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Autore: serelily    15/05/2013    7 recensioni
Piccoli extra delle storie che fanno parte della serie "You can be anything you want to be" che sono stati esclusi dalle long
File 1: Ti aspetterò tutto il tempo del mondo extra file - Ollie e Nate
File 2: Dimmi che ti importa - Seth e Steve
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You can be anything you want to be'
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Premessa: Non so se sono riuscita a centrare il prompt, perché vedo la relazione di Seth e Steve molto malsana, e non vorrei parlarne in maniera poco adeguata, visto che in prima persona non ho mai vissuto queste esperienza. Comunque ho fatto un missing moments ambientato prima di Dimmi che ti importa e spero di averti comunque soddisfatto, chiunque tu sia :)
Come sempre un grazie a SNeptune84, la mia beta di fiducia <3
Detto ciò, vi lascio alla OS
Baci, Sere <3
Ps: Nella realizzazione dei prompt vado un po' a caso, ma li faccio sicuramente tutti quanti. Se volete aggiungerne altri alla lista scrivetelo sul mio ask.
http://ask.fm/SerenaPalummieri

Dimmi che ti importa - Extra File
Steve e Seth

 
«Forza, andiamo!»
Prenderlo per un braccio, trascinarlo fuori. Quel buco di appartamento era sempre sembrato un porcile ai suoi occhi. Non che casa sua fosse molto meglio.
Seth strinse la presa sulle spalle di Steve, cercando di convincerlo ad uscire, sebbene l’altro fosse troppo fatto per potersi anche solo alzare in piedi.
«Steve, dobbiamo andare» disse il ragazzino, mordendosi il labbro. L’altro non voleva collaborare, e Seth non se la sentiva di chiamare di nuovo Nate per farsi aiutare.
Voleva essere lui l’unico salvatore di Steve, non voleva che qualcun altro si prendesse i suoi meriti.
Era davvero troppo pesante, però.
 
Aveva tredici anni la prima volta che aveva visto Steve. Era finito in aula punizioni perché non aveva fatto i compiti ed era rimasto tutto il pomeriggio a leggere un manga.
Steve era arrivato poco dopo, svogliato e con una sigaretta spenta in bocca. Si era seduto in fondo all’aula, con i piedi sopra il banco mentre continuava a lanciare sguardi derisori verso il professore.
Era bello, in qualche modo. Ma quello che aveva attirato Seth era la sua aria strafottente, il suo essere un duro.
Tutto quello che Seth non riusciva ad essere; continuava ad indossare maglioni lunghi anche d’estate, per coprire i lividi che gli faceva il suo patrigno.
Seth continuava a guardarlo, non riusciva a distogliere gli occhi da lui. Steve doveva essersene accorto, perché quando uscirono dall’aula gli fece l’occhiolino maliziosamente e poi gli mandò un bacio con le labbra piene.
Seth ricordava bene di essere arrossito fino alla punta dei capelli e di essere scappato via il più velocemente possibile, con lo sguardo fisso a terra per il troppo imbarazzo.
 
«Steve, devi alzarti.» Cercare di convincerlo mentre era in preda al suo delirio di droghe era impossibile, ma Seth in cuor suo sperava che non fosse completamente andato.
Doveva solo riuscire a portarlo fuori dall’appartamento, e poi il gioco era fatto.
«Seth» mormorò Steve, sbavandogli un po’ sulla spalla e ridacchiando languidamente. «Seth, sei venuto a salvarmi?»
Il suo tono di scherno faceva male, ma Seth non aveva tempo di pensare alla sofferenza che provava; doveva impedire che andasse in overdose, per cui doveva allontanarlo da quel posto finché era in tempo.
Se fosse rimasto, sicuramente si sarebbe drogato ancora.
 
«Ho visto come mi guardavi.»
Steve era in piedi, davanti al muretto di casa sua. Seth non si aspettava certo di trovarlo lì, mentre stava tornando a casa.
«Io…»
«Senti, moccioso, ho bisogno di un favore.»
Sembrava tremendamente serio.
«Ho bisogno che porti una cosa ad un mio amico, in cambio io farò un favore a te. Che dici, ci stai?»
«Va bene.»                         
 
Con un pacchetto di droga da consegnare era iniziato il loro rapporto, e ora con la droga poteva finire, se Seth non trovava un modo per far smettere Steve e cercare di mantenerlo abbastanza pulito da non uccidersi.
Quando furono fuori, poggiò l’altro su un paio di gradini e gli si sedette di fianco, carezzandogli dolcemente una guancia.
 
Dopo quel giorno avevano cominciato a vedersi davanti all’entrata della scuola per fumare. Con loro c’era spesso Nate, che Steve trattava come un suo pari e guardava in una maniera strana. Seth non capiva le dinamiche tra quei due, ma aveva l’impressione che a Nate non piacessero le attenzioni di Steve. Eppure lui avrebbe fatto di tutto pur di poterle avere.
Cominciò a fare parte del gruppo, continuando a fare piccoli lavoretti per Steve.
 
«Non morirmi ora» sussurrò al suo orecchio.
Tutto quello che ottenne fu un mormorio indistinto. Almeno stava abbastanza bene per parlare.
 
Si era innamorato di lui dopo che lo aveva difeso da un branco di bulli. Senza di lui non era niente, quindi aveva deciso che sarebbe stato suo per tutta la vita, che lo avrebbe venerato come si deve.
Gli diede persino la sua verginità, una sera d’estate in una macchina che Seth non aveva mai visto e che probabilmente era rubata.
Non era stato premuroso, anzi. Gli aveva fatto un male dell’anima e per tutta la settimana aveva persino fatto fatica a camminare, ma era felice.
Era suo, era di Steve e questo lo faceva sentire appagato.
Non si pentì mai di quello che aveva fatto per lui e con lui, perché lo amava tantissimo. Più volte qualche professore aveva cercato di allontanarli l’uno dall’altro, ma Seth non aveva voluto ascoltarli.
Steve era il suo principe, e chi se ne importava se non era perfetto come tutti gli altri.
 
Lacrime silenziose cominciarono a scorrere sul volto di Seth, che si morse tristemente il labbro e continuò a guardarlo.
Sapeva, ormai, che c’era qualcosa di sbagliato nel loro rapporto, ma non poteva farne a meno. Era troppo innamorato di lui per allontanarsi adesso.
 
Steve continuava a prenderlo ogni volta che voleva, ma questo, per Seth, voleva dire solo una cosa. Faceva ancora parte del suo mondo.
 
***
Seth faceva visita alla tomba di Steve ogni volta che poteva, ma non per onorare la sua memoria. Faceva visita alla tomba di Steve per ricordarsi di non compiere mai più gli stessi errori del passato.
Quel giorno, invece di salvarlo dall’overdose che sicuramente l’avrebbe colto, avrebbe dovuto lasciarlo morire. Sarebbero state evitate molte sofferenze.
Sfiorò con le dita la scritta in rilievo e si chiese se qualcuno, in questo mondo, andasse a piangere per Steve.
Perché qualcuno doveva piangere per una persona simile?
Forse eri solo stato cresciuto senza amore, pensò.
Ma anche lui lo era, eppure il suo cuore batteva ancora per un gesto d’affetto.
Senza darsi una risposta, tornò verso l’auto.
   
 
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