Immortal. Josh era di certo bello, non era figo, non era nessun aggettivo positivo che un’adolescente con problemi ormonali, acne, e altre caratteristiche che rappresentano un’adolescente dell’età di Amy potesse attribuirgli. Josh era veramente bello, quelle bellezza tossica, irreale, era una nota stonata in una canzone d’amore, Josh era bellissimo, bellissimo a modo suo, e aveva un modo tutto proprio di caratterizzare la ‘bellezza. Josh non parlava, si limitava ad annuire svogliatamente e a mandare occhiatacce funeste alle ragazze che aveva attorno, a volte sorrideva, annuiva, stringeva mani e inclinava la testa di poco. Finite le lezioni, Josh usciva dalla classe, se si imbatteva in qualcuno si scusava, mandava altre occhiate alle ragazze che lo fissavano, le quali arrossivano subito, e dopo la mensa tornava a casa, prendendo la seconda strada a destra, subito dopo la vecchia casa abbandonata di fronte alla scuola. Camminava a testa bassa, come se non volesse essere scoperto, come se avesse fatto qualcosa di illegale. La sua bellezza era illegale. Josh non aveva un gran bel fisico, almeno si intravedeva un po’di “pancetta” da sotto la felpa, era alto, nella media era abbastanza alto, era poco più basso di qualche ragazzo che si aggirava nei corridoi, ma il suo viso, era il suo viso da cattivo ragazzo che faceva impazzire il sesso opposto della scuola. Josh sembrava stanco, non stanco come se non avesse dormito una notte, non aveva nessun genere di occhiaia che contornava gli occhi celesti, sembrava stanco di vivere, sembra che avesse vissuto troppo. Amy guardava Josh che si incamminava prendendo la seconda strada a destra, subito dopo la vecchia casa abbandonata di fronte alla scuola. E lui, dopo aver svoltato l’angolo la fissava, incerto. Lei era l’unica ragazza che non arrossiva ad ogni suo sguardo, lei non sembrava interessata a lui. E forse, forse sì, forse lei non era interessata a Josh. Sembrava che ogni cosa che facesse, indifferentemente dal fatto che fosse il nuovo arrivato, non la turbasse, non rispondeva alle occhiatacce funeste che le lanciava, e se fosse stato un ragazzo normale, a quest’ora le avrebbe chiesto di uscire, perché sembrava interessante, anche per un ragazzo come lui. Ma non poteva avvicinarsi più di tanto, non avrebbe dovuto avvicinarsi più di tanto. E infatti, sconfortato, si voltò verso la casa abbandonata, la fissò, e migliaia di ricordi riaffiorarono. Le liti con il fratello, il suo primo amore, sua madre, i vampiri, l’incidente, il sangue. Ed era meglio non ricordare, tornò sui suoi passi e si voltò per andare a casa. (SCUSATE SE DOVETE FATICARE A LEGGERE MA NON FUNZIONA L'HTML, MODIFICHERO' AL PIU' PRESTO E SCUSATE ANCHE EVENTUALI ERRORI. TWITTER:@xpetrovasdamon)