Il titolo viene dal romanzo "Emma", di Jane Austen.; 'No place like London" è la prima canzone del film di Tim Burton "Sweeney Todd - The demon barber of fleet street." Nella quale partecipa anche Jamie Campbell Bower, che reciterà Jace nel film di City of Bones. ; La descrizione del console Wayland è di mia pura fantasia ma, dopo aver letto "Clockwork Prince" ho scoperto la coincidenza. Fortuna sfacciata!

Capitolo tre: Il titolo viene dal romanzo di F. Dostoevskij "The Brother Karamazanov"; Per quanto riguarda Agatha, me ne volete davvero perché non volevo la sua morte? Fate conto che tutto il resto è uguale, solo che Agatha è rimasta viva. ; Le opinioni di Will sui Morgenstern sono di pura fantasia. Però ci sono rimasta male che in TID nessuno abbia mai nominato un Morgenstern. Insomma, sono una delle più potenti dinastie di Nephilim, no? ;

Capitolo quattro: Il titolo viene dal romanzo di Jane Austen "Orgoglio e Pregiudizio". Personalmente, sono innamorata del Signor Darcy. : Il fatto che gli abiti che scelgono Clary e Jace siano bianchi e oro è una scelta puramente estetica. Il bianco, teoricamente, è un colore da funerale, mentre è il rosso quello da cerimonia, però preferivo il bianco per dare un'impressione angelica. E poi, se proprio vogliamo essere fiscali, in occidente il colore dei funerali è il nero, anche se alle feste è un colore molto elegante.

Capitolo cinque: Il titolo viene da una delle poesie di Alexander Pope. ; Le citazioni sul tempo vengono dal mio libro di filosofia (Tutti i libri sono utili, ricordatevelo!). ; L'origine della peste nera da una malattia demoniaca è, ovviamente, pura fantasia. ; La frase che Clary ricorda: "Clary. È un diminutivo..."è una citazione dal capitolo ventitrè di Città di Ossa. ;

Capitolo sei: Il titolo è una citazione dall'Amleto di Shakespeare. ; La frase "Siete fatti dallo stesso arrogante stampino" è del mio adorabile papà. Quando gli dico che è un antipatico, lui mi risponde "Tanto siamo fatti dallo stesso, orribile stampino!" ; La stanza dell'arte è stata creata al fine della storia, non ce n'è traccia nei libri. Ho pensato: Ce n'è una per la musica, perché non una per l'arte? ; "Ho capito che la ragione per cui Jocelyn mi lasciò fu di proteggere te." è di Valentine, dal capitolo venti di Città di vetro, così come la seguente.

Capitolo sette: Il titolo viene dal romanzo Jane Eyre, citato poi più avanti nel capitolo, di Charlotte Bronte. ; "Non c'è futuro per un Cacciatore che si trastulli con una strega." è una citazione dal capitolo venti di Clockwork Angel. ; Anna Karerina è la protagonista dell'omonimo romanzo di Tolstoj, Chaterine Earnshaw è la coprotagonista del romanzo Cime Tempestose di Emily Bronte.

Capitolo otto: Il titolo è una citazione da un sonetto di Shakespeare. ; "L'artista è un creatore di cose bellissime" è una citazione dal Ritratto di Dorian Gray, ovviamente di Oscar Wilde. ; Non essendo mai stata nel Galles (ancora), non posso dire con certezza sulla costituzione del paesaggio. Le descrizioni vengono da delle foto trovate online. ;

Capitolo nove: Il titolo viene dal romanzo Anna Karerina di Tolstoj. L'espressione 'un nuovo cuore di cioccolato fuso' è una citazione da una mia interrogazione di filosofia. Era la mia libera (anche troppo) interpretazione del sublime Kantiano. Una sensazione di dolcezza e calore che senti in tutto il corpo, la sensazione di infinito dentro la finitezza di sé stessi. ; "Meravigliosa bevanda, il tè" Cit. Madame Dorothea. ; "E tu hai davvero il coraggio di baciare quella bocca?" è una citazione dal cartone 'I Simpson' ; "A tratti davvero notevole", per chi non le avesse riconosciute, sono le stesse parole che usa Jace per descrivere la bravura di Clary. ; C'è un motivo per la quale è Magnus il consulto magico dell'istituto, e non Ragnor Fell come sarebbe stato più logico. Ovviamente, c'entra anche l'incontro con Alec, ma non era il punto fondamentale. Il punto è che Ragnor Fell, nella mia visione, avesse rifiutato ogni contatto con l'istituto perché sapeva di star facendo qualcosa di illegale, e tentava di tenersi lontano dai cacciatori. La presenza di Camille, invece, è spiegata dal fatto che non si sarebbe mai lasciata scappare l'occasione di godersi la visione di Will e Jem.

Capitolo dieci: Il titolo viene da una citazione di Len Wein. ; La puntata dei Simpson a cui si fa riferimento è la quinta della settima stagione "Lisa la vegetariana" ; Luigi de Luca è un personaggio originale, e ne detengo ogni diritto. Questo personaggio è ispirato a tre Luigi diversi che ho avuto il piacere di incontrare nella mia vita: Il primo mi ha fatto desiderare di non essere invisibile, il secondo mi ha fatto capire che io sono visibile, eccome, e il terzo mi mostrato quanto sia figo anche essere invisibili: Solo così si può andare gratis ai concerti. ;

Capitolo undici: Il titolo viene da una delle poesie di Edgar Allan poe; "Sa chi sono io, molto meglio di quanto abbia mai potuto saperlo io stesso" è una frase che uso spesso io stessa, per descrivere la mia migliore amica. ; Oiseau è 'uccello' in francese, per chi non lo sapesse. ; Quando ho scritto la storia, Ragnor Fell aveva la pelle viola e non aveva le corna. Ma, siccome prima di pubblicare il capitolo avevo letto Clockwork Prince, ho adattato la descrizione al romanzo. ; Benjamin e Lady Aimee sono due personaggi originali e ne detengo i diritti. Sono ispirati al mio professore d'inglese del primo e alla mia prof di latino del secondo. Due zuccherini, insomma. ; Il nome del drink viene, ovviamente, dal nome della Regina Elisabetta I d'Inghilterra, soprannominata la "Regina Vergine", siccome non si è mai sposata e ha governato il regno da sola. Nonostante tutto, io dubito seriamente che sia morta vergine, comunque. ; Inutile dire che la citazione "Vi farò un'offerta che non potrete rifiutare" viene dal Padrino, vero? ;

Capitolo dodici: Il titolo viene dal romanzo 'Cime tempestose', di Emily Bronte.

Capitolo tredici: Il titolo viene da una dedica fatta a me, dalla mia splendida migliore amica, a cui è dedicato il capitolo :') ; Harry Houdini è uno dei più grandi, se non il più grande, illusionisti ed escapologi della storia. Personalmente, l'ho sempre adorato. ; Il riferimento all'episodio in cui Clary tira i piatti a Jace viene dal capitolo otto di Città di Vetro. ;

Capitolo quattordici: Il titolo viene dal romanzo "Orgoglio e Pregiudizio", di Jane Austen ; Sono fissata da morire con le ali. Lo scoprirete anche più avanti! ; I De Luca sono una famiglia di mia invenzione. Potete vederli come una specie di Lightwood italiani. ; Siccome nei libri non si fa riferimento a un parabatai per Gabriel, ho fatto di testa mia (Come al solito!).

Capitolo quindici: Il titolo viene dal romanzo 'Cime tempestose' di Emily Bronte. ; Siccome le streghe sono incroci tra demoni e umani, sono sterili e non possono avere figli, come viene spiegato da Jace nel capitolo sette di Città di Ossa. ; Ho sempre adorato mettere in relazione Will e Jem allo Yin e Yang. Yin è la parte femminile 'malvagia', il bianco, e lo associo con Will, coi capelli neri e un atteggiamento solo apparentemente malvagio, ma che in realtà nasconde dolcezza. Mentre Yang è la controparte maschile 'buona', il nero, e lo associo con Jem, tutto bianco e argento, con l'atteggiamento dolce e tenero, ma con il male che lo divora dentro. ; Abbadon è il demone degli abissi, quello ucciso da Simon nel capitolo diciannove di Città di Ossa.

Capitolo sedici: Il titolo viene dal romanzo 'Mark Twain' di Charles Dickens. ; L'iratze sul braccio di Will è quello che gli ha mostrato Clary nel capitolo otto. Non fatto per vanità delle cicatrici, ovviamente, ma perché lo immagino più potente e veloce di un iratze normale. ;

Capitolo diciassette: Il titolo viene dal primo canto del Purgatorio, dalla Divina Commedia di Dante Alighieri. Penso che dovrei dirlo prima o poi alla mia prof d'italiano di tutti questi riferimenti. Chissà se me lo metterà un dieci. ('esticazzi.) ; Durante la scrittura di questo capitolo, risalente a questo Giugno, credo, non avevo ancora letto Clockwork Prince. Non avevo proprio idea che Charlotte potesse essere incinta, quando si dice la fortuna! ; Stesso discorso per il collegamento dei Parabatai di Alec e Jace, più avanti. ; "Da quanto uso termini come ubicazione" è una frase che mi sono sparata io durante un'interrogazione d'italiano, guadagnandomi un'occhiataccia da mezza classe lol ; Non so quanto possa essere accurata la descrizione della divisa da poliziotto londinese, siccome l'ho presa da un fumetto.

Capitolo diciotto; Il titolo viene da una delle poesie di Edgar Allan Poe. ; Personalmente, sono la presidentessa capo supremo del Club 'Le ragazze innamorate degli Herondale'. ; "Avresti potuto scegliere qualunque altra cosa al mondo…"vengono dal capitolo venti di Città di Vetro. ; "Non farmi cadere le palle" - "Troppo tardi" è uno scambio di battute avuto con un mio amico un paio di inverni fa. Inutile dirvi che poi è scoppiata una guerra di palle di neve.

Capitolo diciannove; Il titolo viene dal romanzo 'A Christmas Carol' di Charles Dickens.; "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale /e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino" è un passo da una delle più famose poesie di Eugenio Montale. ; Il primo bacio tra Izzy e Simon quella gran donna di Mrs Clare non si è data di mostrarcelo. Ce ne fa riferimento Izzy in CoA, all'interno della corte Seelie. ; Non so se l'ho reso bene, ma il vestito di Tessa viene descritto come quello che la ragazza indossa nella Cover originale di Clockwork Princess.

Capitolo venti: Questo capitolo, collegato al precedente, prende anch'esso il titolo da 'A Christmas Carol' di Dickens. ; "Siete per caso ubriaco fradicio" viene dal capitolo due di Clockwork Angel. ; Credo che la regina Vittoria mi stia mandando al diavolo dalla tomba. ; Tutte le citazioni in corsivo vengono dal Quinto canto dell'Inferno, dalla Divina Commedia di Dante Alighieri. ;

Capitolo ventuno: Il titolo viene da una poesie di B. Disraeli. ; Personalmente, non ho mai trovato bella la Gioconda. Non so perché tutti dicono che lo sia D: Cioè, si è un quadro bellissimo, ma lei è una cessa! ; Non so se le fate mangino o no il polline, ma in Città di Vetro una fata mangia un fiore, perciò.. ; Lacrimosa è di certo una delle mie melodie preferite. ;

Capitolo ventidue; Il titolo viene da un romanzo di Ernest Hemingway ; "Loro si sarebbero trovati sempre" è una piccola citazione rubata alla serie tv "C'era una volta". Bellissima, la consiglio a tutti. ; Tutte la storia sul nome del Big Ben è di mia invenzione, così come il nome del primo console, Benjamin Lightfire. ; è vero. Clary e Jace non si sono mai chiamati 'amore', ed è una cosa che mi piace un sacco, che non siano sdolcinati al limite del diabetico.

Capitolo ventitrè; Il titolo viene dal romanzo Anna Karerina di Levy Tolstoj ; Mortmain non appare mai all'interno della mia storia, però ha anche qui un ruolo. Minimo, certo, ma ce l'ha. ; "Nessun maggior dolore.." è una citazione dal quinto canto dell'Inferno di Dante. Ho l'impressione di averla citata un po' troppo, la commedia D: ;

Capitolo ventiquattro: Il titolo viene dal romanzo "Dr. Jeckyll e Mr. Hyde" di Stevenson. ; "Caccia ai demoni e moda! Non ho mai pensato che potessero andare d'accordo." è una citazione dal capitolo undici di Città di Ossa. ; Allora, facciamo il punto della situazione. Jace è un esperimento di Valentine, e sappiamo che quegli esperimenti gli hanno dotato un carattere più 'fragile', velocità e forza fuori dal comune persino per un cacciatore e la capacità di saltare per metri o cadere nel vuoto senza ferirsi. Io, per colpa della mia testaccia, penso sia appunto per questo. Le ali. Se ci pensate è logico. Insomma, Jace è il nostro angelo, no?

Capitolo venticinque: Il titolo, così come la prima frase, viene da una delle poesie di Salvatore Quasimodo. ; Mi è sempre piaciuta un sacco l'espressione 'La freccia di Valentine'! ;
  
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