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Autore: D_Cocca    27/03/2013    1 recensioni
E' passato un anno dall'ultima epica avventura di Sora, nella quale aveva sconfitto l'Organizzazione XIII e salvato i mondi.
Il Custode del Keyblade si gode le sue giornate tranquille sulle Isole del Destino, sempre più spensierato e sempre più innamorato di Kairi. Decide infatti di dichiarare il suo amore alla bella ragazza, ma viene interrotto dall'arrivo di una tuonante Gummiship: è Re Topolino, che ha una richiesta da fargli; l'equilibrio dei mondi è di nuovo in pericolo, e solo Sora e i suoi amici possono aiutarlo a fermare la nuova Oscurità che giorno dopo giorno divora tutto. In più, sembrano essere comparsi sulla scena dei nuovi uomini incappucciati dal fare losco.
Sora, in un viaggio fisico e psicologico, affronterà una nuova avventura insieme ai suoi amici del cuore e nuovi personaggi del tutto particolari.
Il Custode parte e fa il suo dovere, ma non è entusiasta del suo compito ed è restio ad abbandonare la sua tanto cercata casa. Il rimorso delle cose non dette e il rancore per coloro che hanno disturbato la sua sudata pace insinueranno l'Oscurità nel suo cuore? L'odio e il dolore avranno la meglio su di lui? Questa volta l'amicizia basterà?
Genere: Avventura, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kairi, Nuovo personaggio, Re Topolino, Riku, Sora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chiedo scusa per il ritardo, ecco il capitolo 6. :)


Capitolo 6
~Secondo giorno~




Sora dormiva come un ghiro nonostante fossero le nove del mattino, e faceva un sogno bellissimo; mentre stringeva a sé il cuscino nella mente teneva Kairi. Erano di nuovo sulle Isole del Destino, davanti ad un tramonto meraviglioso e romantico, il cielo color rosso acceso e le nuvole cosparse d'oro zecchino incorniciavano il grande sole arancione poggiato sull'orizzonte. Una nuvola si posò accanto ai due, e senza dire niente i giovani vi salirono sopra, per poi librarsi nell'aria; si fermarono proprio davanti al sole, e si strinsero la mano. Sora guardò Kairi, che ricambiava il suo sguardo con degli occhi luminosi e dolci. I ragazzi si avvicinarono l'uno all'altra, i loro visi erano vicinissimi, Sora protese le labbra e...
"Sveglia, dormiglione!" gridò all'improvviso la voce di Riku, e tutto scomparve all'improvviso.
"Nooo, perché?" pensò Sora.
"E' tardi, svegliati! Dobbiamo andare" insistette l'amico.
"Andare dove?" mugugnò il castano con la bocca impastata dal sonno.
"Dobbiamo scendere, fare colazione e poi riprendere gli allenamenti. Lenn ci aspetta" gli rispose l'amico.
"Voglio dormire!" esclamò Sora, ancora mezzo addormentato.
Detto questo, afferrò il cuscino che durate il sonno stava sbaciucchiando e se lo mise sopra la faccia. Forse non era troppo tardi per provare a rifare quel sogno bellissimo. Possibile che non potesse baciare Kairi neanche mentre dormiva?
Qualcuno in quel momento entrò nella stanza, con passo tranquillo.
"Perché è ancora a letto?" chiese Lenn.
"Dice che vuole dormire" rispose Riku, alzando le spalle.
"Bene" disse l'altro "Sappi, Sora, che ho mandato Riku per farti alzare con le buone maniere; ma visto che te ne infischi, ora userò quelle cattive"
Sora non rispose e sbuffò.
Non avendo alcuna risposta, Lenn decise di agire. Si avvicinò ad un lato del letto, scrocchiò le dita e lo sollevò senza troppa fatica. Subito dopo si sentì il tonfo annunciante che Sora era ruzzolato su un lato ed era caduto a terra come un sacco di patate.
Il custode del Keyblade si alzò di scatto da terra "Ma che cavolo fai?" sbottò, di colpo sveglio.
Lenn, soddisfatto e sorridente, rimise il letto a terra "Ti ho fatto alzare con le cattive" rispose.
"Svegliati bene e poi vestiti, sotto c'è una buona colazione che ti aspetta" detto questo, se ne andò. Al suo posto entrò Kairi, che subito cercò di soffocare le risate.
"Che hai da ridere?" sbuffò Sora.
Solo dopo averlo detto si guardo bene e si accorse che era in mutande. Non aveva dormito con la maglietta indosso, e i pantaloni gli si erano sfilati mentre dormiva. In pochi secondi divenne rosso come un pomodoro.
"Kairi, perché sei salita?" fece Riku, imbarazzato per l'amico.
"Avevo sentito un tonfo e allora sono salita per vedere cos'era caduto" rispose la ragazza, che era arrossita come Sora e cercava ancora di reprimere le risate.
Intanto il castano stava incespicando nel tentativo di infilarsi di nuovo i jeans il più in fretta possibile e senza cadere.
"Andiamo giù, è meglio" disse Riku mentre spingeva Kairi fuori dalla camera da letto.
La rossa continuava a ridere, e Sora lo trovò umiliante.
Dopo essersi rivestito esitò qualche secondo a scendere per le scale e guardò la camera in cui aveva dormito quella notte. La stanza somigliava più a un dormitorio che ad una vera camera da letto. Dormivano tutti insieme, e non c'era un letto ben rifatto; le lenzuola erano sparse qua e là, soprattutto quelle dei maschi, e i vestiti erano buttati sui letti ripiegabili o sui comodini. Sembrava essere passato un tifone, anche se il più disordinato di tutti era Sora, che in quanto a sporcizia contava per quattro persone; forse non era stata una bella idea mangiare quelle merendine sul letto dimenticandosi di ripulire.
Solo Lenn dormiva in una camera divisa da quella. Sora non sapeva il perché, ma di sicuro avrà avuto le sue buone ragioni. Sapeva solo che quella notte aveva sentito dei rumori provenire da là dentro e quando non aveva resistito e aveva spiato dal buco della serratura della porta aveva visto solo tante luci accecanti.
Quando ebbe finito di vestirsi, il ragazzo si precipitò al piano di sotto, dal quale proveniva un forte odore di frittelle e brioches appena sfornate.
Riku e Kairi erano seduti a tavola e mangiavano la colazione ancora calda, mentre Lenn stava in piedi poggiato contro il muro e aspettava.
Paperino uscì dalla cucina "Ecco il bell'addormentato che scende e si mischia ai comuni mortali" disse.
Sora si sedette vicino agli amici senza dire una parola e cominciò ad aggredire una frittella.
"Gowrsh, Paperino. Non dovresti augurare il buongiorno a Sora senza fare battute cattivelle?" chiese Pippo.
"Pfui, io faccio da mangiare e non mi saluta neanche"
Sora parlò con la bocca piena "Fcufa Papevino! Bfuon giofno"
Paperino sorrise "A questo punto, forse era meglio se non aprivi bocca"
Topolino entrò in quel momento in casa "Come stanno stamattina i guerrieri? Avete dormito bene ragazzi?"
"Sì, Maestà" mentì Sora.
"E lei come ha dormito?" chiese Kairi.
"Molto bene, grazie"
Lenn sembrava pensieroso, poi sghignazzò e si girò verso i ragazzi "Perché lo chiamate 'maestà'?"
I tre non risposero subito. Kairi ci pensò su, Sora fece finta di pensare con solo le brioches in mente e Riku scosse le spalle.
"Perché è un re, no?" rispose poi il ragazzo dai capelli argentati.
"Ma lui non è il vostro re. E' quello di Paperino e Pippo, che fanno parte del suo mondo. Ma voi, ragazzi?" poi si rivolse a Topolino "E tu perché ti fai chiamare 'Maestà' da loro? Forse 'Vostra Altezza' è troppo contraddittorio con la tua statura? Da quanto so li conosci da un bel po' di tempo, potresti permettergli di potersi rivolgere a te con un tono meno formale. Sono bambini, su"
Topolino sembrò scocciato, o forse arrabbiato. Sembrava che qualunque cosa dicesse Lenn lo mandasse in bestia "Loro sono ragazzi giovani e portano rispetto a chi è più anziano e ha più esperienza di loro. Ai re si porta questo tipo di rispetto, sai? Mica sono un pezzente come te! Invece di aprire quel forno che hai al posto della bocca per criticare o irritare la gente dovresti usarlo per rispettare chi è al di sopra di te"
Lenn sbuffò "Uffa, quanto sei permaloso. Non ti si può dire mai niente"
Il topo digrignò i denti, nel tentativo di riprendere la calma "Sei qui per addestrare i ragazzi, non per parlare, ragazzotto"
"Che? Secondo te sono un ragazzotto? Ma vai a farti friggere, và!"
Topolino non rispose, girò i tacchi e uscì, arrabbiato.
"Ma neanche una critica sopporta, si crede perfetto?" borbottò Lenn "Stupido topo"
Sora, Riku e Kairi, che avevano visto la scenetta, non sapevano che dire. Si fissarono per qualche istante, ma nessuno parlò. Decisero che era meglio stare zitti e non intromettersi in quella faccenda. Sora tornò volentieri alla sua colazione.


Quando ebbero tutti finito di mangiare, i ragazzi salirono in superficie insieme a Lenn.
Lì sopra, tra la sabbia rossa, c'erano due sacchi vuoti a terra. Lenn li indicò.
"Prendete il vostro sacco e riempitelo di pietre. Poi, mettetevelo in spalla e fate di nuovo il giro del pianeta. Ormai sapete che è piccolo, e non dovrete neanche correre" guardò per un attimo Sora "Dopodiché, cominceremo ad allenarci con la spada, che ne dite?"
"E Kairi?" chiese Sora.
"Lei starà con me e le farò un'altra lezione come quella di ieri"
Lenn sedette a gambe incrociate per terra, e Kairi si sedette su di un masso al suo fianco. Il ragazzo si rivolse ai due allievi e fece un cenno della mano per lasciarli andare via "Cominciate pure, abbiamo tutto il giorno davanti a noi"


Sora e Riku erano sfiniti. Avevano bruciato tutte le loro energie, avevano risparmiato solo quelle per stare in piedi e respirare. I due, sfiniti, buttarono a terra i bastoni che avevano usato come spade e si accasciarono a terra, respirando come fossero stati dei pesci fuor d'acqua.
"Credo che la lezione di oggi sia stata migliore di ieri, e vi vedo abbastanza stanchi, anzi, praticamente morti. Ormai è sera, potete andare a cenare e andare subito a riposarvi, se volete. Mi complimento per i notevoli progressi che avete fatto in un giorno"
"Mi serve dell'acqua e un letto!" esclamò Sora, rialzandosi da terra e correndo all'ascensore con la forza della disperazione.
"Anche a me, aspettami!" si aggiunse Riku.
Quando i due ragazzi furono sotto terra e Kairi rimase sola con Lenn, la ragazza chiese una cosa al maestro "Credi che avrò bisogno di usare le cose che mi hai insegnato in questi due giorni?"
"Io spero di no, ma quei due potrebbero vedersela brutta durante il viaggio, e se io non ci sarò dovrai cercare di sfruttare al massimo quello che ti ho insegnato. Confido anche nel tuo silenzio per certe cose"
Kairi annuì. Se fosse successo qualcosa ai suoi amici, lei sarebbe dovuta intervenire e cercare di tenerli in piedi, il suo ruolo era fondamentale.
La ragazza si alzò in piedi, seguita da Lenn. Il sole stava tramontando, e presto sarebbe arrivata l'ora di cena.
Mentre Kairi si accingeva a salire sulla piattaforma per scendere, Lenn rimase a guardare il sole che tramontava e le stelle che apparivano nel cielo, fermo a pochi passi da lei. La rossa gli si accostò "E' davvero bellissimo il cielo a quest'ora"
"Già" rispose il ragazzo.
Lenn aveva incominciato a tastarsi il collo per cercare qualcosa, e poi da sotto la giacca tirò fuori il ciondolo d'oro che già dal giorno prima tormentava irrequieto. Kairi cercò di vedere meglio la piastrina e poté vedere che c'era qualcosa scritto sopra. Da un lato c'erano dei numeri e qualcos'altro, ma non vide molto; dall'altro lato invece c'era inciso un disegno molto particolareggiato, forse un animale.
Lenn ritirò subito la collanina quando si accorse che Kairi la stava osservando insistentemente.
"Andiamo dentro"
Kairi esitò, imbarazzata per essersi fatta scoprire, soprattutto perché Lenn le sembrò disturbato. Non disse nulla per scusare il suo comportamento invasivo, forse perché non voleva peggiorare la situazione.
I due scesero silenziosamente sotto terra, e Lenn sembrò dispiaciuto di lasciare il cielo per rinchiudersi là sotto.


Quella notte Sora non riusciva a prendere sonno. Si era rigirato tante volte nelle coperte, aveva cercato di liberare la mente, ma il sonno non gli arrivava proprio. Che avesse mangiato troppo?
Forse.
Ma doveva comunque fare qualcosa, altrimenti sarebbe impazzito. Si alzò a sedere, e scrutò la stanza nella penombra. Kairi e Riku dormivano beati vicino al suo letto.
Decise di alzarsi. Si vestì e scese al piano di sotto, inutile rimanere a letto se non si riusciva a dormire.
Arrivò al piano terra, e fece per avvicinarsi al frigorifero, ma qualcosa attirò la sua attenzione più dell'idea del cibo.
Il monitor che segnalava se il dispositivo capta-suoni era attivo ora lampeggiava con un forte rosso e metteva in bella vista la parola 'Off'.
Chi l'aveva spento?
Decise di salire in superficie a controllare la situazione, dimenticandosi improvvisamente della pizza che era avanzata quella cena.
Uscì dalla porta e premette il pulsante a terra per far scendere la piattaforma, ci salì sopra e cominciò a salire. Quando vide il cielo notturno, rimase meravigliato. C'erano miliardi di stelle, che illuminavano con la loro flebile luce la superficie del pianetino; parevano tanti diamanti incastonati in un velluto blu scuro che circondava qualunque cosa.
Si guardò attorno e, non molto lontano, vide una figura accovacciata per terra che guardava come lui poco fa la volta celeste, il naso all'insù e perso in chissà quali pensieri.
Sora, cercando di non fare il minimo rumore, si avvicinò alle spalle dell'individuo.
Gli arrivò vicinissimo, tanto da poter riconoscere quella persona nonostante il buio.
"Ciao, Sora" salutò questo senza voltarsi.
"Ciao Lenn" ricambiò il ragazzo "Come facevi a sapere che ero io?"
"Sono due giorni che ti vedo e ti sento correre, ormai so il rumore dei tuoi passi. E' una cosa che mi ha insegnato un mio amico un po' di tempo fa" gli rispose.
"Cosa ci fai qui fuori?" gli chiese ancora Sora, curioso.
"Guardo le stelle" rispose semplicemente.
Il custode del Keyblade si sedette accanto a lui.
"Perché le guardi?"
"Perché fanno parte della notte, e io la adoro"
Sora era un pò perplesso, e fece una strana smorfia "E perché ti piace così tanto? Io preferisco di gran lunga il giorno"
Lenn sorrise "Ci credo, anche ad un mio amico piace di più il giorno, il sole splendente. Ma vedi, la notte è il momento che mi piace di più perché è tranquilla, tutti dormono, c'è pace; tutti i rumori e gli schiamazzi del giorno spariscono, le futilità, le maschere che la gente usa con le altre persone. Durante la notte il mondo torna come era tanto tempo fa, tranquillo, e la gente si rifugia nei sogni, nei quali è se stessa e basta, tutte le messe in scena e le bugie non valgono più. Io sono abituato a questo silenzio da sempre, e lo amo come se fosse una parte di me, agisco con più sicurezza nel buio, dove so che nessuno può vedermi. Perché, sai, nonostante io viva da anni con persone che amo e sono tranquillo, sarò sempre un'anima sola e solitaria, per quanti sforzi gli altri possano fare io non mi troverò mai a mio agio tra l'agitazione e il chiasso della gente in pieno giorno... Non appartengo al sole"
Sora squadrò il ragazzo dai capelli corvini, e gli sembrò di colpo tutta un'altra persona; la luna sembrava rivelarlo per quello che era veramente, ma era tutto troppo complesso perché potesse capirlo. Guardava nei suoi occhi e vi scorgeva una strana luce, qualcosa che gli fece paura, perché più grande di lui. A volte anche Riku aveva una luce simile negli occhi, quando era triste.
"Ma che sei, un vampiro?" domandò preoccupato.
Lenn si mise a ridere.
"Guarda che sto parlando sul serio, mi fai paura!" disse Sora, anche se sorrideva.
"Non sono un vampiro, stai tranquillo" rispose poi il ragazzo "Io ti ho solo spiegato perché mi piace la notte. Ora spiegami perché tu preferisci il giorno"
Il castano alzò le spalle, e rifletté per un po'; non si sarebbe immaginato che avrebbe dovuto intrattenere una conversazione del genere "A me piace il giorno perché... C'è tanta luce, si può andare in giro per la città con gli amici e si va in spiaggia, è un momento di allegria e in cui si può fare di più, si sta uniti, e poi è bellissimo stare sotto un bel sole caldo e un cielo azzurro in piena estate, a mangiare il gelato magari e a divertirsi. Hai mai provato una sensazione così bella?"
"Poche volte, devo ammetterlo" disse Lenn.
"Cavolo, ma te la godi almeno un po' la vita? Ti comporti come un adulto, mica a quest'età ti devi fare tante preoccupazioni! Va bene che questa è una faccenda importante e tutto il resto, ma sei troppo serio. Dovresti sorridere un po' di più anche di giorno, non solo con la tua amica notte"
"Non sono più tanto giovane come un po' d'anni anno fa, Sora, e alla tua età non le ho mai fatte le cose che dici tu" rispose.
"Parli proprio come un adulto, ma mica abbiamo tanti anni di differenza noi due, eh"
Lenn ridacchiò "Perché, secondo te quanti anni ho? Spara, dai"
Sora lo osservò bene "Per me non hai più di diciannove anni. Sembri uno di quegli studenti della mia scuola dell'ultimo anno, di sicuro non più grande, su"
"Ceeeeerto, e la Regina Minnie è in realtà il re topo travestito" sghignazzò di rimando Lenn.
Sora si sentì irritato. Quel tipo si stava prendendo gioco di lui!
"E sentiamo, quanti anni avrà il signor vecchietto?"
"Trentadue suonati, e mi stai facendo sentire più vecchio di quanto mi sia mai sentito prima d'ora"
Il Custode del Keyblade gli si avvicinò "Ho capito! Allora la tua non era gradasseria, sei vecchio davvero! Ho anche capito perché hai fatto il lungo discorso sulla notte stile vampiro"
"E secondo te l'avrei fatto perché...?"
"Perché hai di sicuro più esperienza di me, e ora che so la tua età mi sembri anche più credibile come guerriero pronto a dispensare lezioni. Probabilmente, riflettendo su quello che mi hai detto e ciò che potresti dirmi, potrei dire che sei molto saggio"
Lenn non si aspettava una risposta del genere, e parve turbato. Cercò comunque di nascondere il suo disagio sotto un sorriso "Non dire saggio, non lo sono e mi fai sentire un bacucco. Non so se ci guadagno poi tanto a parlare con te"
"Dai, a me piace la piega che sta prendendo questa conversazione"
"A me poco"
I due si zittirono, e mentre Sora pensava Lenn tornò a guardare le stelle.
Il Custode sorrise "Lo sai che ogni stella è un mondo diverso?"
"Certo, altrimenti come sarei arrivato qui?" rispose Lenn. Poi sospirò "Chissà qual'è la mia"
"Hai qualcuno che ti aspetta nel tuo mondo? Non avevi detto d'essere solo?" domandò Sora.
"Io ho detto che la mia anima è sola, non io. Sono due cose diverse... Ma alla fine, siamo tutti soli"
"Io ho i miei genitori a casa. Anche i tuoi ti stanno aspettando?"
"No" rispose Lenn "Però ho il resto della mia famiglia, mia sorella, mia moglie, i miei amici..."
"Adesso vuoi farmi credere che sei anche sposato?" disse Sora, che non ci credeva molto.
"Ma cosa vi ha detto il sorcetto su di me?" domandò il ragazzo dai capelli corvini.
"Assolutamente niente" rispose Sora, ed era sincero. Re Topolino non aveva detto niente di niente su di Lenn, e nemmeno gli altri. Solo che doveva essere il loro allenatore e che li avrebbe affiancati durante il viaggio.
"Uhmm, capisco" fece di rimando.
Passarono vari minuti di silenzio, e accennando a Topolino a Sora era balzata una domanda, che ora doveva per forza fare, altrimenti non si sarebbe tolto la curiosità.
"Senti" esordì "come mai hai tirato oggi in ballo quella storia sui re con Re Topolino?"
"Perché si crede chissà chi e quando sta con me fa sempre il tipo con la puzza sotto il naso, e mi irrita non poco. Non mi va che chiamiate maestà un tizio che non è neanche il vostro re e che è così smorfioso e superiore con gli altri"
"Ma con noi non fa così, e non mi sembra un tiranno come fai sembrare che possa essere"
"Topolino non è affatto un tiranno, ma vuole che si faccia sempre quello che dice lui, perché lo ritiene giusto. A volte magari ci azzecca, ma a volte è così ostinato che continua a insistere anche se si accorge di avere torto marcio. Quando vi è venuto a prendere, ad esempio, conoscendolo posso immaginare come ha agito: è arrivato all'improvviso e vi ha ordinato cosa fare, magari di venire con lui di corsa, poi vi avrebbe spiegato perché. Ha fatto di sicuro così perché sapeva e sa che per l'appunto non è il vostro re e non può obbligarvi a fare nulla. Ha fatto il frettoloso per non lasciarvi il tempo di poterlo pensare, eh eh"
Sora non era molto convinto, ma non poteva neanche dire che Lenn non diceva il vero. Pensò che se avesse protestato di più forse Topolino non li avrebbe portati via dall'isola, e in quel momento probabilmente Sora sarebbe potuto stare con Kairi da solo e le avrebbe confessato i suoi sentimenti, e invece era lì, a faticare, sbalzato in un'avventura contro tizzi che neanche aveva mai visto e di nuovo timidissimo; il coraggio che lo aveva preso sull'isola era andato a farsi benedire.
"Adesso andiamo, dai. Quella di domani sarà una giornata dura" disse all'improvviso Lenn.
"Ma io non ho sonno" protestò Sora, tradendosi con uno sbadiglio.
"Come no! Andiamo, sembra che ti potresti addormentare da un momento all'altro"
Sora non protestò oltre, perché sapeva che Lenn aveva ragione, come gli aveva dimostrato più volte quella sera.
Mentre i due scendevano e rientravano in casa, Sora non poté non pensare che aveva incontrato davvero un tipo strano.
I ragazzi si voltarono un'ultima volta verso il cielo, mentre scendevano sotto terra; Lenn per dire arrivederci alle stelle che sparivano, Sora per dare il buon giorno ai raggi del sole che stava nascendo.
   
 
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