Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ashwini    20/06/2013    6 recensioni
Lucinda è un'orfana che cresce in orfanotrofio, cresciuta ed amata dalle suore che lo gestiscono.
Simpatica e sincera, abile tanto negli sport quanto nello studio, si è sempre fatta amare da tutti coloro che la circondavano.
Arrivata alla maggiore età però, è costretta ad andarsene dall'orfanotrofio e trovarsi un posto suo nella grande New York.
Alla sua festa d'addio incontra Raphael, un'uomo dal fascino pericoloso e con cui avrà un incontro piuttosto burrascoso. Da qua l'odio dominerà incontrastato i loro scontri/incontri nella metropoli newyorkese. Ma se decidessero di iniziare un pericoloso gioco di passione? Cosa accadrebbe?
*Dal secondo capitolo:
[...] - Come sai il mio nome? - mi informai allora, spinta dalla mia solita curiosità.
- Ho fatto alcune ricerche. - disse con nonchalance, come se quello che avesse appena detto fosse una cosa che facevano tutti, normale. [...]
[...] - Brutto idiota, chi ti ha dato il permesso di ciò, eh? - domandai furente.
- Modera i toni ragazzina, l'ho fatto perché volevo conoscere la donna che mi ha rifiutato, no? Devo pur avere una pista con cui cominciare il mio piano di seduzione. - affermò tranquillo.
Stava scherzando, vero?!
No, notai con orrore, dal sadico sorriso che gli era spuntato in volto. [...]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Capitolo secondo- Spiacevoli sorprese Ciao a tutte! ^-^
Ecco a voi un nuovo capitolo di Eternity, spero vivamente che vi piaccia. :)
Qua sopra c'è la foto della ragazza che, secondo me, è adatta ad interpretare la protagonista femminile, Lucinda. Nel prossimo capitolo metterò, invece, colui che impersonerà il protagonista maschile, Raphael. :D
Detto questo vi auguro una BUONA LETTURA!




                                                                                                Eternity



                                                                                                                                                                    Non tutti i fiori fioriscono per essere visti,
                                                                                                                                                                    alcuni sono destinati a disperdere la loro fragranza nel deserto.
                                                                                                                                                                    Finchè qualcuno non li raccoglie e ne apprezza il profumo.
                                                                                                                                                                    (Northanger Abbey-Jane Austen)




CAPITOLO SECONDO: Spiacevoli sorprese





<< Mi raccomando Luce, stai ben attenta in città, delle ragazze che sono ancora in contatto con delle amiche già uscite dall'orfanotrofio, mi hanno riferito che New York è molto pericolosa come città, c'è un alto tasso di criminalità e... >> iniziò Irina, partendo in quarta.
<< Irina è tutto ok! Me la saprò cavare in attesa del tuo arrivo, tranquilla. >> dissi esasperata da tanta preoccupazione, immotivata, a parer mio.
Lei, in risposta, annuì incerta, gettandosi su di me per un ultimo caloroso abbraccio.
Era il giorno dopo il mio compleanno e per me, era giunta l'ora di partire verso la mia nuova vita. Con la mente, ripercorsi tutti i momenti, gli istanti più preziosi, passati in compagnia di Irina e delle altre ragazze in orfanotrofio.

Le risa spensierate per i giardini dietro l'edificio, il profumo dolce delle rose nel giardino fiorito, le grida birichine dopo gli scherzi fatti alle suore da bambine, i semplici sguardi complici fra noi...

Non avrei mai dimenticato tutto ciò. Mai. Ogni singolo ricordo sarebbe stato la mia luce nel buio nei momenti tristi, la mia difesa contro la solitudine.
Una lacrima ribelle scese dalle mie guance color pesca, attirando l'attenzione della mia migliore amica.
<< Ehi, che fai adesso piangi? >> disse lei con le lacrime agli occhi.
<< Senti da che pulpito viene la predica. >> ribattei con un sorriso.
Ci guardammo e fu come ritornare di nuovo le bambine di un tempo, un tempo che a me, adesso, sembrava così lontano ed irraggiungibile...
<< Ragazze mie, mi spiace interrompere questo momento di intimità fra voi ma... l'auto per Lucinda è arrivata da un po' ormai... >> ci comunicò quasi in un sussurro suor Kate. La donna era affiancata dalla suora madre, che adesso rivolgeva lo sguardo altrove, come se la sola vista della mia partenza le facesse troppo male e, forse, era esattamente così, pensai commossa.
<< Si, vado. Posso abbracciarvi almeno un ultima volta? >> risposi con gli occhi lucidi, riferendomi alle due donne davanti a me.
Di questo passo avrei ceduto, accidenti. Non potevo piangere, non ora e soprattutto non in pubblico. Non era da me.
In risposta, le suore si avvicinarono velocemente a me e, evento più che raro, perfino la suora madre perse la sua maschera di donna tutta d'un pezzo, abbracciandomi in un modo che, solo poche ore prima, avrebbe definito assai poco decoroso per una signorina.
<< Mi mancherete tutti. >> confessai.
<< Anche tu mia cara Lucinda, anche tu. >> dissero, non appena si furono staccate da me, le due suore.
Dopo un ultimo saluto a tutte e tre, mi voltai fiera, camminando lentamente e più rigida di un manico di scopa verso l'auto scura a pochi metri da me. Sentì delle risa mal trattenute in sottofondo e, con uno sbuffo, pensai che dovevo davvero sembrare la brutta copia di un pinguino per far ridere, oltre Irina, anche suor Kate.
Arrivata difronte l'auto però, ebbi un attacco di affetto improvviso, cosa assolutamente non da me. Tanto che, con uno scatto, mi voltai per poi correre verso la mia amica e stritolarla in un abbraccio, cercando di farle capire silenziosamente quanto mi sarebbe mancata in quei mesi in cui saremmo state lontane.
<< Ti voglio bene anch'io, stupida che non sei altro. >> sorrise sulla mia spalla.
Subito dopo aver sciolto l'abbraccio, ricambiai il sorriso per poi voltarmi nuovamente e dirigermi verso l'auto, entrando poi al suo interno. Poggiai una mano sul vetro su cui stavano, pian piano, incominciano a scendere delle scie d'acqua dovute alle gocce di pioggia; la quale era appena iniziata, come se quello fosse il suo personale saluto alla mia partenza.
Dopo non molto l'auto partì, lasciando dietro di se l'immagine delle tre donne che ancora si sbracciavano per salutarmi. Ma quello non era un addio, era un arrivederci, promisi a me stessa e a loro, silenziosamente. Irina mi avrebbe raggiunta nella mia futura casa nella Grande Mela, quindi per quanto riguardava lei potevo stare tranquilla; ma sarei sicuramente ritornata all'orfanotrofio per fare qualche visita alle suore e ai miei vecchi compagni perché, dopotutto, una piccola parte del mio cuore sarebbe sempre rimasta lì, accanto a loro.

Oltrepassato il cancello tolsi la mano dal vetro e mi girai definitivamente, osservando lo scorrere della strada davanti a me. Man mano che ci allontanavamo dal bosco in cui si trovava l'orfanotrofio, le case e gli edifici aumentavano sempre di più, così come la loro modernità. Ben presto, infatti, cominciai ad intravedere i primi grattacieli e non potei evitare di spalancare la bocca, incredula. Non avendo mai oltrepassato la soia dell'edificio che mi aveva vista crescere, infatti, non avevo mai visto di persona quelle magnifiche costruzioni in cemento armato, acciaio e vetro.
<< È la prima volta che viene qua a New York, vero signorina? >> mi chiese cordialmente il conducente dell'auto.
<< Si, infatti. Spero di trovarmi bene, la mia amica non ha fatto altro che mettermi in guardia dalla gente del posto. >> ridacchiai al pensiero delle facce buffe che aveva fatto Irina fin da questa mattina.
L'uomo si rabbuiò e rispose: << La sua amica fa bene a metterla in guardia, ci sono persone e famiglie che è meglio evitare in città. >>
<< Beh, io del luogo ho conosciuto solo un certo Raphael Grigori e... >> cominciai incerta, ma lo sguardo cupo dell'uomo bloccò sul nascere il mio discorso.
<< C'è qualcosa che non va, forse? >> dissi allora, turbata.
<< Ecco signorina, quella è una persona che dovrebbe evitare, così come la sua famiglia. >>
Aprì allora la bocca per chiederne il motivo, ma non potei farlo, perché subito dopo il conducente mi disse che eravamo arrivati. Vidi infatti che mi trovavo proprio difronte la casa che, insieme alla suora madre, avevo scelto di comprare tramite le vendite online.
La casa a due piani che mi si presentava davanti era piccola e modesta, comprata grazie ai pochi soldi che le suore avevano ritrovato nella scatola in cui mi avevano trovata diciotto anni fa. Quando mi ero messa alla ricerca di una casa in cui abitare, avevo subito richiesto che ci fosse un piccolo giardino in cui piantare delle rose, ed infatti questa casa ne possedeva uno già ricco di piante a cui poi io avrei aggiunto ben presto i miei fiori preferiti. Il tutto era circondato da una graziosa staccionata bianca.
Una casa vecchio stile insomma, in simbiosi con il quartiere in cui mi trovavo che era un classico residence, solo meno, molto meno, prestigioso. Sperai solo che i vicini fossero simpatici, dopotutto era con loro che molto probabilmente avrei fatto le prime amicizie.
Dopo che il conducente mi ebbe aiutato a portare le mie poche valige sulla soia di casa, mi salutò con un debole sorriso per poi infilarsi dentro l'auto ed andarsene. All'inizio mi era sembrato socievole ma poi, non appena avevo parlato di Raphael, si era incupito notevolmente e sinceramente non ne capivo il motivo. Ok, Raphael mi era fin da subito sembrato un tipo arrogante ed antipatico, il tipico uomo di potere ma lo sguardo del conducente mi era parso esagerato, potevo giurare infatti di aver intravisto un lampo di paura passare nei suoi occhi color cioccolato. Ma paura di cosa?
Sospirai, era inutile pensarci, tanto io quell'idiota non l'avrei mai più rivisto quindi...

Ci rivedremo molto presto io e te, puoi giurarci.

Ti farò cadere ai miei piedi ragazzina, da adesso comincia la nostra sfida.

Il ricordo di quelle frasi mi fece rabbrividire. Avevo incontrato il diavolo di New York, ne ero certa.
Sospirai per la seconda volta. Possibile che la prima nuova conoscenza dovevo farla con quel pallone gonfiato?
Interruppi il fluire dei miei pensieri, pensando che adesso dovevo concentrarmi solo sulla sistemazione delle mie cose nella casa ma non feci in tempo a chiudere la porta che subito suonarono al campanello.
Mi illuminai. Un vicino! Magari era un vicino che veniva a darmi il benvenuto nel quartiere!
Corsi, trafelata ed impaziente, all'ingresso, dandomi una veloce sistemata ai capelli davanti allo specchio lì vicino poco prima di aprire la porta con un enorme sorriso stampato in viso, pronta ad accogliere al meglio qualsiasi persona mi si fosse parata difronte.
<< Buongiorno ragazzina impertinente. >> mi salutò così l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere.
Lui.
Lui era qui!
Oh santo cielo, perché capitavano tutte a me?
Lo guardai male, ben intenzionata a chiudergli la porta in faccia e mandando così al diavolo le buone maniere ma, al contrario delle mie rosee aspettative, un suo piede bloccò il chiudere della porta di casa, facendomi così imprecare silenziosamente.
<< È così che si trattano gli ospiti Lucinda? >> ghignò Raphael.
<< Oh, no, questo trattamento speciale lo riservo solo a te e adesso, se vuoi scusarmi, avrei molto da fare. >> risposi fulminandolo con lo sguardo.
<< Io invece vorrei darti il benvenuto nel quartiere, quindi entro con molto piacere, grazie. >> enfatizzò l'ultima parola con arroganza, facendo leva sulla porta ed entrando in casa.
<< Certo, un uomo come te che veste abiti firmati e, molto probabilmente, fatti su misura, vive in un misero quartiere di provincia! >> grugnì in risposta.
Lui mi sorrise maligno: << In effetti io abito nel grattacielo privato della mia famiglia, il più alto mai costruito a New York. >>
Sbuffai infastidita, l'ego di quest'uomo era incomparabile.
Lo vidi sistemare sul piccolo tavolino lì vicino il mazzo di rose che aveva portato in dono e che io, troppo presa ad insultarlo mentalmente, non avevo notato prima. Beh, almeno non era un completo maleducato.
Ripensai alla sua frase di poco prima con sgomento. Aveva detto il mio nome! Ma chi diavolo poteva averglielo rivelato? Forse la suora madre quando io e Irina ce ne eravamo andate?
<< Come sai il mio nome? >>  mi informai allora, spinta dalla mia solita curiosità.
<< Ho fatto alcune ricerche. >> disse con nonchalance, come se quello che avesse appena detto fosse una cosa che facevano tutti, normale.
Strabuzzai gli occhi: << Che cosa hai fatto?! >>
<< Hai capito perfettamente e poi, dal tuo tono, credo che tu abbia già immaginato che io sia un uomo molto potente qua in città. >> rispose con un sopracciglio alzato.
<< Beh si ma... >> dissi ancora scossa. Lui aveva fatto ricerche su di me... lui... LUI AVEVA FATTO RICERCHE SU DI ME! Come accidenti si era permesso!
<< Brutto idiota, chi ti ha dato il permesso di ciò, eh? >> domandai furente.
<< Modera i toni ragazzina, l'ho fatto perché volevo conoscere la donna che mi ha rifiutato, no? Devo pur avere una pista con cui cominciare il mio piano di seduzione. >> affermò tranquillo.
Stava scherzando, vero?!
No, notai con orrore, dal sadico sorriso che gli era spuntato in volto.
Merda.







ANGOLO AUTRICE:

Eccoci arrivati alla fine del capitolo ragazze, allora, vi è piaciuto? :)
Vi sareste mai aspettate che a suonare il campanello fosse il bel Raphael? E soprattutto, cosa ne pensate della sua ultima frase? Riuscirà nel suo intento di sedurre la protagonista? E lei, cosa farà difronte i suoi sempre più insistenti tentativi? Chi cederà per primo all'altro?
Lo scoprirete solo seguendo i prossimi capitoli, ragazze. ;)
Ditemi ogni vostro pensiero in una, anche piccola, recensione, mi farebbe molto piacere, anche perchè solo grazie a voi potrò migliorare! :D

Ringrazio infinitivamente colore che hanno aggiunto la storia fra le:
- preferite: 2
-ricordate: 1
- seguite: 11
GRAZIE a tutti, davvero.  <3

Adesso vi saluto, bacioni, vostra Ashwini. :*



*L'altra mia storia, attualmente in corso, a cui spero darete un'occhiata:

In un tempo futuro scoppia la cosiddetta ''Apocalypse Demons War'', a causa della quale l'intera umanità si ritroverà sottomessa ad una nuova e potente razza di demoni, esseri crudeli e quasi privi di ogni sentimento.
La loro razza arriverà a conquistare quasi l'intero pianeta Terra e questi territori verranno sottomessi all'Impero di Alloces, governato dal più potente demone della razza demoniaca: il bellissimo imperatore Andras, famoso, oltre che per la sua enorme forza anche per malvagità e freddezza. Amia, ragazza umana caratterizzata da una grande determinazione e forza di vivere, si ritroverà catapultata in un mondo oscuro e completamente diverso dal suo, dovrà adattarsi e soprattutto dovrà combattere per ciò in cui crede.
Le vite dei protagonisti e di coloro che gli stanno vicino verranno irremediabilmente sconvolte da eventi di enormi proporzioni.
La storia ha inizio, preparatevi ad entrare in un mondo completamente nuovo.
Dall'undicesimo capitolo:
- Ancora. - dissi perdendomi in quella turbolenta tempesta che erano i suoi occhi.
- Ancora cosa? - disse confuso.
- Il mio nome, ripetilo ancora. - risposi sussurrando, come a non voler spezzare l'atmosfera creatosi.
Dal quattordicesimo capitolo: - Gemi Amia, gemi per me. - disse succhiando e mordendo con foga poco sopra la giugulare.









  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ashwini