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Autore: lilyhachi    03/07/2013    5 recensioni
(Isaac Lahey/nuovo personaggio; spoiler sulla seconda stagione)
Non voleva che lei si preoccupasse, non voleva che lei perdesse le giornate a pensare a lui e a cosa gli stava succedendo. Quello era un suo problema, non di Lyla. Era lui che continuava a subire in silenzio come un bambino che non aveva la forza di combattere, di alzarsi in piedi e cercare di uscire da quello schifo. Era un suo problema, e si sarebbe dovuto battere presto per risolverlo.
Gli dispiaceva essersi presentato in quel modo, distraendola dai suoi compiti.
Non voleva affliggerla, voleva solo rannicchiarsi tra le sue braccia.
Voleva conforto, voleva un appiglio e Lyla era il suo porto sicuro.
“Vorrei che tu smettessi di provare dolore”, sussurrò lei ad un palmo dal suo viso.
Isaac le sorrise, accarezzandole dolcemente i capelli.
“Mi basta stare con te e non sento più dolore”.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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Prima di iniziare, guardate un po' qui *-*
Il banner, per il quale devo ringraziare S t r a n g e G i r l che si è gentilmente offerta di farmi questo grandioso banner, suggerendomi anche l'attrice che poteva dare il volto a Lyla (Shiri Appleby, ovvero Liz di Roswell), vista anche la crisi che avevo nel cercare un'attrice che rispecchiasse la descrizione che avevo dato di lei.
Spero vi piaccia il banner perchè io lo adoro!

http://i43.tinypic.com/2pq6m21.jpg


Safe Harbor
 
I
 
New Direction
 
 
Da quando la scuola era diventata un luogo piacevole?
Ah già, da sempre.
Isaac preferiva qualsiasi cosa pur di non stare nella stessa casa con suo padre, nemmeno il suo letto era un posto sicuro.
La notte non riusciva quasi mai a dormire, rimaneva sempre vigile, terrorizzato dall'idea che suo padre potesse sbucare da un momento all'altro e fargli del male.
Quella mattina si era procurato un altro occhio nero, semplicemente perchè era sceso un po' più tardi del dovuto in cucina e non aveva fatto in tempo a preparare il caffè.
Decisamente assurdo, ma ormai non lo stupiva più niente.
In compenso, non vedeva l'ora di arrivare a scuola per vedere lei: Lyla.
Sorrise come un ebete mentre camminava a passo veloce in direzione del liceo di Beacon Hills con il suo zaino in spalla, e sorrise maggiormente quando trovò la ragazza ad aspettarlo fuori la scuola.
Gli sorrise da lontano, ma più Isaac si avvicinava, più il sorriso di lei svaniva, per essere sostituito da quella tipica espressione triste e allarmata che il ragazzo conosceva benissimo.
Poteva quasi dire che Lyla ci aveva fatto l'abitudine al suo viso martoriato e nonostante non lo accettasse minimamente, non c'era nulla che potesse fare se non stringerlo a sé ogni volta.
Cominciarono insieme un'altra giornata: ad Isaac non dispiaceva averla affianco ogni ora.
Un ragazzo poteva stancarsi di avere la propria ragazza intorno ma lui non era come tutti gli altri.
Lui aveva bisogno di lei, e poi solo un ragazzo con il cervello pacato di sarebbe stancato di Lyla.
Vedere il suo viso era l'unica cosa che riusciva a tenerlo in vita, a farlo sentire meno abbandonato, meno solo e meno ferito, non soltanto fisicamente.
“Vieni da me a studiare oggi?”, domandò lei, mentre chiudeva l'armadietto.
“Potrei mai studiare chimica da solo?”, chiese Isaac con tono ironico.
“Hai ragione!”, rispose lei, aggrottando un sopracciglio. “Vediamo di far alzare quel voto”.
Isaac sorrise. Lei ci teneva alla sua media, e non soltanto perchè voleva che rigasse dritto a scuola, ma perchè sapeva cosa succedeva quando prendeva un voto anche di poco inferiore alla media.
Quando aveva comunicato a suo padre di avere la sufficienza in chimica, aveva passato la notte nello scantinato. Isaac ricordò il terrore sul volto di lei quando glielo confessò. Da allora non aveva fatto altro che farlo studiare insieme a lei, permettendogli di porre rimedio al suo voto...e magari anche alla sua vita.
Mentre aspettava che Lyla finisse di riporre i libri, venne urtato da un suo compagno di squadra di lacrosse per il quale provava ben poca simpatia, dato che era un idiota patentato.
“Lyla, ma da quando frequenti uno sfigatello di questo genere?”.
Il ragazzo rise, appoggiato sa altri due dei suoi compagni.
“Evapora!”, esclamò la mora con sguardo truce, mentre Isaac non disse nulla.
“Cosa c'è, Lahey?”, continuò lui, fermandosi nel corridoio. “Lasci che sia la tua ragazza a parlare?”.
Il ragazzo si avvicinò, guardando Isaac, per poi soffermarsi su Lyla con un'espressione che non gli piaceva nemmeno un po'. La guardava come fosse una bistecca.
“Lyla, quando capirai che c'è di meglio?”, disse prendendole un braccio.
Lyla cercò di districarsi della presa di quel viscido, ma senza risultato.
Isaac digrignò i denti, e senza pensarci troppo, si scagliò contro di lui.
Ormai aveva già un occhio nero, al limite ne avrebbe guadagnato un altro.
Lyla gridava loro di fermarsi, di smetterla, ma Isaac sentiva la sua voce come un eco lontano.
Era riuscito a rifilare a quel pallone gonfiato soltanto mezzo pugno, per poi essere subito circuito anche dagli altri due, che lo riempirono di pugni nella pancia. Come aveva immaginato, si era anche guadagnato un secondo occhio nero quel giorno e magari la sera ne avrebbe avuto un altro così da battere il record. La rissa finì solo nel momento in cui un ragazzo riuscì a separarli. Isaac si ricordava di lui, visto che faceva parte della sua squadra: Scott McCall, accompagnato dal suo fedele compagno Stiles, il figlio dello sceriffo.
“Andate a farvi un giro!”, esclamò il ragazzo, facendoli allontanare, mentre Lyla gli correva incontro, per accertarsi che stesse bene.
Isaac non era molto bravo a fare a botte, anzi, era una vera frana e non poteva certo essere diversamente visto ciò che aveva subito fin da quando era un bambino.
Solo che era stanco. Era stanco di dover stare sempre rannicchiato in un angolo a coprirsi e a tremare per la paura. Era stanco di essere debole. Se non era in grado di proteggere se stesso, come avrebbe potuto proteggere Lyla anche in contesti banali come quello?
I suoi compagni di squadra idioti si comportavano in quel modo perchè sapevano benissimo che Isaac era un debole, un povero rammollito facile da domare.
Era inutile: ovunque andasse lo trattavano tutti come faceva suo padre.
 
Lyla aveva lo sguardo fisso sul libro di letteratura.
Aveva letto la stessa frase per dieci volte. Dieci.
La sua concentrazione diminuiva di secondo in secondo, portandola a volgere spesso lo sguardo alla finestra. Guardò l'ora: erano le nove di sera e di Isaac nemmeno l'ombra.
Dovevano studiare insieme ma non si era visto.
Per un attimo temette il peggio...e se gli fosse successo qualcosa?
Se il padre gli avesse impedito di studiare con lei per la rissa a scuola? No, il padre di Isaac difficilmente ribatteva quando il figlio studiava con qualcuno, e conoscendo la media scolastica di Lyla, c'era davvero ben poco da contestare.
Guardò di nuovo verso la finestra.
A quell'ora Isaac doveva probabilmente trovarsi al cimitero, poiché gli toccava lavorare spesso per il padre.
Forse semplicemente quel giorno non aveva voglia di vederla, visto l'accaduto.
Lyla sapeva cosa ronzava nella testa di Isaac: si sentiva in colpa e, soprattutto, inadeguato.
 
Forse quella giornata poteva essere etichettata da Isaac come una delle peggiori che potessero mai capitargli e non soltanto per la rissa ed il senso di debolezza costante, ma principalmente per ciò che gli sarebbe capitato da lì a pochi minuti.
La mattina era passata in fretta, forse troppo. Dopo la rissa Lyla lo aveva prima accompagnato in infermeria per fargli medicare le ferite, dopodiché avevano raggiunto l'aula del signor Harris ma tra i due si era mantenuto un silenzio mortale. La colpa era sua, come al solito, perchè non si sentiva all'altezza. Lui adorava Lyla e starle accanto era la miglior cosa che potesse capitargli ma forse lei meritava qualcuno migliore di lui? Qualcuno in grado di difendersi e di proteggerla? Forse qualcuno come quel ragazzo che lo aveva aiutato: Scott. Poteva dire con assoluta certezza di non rispecchiare quelle potenzialità. Forse sarebbe stato meglio lasciarla in pace e smetterla completamente di stravolgerle le giornate con i suoi problemi e con lo studio.
Cercò di concentrarsi sulla musica che stava ascoltando, in modo da non dar voce ai suoi pensieri.
Sarebbe rimasto in quello stato per sempre, facendo sì che le note lo trasportassero, così da permettergli di dimenticare tutto il resto, tutti i problemi, tutto il dolore.
La situazione sarebbe stata ancora più rilassante se non si fosse trovato a lavorare al cimitero quella sera. Odiava lavorare per suo padre ma non aveva poi molte alternative.
Semplicemente o lo faceva oppure suo padre gliele suonava di santa ragione, ma questo non gli impediva certo di odiare lo svolgimento di quel lavoro. Stare al cimitero in piena notte non era solo inquietante ma anche raccapricciante. Le prime volte non riusciva mai a stare tranquillo, si voltava a destra e a manca, anche se non aveva sentito alcun rumore.
Suo padre non aveva fatto altro che prenderlo in giro ogni volta.
Cosa credi? Credi che spunteranno vampiri, licantropi e morti viventi? Tranquillo, al massimo potrebbe sbucare qualche psicopatico dal nulla per sottoporti a qualche rituale.
La voce di suo padre si ripresentava nella sua testa spesso e volentieri. Era stato difficile abituarsi a quell'ambiente, ma per fortuna era riuscito a sopraffare la paura...almeno in parte.
Continuò il suo lavoro, fin quando un rumore non attirò la sua attenzione.
Cominciò a guardarsi intorno in attesa di scorgere qualcosa, nonostante la sua fifa gli facesse sperare che non ci fosse nulla. Forse era stata solo un'impressione, ma ecco che lo sentì di nuovo.
C'era un fruscio di rami, e sembrava che qualcuno si stesse muovendo velocemente fra essi...come se stesse correndo. Forse era un animale.
Isaac guardò con più attenzione davanti a sé e da dietro una lapide riuscì a scorgere una mano, ma più che una mano sembrava una zampa, vista la presenza di lunghi artigli.
“Cos'è?”, esclamò fra sé e sé, aggrottando un sopracciglio.
Il rumore cessò improvvisamente, permettendo al cimitero di tornare al suo silenzio generale.
Isaac tornò a guardarsi intorno per l'ennesima volta: qualcosa si muoveva nell'ombra, avanzando a grandi passi verso di lui. Il ragazzo impallidì e scattò in piedi, senza riuscire ad identificare quella cosa, poiché cadde all'indietro nella fossa che stava terminando di scavare.
La macchina si ribaltò con lui, ed Isaac ebbe modo di sentire il vetro frantumarsi sopra la sua testa, ma per fortuna nessuna scheggia riuscì a colpirlo.
Qualcosa saltò sopra la fossa in cui era caduto: sembrava una specie di animale.
I rumori si fecero più intensi e con essi anche i versi che stava emettendo, sembrava quasi che si stesse cibando di qualcosa.
Isaac si sollevò in piedi, affacciandosi di poco dalla fossa nel terreno. Quello che riuscì a scorgere era alquanto confuso e difficilmente qualcuno gli avrebbe creduto, soprattutto suo padre.
C'era qualcosa che trafugava una tomba. Quando sentì un verso più acuto, Isaac si abbassò subito, sperando che, qualunque cosa ci fosse là fuori, non sarebbe venuta a prenderlo. Il suo cuore non aveva proprio intenzione di arrestare il battito frenetico. Una parte di lui credeva ciecamente che avrebbe fatto una brutta fine. Forse sarebbe successo ciò su cui suo padre lo aveva costantemente preso in giro: forse c'era un pazzo psicopatico che gli avrebbe strappato il cuore e cose simili, o forse Isaac aveva semplicemente visto troppi film dell'orrore.
Sentì un ringhio e poi un mugolio. La macchina venne sollevata e spostata da qualcuno, mentre Isaac guardava verso l'alto con il cuore in gola e le mani che gli tremavano letteralmente per la paura. Pregò con tutto sé stesso che dall'altra parte non ci fosse un mostro o un pazzo.
Rimase tutto il tempo rannicchiato nell'angolo con il fiato sospeso, fin quando non vide una figura ergersi sopra la sua testa: un uomo...un uomo normale.
“Serve aiuto?”, domandò lui, osservando il ragazzo.
Isaac si abbandonò sul terreno, tirando un lungo sospiro di sollievo, peccato che l'uomo che aveva davanti era tutto tranne che “normale”.
 
La tua vita può cambiare. Basta solo che tu mi dica che lo vuoi. Potrai essere più veloce, più forte...sarai in grado di difenderti e di difendere. Potrai cominciare a vivere davvero, Isaac”.
Gli aveva parlato come se lo conoscesse da una vita, come se gli stesse offrendo chissà quale grande possibilità. Inizialmente aveva pensato solo che fosse un povero pazzo ma più Isaac lo osservava, più si rendeva conto che quell'uomo, Derek, diceva il vero.
Lo percepiva dallo sguardo che aveva. I suoi occhi verdi erano fissi su di lui e quando il ragazzo aveva avanzato l'ipotesi che stesse scherzando, ridendogli anche in faccia, gli occhi di Derek si tinsero di rosso e Isaac sperò di aver preso una grossa svista.
Quell'uomo gli stava offrendo una particolare forma di potere.
La sua vita poteva cambiare davvero. Derek gli stava offrendo una strada da percorrere e lui non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro. Avrebbe finalmente smesso di subire gli abusi del padre ma quando udì le parole “sarai in grado di difendere”, il suo primo pensiero andò a Lyla.
Avrebbero smesso di importunarli a scuola. Sarebbe riuscito a difenderla e nessuno lo avrebbe più trattato come un rammollito, incapace di tenersi stretta una ragazza.
Derek aveva la mano tesa verso di lui, in attesa che il ragazzo l'afferrasse, mentre Isaac continuava ad osservarla, cercando di immaginare come sarebbe stata la sua nuova vita.
Le unghie di Derek vennero presto sostituite da artigli che avevano ben poco di umano, ma Isaac le osservava come se fosse rapito: forse quella era un piccolo effetto collaterale che avrebbe potuto sopportare. Rivolse un ultimo sguardo a Derek e poi afferrò la sua mano, andando a stipulare un contratto a vita dal quale non avrebbe avuto alcun modo di tornare indietro.
 
"It's time to begin, isn't it?
I get a little bit bigger, but then
I'll admit I'm just the same as I was.
Now don't you understand?
I'm never changing who I am".
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
 
Meno male che questa doveva essere solo una semplice one shot senza futuro.
Mi spiace ma sono tornata a darvi fastidio, perchè delle compagne di fandom TENTATRICI hanno ulteriormente intaccato il mio cervello già bacato, facendo aumentare la mia voglia di continuare, quindi devo ringraziarle, poiché il secondo capitolo è uscito fuori grazie a loro, quindi ve lo dedico, sperando che non faccia troppo schifo (Pikky, S t r a n g e G i r l e ScandalousLaRabiosa) :3 Comunque, bando alle ciance: il capitolo riprende qualche evento della prima puntata della seconda stagione (con qualche modifica ovviamente). Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va. Onestamente non so come continuerà questa cosa, se come una raccolta di one shot riguardante i momenti più importanti del rapporto Isaac/Lyla oppure con una storia vera e propria, non lo so perchè ho paura di “intrappolarmi” in una storia, senza sapere come andrà a finire. Per ora metto raccolta, poi chi lo sa, andando avanti magari cambio idea u.u
Vabbè, intanto buona lettura :)
Alla prossima C:
   
 
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