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Autore: Utrem    14/07/2013    10 recensioni
"Il Signore Oscuro ti cerca... ti vuole... lui ha bisogno di te... è disposto a rapirti e a catturarti con qualunque mezzo... il mio ruolo è quello di... "
Piton esitò a terminare la frase. Non solo: tutto il suo corpo sembrò essersi bloccato, in attesa della frase chiave in grado di sbloccarlo e sbrogliare il bandolo della matassa riguardo a parecchie questioni.
Harry si pentì della sua precedente distrazione e deglutì sonoramente, detenendo probabilmente il record di miglior sudorazione nel minor tempo.
" Impedirlo " concluse dunque dopo aver ripreso fiato.
Harry rimase di stucco.
"C'è... un motivo " riprese Piton dopo un po' " Un motivo che va al di là della mia fedeltà al nostro beneamato Preside e della pietà che posso provare nei confronti di un famosissimo ragazzo che è in costante pericolo di morte ".
Harry ci capiva sempre meno. Sapeva che Piton voleva dirgli qualcosa e che non era un qualcosa che gli sarebbe piaciuto dire, ma non riusciva proprio a capire di cosa si potesse trattare.
"Io sono..." breve pausa e sospiro " ...tuo padre ".
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Ho scritto questa storia ben due anni or sono (omg!). Spero vi piaccia :)
Genere: Avventura, Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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IL PADRE DI HARRY
 

 

Primo capitolo – Una lezione movimentata.

 






Un nuovo lunedì, due nuove ore di Pozioni. Com‘è facile pensare, Harry e Ron non erano particolarmente entusiasti di andare a lezione. Hermione leggeva camminando quello che pareva il libro di Aritmanzia, mentre i due confabulavano sottovoce, come al solito perfettamente consci che Piton avrebbe usato qualunque pretesto per rifilar loro insufficienze a gogò.
Non erano granché preparati e per questo la loro voglia di andare a Pozioni era al di sotto della norma, anche se era effettivamente piuttosto difficile che ne avessero mai voglia, dato il loro grado di affinità sia con Piton, sia con la materia.
Stavano ancora parlottando, quando finalmente raggiunsero l'aula: erano sovrappensiero fino a quando non videro lo sguardo truce di Piton posarsi su di loro. Intimoriti, si sedettero ai loro soliti posti, seguiti da Hermione, che stava ancora leggendo.
Piton era lì, davanti a loro, con indosso la solita veste nera, sprizzando unto ed irritazione da tutti i pori, come al solito. Tutto sembrava normale.
Eppure il comportamento di Piton non era normale. Fissava Harry da quando era entrato. Dal canto suo, Harry cercava di non farci caso, ma alla lunga non riuscì a rimanere indifferente. Così, a un certo punto, con un tono talmente sfacciato da sembrare non appartenergli, sbottò:
"Si può sapere cosa diamine vuole da me?!"
La faccia di Piton si contorse in una strana smorfia, che esprimeva disappunto e sorpresa allo stesso tempo. Si avvicinò rapidamente ad Harry e disse:
"S-signor Potter... voglio che lei rimanga con me dopo la lezione. D-devo comunicarle qualcosa di importante".
Harry storse il naso. L'impressione che aveva avuto appena l'aveva visto non era infondata. Piton era strano. Il tono con cui aveva parlato era insicuro ed affettato, non era la lenta e funebre cantilena a cui era abituato. Non si era rivolto a lui con spavalderia, ma con paura, quasi supplicandolo. Anche gli altri si erano resi conto della stranezza del suo atteggiamento e lo tampinavano con lo sguardo, curiosi.
Hermione aveva persino smesso di leggere e Ron guardava prima Piton, poi Harry a bocca spalancata e con gli occhi sgranati.
Rendendosi evidentemente conto dell'attenzione che aveva suscitato, Piton improvvisamente si rimpossessò del cipiglio severo perso per esclamare irritato:
"Sono contento che siate tanto svegli ed attenti, perché la pozione di oggi sicuramente non è tra le più semplici. Non vorrei che qualcuno" e guardò Neville che di riflesso rabbrividì "si perda seguendo le indicazioni più elementari."
Detto questo, pareva che tutto fosse tornato alla normalità. Naturalmente però né Ron, né Hermione e tantomeno Harry pensavano che si fosse trattato di una casualità.
"Cosa vuole da me?" si chiese Harry ad alta voce, irritato.
"Non ne ho la minima idea" rispose Hermione, sinceramente spiazzata "Però Harry, ricordati: di qualsiasi cosa si tratti, non fornirgli più informazioni del necessario e mantieni la calma".
"E se, be', volesse trattenerti per togliere qualche centinaio di punti a Grifondoro in più, possiamo sempre recuperarli vincendo le partite di Quidditch" lo tranquillizzò Ron, anche se in realtà la faccenda lo spaventava parecchio.
Harry non era nemmeno lontanamente rassicurato. Lui da solo con Piton: avrebbe preferito trovarsi a faccia a faccia con un Lupo Mannaro di notte e con la luna piena alta in cielo. Tuttavia, il tono insicuro con cui aveva parlato lo faceva pensare. Forse non aveva intenzione di punirlo. Forse era impensierito da qualche suo comportamento. Forse era stato minacciato da Voldemort in persona, per questo era apparso così timoroso. Oh no. OH NO. Forse voleva condurlo direttamente da lui. A dire il vero c'era qualcosa peggio di parlare da solo con Piton, ed era fronteggiare Voldemort... Harry ebbe l' impressione di sentire una fitta alla sua cicatrice, ma presto si rese conto che era solo una forte emicrania causata dalla tensione. Infatti aveva anche l'impressione che gli si fosse annodato lo stomaco.
Le due ore che seguirono furono tesissime per tutti. Harry era troppo preoccupato per preparare bene la pozione e sbagliò tre o quattro indicazioni. Ogni tanto Hermione e Ron gli gettavano qualche occhiata rassicurante, ma lui li ignorava. Dal canto suo invece, Piton sgridò Neville due volte in più del normale e il modo in cui cercava di darsi un contegno era più che esagerato, molto peggio del solito. Camminava così diritto e composto da sembrare un tronco d'albero mobile. Inoltre, ogni volta che passava accanto a Harry lo scrutava da cima a fondo con aria interrogativa. Harry gli rispondeva con un'occhiata ostile; allora Piton distoglieva di scatto lo sguardo e si mostrava interessato alla sua pozione, che era rosso fuoco invece che verde oliva. Emetteva quindi una specie di grugnito e si allontanava. Ogni volta che si verificava questo comportamento Hermione iniziava a fare dei cenni per consigliare Harry su un modo migliore di reagire, ma lui fingeva di non vederla. Ron invece non distoglieva mai gli occhi da Piton, controllando ogni sua mossa. Il professore però doveva essersene accorto, perché quando gli passò accanto cantilenò:
"Invece di interessarsi alla mia tunica, signor Weasley, la pregherei di prestare attenzione allo strano colore della sua pozione. Le ricordo che il ruolo del suo calderone non è quello di contenere la pozione sbrilluccicosa della fatina arcobaleno".
Ron arrossì lievemente, controllando la pozione. A ogni modo se ne dimenticò presto e ricominciò a fissare Piton con un'aria più ostile di prima. Quest'ultimo, tuttavia, non dette segno d‘averci più fatto caso.
Terminate le due ore, Piton controllò tutte le pozioni. Con stupore constatò che nessuno, persino Hermione, era riuscito a preparare una pozione Accettabile. Sospirò e dette a gran voce il voto ad ognuno. Neville prese Troll, Harry, Ron e tutti gli altri Desolante. Hermione prese Scadente. Era talmente furiosa che uscendo dall'aula sbatté la porta. Ron la seguì a malincuore. Harry infatti era stato, come preannunciato, fermato da Piton. Il suo stato d'animo in quel momento era così confusionario da non poter essere descritto appieno nemmeno con mille aggettivi. Cosa voleva da lui, Piton? Cosa non andava? Per sicurezza teneva gli occhi fissi per terra, senza nemmeno guardarlo in faccia. Non notò nemmeno il breve cenno di saluto di Ron. Semplicemente rimase lì, fermo e immobile, fino a quando Piton non cominciò a parlare.
 
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Aveva l'impressione di fissare il pavimento da ore. Finalmente sentì la voce di Piton rivolgersi a lui.
"Harry" mormorò.
Harry alzò subito la testa. Era la prima volta che lo chiamava per nome. Riscoprì tutta la tensione che provava e che aveva attenuato fissando il pavimento. Deglutì e ricambiò lo sguardo.
"Il tuo pernottamento ad Hogwarts è stato finora piuttosto movimentato. Senza interventi decisivi subito... la situazione potrebbe... peggiorare ancora".
Il suo tono era quello incerto di prima. E gli dava del tu?!
A ogni modo, il vederlo così intimorito lo fece sentire istintivamente più sicuro, al punto che quasi ignorò le sue parole, decisamente poco confortanti.
"Il Signore Oscuro ti cerca... ti vuole... lui ha bisogno di te ...è disposto a rapirti e a catturarti con qualunque mezzo... il mio ruolo è quello di..."
Piton esitò a terminare la frase. Non solo: tutto il suo corpo sembrò essersi bloccato, in attesa della frase chiave in grado di sbloccarlo e sbrogliare il bandolo della matassa riguardo a parecchie questioni.
Harry si pentì della sua precedente distrazione e deglutì sonoramente, detenendo probabilmente il record di miglior sudorazione nel minor tempo.
"Impedirlo" concluse dunque dopo aver ripreso fiato.
Harry rimase di stucco.              
"C'è... un motivo" riprese Piton dopo un po' "Un motivo che va al di là della mia fedeltà al nostro beneamato Preside e della pietà che posso provare nei confronti di un famosissimo ragazzo che è in costante pericolo di morte".
Harry ci capiva sempre meno. Sapeva che Piton voleva dirgli qualcosa e che non era un qualcosa che gli sarebbe piaciuto dire, ma non riusciva proprio a capire di cosa si potesse trattare.
"Io sono..." breve pausa e sospiro "...tuo padre ".

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Dire che Harry era basito è dire poco. Non si sentiva più gli arti. Non poteva crederci. Non era possibile. Piton lo odiava. Loro due erano probabilmente le persone meno affini di tutto il mondo magico. Lui ce lo aveva già un padre. Perché Piton voleva ficcargli in testa una cosa simile? Cosa voleva fargli fare?
"Lei sta mentendo" disse dopo un po' "Non è possibile. Mio padre è James Potter. Ho il suo cognome, la sua eredità e tra l’altro gli assomiglio pure moltissimo, lo dicono tutti! Il fatto che lei mi voglia far credere una cosa del genere è… ridicolo! Non ne vedo il motivo!"
"Non ti sto mentendo, Harry" rispose Piton flemmatico, ma deciso "Anche se tutto il resto del mondo magico pensa il contrario, io sono tuo padre. Non farmi insistere, per favore."
"Appunto! Tutti sanno che io sono figlio di James Potter! La sua copia sputata! Mia madre Lily lo aveva sposato e non è ragionevole pensare che possa aver avuto un figlio da un altro uomo, specialmente da uno come lei! Oh, ma come si fa persino ad immaginare qualcosa del genere?! È tecnicamente impossibile! Lei..."
"Ti ordino di darmi del tu, d'ora in poi" esclamò con cipiglio severo ma vagamente paterno Piton, che aveva fatto orecchio da mercante a tutto quello che aveva detto il ragazzo, anche al sotteso e non esattamente leggero insulto che gli aveva rivolto.
"Oh, ma… e va bene!" acconsentì Harry svogliatamente, per nulla intenzionato a prendere parte a quella che reputava una rivoltante farsa "Tu... tu non puoi essere mio padre. È impossibile, illogico, impensabile, è..."
"La verità si presenta a noi sotto moltissime, innumerevoli forme, Harry. Una di queste è impossibile, illogica, impensabile, ma ciò non le proibisce di continuare ad essere... verità" spiegò Piton con aria mistica.
Harry era stupefatto. Il tono con cui gli parlava sembrava puro e sincero. In fondo, perché avrebbe dovuto mentirgli? Improvvisamente però un vago sospetto fece capolino nella sua mente.
"Piantala! Io lo so perché tu dici queste cose! Vuoi conquistarti la mia fiducia persuadendomi a credere a questa stupidaggine e consegnarmi a Voldemort con l'inganno! Tu sei un suo alleato!"
"Ma non lo capisci che io sto cercando di proteggerti da Lui in tutti i modi possibili, IDIOTA!" ruggì Piton in risposta.
Harry cedette per un attimo sentendolo così deciso. La voce gli si era fermata in gola. Gli occhi scuri del suo interlocutore erano diventati un tutt'uno con le folte sopracciglia inarcate, altrettanto buie, e lo rimproveravano, amareggiati. Era un trauma ad ogni contatto visivo, tanto che Harry decise di volgere nuovamente la testa altrove.
"Questo è quello che mi vuol far credere!" replicò dopo un po’.
"Per… Merlino" ringhiò Piton tra i denti e, dopo aver ben calibrato il braccio, gli assestò uno scappellotto abbastanza forte da fargli girare la testa nuovamente nella sua direzione.
"Se proprio sei così cocciuto nell'intento di non voler credere a tutto ciò che ti dico, allora niente da fare! Vuoi la prova? Eccola qua!"
Piton estrasse da una tasca della sua tunica una fiaschetta con dentro un po' d'acqua limpida.
"Versala nel Pensatoio, così avrai modo di VERIFICARE ciò che ti ho appena detto! Sappi però che sarebbe meglio per te se tu non fossi così recalcitrante nel fidarti di TUO PADRE… "
Mettendo l’accento sulle ultime parole, Piton abbandonò l'aula. Prima di andarsene del tutto però si fermò un'ultima volta per urlare:
"E guai a te se soltanto provi a dirlo ai tuoi AMICHETTI... l’influenza che hanno su di te quei ragazzini dalle teste vuote non ti aiuterebbe nell'accettare la verità, questo è poco ma sicuro".
Detto questo, se ne andò definitivamente.
Una voce nella testa di Harry continuava a sussurrare "È solo un sogno, è solo un sogno...", ma alla lunga non riuscì a prevalere sugli altri pensieri. Harry guardò la fiaschetta, ed ebbe l'impressione che anche la fiaschetta lo guardasse. Così, con passo un po‘ incerto si avviò verso l'ufficio di Silente.




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Grazie a tutti coloro che hanno recensito e seguono il racconto! Il prossimo capitolo vi giungerà a breve : giusto il tempo che lo riguardi e sistemi le piccole imprecisioni.

Scrivo una piccola nota per scusarmi del mio pc maffo che, per qualche strano motivo, nella pubblicazione ha unito parole e punteggiatura che, invece, vanno staccate.
Seppur abbia ricontrollato e corretto, nel caso trovaste un errore di questo genere vi prego di farmelo notare. Grazie ancora!
   
 
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