Film > The Phantom of the Opera
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Autore: StarFighter    07/04/2013    3 recensioni
In un momento così solenne non riusciva a far altro se non pensare a quell’uomo,a lui, a colui che l’aveva scottata con la fiamma della sua violenta passione, l’ombra che l’aveva amata fino a morire: Erik.
Cosa è accaduto dopo che Christine è scappata dall'opera con Raoul? Che fine ha fatto Erik? E Christine sarà proprio convinta della scelta che ha fatto? -Ecco quello che ha partorito la mia mente in risposta a queste domande!- Buona lettura ;)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christine Daaé, Erik/The Phantom, Madame Giry, Raoul De Chagny, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 4: Silent as a grave …
La carrozza con il blasone della famiglia De Chagny viaggiava spedita per le strade parigine, affollate di persone indaffarate. Christine,cullata dall’andamento della vettura, pensava alle ultime parole che madame le aveva detto: “Mi raccomando presta attenzione lungo la strada. Il cammino che hai scelto non è certo facile da percorrere, ma è ricco di insidie e turbamenti.”- Sapeva che la sua vecchia tutrice non si riferiva alla strada per Villemomble, ma che, sepolto sotto quella semplice raccomandazione, si nascondeva un avvertimento in piena regola. Madame la stava mettendo in guardia su Erik, su quello che avrebbe potuto fare nel momento in cui se la fosse ritrovata davanti e sui rischi che correva se la famiglia di Raoul avesse scoperto questa sua visita. Christine aveva imparato tempo addietro come interpretare le frasi sibilline della vecchia insegnante del balletto.
Scostò le tendine dal finestrino e sobbalzò quando si rese conto che la carrozza stava passando su place de l’operà: guardò quell’imponente edificio,sulla cui cima, brillava al sole primaverile la statua d’oro di Apollo con la lira. I ricordi cominciarono a riaffiorare prepotentemente, nonostante li avesse chiusi in un cassetto della sua mente. Lacrime salate le scivolarono come perle lungo le guance; chiuse di scatto la tendina e si abbandonò ad un pianto liberatorio,contro il sedile della carrozza. Come poteva vivere con un tale peso sul cuore, come poteva andare avanti a nascondere un tale segreto … doveva assolutamente parlarne con qualcuno, ma con chi? Si rese improvvisamente conto di essere sola. Nessuno poteva recare conforto al suo cuore …né Raoul,né madame Giry,né Meg,né tantomeno Madame De Chagny …
 L’unica persona che poteva guarirla da quel male che la distruggeva dentro, era lui, Erik. Ma era anche l’unica persona che in quel momento, da quanto le aveva detto madame Giry, non voleva vederla … non c’era via di scampo da quell’impasse!
L’unica cosa che forse poteva calmarle i nervi in quel momento era una visita alla tomba dell’adorato padre. Aprì il piccolo oblò che stava alle spalle del cocchiere : “Maurice facciamo una deviazione, mi porti al cimitero monumentale di Perè-Lachaise!”
-“Madamoiselle ho il preciso ordine di riportarla alla residenza senza nessuna sosta o deviazione; ordini della contessa!” rispose perentorio il cocchiere attempato,girandosi per intimidire la giovane con lo sguardo.
-“Maurice, la prego, ne ho bisogno … infondo vado solo a far visita alle spoglie di mio padre. Parlerò personalmente con la contessa e le dirò che voi siete stato ligio al dovere e che mi avete impedito di andare, ma che io ho insistito! Non si preoccupi non farò nulla per compromettere il suo lavoro …” e accompagnò queste parole con un sorriso che avrebbe fatto sciogliere il più gelido dei cuori. Il cocchiere la guardò e sorrise, infondo Christine gli era simpatica : “A madame potremmo sempre dire d’aver trovato un ingorgo di carrozze!”e le fece l’occhiolino.
Christine sorrise di rimando : “Grazie mille!” richiuse l’oblò e si riaccomodò sul sedile.
La carrozza procedette a rilento per almeno un altro quarto d’ora, poi accelerò l’andatura e Christine seppe di essere quasi arrivata. Infatti la vettura correva libera, senza ostacoli, lungo il viale d’accesso dell’immenso cimitero.
Dopo poco Maurice arrestò la corsa dei cavalli, che nitrirono contrariati, e venne ad aprire la porta.
-“Maurice tornerò fra breve, non si preoccupi.”
-“ Faccia con calma madamoiselle, io sarò qui ad aspettarla, intanto farò riposare i cavalli.”

Christine voltò le spalle al cocchiere e si avviò all’interno; c’era un ricordo legato a quel luogo che la disturbava: l’ultima volta che era stata lì due degli uomini più importanti della sua vita s’erano quasi uccisi a vicenda. Cercò disperatamente di scacciarlo, ma rimase lì dinanzi ai suoi occhi del nord. Vedeva lo svolgersi di quei funesti eventi, come fossero in corso. Tornare lì era come rivivere quella fredda mattina di dicembre in cui era andata sulla tomba del padre per sbrogliare la matassa confusa dei suoi dubbi ed invece ,alla fine aveva solo ingarbugliato di più la sua già delicata situazione. Era come un deja-vu!
Quel posto incuteva un timore reverenziale : le tombe scure e silenziose si ergevano verso il cielo, come a cercare il paradiso; i fiori erano l’unica chiazza di colore in quel mare di bianco e nero.
Si rammaricò di non aver nessun omaggio floreale da posare sulla sepoltura paterna, ma rimediò quando passò affianco ad un cespuglio di margherite selvatiche: ne raccolse un piccolo mazzetto e lo legò con un nastrino blu che aveva al polso. Sarebbero bastate per quella volta.
I piccoli sentieri tra le sepolture la portarono a destinazione. Si avvicinò con rispetto al mausoleo dedicato al violinista scandinavo, sul quale frontone campeggiava a chiare lettere il cognome DAEE’.
Ricordi lontani le esplosero nella mente: il giorno del funerale del padre,fu uno dei più terribili della sua giovane vita; il cielo era cupo e sembrava volesse piangere la prematura scomparsa di un così virtuoso musicista;al suo fianco c’erano solo mamma Valerius e madame Giry, nessun altro piangeva la morte di Gustave Daee’. Il padre non aveva molti amici e quei pochi che aveva avuto, s’erano volatilizzati non appena lui era finito sul lastrico. Il signor Daee’ era un uomo orgoglioso e non avrebbe mai elemosinato nulla, quindi s’era rimboccato le maniche e aveva fatto quel che poteva per crescere la sua unica figlia in maniera quantomeno decorosa. Viveva alla giornata, di lavori saltuari e quei pochi franchi che riusciva a racimolare erano destinati unicamente alla sua piccola Lottie. Il giorno della sua morte non c’erano nemmeno i soldi per i funerali, ma mamma Valerius, borghese abbiente che aveva preso a cuore la sorte di Gustave e Christine, volle dare degna sepoltura a quel pover uomo e gli comprò una piccola cappella nel cimitero più grande e famoso di Parigi. Christine non le sarebbe mai stata abbastanza grata per quel gesto.
La giovane si inginocchiò sugli scalini del piccolo mausoleo e cominciò a pregare per l’anima paterna.
-“Padre, cosa devo fare?”-chiese alla muta tomba-“Devo seguire ciò che mi suggerisce la società, ed avere una vita felice al fianco del caro Raoul, o devo ascoltare il mio cuore ed inoltrarmi in territori sconosciuti, dai quali non so se farò ritorno?” ovviamente tutto rimase silenzioso ed immutato, non un rumore turbava la quiete immortale di quel luogo.
-“Padre sono sola; anche madame Giry non mi è più di alcun aiuto … ” abbassò il capo e trattenne le lacrime, che ultimamente facevano troppo spesso comparsa nei suoi occhi. Il padre non avrebbe approvato questa sua condotta;le aveva insegnato ad essere forte e in quel momento lei si sentiva tutt’altro che forte: si sentiva come una bimba smarrita, alla ricerca di un caldo abbraccio in cui infilarsi per farsi consolare.
-“Vorrei che tu e la mamma foste qui con me, a consigliarmi e a confortarmi …mi manchi…” in quel momento si sentì proprio una stupida: cosa poteva risolvere quel discorso, anzi soliloquio, con la tomba del padre?
-“Nulla …”fu la risposta che si diede, rispondendo ad alta voce ai suoi pensieri. Ormai era una donna, non aveva bisogno che qualcuno la consigliasse o che la incoraggiasse, era abbastanza matura da ponderare e fare le sue scelte.
Si alzò e salì i tre scalini di marmo nero che portavano al piccolo cancello del mausoleo. Depositò il piccolo mazzolino di margherite nell’inferriata e si fece il segno della croce. –“Håll nära mig till ditt hjärta”-‘tienimi vicina al tuo cuore’ salutò il padre con una delle poche cose che sapeva dire in svedese,era il loro saluto speciale. Se il padre avesse potuto risponderle le avrebbe detto ‘Alltid’:sempre. Si voltò per tornare da Maurice. Stava per scendere quei pochi gradini, quando qualcosa la bloccò e le tolse il fiato: nell’esatto punto in cui s’era inginocchiata per pregare, una rosa rossa,listata di nero, giaceva abbandonata. Si precipitò a prenderla e si guardò intorno: un’ombra nera scivolò furtiva lontano. Christine cercò di seguirla, ma l’ombra era già scomparsa.
-“Erik”- urlò, nella speranza che la sentisse; sapeva che era ancora lì da qualche parte, nascosto, da buon fantasma qual era, dietro qualche sepolcro. –“Verrò a cercarti, ovunque tu ti nasconda…”aggiunse poi, sussurrando. S’incamminò, convinta ancor di più della strada che aveva deciso di percorrere.
Corse verso l’uscita, verso Maurice, verso quella carrozza che l’avrebbe portata tra le braccia premurose di Raoul … braccia che purtroppo non erano quelle da cui voleva essere stretta.


 Farah’s corner: comincio con il dire che questo capitolo è nato sotto la stella della non-ispirazione. Infatti fa abbastanza pena, e non aggiunge niente di che alla trama. Sinceramente non mi piace nemmeno tanto Christine, che si piange addosso; insomma sono insoddisfatta… Cmq spero lo stesso che leggiate e che alla fine non mi maledirete per questo capitolo, che si è fatto tanto aspettare ma che non è riuscito come volevo. Pardon! Alla prossima volta ;)
Ps: credo che il prossimo capitolo sarà pov erik :D

   
 
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