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Autore: Friedrike    28/04/2013    8 recensioni
Due adolescenti che iniziano a parlare su facebook per puro caso, entrambi con storie difficile alle spalle, ma con una gran voglia di dimenticare ed andare avanti.
Il primo, Ludwig Beilschmidt, dopo la morte dei genitori si trasferisce a Vienna dallo zio Roderich e con lui intraprende una nuova, difficile, vita.
L'altro, Feliciano Vargas, vive al Nord Italia con i genitori ed il fratello Romano, perennemente geloso e scazzato.
Il tedesco si svaga con la musica e con qui giornaletti che in mano ad un adolescente maschio sono concessi, mentre il moro preferisce di gran lunga disegnare ciò che prova o che più gli piace.
Poco a poco s'innamorano, un amore privo di malizia e inganno e scopriranno ben presto che solo l'altro riesce a renderli davvero sereni e a farli dimenticare i brutti momenti passati anni prima.
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dovunque sarai, ti amerò per sempre.'
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[ NOTA. 
Sarebbe perfetto se, mentre leggete, ascoltate la canzone "Mi rialzerai." Io l'ascoltavo, scrivevo, piangevo. ]



Quanto dura il 'per sempre' quando queste due semplici parole non dipendono da noi? 
Quando il tempo scorre e non si può afferrare? 
Quante volte possiamo dirlo senza crederci veramente? E' possibile essere davvero padroni del proprio destino? 
No. 
Non esiste il per sempre. 
Non si può decidere per davvero la strada da percorrere. 
Non si sceglie davvero come vivere, quale direzione prendere, chi amare, chi odiare.
E loro stanno ora iniziando a capirlo, poco a poco, momento per momento imparano a rinunciare ai loro sogni.
Continuano a ripetersi di non preoccuparsi, perché riusciranno a rimanere in contatto, riusciranno a vedersi di nuovo, amarsi ancora, andare a vivere insieme e realizzare tutti i loro progetti.
Il paesaggio scorre al di fuori del finestrino monotono e pericoloso, ogni albero che passa è un metro in più percorso, un istante in meno di felicità.
Si lanciano occhiate complici, accennando timidi sorrisi, la prese delle loro mani è stretta. 
Non esiste nient'altro che loro. 
Non esiste l'albino che guida la macchina sui sedili della quale sono seduti anche loro. 
Non esiste il cagnolino tanto buono che se ne sta accoccolato accanto al conducente. 
Non esiste il nonno, il fratellone, la mamma all'aeroporto in lacrime ad attenderli.
E nemmeno lo zio austriaco, parecchio dimagrito, con le dita distrutte per il troppo suonare.
Esistono loro. E nient'altro.
I raggi del sole infastidiscono gli occhi azzurri di Ludwig, che per proteggerli si ripara con la mano, scostando appena le ciocche bionde dalla fronte.
L'altro di tanto in tanto si perde a fissare l'orologio da polso nero e lo tocca con la mano libera.
L'aeroporto di Berlino, è piuttosto lontano da casa di Gilbert.
Quando giungono, non hanno bisogno di guardarsi intorno, di capire cosa stia accadendo, perché lo sanno fin troppo bene. 
Sono tutti lì: Nonno Roma, Romano, la donna, Roderich. 
Lei scoppia in lacrime ed affonda il viso tra le mani, mentre suo padre la stringe a sé sussurrandole: -Sta bene, guardandolo, sta bene!- 
Il fratello è arrabbiatissimo con lui. Ha gli occhi un po' arrossati per via del pianto che non è riuscito a nascondere.
Rod sospira sollevato, sistemandosi gli occhiali su per il naso, con fare devastato.
I due ragazzini si guardano negli occhi. 
-E'... è il momento...- sussurra il più grande. 
La presa delle loro mani si scioglie lentamente. 
I loro cuori battono all'impazzata, ma anche all'unisono.
-Io ti amo...- gli ricorda il moro.
-Sì, anch'io ti amo.-
Feliciano fa qualche passo verso la propria destra, avvicinandosi ai propri familiari. 
Roma fa dei passi svelti e gli molla un ceffone. 
-Sei... sei un fottutissimo idiota egoista!- gli urla addosso vomitandogli sopra tute le proprie emozioni. 
Non si preoccupa che qualcuno lo senta. Dopotutto, la sua lingua è l'italiano e loro sono in una città tedesca, nella più importante città tedesca.
Sono nel parcheggio, non v'è molta gente e tutti possono sfogarsi un po' per il nervoso accumulato. I due fuggiaschi, li lasciano fare.
-Sei un bastardo, non ti è importato di nulla, né di me, né del nonno, né della mamma. Pensi solo a te stesso!- continua il ragazzo, le lacrime gli rigano di nuovo il viso.
E Feli, dal canto suo, rimane muto, col capo di tre/quarti voltato verso la parte colpita, incapace di ribattere. 
L'albino tiene Dax e gli fa qualche coccola, per distrarlo. Non vuole che il suo fratellino debba tenerlo in un momento delicato come questo.
E quest'ultimo si avvicina a Roderich, mortificato, sincero, con lo sguardo puntando verso la punta delle scarpe da tennis. 
-Mi dispiace...- riesce infine a mugugnare, dopo aver aperto la bocca un paio di volte senza essere riuscito ad emettere una sillaba. 
Lo zio lo guarda, gli occhi pieni di lacrime.
Gli si avvicina all'improvviso e lo stringe forte a sé. -Ludwig...- sussurra.
Il biondo spalanca gli occhi, poi lo sguardo si fa più triste. Lascia che il parente lo stringa, le mani ancora lungo i fianchi. E quando la presa si fa più forte, lui porta le mani sulla sua schiena, finalmente ricambiandola.
Nonno Roma si avvicina al nipote e lo fa voltare per guardarlo negli occhi, due dita sotto il suo mento per fargli alzare lo sguardo. E' severo, ma si scioglie subito in un sorriso. Gli carezza dolcemente i capelli e con un sospiro lo abbraccia. 
-Sei qui...- mormora quasi non ci credesse. 
La madre, singhiozzando quasi istericamente, attira a sé il figlio, prendendolo per un polso e lo fa accoccolare a sé. Lo rimprovera mentre piange. -Sciocco! Ma che volevi fare? Farci morire di spavento tutto quanti...?- gli domanda debolmente. 
Né Ludwig né Feliciano dicono molto. 
Il momento di andare arriva pressoché subito. Troppo velocemente perché loro possano aver il tempo di recuperare un'altra manciata di minuti per salutarsi. 
Eppure il ventiseienne albino, quella mattina, ha dato loro tutto il tempo necessario. Non è mai abbastanza...
Si guardano negli occhi, separati da tre metri. 
Quell'occhiata vuol dire tutto.
Vuole dire dolore.
Vuol dire amore.
Felicità e tristezza, dolcezza, fedeltà, ma anche angoscia per il futuro ed il passato. 
Non hanno più certezze, aspetteranno in silenzio che qualcosa accada. 
"Io lo so che sarai sempre vicino a me..." pensa tra sé l'italiano. 
Porta il polso ad asciugarsi le lacrime che gli rigano il viso, lacrime che non ha potuto trattenere,  mentre l'altro sembra impassibile, eppure sta morendo dentro.
Il pastore tedesco è di nuovo al suo fianco. Tira, perché vuole andare da quello che per due settimane ha visto come un altro padrone. 
-D-dax, nein...- gli dice incerto lui, la voce rotta dal pianto. 
Affonda una mano nel suo pelo, per cercare conforto... ma non ne trova. 
Come può trovarlo? Quella potrebbe essere l'ultima volta che vede il suo unico e grande amore. 
Il più vecchio di tutti, appoggia una mano sulla spalla del nipotino. -Dobbiamo andare- gli dice. 
Comprende il loro stato d'animo, ma più si vedono, più soffriranno. 
Nessuno potrà mai cancellare quello che c'è stato tra loro, qualcosa di così intenso e profondo, ma devono pur riportarli alla ragione. 
Il cucciolo di cane, anch'esso, si mette a piangere, percependo il malessere del tedesco ed il clima ostile e triste. 
-Dax, ti prego...- lo supplica lui. Sì, sta piangendo, si vede dagl'occhi, dall'espressione, si sente dalla voce. 
Il fratello appoggia una mano tra i suoi capelli e l'altra sulla sua guancia, per costringerlo a distogliere lo sguardo dall'italiano che sta andando via. 
Un'ultima occhiata si scambiano. E poi, Lud osserva il suo profilo di schiena, andare via.
-Ludwig, andiamo anche noi...- gli dice. 
-Nein...
-Ludwig, è meglio rincasare- interviene l'austriaco. 
Il sedicenne non ha la forza di controbattere. 
Si volta verso l'albino ed affonda il viso nel suo petto, scoppiando a piangere come quando era bambino.
Questa però è la realtà, non un brutto sogno e stavolta non basterà visitare il letto del fratello per calmarsi. 
Romano tiene per mano il fratellino, trascinandolo a forza in macchina, la sua valigia la sta tenendo il nonno, che ha scambiato appena qualche parola con il parente dell'altro.
Tutti e due non hanno più forze. 
Tutti e due sono distrutti.
"Ti amo" si sono detti. "Per sempre, t'amerò." 
Ma quanto può durare il per sempre, quando non dipende da noi? 
 
 
Feliciano apre gli occhi.
Dalla finestra nota due uccellini canticchiare allegri grazie al bel sole che, entrando dalla finestra, illumina tutta la stanza del piccolo artista.
Si mette su un fianco ed osserva la sveglia. Accidenti, nemmeno stamattina ha suonato. Farà tardi anche oggi, se non si alza subito.
Si siede, le gambe incrociate sotto le coperte, e si stiracchia per bene, poi si stropiccia un poco gli occhi nocciola. Sbadiglia, e si alza. 
Prende i jeans che la sera prima ha appoggiato nella sedia della scrivania e li indossa, non meravigliandosi di trovarsi, come ogni mattina d'altronde, addosso soltanto un paio di boxer di colore scuro.  
Apre l'armadio e ne tira fuori una maglietta ed un giacchetto molto carino, dopodiché da un cassetto prendere delle calzine bianche con sopra la bandiera italiana. 
Dove sarà la sua cartella? 
Si avvicina al comodino, perché la scopre nell'angolo accanto ad esso, e nota lì il suo cellulare. Lo prende tra le mani e corruga subito la fronte.
"Ludwig Beilschmidt - Aggiungi agli amici.
Si chiede chi sia, questo Ludwig.
La sera prima, ora che fa mente locale lo ricorda, si è ritrovato su facebook in un momento di pura noia e cercando un po' in giro gli è capitato questo ragazzo tra le persone che potrebbero diventare sue amiche nel social network. 
Voleva aggiungerlo, migliorare l'esposizione della lingua che da poco studia, parlare un po' con gente nuova, conoscere il mondo.
Poi, tuttavia, il re dei sonni Morfeo lo ha stretto a sé e cullato perché lui s'addormentasse, così il cellulare è rimasto lì acceso per tutta la notte sulla pagine di quello straniero. 
Chiudendola ora, tornato sullo sfondo che mostra una foto di lui col fratellone, mette il blocco tasti ed infila nella tasca dello zaino il telefonino, poi va a fare colazione.
Addenta una fetta di pane e Nutella.
Ed una cosa se la chiede, mentre esce di casa in fretta e furia, e la espone a Romano, col quale fa la strada di scuola.
-Neh, fratellone... ho fatto un sogno strano- comincia.
-Mh?- lui gli rivolge una breve occhiata, lo zaino in spalla, le mani congiunte dietro la nuca.
"Che sogno bizzarro... io e quel ragazzino, ci volevamo così bene, eravamo così uniti, tanto da scappare di casa. Eppure, non abbiamo parlato una sola volta." 
Ciò pensa Felì, camminando lento per le strade della città, le mani appoggiate alla cartella. 
Si ferma un attimo. E' così assurdo, tutto questo! 
Il fratellone gli chiede cosa gli prenda, così, all'improvviso. 
-No, nulla. Era solo un sogno.-
Scuote appena la testa, riprendendo il cammino.




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Ok...
E' la prima fanfiction che concludo e non so bene cosa dire.
Mi sono emozionata tantissimo a scriverla, ho riso, pianto, sono stata felice e disperata per la loro fuga, sono stata entusiasta delle vostre recensioni.
Credo che tutte le emozioni facciano bene, sia quelle negative, che quelle positive.
Spero di avervene trasmesse e soprattutto (sì, sono cattiva!) spero di aver fatto piangere almeno una/o di voi! Sarebbe una soddisfazione immensa. 
Perché vorrebbe dire che sono riuscita a trasmettervi quello che io stessa ho provato e credo che per una persona che scrive, non ci sia gioia più grande. :)
Questo finale è stato inaspettato anche per me. Non l'avrei mai detto.
Insomma, ero partita con l'idea di fare due serie e di --- no, non ve lo dico, non l'ho fatto, per cui non è necessario che voi lo sappiate! 
Ringrazio tutti quanti, soprattutto chi ha recensito e reso possibile che io continuassi a pubblicare, percché senza recensioni, smetto subito di farlo.
Ringrazio inoltre mia mamma, il mio dentista, il mio cagnolino, il mio spazzolino da denti. (?)
Scherzi a parte... GRAZIE TANTE! 

Come al solito, lasciatemi qualche parola, se vi è piaciuto, se siete contenti della fine e se non lo siete. Oddio, magari se non li siete, ci rimango malissimo, però dettagli, dai, mi becco pure le recensioni negative com'è giusto fare! 

Grazie mile, vi voglio bene, saponetta, polpetta, dugongo.


Friedrike. 

 
  
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