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Autore: Walpurgisnacht    20/05/2013    1 recensioni
Terza parte dell'epopea di Secrets. Perché non è vero che le cose belle durano poco. E noi, senza falsa modestia, siamo bbravi e bbelli e ci diamo da fare per voi.
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Non c'è ombra di maretta sulla nuova Nerima. Tizio con Caia, Sempronio con Asdrubala e Bertoldo con Cacasenna. Tutti felici e contenti, tutti accoppiati, tutti soddisfatti.
Sì, certo. Come no.
[Seguito di Secret of the Heart Split in Two e Two-Part Secret Heart, di Subutai Khan e Mana Sputachu]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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"L'hanno fatto! L'hanno fatto! L'hanno fatto!" pensò una raggiante Ukyo mentre lei ed Akane tornavano verso il salone dove avevano lasciato tutti gli altri, presumibilmente a bocca aperta per l'inaspettata fuga.
Era... era così felice per l'amica. Ed eccitata ad immaginarseli avvinti sotto le coperte, impegnati in chissà quali manovre da acrobati. E presa da una miriade di sentimenti, contrastanti e non, che si sgomitavano e si spingevano e reclamavano il loro momento di gloria.
Poi, non appena furono rientrate, i suoi occhi caddero casualmente su Ryoga. E si aprirono le cataratte dei pensieri liberi.
Vogliamo essere onesti? E siamo onesti. La prima immagine che vide, ovviamente influenzata dal racconto che aveva ascoltato da non più di un minuto, implicava un letto, pochi vestiti e tanta voglia di esplorarsi. Ma a sua difesa va detto che, pur rimanendo sempre discretamente in secondo piano senza mai andarsene del tutto, venne presto sostituita sul palco principale da una miriade di altre preoccupazioni e domande e quant'altro.
Chissà se prima o poi anche io e lui sì però forse è presto e poi adesso ci sono le amazzoni non è il momento adatto ma ma ma io lui noi e gli altri e la nostra situazione attuale...
Kuonji, respira e riordina. Non hai tempo, in questo momento, per pensare a queste cose. Già strappare la confessione ad Akane è stato... diciamo poco appropriato, se non altro perché abbiamo questioni più pressanti.
"Akane! Cosa voleva quella pazza furiosa?" chiese Ranma avventandosi sulla fidanzata, un poco preoccupato.
"Oh, niente" minimizzo lei "e guarda che non serve chiamarla pazza furiosa così tanto per, eh. Guarda che non ha mica fatto nulla".
"Sì sì, ok" tagliò corto lui, afferrandola per le spalle.
"Sei di una dolcezza rivoltante, Ranchan. Grazie" commentò acida Ukyo, che riteneva quella scenata sin troppo esagerata. “Sei passato dall’essere rozzo e screanzato all’essere iperprotettivo quasi idrofobo” aggiunse, piccata. Qualche malelingua avrebbe potuto ipotizzare che parlasse così per pura gelosia, e magari avrebbe avuto anche ragione fino a un anno fa. Ma ormai era storia vecchia, lei era felicemente occupata con un adorabile uomomaialino e non aveva occhi che per lui; semplicemente odiava quei momenti in cui Ranchan ragionava come un cavernicolo, dimenticando quanto Akane odiasse essere trattata come una principessina da proteggere. E soprattutto, in quelle condizioni era impossibile riuscire a fare una conversazione normale con lui.
“Smettetela di punzecchiarvi, per favore” intervenne Akane “scannarci tra di noi non serve a niente, ci sono già le amazzoni per questo! Ucchan ti prego, non irritare Ranma...” chiese gentilmente all’amica, che annuì. “E tu...” ringhiò verso Ranma “smettila di comportarti da macho di periferia! Sono ancora integra e non ho bisogno che tu mi segua come un’ombra per proteggermi anche da Ukyo e da chiunque voglia parlarmi, intesi?”
“Ma... !” protestò lui, ma lo sguardo della fidanzata lo fece desistere dal proseguire la frase.
“Niente ma! Apprezzo le intenzioni, ma sono ancora capace di attraversare il corridoio di casa e tornare in salotto indenne!”
Ranma sbuffò e rinunciò a ribattere, lasciandosi cadere sul divano accanto a Ryoga.
“Grazie” rispose ironica Akane, che di farsi difendere dagli altri era ormai arcistufa. “Hm... visto che siamo in argomento... Shan-pu?”
La cinesina sollevò lo sguardo verso Akane.
“Nell’attesa che torni tua nonna, che ne diresti di cominciare i nostri allenamenti speciali?”
Shan-Pu sorrise, annuendo.
“Quando vuoi.”

Maledizione...
Aveva girato in lungo e in largo, ma ancora non aveva trovato un nascondiglio sicuro per tutti loro. Non che avesse nessuna certezza riguardo la riuscita di un piano simile... ma avrebbe perlomeno rallentato l’inevitabile scontro, e magari dare loro il tempo di elaborare una strategia di difesa.
Atterrò sul tetto di fronte a lei, poi si voltò di scatto scrutando ogni angolo in ombra.
“Vieni fuori, lo so che mi stai seguendo.”
Senza farselo ripetere due volte, l’emissario del Gran Consiglio apparve da dietro un comignolo. Obaba sbuffò spazientita: l’idea di qualcuno che la seguiva passo passo senza farsi vedere la irritava, nonostante l’avesse già messa in conto.
“Sentiamo, cosa vuoi ancora?”
“Riferirle le regole del gioco.”
Gioco? Ok, le cose cominciavano a farsi preoccupanti. A Joketsuzoku il concetto di gioco rientrava spesso e volentieri in qualcosa di sadico, poco giocoso e con un sacco di sangue sparso per terra.
"So meglio di te che quella parola non ha significato, a casa nostra. Cosa state tramando?".
"Oh, suvvia nobile Ku-Lun. Ci crede davvero così poco carini nei confronti dei membri della nostra stessa tribù?".
"... senti, sono troppo vecchia per credere alle favole. Io, mia nipote e Mu-Si abbiamo smesso di essere considerati tali da un anno e mezzo. Quindi sei gentilmente pregata di evitare finte cortesie e riferire il tuo messaggio, prima che decida di radere al suolo qualcuno di questi tetti per cercare di farti esplodere la testa".
"Non serve essere tanto scenografica, non si preoccupi. Ora, se mi vuole lasciar spiegare".
"Prego".
Ci fu un istante di silenzio. Obaba sapeva bene che lo scagnozzo voleva far crescere la tensione in lei, ma sapeva altrettanto bene che trucchetti psicologici da quattro soldi come quello non avevano la minima possibilità di attecchire sulla sua vecchia pelle dura come quercia.
Colpo di tosse.
"Vi offriamo una e un'unica possibilità di salvezza, nobile Ku-Lun. Se accetterete di sottoporvi al gioco, e nella malaugurata ipotesi in cui riusciate ad uscirne vivi, non vi perseguiteremo mai più. Sarete liberi da ogni nostra possibile intromissione e verrete graziati anche per un crimine gravissimo come l'uccisione del Decano".
"E se, per pura ipotesi, ci rifiutassimo di partecipare a questo... tsk... gioco?".
"In quel caso nulla potrà salvarvi dalla nostra vendetta. Verrete cacciati, uccisi uno ad uno e i vostri corpi finiranno per galleggiare nel mare del Giappone. Probabilmente sfigurati e irriconoscibili, se sono in grado di interpretare l'opinione generale che si respira a casa".
Domanda stupida, vecchia. Sapevi che avrebbe detto così.
"E va bene. Sentiamo le regole".
“Ognuno di voi affronterà un combattimento con uno dei nostri emissari, uno contro uno; gli scontri non saranno programmati e non vi sarà dato alcun preavviso, l’unica cosa che dovete sapere è che l’attacco a ognuno di voi può arrivare in qualsiasi momento e luogo.”
“Che cosa dobbiamo aspettarci?”
“Questo non vi è concesso saperlo.”
“Come? Che storia è questa?!”
Obaba era incredula. Da quando le Amazzoni attaccavano senza avvisare l’avversario? E senza dare alcun indizio sul tipo di scontro?
“Quindi ci lasciate così” proseguì, caustica “senza neanche sapere di che morte volete farci morire?”
“Vogliamo che sia... una sorpresa” sussurrò il messaggero ombra. Poi, così com’era arrivato, svanì nel nulla.
La vecchia amazzone rimase a fissare il punto dove prima c’era la figura, rimuginando.
Ma guarda, ora il Gran Consiglio ha persino sviluppato il senso dell’umorismo.
Inspirò, cercando di calmarsi: stando così le cose, si disse, continuare a cercare un nascondiglio poteva essere inutile. Quindi tornò verso casa Tendo per informare gli altri.

“Riprova ancora una volta.”
Akane sollevò lo sguardo esausto verso Shan-Pu. Era ormai da tutto il pomeriggio che i loro allenamenti proseguivano, ma non le sembrava di vedere l’ombra di un miglioramento. Col poco tempo che avevano a disposizione, la giovane amazzone aveva deciso di lasciar perdere le armi bianche per passare a tecniche corpo a corpo.
“Non sono sicura di riuscirci...” sussurrò Akane, un po’ demoralizzata. La tecnica che Shan-Pu insisteva nel volerle insegnare era una versione molto semplificata della stessa tecnica usata da Obaba un anno prima per salvare le vite di tutti loro; tecnica che, col solo uso del ki, aveva bloccato i loro tanden - i loro centri vitali, ma senza far riportare loro alcun danno. La sua versione invece prevedeva il solo uso delle mani, la conoscenza dell’esatta posizione dei tre tanden, e la ferma decisione di voler uccidere l’avversario.
“Tu poi, anzi” si corresse “devi farcela. Se tu vuole sopravvivere ed essere aiuto, è tua unica possibilità.”
Si avvicinò ad Akane, e ancora una volta ripassarono i movimenti chiave di quella tecnica, che faceva perno sulla velocità di chi la esegue abbinata a una perfetta tempistica.
“Stai migliorando, vedi?” commentò Shan-Pu, sinceramente colpita dai progressi di Akane. A quanto pare gli allenamenti di Ranma erano stati una manna dal cielo.
“Si ma...” balbettò Akane, scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte sudata “finora l’ho provata solo contro i sacchi da allenamento... come faccio a sapere che è efficace? O meglio... che posso riuscirci?”
“Auguratelo.” sussurrò Shan-Pu.
-
“Allora, come vanno i loro allenamenti?”
Ranma si voltò verso la porta del dojo, e trovò Mousse e Ryoga ad osservarlo.
Lui sorrise: "Meglio di quanto pensassi. La ragazza non sarà ai nostri livelli, ma non si può proprio negare che abbia determinazione e forza di volontà da vendere. In quel campo potrebbe insegnare anche a noi. Ricordo il mio allenamento per l'Hiryu Shoten Ha. Tu ricordi, Ryoga?".
"Come no" disse l'uomomaialino sedendosi al suo fianco. "È stato uno dei più estenuanti della mia vita".
"Ecco" proseguì Ranma "immaginatelo ripetuto per giorni e giorni e giorni, poi comprimilo e sbattilo sulle sue spalle. Il risultato ti lascerà stupefatto, te lo assicuro".
Mousse, fino a quel momento in silenzio, si pose sull'altro fianco di Ranma e prese la parola: "Dimmi la verità, Saotome: dicendo così stai anche incensando il tuo operato come suo maestro, no?".
Ci fu un risolino appena trattenuto, poi il ragazzo col codino si voltò nella sua direzione: "Beh, non lo posso negare. Per quanto il merito principale sia suo è pur vero che qualcuno deve pur starle dietro. E quel qualcuno, nel nostro specifico caso, sono io".
"Feh. Galletto che non sei altro".
"Tu non saresti durato dieci minuti, papera. Anzi, ho come l'impressione che tu e lei vi sareste dovuti invertire di ruolo. Senza le tue magiche tasche da macellaio ti metterebbe in seria difficoltà".
"Addirittura?" fu il sarcastico rimarco di risposta.
"Addirittura. Negli ultimi mesi, da quando mi ha chiesto di allenarla, ha fatto passi in avanti davvero enormi. Se non le avessi fatto da istruttore, adesso non riuscirebbe a sostenere queste nuove lezioni".
"Va bene Akane, per oggi basta. Tu stanca, troppo stanca" dichiarò Shan-Pu vedendo la sua allieva in un quasi letterale bagno di sudore. L'altra sembrò ignorarla, intenta com'era a percuotere i sacchi d'allenamento che ormai presentavano grossi buchi.
"Ancora una volta, ancora una volta" prese a dire, come fosse un ipnotico mantra.
"No, basta". E le afferrò i polsi per fermarla.
Si guardarono per qualche istante e Shan-Pu ribadì l'ordine di smetterla. Al che lei si arrese, anche se controvoglia.
Proprio mentre la cinese si stava avvicinando al gruppetto dei maschi per commentare gli allenamenti...
"Gente, siamo nei guai fino al collo" arrivò dalle loro spalle la sempre gracchiante voce di Obaba.
Ranma gemette. Chissà come mai, se lo aspettava.
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L’atmosfera che regnava in casa, dopo il breve aggiornamento di Obaba, era di assoluta incredulità: persino chi non conosceva bene il modo di fare delle amazzoni in certe situazioni si era ritrovato spiazzato dalle nuove informazioni.
“È la prima volta che sento una cosa del genere....” sussurrò Mousse, ragionando su quanto aveva appena sentito. “Persino nei duelli più cruenti acconsentono sempre a fornire informazioni sull’uso delle armi, o sulle modalità del combattimento... ma un simile modo di fare non l’avevo mai sentito prima!”
“Che carine, ci hanno confezionato un giochino su misura per noi...” borbottò Ranma, sarcastico.
Il signor Tendo, fino a quel momento rimasto in silenzio, si fece avanti e prese parola.
“Nobile Obaba, non vorrei sembrarle inopportuno ma... non sarebbe il caso di cercare davvero un nascondiglio? So che si era già mossa ma...”
“Sarebbe inutile” lo zittì lei, lasciando il povero Soun visibilmente perplesso. “Alla luce di quanto vi ho detto cercare di nasconderci non servirebbe a niente, se vogliono trovarci lo faranno. Semplice. E per questo voglio che lei, le sue figlie e il signor Saotome prendiate le vostre cose e andiate via.”
“Co... cosa?”
Nabiki, che finora si era limitata ad osservare, decise che non voleva più stare zitta.
“Mi faccia capire, ci sta forse cacciando da casa nostra?”
“È per la vostra incolumità che lo faccio, signorina. Non ho certo l’hobby di sfrattare la gente da casa propria.”
“Mi dispiace ma la risposta è no!” rispose il signor Tendo, risoluto. Genma, accanto a lui, si limitò ad annuire.
“E invece io sono d’accordo.”
Tutti si voltarono verso Akane.
“Akane, tesoro, non puoi dire sul serio!”
“Papà, la nobile Obaba ha ragione! Non possiamo nasconderci, ma possiamo almeno evitare che ci siano vittime innocenti” disse, sorridendo “e ti prometto che cercheremo di contenere anche i danni al dojo.”
“Non è certo questo a preoccuparmi, al momento.”
“Lo so ma... in ogni caso, vorrei che andaste via da casa. Voglio sapervi lontani e al sicuro. Potreste... potreste andare da zia Nodoka!” proseguì Akane voltandosi a cercare il supporto di Ranma, che rispose con un cenno d’assenso.
“Spiacente Akane, ma noi non vi lasciamo soli!” si intromise Genma .“Un uomo non scappa davanti a un combattimento!”
“Questa storia l’ho già sentita...” commentà Ukyo sarcastica, rivolgendo un sorrisetto malizioso a Ryoga. Quest’ultimo la ignorò elegantemente per non darle soddisfazione.
“Quindi è deciso” concluse Nabiki “i Tendo non scappano da casa.”
“Bene, vado a preparare la cena!” trillò Kasumi, in un tono talmente allegro e fuori posto da risultare inquietante.
Obaba sbuffò, spazientita, e decise di capitolare. Se avere a che fare con i testardi era irritante, coi Tendo era sfiancante. E una battaglia persa in partenza.
“Oh, fate come volete” borbottò “vorrà dire che andrò a fare una telefonata al dottor Tofu. Visto come sono andate le cose l’ultima volta, meglio avere un medico a portata di mano fin da subito.”
Il... dottor Tofu?
Akane iniziò ad alzare un braccio in direzione della vecchia cinese, salvo poi fermarsi a metà movimento.
Era restia a volerlo coinvolgere. Temeva che, per il solo fatto di associarsi a loro, potesse entrare nella spirale che li stava pian piano ingoiando tutti.
Ma quanto detto dalla vecchia Obaba aveva in effetti senso, e avere un dottore pronto e all'erta faceva comodo. Però...
Stupida coscienza che mette gli altri di fronte a se stessi.
"Akane? Tutto bene?" le sussurrò all'orecchio Ukyo, avvedutasi del tormento interiore dell'amica.
"S-Sì, tutto bene" rispose tentennando, sempre con la voce bassa. Non voleva seminare dubbi e meno persone si fossero accorte dei suoi turbamenti, meglio sarebbe stato.
"Perché ho la sensazione che tu mi stia dicendo una bugia, bimba cattiva?".
"Perché sei una scolaretta indisciplinata, Kuonji. Davvero, tutto ok. Ho solo qualche remora nel voler tirare in ballo il dottor Tofu, ma credo che sia comunque giusto farlo. Se tanto mi dà tanto, considerata l'ultima volta, prima o poi finiremo col fargli visita comunque. Meglio tenerlo pronto".
"Coraggio Tendo, lascia da parte le domande prive di fondamento. Ci danneggiano e basta. Stiamo per andare in guerra, ricordatelo. Ci vuole calma e sangue freddo".
"Puoi anche evitare di citare a sproposito una canzone, sai. Ci fai più bella figura".
"E poi dove sta il divertimento, me lo dici?".
Oh, stupida Ukyo. Vedi di non farti succedere nulla. Mi mancheresti da morire...
-
"Senti un po', maialino" disse piano Ranma avvicinandosi all'orecchio di Ryoga "non ti sembra che le nostre ragazze abbiano l'aria di chi si sta svelando indicibili segreti mortali?".
L'altro non rispose, preso evidentemente alla sprovvista. Quando vide il braccio del suo amico indicarle si accorse che, effettivamente, avevano un'aria a dir poco sospetta. Parlavano fitto fitto e si guardavano attorno circospette.
Ovviamente, dice l'autore, parte di quanto videro era vero. Parte era frutto della loro innata capacità di distorcere la realtà e ridipingerla come più preferivano perché in realtà le due, pur parlandosi in maniera quantomeno vistosa, non assomigliavano per nulla a due spie del KGB.
"Ora che me lo fai notare sì, sono sospette. Chissà cosa stanno complottando...".
"Se vuoi possiamo render loro pan per focaccia".
"E come?".
"Non so. Tanto per cominciare potresti dirmi di cosa avete parlato tu e Ukyo prima di così tanto segreto...".
FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII.
“N-n-n-n-non sono fatti tuoi!”
“Parla.”
“N-no!”
“PARLA.”
Ryoga cercò di toglierselo di torno, ma decise che era troppo stanco e si accasciò contro una parete del corridoio. Inutile continuare a tergiversare, tanto sapeva bene che Ranma non l’avrebbe lasciato in pace finché non avesse ottenuto ciò che voleva.
“Ok Saotome, piantala di fare la suocera” sbuffò “parlo.”
Ranma annuì soddisfatto, sfoggiando un sorrisone ebete. Ryoga alzò gli occhi al cielo.
“Prima Ukyo mi ha... mi ha chiesto di andare via. Prima che le amazzoni arrivino.”
“Eh? Perché?”
“Perché teme per la mia incolumità... e perché in fondo io non c’entro nulla in questa faida, se non di riflesso.”
“Oh... in effetti non ha torto.”
“Si, ma le ho già detto che Ryoga Hibiki non scappa davanti a un combattimento.”
“Ora capisco la frecciatina di prima...”
“Taci. E inoltre... le ho detto che mi rifiuto di lasciarla sola.”
Il sorrisone di Ranma si allargò ancora di più.
“Oooooh ma come siete carini e coccolosi!” squittì, pizzicando le guance del malcapitato Hibiki “Ancora così acerbi e timidi!”
“Piantala di tirarmi le guance! E poi da quando sono io il timidino? Non mi sembra che tu sia mai stato chissà quale esperto in materia!”
“Beh... si dia il caso che le cose qui sono cambiate.”
Ryoga fissò Ranma incredulo per un attimo, poi sgranò gli occhi.
“Non ci credo.”
“Liberissimo, tanto non è a te che devo renderne conto.”
“Ma la smettete di sparire tutti? Cominciavo ad annoiarmi lì in salotto.”
Entrambi si voltarono verso Mousse, che li osservava poco distante.
“Ukyo ha trascinato Shan-Pu e Akane di nuovo in palestra, non so cos’hanno in mente...” disse, avvicinandosi “voi invece che avete da confabulare?”
“Questo” disse Ryoga, puntando il dito verso Ranma “dice di... essere diventato uomo.”
“Ranma, hai trovato la Nan Nichuan e non ci hai detto niente?!”
Stavolta fu il codinato ad alzare gli occhi al cielo.
“No scemo, intendevo dire che ha... fatto il grande passo con Akane.”
Mousse si voltò di nuovo verso Ranma, sorridendo come una iena. Quest’ultimo ricambiò con lo stesso identico sorriso.
“Benvenuto nel mio mondo!”
   
 
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