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Autore: PinkBiatch    21/04/2013    2 recensioni
Voleva piangere, voleva che loro andassero con lei, migliori amici per sempre. Se l'erano promesso, chissà se loro ancora lo ricordavano. Qualcosa si era rotto, in Hermione, quella sera. Ricordava gli occhi che aveva incontrato, duellando. Quegli occhi colmi di lacrime, di rimpianti. Ricordava il dolce verde degli occhi di Harry, quando era andato a consegnarsi al Signore Oscuro. Ma non le facevano più male, quegli occhi. Perché lui era stato salvato. Lui si era salvato. Le facevano male un altro paio di occhi Quegli occhi di chi era morto, morto dentro. Di chi non sapeva se gioire o piangere quando Il Bambino Sopravvissuto, era sopravvissuto di nuovo. Quegli occhi che ci tenevano a non versare alcuna lacrima - quegli occhi che adesso erano puntati sulla sua nuca. E a distanza di mesi c'era ancora quello sguardo arreso di chi non può fare nulla, di chi non ha bisogno di essere salvato da una -doppia- cicatrice a forma di saetta,ma di chi ha bisogno di essere salvato da quel sentimento che lui non aveva mai provato, e non era mai stato provato per lui.
Voleva essere lui, tra le braccia di Hermione. Voleva che fosse lei, a salvarlo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Oh what are we doing?
We are turning into dust,
Playing house in the ruins of us.

Running back through the fire 
When there's nothing left to save 
It's like chasing the very last train 
When it's too late

Oh it tears me up 
I tried to hold on but it hurts too much 
I tried to forgive but it's not enough 
To make it all okay 

You can't play on broken strings 
You can't feel anything 
That your heart don't want to feel 
I can't tell you something that ain't real 

-Broken Strings, James Morrison.

9. When there's nothing left to save..






Hermione si svegliò serena, niente che potesse turbarla. Decise di andare a svegliare sia Harry che Ron visto che, presumeva, stavano ancora dormendo.

Draco si svegliò di malumore, un sacco di turbamenti. Decise di svegliare Theo perché lo sentiva russare, e sapeva che non ce l'avrebbe fatta a vederli insieme senza di lui.

Svegliò Harry scuotendolo un po' e Ron con un leggero e casto bacio sulle labbra. Era proprio il ragazzo perfetto. Rise pensando a quante offese si erano lanciati i primi anni per poi finire così.. per sempre insieme.

Buttò Theo giù dal letto. Non per cattiveria, per vendetta. Lo fece perché adesso fare qualcosa di carino sarebbe sembrato troppo per la sua natura, troppo per ciò che era, e non l'avrebbe sopportato. Si sarebbe sentita di nuovo la grande influenza che la Granger aveva avuto su di lui.

Mentre aspettava che Harry e Ron si svegliassero tornò nei dormitori femminili e si vestì. Le venne da pensare al motivo per il quale Malfoy l'aveva Cruciata, e pensò che gliel'avrebbe chiesto, seppure adesso si fosse imposta di odiarlo senza limiti, perché era questo che aveva fatto lui per tutti questi anni, e lei credeva di non averlo ferito abbastanza, quel vile che si era unito a Voldemort, che l'aveva vista soffrire senza alzare un dito per salvarla.

Pensò ad Hermione e al suo profumo, pensò a quanto erano stati vicini ad essere felici e quanto la sua stupida azione Grifondoro l'avesse rovinato. Pensò che adesso lei l'avrebbe ricordato come un verme, un viscido, come un codardo, e avrebbe ricordato che lui c'era quando Bellatrix l'aveva torturata, ma non avrebbe mai ricordato lo sguardo che le aveva lanciato, che avrebbe voluto fosse stato una spugna per poter contenere tutti i suoi dolori.

La Grifondoro, ancora assorta nei suoi pensieri, uscì dai dormitori contemporaneamente a Ron e Harry, che avevano delle grandi occhiaie, come se non avessero dormito quella notte. Si avviarono verso la Sala Comune ed Hermione sentì una crescente ansia dentro di sé, senza una ragione precisa.

“Cos'hai, Hermione?” Chiese Harry, vedendola turbata.

“Oh, non lo so. Sarò solo stanca.” Disse lei, semplicemente. Non voleva che il suo migliore amico si accorgesse della sua ansia insensata.

“Sicuramente avrai paura di vedere Malfoy. Ti capisco, quel vile..” Disse Ron, annuendo.

Harry lo guardò e lo fulminò con lo sguardo, ed Hermione gli chiese il motivo di quello sguardo.

“Niente, figurati.” Disse Harry, ancora arrabbiato con l'amico per aver approfittato di Malfoy, arrabbiato perché stava infangando colui a cui doveva tutto, compresa Hermione.

Ricordò le parole della sera.

“Quanto credi che ci vorrà perché Hermione si accorga che Malfoy le ha modificato la memoria?” Gli aveva chiesto.

“Non lo so, dovrebbe davvero accorgersene? E' serena, dopotutto.” Disse Ron, scartando una Cioccorana.

“E' serena perché non sa, ma sai che non sarà così per sempre. Non puoi approfittartene.” Disse Harry serio, chiedendosi come facesse a non essere nemmeno un po' in pensiero.

“Beh, ma lei mi ama, no? L'ha detto.” Disse, guardando la sua figurina. “Silente..” sussurrò piano. Stava per buttarla via quando Harry lo fermò, prese quella figurina e l'appese nel muro vicino al suo letto. Avrebbe avuto bisogno di Silente, ma lui adesso non c'era.

“Lei non ti ama. Lei ama quello che Malfoy le ha detto che sei.”

“Hermione e Malfoy parlano di me?”

“No, idiota, parlavo dell'incantesimo.” Disse Harry, poi spense le luci e si mise a letto, imitato dall'amico con cui avrebbe voluto condividere i suoi turbamenti. Non riuscirono a dormire.

Draco e Theodore uscirono dai dormitori poco dopo, passarono dalla Sala Comune senza degnare chiunque li salutasse, e si diressero a grandi passi verso la Sala Grande. All'improvviso Draco non avrebbe voluto vederla, avrebbe voluto essere cieco e sordo, ma espresse il suo desiderio di tornare indietro troppo tardi e vide Hermione per mano a Ron, ma la sua espressione era tutt'altro che serena. Draco si chiese perché, e glielo chiese anche Potter.

Weasley disse qualcosa contro di lui. Draco avrebbe voluto rompergli il naso, qualche costola, stavolta non con la bacchetta ma con le mani, per far più male, per sentire qualcosa che si piegava sotto di lui, quella faccia ingrata che si deformava. Tuttavia rimase impassibile e sorpassò il trio senza degnarli di uno sguardo, anche se vide quello che Potter lanciò a Weasley e si disse che a modo suo, avevano tutti un debito con lui.

Si mise a sedere. Avrebbe voluto mangiare ma non ci riuscì, eco di voci lontane che gli chiedevano come stesse, senza poter rispondere perché la gola adesso era chiusa e nulla l'avrebbe più aperta. Sentiva le cose scivolargli addosso come acqua, sentì Theo che lo scosse. “Scusa”, avrebbe voluto dirgli “ma non sei tu la persona che può sbloccarmi.” Ma non lo fece perché la voce era andata a farsi fottere come tutto ciò che lo rendeva umano.

Poi un urto, un urto leggero, soffice, ma che, percepì, non era amorevole. Sentì che era il tocco giusto e il sangue cominciò a scorrere di nuovo nelle vene. Era lei, lo sapeva.

Non si voleva voltare, non la voleva guardare. Le farfalle nello stomaco non c'erano più, adesso c'erano api e facevano un male cane. Il cuore batteva a mille ma cercò di restare impassibile. Gli era sempre riuscito bene nascondere le sue emozioni. Si voltò, il viso un po' arrossato, che non sfuggì alla strega.

Perché?” gli chiese. Lui non sapeva nemmeno a cosa si riferisse ma la guardò a lungo e disse:

Perché è giusto.” Credeva parlasse d'amore, ma dentro di sé sapeva che si riferiva al Crucio, all'odio. Lei se ne andò scocciata e lui voleva correrle dietro, urlarle di restare. Un sentimento lontano gli ricordò quando l'aveva vista la prima volta e quanto aveva desiderato ardentemente che diventasse una Serpeverde, mentre era diventata Grifondoro, al di là della portata del suo cuore. Era diventata troppo lontana in quel momento, quando era diventata Grifondoro, più brava di lui e per giunta una Sanguesporco. E anche quando la insultava per la prima volta avrebbe voluto trattenerla, ma lei era sfumata via, portando con sé quel poco di calore dal suo cuore. E adesso per la seconda volta, sapeva che se n'era andata per non tornare. Non in questa vita.

Sperò di poter rinascere e di rinascere meno stupido, sperò di poterla trattenere in futuro, anche se in cuor suo sapeva che non sarebbe stato così.

Hermione prima di porre la sua domanda a Malfoy lo aveva guardato negli occhi per un misero secondo che l'aveva smossa dentro, senza che nemmeno lei sapesse perché. Si chiese perché era successo, cosa significasse. Si chiese anche perché la carnagione pallidissima di Malfoy in quel momento era quasi arrossata. Probabilmente s'era scazzottato, o una delle sue qualche puttanelle Serpeverde l'aveva schiaffeggiato perché l'aveva trovata a letto con un altra.

Tornò al tavolo perché sapeva che mancava ancora un po' alla lezione di Trasfigurazione. Si sedette vicino a Ginny, che li aveva raggiunti insieme a delle ragazze del suo anno, e Ron. Stavano parlando tranquillamente e l'avrebbe voluto fare anche lei, ma qualcosa la bloccò. Non sapeva cosa fosse o perché fosse. Semplicemente si sentiva privata di una parte di sé, come se le avessero portato via il suo libro preferito o semplicemente uno utile. Avrebbe voluto sapere quale fosse quella parte di sé che le mancava, ma ben presto dovette riscuotersi da queste riflessioni per dedicarsi allo studio, così attribuì la cosa all'amore. Non c'era per niente abituata, Hermione, ad essere innamorata. Eppure la sua testa le diceva che lo era da molto tempo, di Ron. Rise un po' di sé pensando a quanto aveva odiato Ron, quando aveva desiderato che non finisse come tutti si aspettavano che finisse, ovvero loro due insieme. Perché ormai era deciso che sarebbe finita con lui. Con chi avrebbe dovuto finire, in fondo? Chi altro c'era disposto ad amarla, o chi altro era disposta lei ad amare? Era sempre stata monotona e alla fine era stata ripagata, perché era giusto, stare con Ron, perché era quello che tutti si aspettavano.

Entrò in classe con ancora quel mezzo sorriso di scherno per se stessa che le solcava il viso, la risposta a tutti i suoi problemi così vicina a lei, che la guardava di sottecchi, attento a non farsi vedere. Hermione si diresse da tutt'altra parte e la McGranitt la guardò con disappunto, come se si aspettasse che sedesse da un'altra parte. La salutò con un cenno e lei le si avvicinò come per chiederle spiegazioni, ma alle sue spalle comparse all'improvviso un impaziente Draco Malfoy che la prese da parte. La sua espressione alla fine era a metà fra il triste e il commosso, allungò dolcemente una mano verso Draco come avrebbe fatto solo col suo migliore alunno, ed Hermione ne fu stupita, tanto che lo si doveva leggere nella sua faccia. Il Serpeverde, infatti, la vide e si affrettò a tornarsene a sedere, desideroso di scoprire che era soltanto un incubo.

Draco tornò svelto verso il suo posto, sapendo che non sarebbe riuscito a scappare allo sguardo della Granger, non per molto.

La guardava di sottecchi, ogni tanto. La McGranitt vedeva che non era attento ma non ce la faceva a dirgli di smettere di guardarla. Perché con quei ragazzi che si amavano si era chiesta sempre anche lei come aveva fatto da giovane, a dire di no a quel ragazzo, a quell'amore.

E Draco lo vedeva, lo sentiva. Aveva imparato a camuffare la propria mente ma a saper leggere quella altrui. Era sicuro che la McGranitt sapesse che stava ascoltando i suoi pensieri, ma non riusciva a capire perché allora lo lasciasse fare. Delle immagini passarono dalla mente dell'anziana professoressa a quella del Serpeverde. Una giovane coi capelli chiari, e dei grandi occhi del colore del mare in tempesta, che vagava sola per i corridoi di quello stesso castello dove adesso lavorava come insegnante. Un ragazzo, alto, moro. Gli occhi del colore della cioccolata. Si guardavano, lo facevano spesso. Niente di più. Non avevano mai parlato, se non quella volta quando lui le chiese, al primo anno, sul treno per Hogwarts, se potesse entrare nel suo scompartimento. Lei alzò le spalle e gli fece vedere che lì era ormai tutto pieno. Forse è sempre stato questo. Rifletté la professoressa, in modo che sentisse anche Draco, il mio cuore è sempre stato troppo affollato per far sì che c'entrasse qualcuno davvero. Ma adesso sono sola, Draco.. e quell'attimo di confidenza con la professoressa, che per la prima volta chiamava un alunno per nome, fece abbassare la guardia a Draco, mentre sentiva la voce della Granger che diceva qualcosa. Tutto era lontano, solo lei era vicina. Lo pensò, e la McGranitt sorrise, disse dentro di sé, ma rivolto a Draco: vorrei essere stata amata, un tempo, come tu adesso ami lei. Forse la differenza fra te e quel ragazzo è stata che l'amore ti ha dato più coraggio di quanto ne avesse lui. I Serpeverde non sono disprezzati per ciò che hanno. Fascino.. potere. Piuttosto per quello che non hanno: il coraggio. Mi chiedo come abbia fatto a finire in questa casa, Malfoy. Draco aprì di nuovo la sua mente per rispondere alla professoressa. Forse quando mi ha messo quel cappello in testa, professoressa, non conoscevo ancora l'amore. La professoressa lo guardò e sorrise, poi si voltò, e Draco non poté più udire che la sua stessa voce, triste e stanca, che gli ripeteva che il coraggio non l'aveva. Che stava di nuovo scappando.

La lezione finì. Si alzarono tutti e Draco corse via veloce, per poter raccontare a Theo cos'era successo.

Hai parlato con la McGranitt, eh?” chiese l'amico.

Come fai a saperlo?”

Occhiatine sospette. Non potevo credere che stesse flirtando con te, così ho ipotizzato una conversazione. Avete parlato della Granger, eh?”

Draco gli raccontò tutto, come si sentiva, come invece non si sentiva, cosa gli aveva detto e mostrato la McGranitt.

Rimaniamo dei Serpeverde” obiettò Draco.

Perché?”

Perché stiamo scappando.”

Stiamo? Amico, tu stai scappando.”

E cos'è che fai tu, con la Weasley? Vi guardate e non riuscite ad andare oltre. Vi siete scottati entrambi. E sai che l'unico modo per far sì che il fuoco si spenga è lasciarlo bruciare tutto ciò che trova, fino a che non troverà più nulla.”

Davvero?” Chiese Theo, pensieroso. “Perché siamo nati così? Siamo bambole con dei difetti di fabbrica. Io capisco che le persone non possano avere tutto. A noi sono stati dati il fascino e l'astuzia. Poi ci hanno dato l'amore e non ci hanno insegnato come si ama.. E questo non vale. Perché.. guarda.. guarda Ginny, insomma. Ha il fascino. L'astuzia. La simpatia. Ha un sacco di amici. Ha pure un ragazzo, anzi, il ragazzo, considerato che lui è 'quello con la cicatrice, che ha salvato il mondo magico'. Ha l'amore e sa come amare. Cosa manca, a lei, Draco?” Chiese allora Theo, quasi indignato.

Le manchi tu.” Disse allora Draco, ormai consapevole di cosa volesse dire, avere tutto, meno ciò di cui abbiamo davvero bisogno.

  
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