Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Tinkerbell92    04/04/2013    6 recensioni
(DA REVISIONARE)
Seguito della fanfiction "Il Pegno della Luna".
Leila Swift, figlia di Artemide, in seguito alla sconfitta di Crono, decide di compiere un viaggio per ritrovare l'amato Luke, il quale, nel frattempo, si è già reincarnato ed ha cominciato una nuova vita, senza aver memoria degli eventi precedenti.
Quasi in contemporanea, Nico Di Angelo, in seguito ad un sogno premonitore, decide di partire per l'Ade, per salvare l'anima di sua sorella Bianca, tenuta prigioniera da una dea molto pericolosa.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Nel segno della Luna'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Nico -

La situazione sembrava più incasinata del previsto. Non sapevo se trovare divertente o meno il fatto che Luke Castellan si fosse trasformato in un educato principino, ma mi astenni dal fare commenti, soprattutto dopo aver visto lo stato confusionale in cui si trovava Leila.
Per di più, non mi diedero nemmeno il tempo di organizzare le idee, perché mi spedirono immediatamente in camera per farmi curare.
- Mi sta venendo un gran mal di testa…- borbottai seduto sul letto, massaggiandomi la tempia.
Helen, che si stava occupando della mia spalla, mi fissò con aria apprensiva: - Hai preso una botta anche in testa?
Mi lasciai sfuggire un sorriso: - Ah no, dicevo per colpa di questa situazione…
- Ah- Helen si lasciò sfuggire una risatina – In effetti è un tantino complicata…
- Dire complicata è un eufemismo…
Lei sorrise, disinfettandomi il taglio con mani delicate.
Restammo in silenzio per un po’, fino a quando non mi venne in mente la domanda che mi assillava da un po’: - Senti… ma il ciondolo che vi ha dato la figlia di Ecate… Maggie lo tiene sempre con sé?
Helen alzò gli occhi nocciola su di me, con aria quasi stupita: - No… lo tiene in camera, nel cassetto della biancheria intima… sa che nessuno si azzarderebbe mai a frugare lì in mezzo.
- Ah.
Arrossii un po’ all’idea di dover mettere le mani sull’intimo di una ragazza, ma d’altronde non c’erano altri modi. Avevo tardato abbastanza.
Mi voltai distrattamente verso Helen, che arrossì non appena incontrai il suo sguardo.
- Maggie pensa che sia rischioso tenere il ciondolo addosso- mormorò, probabilmente per evitare un momento di silenzio imbarazzante – Insomma, rischierebbe di perderlo… tra combattimenti e trasformazioni…
- Capisco.
- Insomma, sarebbe poco piacevole ritrovarsi bloccati qui, no?
Mi voltai a guardare fuori dalla finestra: - Suppongo di sì… ouch!
Sussultai non appena il disinfettante entrò a contatto con la ferita.
Helen spalancò gli occhi, allarmandosi subito: - Oh cielo, scusa!
-Oh, non importa- borbottai a denti stretti – E’ che brucia un po’…
- Lo so- mormorò lei, quasi tristemente – Ma ti farà guarire più in fretta… però posso cambiarlo…
- No, no, continua pure, non dà poi così fastidio- mentii.
Non riuscivo ad essere scontroso con lei. Era così dolce, premurosa, gentile… per certi versi mi ricordava un po’ Bianca, ma di sicuro non era per quello che mi attraeva. Lei… sembrava quasi una via di fuga per uscire dalle tenebre che mi avvolgevano continuamente, un puntino di luce in mezzo all’oscurità. Era questo che la differenziava da Bianca: sia io che mia sorella, in un certo senso, portavamo dentro di noi un po’ del buio dell’Oltretomba. Helen aveva un carattere quasi opposto al nostro, aveva un modo di fare che sembrava quasi illuminasse quello che stava attorno a lei.
E poi, con Bianca mica arrossivo!
La guardai alzarsi, per prendere delle bende pulite, e distolsi immediatamente lo sguardo non appena i suoi occhi incontrarono i miei. La cosa stava iniziando a diventare imbarazzante.
Quand’ebbe finito di fasciarmi la spalla, Helen mi sorrise e mormorò semplicemente: - Dovresti essere a posto.
- Ehm… grazie…- balbettai.
Lei arrossì, per poi gettare un’occhiata fuori dalla finestra.
- Posso… ehm… andare?- domandai incerto, indicando con un cenno la porta.
Helen parve scuotersi dai propri pensieri e annuì: - Oh, sì vai pure…
Non so perché, ma mi sembrò vagamente delusa.
Mi incamminai con nonchalance fuori dalla stanza, riflettendo sul modo più rapido per entrare nella stanza di Maggie e Leila.
Non potevo viaggiare attraverso l’ombra, perché rischiavo di incappare in qualche brutto incontro, quindi avrei dovuto usare il modo più naturale e civile per fare irruzione: il pass.
Maggie si trovava ancora all’Hotel Paris insieme a Leila, per quanto ne sapevo, quindi dubitavo che sarebbe sbucata fuori all’improvviso, cogliendomi con le mani nel sacco. Ma come avrei convinto il portinaio a dare a me il pass per entrare?
Mi avvicinai con aria incerta al bancone della reception, dove il gigantesco portiere stava riordinando alcune scartoffie. La sua pelle leggermente abbronzata riluceva in maniera ambigua sotto la luce dei lampadari.
Non appena alzò lo sguardo su di me, un paio di inquietanti occhi color ambra mi fecero desistere dal tentativo e tornare sui miei passi.
Mi sedetti su una delle poltroncine all’ingresso, con la testa tra le mani, imprecando silenziosamente e scervellandomi per trovare un modo convincente per ottenere quel dannato pass.
Improvvisamente, mi venne un’idea.
Sgattaiolai in uno dei giardini del Caesars Hotel, fortunatamente quasi deserto.
Gli irrigatori erano in funzione, così scelsi quello riparato dietro un grosso cespuglio e deviai leggermente il getto, facendolo colpire dalla luce del sole. Subito, un flebile arcobaleno illuminò debolmente l’erba sotto di me.
Mi frugai nelle tasche, alla ricerca di una dracma e, non appena la trovai, la gettai all’interno del piccolo arcobaleno: - Oh Dea, accetta la mia offerta!
La moneta sparì e subito mi figurai nella mente una delle persona che potevano essermi utili: - Casa di Ermes, Campo Mezzosangue, Long Island.
Attesi per qualche secondo, poi, le pareti della Cabina Undici comparvero innanzi alla mia visuale.
Un ragazzo poco più grande di Percy, slanciato e magro, sedeva su uno degli innumerevoli letti della casa, rigirandosi tra le dita quello che sembrava un fischietto.
I capelli del ragazzo erano castani e ricci e gli ricadevano davanti agli occhi blu.
Dopo un attimo di incertezza, mi schiarii leggermente la voce: - Ehm… disturbo?
Connor Stoll alzò lo sguardo allarmato, per poi assumere un’aria sorpresa non appena mi vide: - Oh, Nico Di Angelo! Qual lugubre vento ti porta qui? La missione procede bene?
Sorrideva, cercando di sembrare allegro, ma non mi sembrava affatto brioso come una volta.
Esitai un secondo, poi decisi di parlare: - Ecco… a proposito della missione, mi servirebbe una piccola dritta da parte di una persona come te…
Connor socchiuse gli occhi con fare incuriosito: - Di che si tratta?
Presi un profondo respiro, arrossendo non poco per quello che stavo per dire, e risposi tutto d’un fiato: - Ho bisogno di sapere come ottenere un pass per entrare in una camera che non è la mia!
Connor aggrottò la fronte, poi sorrise: - Chiederlo e basta toglie il gusto, vero?
Mi morsi un labbro: - No, non è quello! Il fatto è che… non credo lo daranno a me perché sono…- esitai, leggermente infastidito – un ragazzino.
Connor rise e si scompigliò i capelli: - Va bene, quindi ti serve il mio aiuto. Com’è il portiere?
- Molto grosso- ammisi con un brivido – E inquietante…
Lui annuì interessato, poi ci pensò un po’ su e rispose: - Io suggerirei di fingere di inciampare e farti male. Lui verrà di sicuro ad aiutarti e ti chiederà se vuoi del ghiaccio. Digli di sì e, mentre lui va a prenderlo, tu prendi il pass e te lo metti in tasca. Dopodiché, ti comporti da bravo bimbo fino a quando lui non si sarà assicurato che va tutto bene.
- E come faccio a restituire il pass, una volta che avrò rubat… ehm… fatto quello che dovevo?
Connor alzò le spalle con noncuranza: - Lo butti a terra poco distante dal bancone, mentre il portiere è distratto, e fingi di trovarlo e lo restituisci. Così farai anche la figura del bravo bambino.
Mi morsi la lingua a questa affermazione ma preferii non replicare: - Va bene, ho capito.
A dire il vero, non ero affatto sicuro che l’impresa sarebbe andata a buon fine, perché bisognava tenere conto di un sacco di fattori possibili, ma se c’era la pur flebile speranza di aiutare Bianca avrei tentato il tutto e per tutto.
- Grazie, Connor.
Lui mi strizzò l’occhio  e fece roteare il fischietto in aria, riprendendolo al volo: - Figurati, è sempre un piacere aiutare un piccolo ladruncolo in erba. Ora devo andare, Lou mi aspetta per fare uno scherzo alle ragazze di Afrodite…
- Io non sono un ladruncolo in erba!- protestai – E comunque, chi è Lou?
- Lou Ellen!- rispose con un sorriso Connor – Della casa di Ecate! Mi ha dato questo fischietto, con il quale faremo spuntare baffi e pustole alle figlie di Afrodite! Sarà divertente!
- E Travis?- domandai confuso.
Connor diede un’alzata di spalle: - Ah, ormai passa la maggior parte del suo tempo a limonare con quella chiacchierona di Bella. E’ la prima relazione seria che ha e si comporta da fissato! Comunque, Lou non è male, come compagna di scherzi…
- Ah.
Stavo per chiudere la conversazione, quando mi venne in mente una cosa: - Ah, Connor, un’ultima cosa! Per caso, conosci una certa Moira Luck?
Connor aggrottò la fronte, poi scosse la testa: - Mai sentita. Dovrei conoscerla?
- Ehm… credo che sia figlia di Ermes, quindi pensavo…
Il ragazzo scoppiò a ridere: - Non posso mica conoscere tutti i miei fratellastri mezzosangue, no? Hai idea di quante donne abbia rimorchiato mio padre?
- Oh- mormorai – Giusto…
Connor ridacchiò sotto i baffi e mi salutò con un cenno: - Beh, io vado allora. Fammi sapere com’è andata!
- Ehm… d’accordo.
L’immagine tremò e la comunicazione si interruppe.
Trassi un profondo respiro e mi morsi le labbra: - Bene, Nico… diamoci da fare…
Stavo per alzarmi, quando una pesante mano callosa si serrò intorno al colletto della mia maglietta, sollevandomi di peso: - Bene bene, che cosa abbiamo qui?
Sussultai, pensando per un momento di essere stato catturato da un amico dei mostri di prima, quando, con sollievo mi resi conto che si trattava semplicemente del giardiniere dell’hotel.
Il sollievo, però, si tramutò in terrore non appena mi resi conto che poteva aver visto tutto.
La sua voce tuonò, perforandomi quasi un timpano: - Ragazzino! Mi spieghi che cosa stai facendo davanti all’idrante?
Arrossii, cercando debolmente di divincolarmi: - Ehm… io… veramente… stavo solo…
Il suo pugno si aprì e mi lasciò cadere in ginocchio sul prato umido: - Non dovresti giocare con le attrezzature dell’hotel! La prossima volta che ti ripesco a bazzicare vicino agli idranti ti darò una lezione che non dimenticherai facilmente!
- Ehm, okay…
Mi rialzai e scappai via il più in fretta possibile, rientrando nella sala d’ingresso.
Era evidente che in quanto a furtività facevo davvero pena. Ma dovevo almeno tentare.
Mi avviai lentamente nei pressi della reception, pronto a rendermi ridicolo davanti a tutti, quando vidi Helen che posava sul bancone una carta magnetica rossa e oro.
Che fosse proprio il pass che mi serviva?
Con nonchalance passai davanti al bancone, gettando un occhio alla carta, e quasi mi venne un colpo.
Stanza Trentatré!
Gettai un’occhiata in più giusto per esserne sicuro: non c’erano dubbi, era proprio il pass per la stanza di Leila e Maggie!
Com’era possibile che avessi avuto tanta fortuna?
Non solo per il pass: avevo trovato subito Connor alla casa di Ermes, perlopiù solo; il giardiniere non aveva visto nulla e mi aveva lasciato andare con facilità… e, cosa più sorprendente, il portiere si stava allontanando dal bancone!
Di solito mi capitavano tutte le disgrazie del mondo, come mai, all’improvviso, mi andavano tutte dritte?
Il pensiero di Bianca mi scosse dal mio stupore e, quando il portiere mi passò accanto, gettandomi un’occhiata di ammonimento, aspettai che voltasse l’angolo per scivolare verso il bancone, afferrare silenziosamente il pass e correre verso l’ascensore.
Ma una voce maschile alle mie spalle mi fece sobbalzare: - Ehi, ragazzino! Cosa credi di fare?
Non mi voltai nemmeno, ero troppo agitato per poter pensare.
Non mi avrebbero fermato proprio quando ero a metà del lavoro, niente affatto!
Mi resi appena conto di stare per fare una cavolata assurda e mi fiondai verso i piani superiori viaggiando attraverso l’ombra.
Fu un viaggio diverso da quelli che avevo compiuto di solito: centinaia di occhi sembravano osservarmi da ogni direzione, misteriose presenze si nascondevano nel buio, in attesa di balzare sulla preda, che, in quel caso, ero io. Delle lunghe dita affusolate mi sfiorarono la pelle, facendomi rabbrividire, e, proprio mentre la loro presa iniziava a farsi più presente su di me, mi ritrovai catapultato sul tappeto rosso del corridoio del Caesars, davanti alla camera Trentatré.
Atterrai pesantemente di schiena, mentre un rantolo usciva dalle mie labbra per via del colpo.
Aspettai che la testa finisse di girare e mi rialzai faticosamente, flettendo leggermente la spalla ferita.
La porta dorata della camera era proprio di fronte a me.
Strinsi il pass tra le dita tremanti e lo feci scorrere lungo l’apposito apparecchio. Ci fu un lieve ronzio, poi, la porta di aprì.
Avanzai lentamente, ancora ansimante per il tremendo viaggio che avevo appena affrontato, e mi guardai attorno.
- Bene- mormorai – Ora devo solo trovare il cassetto della biancheria di Maggie.
Arrossii fino alle orecchie al solo pensiero, ma cercai di farmi forza: - Ricorda che è per Bianca, ricorda che è per Bianca…
C’era un grande armadio bianco poco distante dal letto matrimoniale e, accanto ad esso, un grande comodino candido con quattro cassetti.
Mi avvicinai con un sospiro e aprii il primo cassetto: slip, reggiseni, costumi da bagno… sì, era decisamente un cassetto della biancheria, ma non quello di Maggie. Lo capii dal fatto che avevo già visto Leila con uno di quei costumi addosso, dalla presenza di indumenti intimi per bambine e dalla foto spiegazzata che raffigurava Leila e Luke al Luna Park, sistemata tra le coppe di un reggiseno più piccolo degli altri e parecchio più vecchio.
Con le guance in fiamme, richiusi immediatamente il cassetto, aprendo quello sotto.
Okay, era quello giusto: l’intimo era prevalentemente di colore nero e molto più sportivo di quello di Leila. I reggiseni erano quasi tutti a fascia ed elastici, i costumi da bagno ricordavano quelli delle atlete olimpiche. Senza contare la presenza di bracciali e cinture con le borchie.
Respirai profondamente: - Okay, Nico, ci siamo…
Con la mano che tremava, iniziai a spostare canottiere, slip, top e costumi, cercando di non mettere troppo in disordine.
Furono i due minuti più imbarazzanti di tutta la mia vita.
Finalmente, riuscii a trovare il medaglione di Ecate, sotto una pila di canottiere.
Lo presi e richiusi velocemente il cassetto, con le orecchie rosse per la vergogna.
Non riuscivo a crederci: con quell’oggetto avrei potuto raggiungere Bianca in un attimo!
Me lo misi al collo ed iniziai a pensare a come farlo partire: ricordavo che Maggie aveva rivolto una preghiera ad Ecate, per poi domandare la destinazione. Il tutto, ovviamente, in greco.
- Bene- mormorai, rigirandomi il ciondolo dalla pietra viola tra le dita – Il greco non è un problema. Ma dove mi conviene andare?
Di certo, non sarebbe stato sicuro teletrasportarmi direttamente negli Inferi. Lilith o chi per lei avrebbe potuto catturarmi all’istante! Dove avrei dovuto comparire?
Stavo ancora pensando, quando un fruscio alle mie spalle mi fece sobbalzare, mentre una vocina femminile mormorava debolmente: - Allora sei tu…
Mi voltai, con aria colpevole, Helen mi guardava con un’espressione sorpresa e quasi ferita: - Sei tu quello che ha un secondo fine…
- No, io…- cercai di protestare, ma le parole mi si bloccarono in gola.
Helen guardò il ciondolo nella mia mano, poi di nuovo me: - Perché?
Sospirai, abbassando lo sguardo: - Perché… voglio salvare mia sorella…
I suoi occhi si spalancarono per lo stupore.
- Si tratta di Bianca- continuai – E’ tenuta prigioniera da una dea psicopatica! Nostro padre non c’è e credo sia Lilith a governare l’Oltretomba adesso. E credo… che voglia fare del male a Bianca…
Helen mi si avvicinò lentamente: - Come sai queste cose?
Esitai un attimo: - Io… le ho viste in sogno…
Lei abbassò lo sguardo, fermandosi di fronte a me. Forse stava pensando che non ero lo sporco traditore che credeva, e la cosa mi fece stare un po’ meglio.
- Helen- mormorai con tono convincente – Se Maggie fosse in pericolo, non faresti tutto ciò che è in tuo potere per salvarla? Ti giuro che non ho cattive intenzioni, tornerò in poco tempo, voglio solo aiutare Bianca. Glielo devo, si è presa cura di me per tutti questi anni!
Helen si mordicchiò le labbra carnose, poi alzò lo sguardo e mi sorrise: - Sì, io per Maggie farei lo stesso- posò la mano sulla mia – Tuttavia non ti lascerò andare. Non da solo. – aggiunse, vedendo che stavo per protestare.
Io spalancai gli occhi: - Vuoi venire con me?
Lei annuì, arrossendo un po’.
- Ma è pericoloso!- protestai – E poi non credo che sia una buona…
- Mi hai ingannata, facendoti rivelare il nascondiglio del medaglione- rispose lei, prontamente – Non pensi di dovermelo, Nico?
Aprii la bocca per rispondere, ma la richiusi subito. In fondo, aveva ragione.
Helen mi porse la mano e, dopo un secondo di esitazione, capii che voleva che le consegnassi il medaglione. Forse era meglio così, di sicuro lei era più esperta.
Prese le mie mani nelle sue e, dopo avermi sorriso, mormorò semplicemente: - Maggie mi ammazzerà.
Annuii, pienamente consapevole dei guaio in cui ci stavo cacciando, e chiusi gli occhi, sospirando.
Helen iniziò a recitare: - Mi̱téra to̱n fasmáto̱n , eisákouse ti̱n prosef̱chí̱ mou! Los Ántzeles.
La fastidiosa sensazione di risucchio mi travolse, facendomi provare nausea, mentre uno strano calore iniziava ad impadronirsi di me.
Era diverso dall’ultima volta, non sapevo perché, ma quel trasporto fu molto più difficoltoso e pesante.
Così pesante che, non appena il mondo finì di vorticare, caddi svenuto a terra.
 
***
Angolo dell’Autrice: Scusate scusate scusate per il ritardo! Ormai mi sarò fatta la reputazione di Ritardataria Suprema di Efp!
Spero che il capitolo non sia noioso, l’ho scritto in un pomeriggio e ho cercato di renderlo il più carino possibile. Nico è arrivato a Los Angeles con Helen, ma di sicuro il viaggio verso l’Oltretomba non sarà facile.
Cercherò di essere veloce con il prossimo capitolo, intanto, per farmi perdonare, inserisco alcune immagini delle protagoniste femminili, create da me con Lunaii Dollmaker.
Grazie per aver letto, alla prossima! :)
Tinkerbell92

Ecco le ragazze! :)

Image and video hosting by TinyPic
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Tinkerbell92